15esima edizione del Festival Planches Contact a Deauville

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 25 Ottobre 2024

Tempo stimato per la lettura: 12 minuti

Il festival fotografico Planches Contact si conferma sempre di più un luogo di condivisione della fotografia, sia per professionisti che per appassionati. La sua 15ª edizione è iniziata a Deauville, cittadina balneare in Normandia, il 19 ottobre 2024 e terminerà il 5 gennaio 2025. Alle giornate inaugurali, dal 24 al 27 ottobre 2024, è stata invitata anche la stampa. «Il festival è uno spazio di riflessione permanente, sia sui mezzi di espressione della fotografia che sui modi di presentarla, con un’attenzione tutta particolare alla sua restituzione attraverso una scenografia appropriata e originale» spiega ai giornalisti Laura Serani, direttrice artistica del festival davanti allo spazio Point de vue, il 24 ottobre in una mattinata soleggiata.

Planches Contact è uno spazio di creazione fotografica innovativo che gioca con i codici, con la scenografia, per dare al pubblico una visione diversa della fotografia e dell’ambiente che li circonda. Dove non soltanto vengono esposti artisti famosi, ma anche, e forse soprattutto, un trampolino per i giovani talenti. Questa nuova edizione investe tutta la città, con una mostra l’una più bella e interessante dell’altra. Regalando la possibilità, allo stesso tempo, di arricchire il fondo fotografico dei Franciscaines, che raccoglie ormai oltre 1500 opere.

«La rassegna vuole rivolgersi ad un pubblico ampio e non necessariamente consolidato», aggiunge la direttrice. Le esposizioni in plein air, gli atelier ludico-didattici, i diversi incontri in programma arrochiscono il festival e sono un invito al pubblico di superare la soglia e visitare le mostre al Point de vue e ai Franciscaines.

Niveau Zéro -Dominique Issermann ©Ollivier Hersart

Dominique Issermann

Tra le esposizioni a cielo aperto, che si ammirano passeggiando sul lungomare o sulla spiaggia, c’è quella dedicata a Dominique Issermann. Niveau Zéro (Livello zero). Gli scatti di una delle più importanti fotografe di moda del nostro tempo danno vita a una grande installazione. Quasi come dei monoliti kubrichiani le fotografie diventano un momento di cultura vivente. Le persone si ritrovano davanti a scatti monumentali, immagini rappresentative o meno conosciute della fotografa francese. Ritratti, figure e paesaggi, reminiscenze o miraggi.

Un dovuto omaggio a una grande fotografa che sembra conoscere solo due leggi: interno molto privato, esterno vuoto. La vita umana è un lusso incredibile, ma precario e fragile. Vibra, ma è costantemente minacciato. Il suo lavoro emana uno stile unico caratterizzato dalla capacità di evocare emozioni profonde e catturare l’essenza della bellezza. Come il racconto di un sogno, tra nostalgia ed eleganza.

I fotografi invitati in residenza

Fin dalla creazione del festival di fotografia di Deauville, Planches Contact sostiene la creazione attraverso un programma di residenze in Normandia come territorio di esplorazione per gli artisti attraverso la loro ricerca personale e le loro domande sull’ambiente, sul territorio e sugli abitanti che lo modellano.

Quest’anno sono stati invitati una ventina d’artisti e fotografi internazionali, incoraggiati a trovare nuovi modi di guardare e restituire la realtà. Il programma del festival è costruito attorno alle loro opere originali, presentate in installazioni appositamente progettate. Così la fotografia investe per tutto l’autunno gli spazi museali dei Franciscaines e del Point de Vue ma anche l’intera città e la spiaggia, in viaggi d’autore che ridisegnano lo spazio pubblico e ne modificano la percezione.

I fotografi invitati alla residenza creativa

Coco Amardeil, Alessandro Calabrese, Sarah Imloul, Julien Mignot, Patrizia Morosan, Bettina Pittaluga, Filippo Toledano, Huang Xiaoliang, sono i fotografi invitati alla residenza creativa che i ha impegnati da febbraio a giungo 2024.

Da questo periodo di creazione sono nata diversi lavori raccolti in mostra ai Franciscaines. Seguendo il percorso espositivo si inizia la visita con le opere di Alessandro Calabrese che offre con Modi di guardare una rilettura personale e sperimentale delle collezioni museali della città. Combinando collage e manipolazione digitale sulla nozione di “atto del vedere” in tutte le sue forme.

L’intelligenza artificiale ridisegna la storia e i panorami

Segue la fascinazione di Phillip Toledano per l’Intelligenza Artificiale. Another America (Un’altra America) e We Are at War (Siamo in guerra). Another America è una sorprendente riscrittura della storia americana, tra animali e uomini, simboli e personaggi storici.

We Are at War è una serie prodotta in sede in occasione dell’80° anniversario dello Sbarco in Normandia – oscilla sempre tra fatti storici e notizie false nel bel mezzo di un’era di cospirazione. Una rilettura della Storia per riflettere sul futuro e sulla memoria collettiva in un mondo dominato dal digitale.

Huang Xiaoliang _ Une fois la folie passée_Planches Contact 2024

Memoria, acqua e roccia

Mentre il lavoro di Sara Imloul si inspira alla teoria della Memoria dell’acqua, nell’omonima serie di fotografie e alle costellazioni familiari in Das Schloss. Per Sara Imloul, «le spiagge, i muri, le superfici di Deauville sono pagine bianche, tavole per disegnare, per sognare, per fondare il teatro di questa nuova serie autobiografica e allegorica in diretto collegamento con questi particolarissimi elementi naturali».

Ogni roccia è un archivio, parte di una biblioteca naturale che preserva la storia. Attraverso rituali immaginari e conversazioni simboliche, Patricia Morosan risveglia il “richiamo antico” di queste scogliere, dando loro voce attraverso diversi mezzi: fotografia, video, serigrafia e installazione sonora.

Abecedari, furti d’isole e follia

Coco Amardeil, fotografa di moda, ha creato divertendosi e per divertire un alfabeto L’ABC normanno ispirato alla Normandia. Ad ogni lettera dell’alfabeto è associata una fotografia che rappresenta un aspetto emblematico della regione, come la C di camembert.

Mentre Una volta che la follia sarà finita dell’artista cinese Huang Xiaoliang esplora la dualità tra le scene dinamiche di una città di mare come Deauville durante la stagione turistica e la solitudine che ne consegue, in modo poetico e dai contorni sfocati.

A chiudere l’esposizione Il ladro dell’isola di Richard Pak ispirandosi allo storico dell’arte Daniel Arasse, il fotografo pratica il “ritaglio piacevole” in questa serie, in cui fotografa le isole della Normandia per poi ritagliarle direttamente nelle sue stampe. Nascono così due opere: un mare senza la sua isola e un’isola senza il suo mare.

photo4food: fotografia e solidarietà

La fondazione photo4food, creata da Olivier et Virginie Guy, promuove gli artisti della fotografia che le donano poi alcune delle loro opere. Grazie alla loro generosità e al ricavato della vendita di questi scatti la fondazione sostiene le associazioni che lavorano contro la povertà e la fame. Il 27 ottobre si tiene l’asta i cui proventi vanno alla Croce Rossa di Deauville.

Le foto selezionate dalla fondazione sono di Joan Alvado, Sophie Alyz, Éric Bouvet e Corinne Vachon. Al Petit bain Joan Alvado presenta Gli echi del Nord, un’esplorazione della Normandia, dei suoi paesaggi attraverso il prisma di un mondo spirituale dei conquistatori Vichinghi, che in tempi lontani hanno abitato queste terre.

Corinne Vachon riempe place Gabrielle Chanell di ritratti con L’eredità vivente degli artigiani normanni. Un viaggio iniziatico alla ricerca degli ultimi artigiani di mestieri poco noti, il cui savoir faire rappresenta un vero e proprio patrimonio, che purtroppo sta scomparendo. Una vera lotta contro il tempo.

Dalla forza delle maree a costa vuol dire essere francesi

Al Point de vue due esposizioni, quella più minimalista di Sophie Alyz Gli atomi a conchiglia, una serie ispirata a una frase di Jules Michelet nella sua opera La Mer. La fotografa traspone in immagini i fenomeni provenienti dall’altra parte, rendendoli nuovamente visibili fotograficamente. Nella sala successiva, La Francia vista dall’obiettivo di Éric Bouvet: La Tappa Normanda e I Francesi. In bicicletta, Éric Bouvet è andato incontro ai Normanni. Ha sviluppato il suo grande progetto sulla Francia, ritratto sociale e politico dei francesi, con questa tappa normanna. Le due serie sono presentate integralmente per la prima volta. Questo progetto esplora cosa significa essere francese oggi, offrendo uno sguardo profondo sugli abitanti e sulle loro storie, che costituiscono il tessuto sociale di questa regione. Quest’opera fa parte del suo ambizioso progetto sulla Francia, avviato nel 2017 e che dovrebbe concludersi nel 2027.

©Eric Bouvet – Le Tour de France d’Eric Bouvet, L’Etape Normande- Planches Contact 2024

Il trampolino per i giovani talenti

Sempre al Point de vue sono esposte le opere di cinque fotografi emergenti, selezionati tra 300 proposte. Marie Wengler con il progetto Nor[th]man sottolinea i legami profondi tra la Normandia e la Scandinavia che condividono un patrimonio storico comune: i Vichinghi. Lo fa attraverso una rilettura dei simboli della mitologia nordica.

Nicola Fioravanti sa che la Normandia è la terra dei colori dell’Impressionismo, colori che cambiano dopo la Seconda guerra mondiale. Secondo il fotografo la palette cromatica della Normandia è cambiata anche dopo la sua industrializzazione. Il suo lavoro Normandy, Colors Only dalle spiagge di Deauville-Trouville, all’architettura della ricostruzione di Le Havre stabilisce un dialogo tra architettura e paesaggio, rivelando tutte le sfumature normanne.

Bruit rose, il rumore rosa di Cloé Harent s’inspira al suono che si sente appoggiando l’orecchio a una conchiglia. Sono loro le protagoniste di questa serie-installazione-souvenir. La fotografa espone scatti di micropaesaggi iodati, conchiglie che le maree, onnipresenti in questo territorio, depositano ogni giorno, insieme purtroop a rifiuti. Cloé Harent iniltre invita il pubblico a scegliere e raccoglie alcune sue immagini, che come per le “cose del mare” vanno prese con parsimonia.

D’incontri mancati parla il lavoro di Maximilien Schaeffer che con C’était l’été (Era l’estate) offre uno sguardo introspettivo e universale alla ricerca di un equilibrio tra gioia e malinconia. Attraverso paesaggi, ritratti e scene di vita quotidiana, questa serie è guidata da una presenza femminile onnipresente, di cui resta un costume intero rosso come indizio.

Diverso è il discorso sociopolitico di Rachel Seidu. Peas in a Pod della fotografa nigeriana parla di razzismo, omofobia in Nigeria, ma anche in Francia e in Normandia. Ecco perché usa l’’espressione inglese che vuol dire “come due piselli in un baccello”, che si riferisce a due cose o persone molto simili tra loro. Attraverso una serie di ritratti intimi o messi in scena, Rachel Seidu esplora l’impatto dell’ambiente sociale e culturale sulla costruzione dell’identità.

Le giornate inaugurali

Come accennato, dal 24 al 27 ottobre, si tengono le giornate inaugurali, con diversi eventi in programma, tra cui la Caravana Obscura di Lolita Bourdet. Vero studio fotografico itinerante dell’artista che introduce ai segreti dello sviluppo fotografico tradizionale creando ritratti partecipativi: un’immersione totale nel mondo della fotografia su pellicola.

Inoltre, il 24 ottobre, un inedito concerto fotografico, The Light Sang No Sorrow che ha unito il suono di David Bryant, del gruppo Godspeed You! Black Emperor e di Alyssa Moxley alle immagini di Michael Ackerman, Lorenzo Castore, Alisa Resnik e Klavdij Sluban.

La proiezione, il 25 ottobre, del film inedito Lyrics su Dominique Issermann presentato da Elisabeth Quin. Né un making-of né un documentario, attraverso immagini d’archivio si ripreccore la carrira della fotografa.

La 25esima ora, 26 ottobre, sponsorizzata dalla marca di orologi Longines, durante la quale centinaia di fotografi, dilettanti e professionisti, “invadono” le strade di Deauville al passaggio all’orario invernale – che “regala” un’ora in più – per esprimere la propria creatività.

Alessandro Calabrese Gerarchia di generi,

Fuori le mura a cielo aperto

Piazza François André ospita gli scatti di Julien Mignot Temps Écran realizzati in occasione del cinquantesimo anniversario del Festival del cinema americano di Deauville, in cui l’emozione sul volto degli spettatori è la protagonista.

Poco lontano, rue Eugène Colas, un altro lavoro di Alessandro Calabrese Gerarchia di generi, una serie di immagini scelte per la loro appartenenza ai sei generi pittorici (racconto, ritratto, scena di genere, paesaggio, natura morta, animali), dove il confine tra pittura e fotografia svanisce.

Bettina Pittaluga, nell’architettura déco del Grand bain ci invita a letto. Con In Bed with la fotografa esplora la significazione profonda e personale del letto attraverso una serie di ritratti intimi e confidenze uniche delle persone che vi riposano. Per Bettina Pittaluga il letto è uno spazio in cui l’autenticità di ogni individuo può essere catturata, creando una bolla protettiva di gentilezza dove ognuno può essere se stesso, senza paura, per un momento.

Il Secolo delle vacanze, la FNAC celebra i 70anni della sua collezione

Il festival si arricchisce di una mostra evento per i 70 anni della collezione della FNAC, Le Siècle des vacances, curata da Laura Serani, direttrice artistica del Festival Planches Contact. Creata negli anni ’80 e composta da circa duemila opere, è una delle collezioni private più importanti di Francia e rappresentativa della creazione del XX secolo.

Realizzare l’esposizione a Deauville, nota cittadina di villeggiatura, è quasi un’evidenza. Un maxi-pannello all’inizio della mostra cita i nomi degli illustri fotografi i cui scatti sono esposti, da Henri Cartier-Bresson a William Klein, da Mimmo Jodice a Janine Niepce, da Brassai a Martin Parr…

Attraverso epoche e luoghi diversi, la mostra ripercorre l’evoluzione del fenomeno vacanziero, dalla villeggiatura alla democratizzazione delle vacanze, fino all’era del turismo di massa. Le immagini esposte illustrano l’evoluzione della società e dei suoi costumi. Offrendo scorci sulla storia intima del XX secolo, la mostra racconta anche la storia e l’evoluzione della fotografia.

 

 

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Planches Contact è uno spazio di creazione fotografica innovativo che gioca con i codici, con la scenografia, per dare al pubblico una visione diversa della fotografia e dell’ambiente che li circonda. Dove non soltanto vengono esposti artisti famosi, ma anche, e forse soprattutto, un trampolino per i giovani talenti. Questa nuova edizione investe tutta la città, con una mostra l’una più bella e interessante dell’altra. Regalando la possibilità, allo stesso tempo, di arricchire il fondo fotografico dei Franciscaines, che raccoglie ormai oltre 1500 opere.

«La rassegna vuole rivolgersi ad un pubblico ampio e non necessariamente consolidato», aggiunge la direttrice. Le esposizioni in plein air, gli atelier ludico-didattici, i diversi incontri in programma arrochiscono il festival e sono un invito al pubblico di superare la soglia e visitare le mostre al Point de vue e ai Franciscaines.

Niveau Zéro -Dominique Issermann ©Ollivier Hersart

Dominique Issermann

Tra le esposizioni a cielo aperto, che si ammirano passeggiando sul lungomare o sulla spiaggia, c’è quella dedicata a Dominique Issermann. Niveau Zéro (Livello zero). Gli scatti di una delle più importanti fotografe di moda del nostro tempo danno vita a una grande installazione. Quasi come dei monoliti kubrichiani le fotografie diventano un momento di cultura vivente. Le persone si ritrovano davanti a scatti monumentali, immagini rappresentative o meno conosciute della fotografa francese. Ritratti, figure e paesaggi, reminiscenze o miraggi.

Un dovuto omaggio a una grande fotografa che sembra conoscere solo due leggi: interno molto privato, esterno vuoto. La vita umana è un lusso incredibile, ma precario e fragile. Vibra, ma è costantemente minacciato. Il suo lavoro emana uno stile unico caratterizzato dalla capacità di evocare emozioni profonde e catturare l’essenza della bellezza. Come il racconto di un sogno, tra nostalgia ed eleganza.

I fotografi invitati in residenza

Fin dalla creazione del festival di fotografia di Deauville, Planches Contact sostiene la creazione attraverso un programma di residenze in Normandia come territorio di esplorazione per gli artisti attraverso la loro ricerca personale e le loro domande sull’ambiente, sul territorio e sugli abitanti che lo modellano.

Quest’anno sono stati invitati una ventina d’artisti e fotografi internazionali, incoraggiati a trovare nuovi modi di guardare e restituire la realtà. Il programma del festival è costruito attorno alle loro opere originali, presentate in installazioni appositamente progettate. Così la fotografia investe per tutto l’autunno gli spazi museali dei Franciscaines e del Point de Vue ma anche l’intera città e la spiaggia, in viaggi d’autore che ridisegnano lo spazio pubblico e ne modificano la percezione.

I fotografi invitati alla residenza creativa

Coco Amardeil, Alessandro Calabrese, Sarah Imloul, Julien Mignot, Patrizia Morosan, Bettina Pittaluga, Filippo Toledano, Huang Xiaoliang, sono i fotografi invitati alla residenza creativa che i ha impegnati da febbraio a giungo 2024.

Da questo periodo di creazione sono nata diversi lavori raccolti in mostra ai Franciscaines. Seguendo il percorso espositivo si inizia la visita con le opere di Alessandro Calabrese che offre con Modi di guardare una rilettura personale e sperimentale delle collezioni museali della città. Combinando collage e manipolazione digitale sulla nozione di “atto del vedere” in tutte le sue forme.

L’intelligenza artificiale ridisegna la storia e i panorami

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We Are at War è una serie prodotta in sede in occasione dell’80° anniversario dello Sbarco in Normandia – oscilla sempre tra fatti storici e notizie false nel bel mezzo di un’era di cospirazione. Una rilettura della Storia per riflettere sul futuro e sulla memoria collettiva in un mondo dominato dal digitale.

Huang Xiaoliang _ Une fois la folie passée_Planches Contact 2024

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Ogni roccia è un archivio, parte di una biblioteca naturale che preserva la storia. Attraverso rituali immaginari e conversazioni simboliche, Patricia Morosan risveglia il “richiamo antico” di queste scogliere, dando loro voce attraverso diversi mezzi: fotografia, video, serigrafia e installazione sonora.

Abecedari, furti d’isole e follia

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A chiudere l’esposizione Il ladro dell’isola di Richard Pak ispirandosi allo storico dell’arte Daniel Arasse, il fotografo pratica il “ritaglio piacevole” in questa serie, in cui fotografa le isole della Normandia per poi ritagliarle direttamente nelle sue stampe. Nascono così due opere: un mare senza la sua isola e un’isola senza il suo mare.

photo4food: fotografia e solidarietà

La fondazione photo4food, creata da Olivier et Virginie Guy, promuove gli artisti della fotografia che le donano poi alcune delle loro opere. Grazie alla loro generosità e al ricavato della vendita di questi scatti la fondazione sostiene le associazioni che lavorano contro la povertà e la fame. Il 27 ottobre si tiene l’asta i cui proventi vanno alla Croce Rossa di Deauville.

Le foto selezionate dalla fondazione sono di Joan Alvado, Sophie Alyz, Éric Bouvet e Corinne Vachon. Al Petit bain Joan Alvado presenta Gli echi del Nord, un’esplorazione della Normandia, dei suoi paesaggi attraverso il prisma di un mondo spirituale dei conquistatori Vichinghi, che in tempi lontani hanno abitato queste terre.

Corinne Vachon riempe place Gabrielle Chanell di ritratti con L’eredità vivente degli artigiani normanni. Un viaggio iniziatico alla ricerca degli ultimi artigiani di mestieri poco noti, il cui savoir faire rappresenta un vero e proprio patrimonio, che purtroppo sta scomparendo. Una vera lotta contro il tempo.

Dalla forza delle maree a costa vuol dire essere francesi

Al Point de vue due esposizioni, quella più minimalista di Sophie Alyz Gli atomi a conchiglia, una serie ispirata a una frase di Jules Michelet nella sua opera La Mer. La fotografa traspone in immagini i fenomeni provenienti dall’altra parte, rendendoli nuovamente visibili fotograficamente. Nella sala successiva, La Francia vista dall’obiettivo di Éric Bouvet: La Tappa Normanda e I Francesi. In bicicletta, Éric Bouvet è andato incontro ai Normanni. Ha sviluppato il suo grande progetto sulla Francia, ritratto sociale e politico dei francesi, con questa tappa normanna. Le due serie sono presentate integralmente per la prima volta. Questo progetto esplora cosa significa essere francese oggi, offrendo uno sguardo profondo sugli abitanti e sulle loro storie, che costituiscono il tessuto sociale di questa regione. Quest’opera fa parte del suo ambizioso progetto sulla Francia, avviato nel 2017 e che dovrebbe concludersi nel 2027.

©Eric Bouvet – Le Tour de France d’Eric Bouvet, L’Etape Normande- Planches Contact 2024

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Sempre al Point de vue sono esposte le opere di cinque fotografi emergenti, selezionati tra 300 proposte. Marie Wengler con il progetto Nor[th]man sottolinea i legami profondi tra la Normandia e la Scandinavia che condividono un patrimonio storico comune: i Vichinghi. Lo fa attraverso una rilettura dei simboli della mitologia nordica.

Nicola Fioravanti sa che la Normandia è la terra dei colori dell’Impressionismo, colori che cambiano dopo la Seconda guerra mondiale. Secondo il fotografo la palette cromatica della Normandia è cambiata anche dopo la sua industrializzazione. Il suo lavoro Normandy, Colors Only dalle spiagge di Deauville-Trouville, all’architettura della ricostruzione di Le Havre stabilisce un dialogo tra architettura e paesaggio, rivelando tutte le sfumature normanne.

Bruit rose, il rumore rosa di Cloé Harent s’inspira al suono che si sente appoggiando l’orecchio a una conchiglia. Sono loro le protagoniste di questa serie-installazione-souvenir. La fotografa espone scatti di micropaesaggi iodati, conchiglie che le maree, onnipresenti in questo territorio, depositano ogni giorno, insieme purtroop a rifiuti. Cloé Harent iniltre invita il pubblico a scegliere e raccoglie alcune sue immagini, che come per le “cose del mare” vanno prese con parsimonia.

D’incontri mancati parla il lavoro di Maximilien Schaeffer che con C’était l’été (Era l’estate) offre uno sguardo introspettivo e universale alla ricerca di un equilibrio tra gioia e malinconia. Attraverso paesaggi, ritratti e scene di vita quotidiana, questa serie è guidata da una presenza femminile onnipresente, di cui resta un costume intero rosso come indizio.

Diverso è il discorso sociopolitico di Rachel Seidu. Peas in a Pod della fotografa nigeriana parla di razzismo, omofobia in Nigeria, ma anche in Francia e in Normandia. Ecco perché usa l’’espressione inglese che vuol dire “come due piselli in un baccello”, che si riferisce a due cose o persone molto simili tra loro. Attraverso una serie di ritratti intimi o messi in scena, Rachel Seidu esplora l’impatto dell’ambiente sociale e culturale sulla costruzione dell’identità.

Le giornate inaugurali

Come accennato, dal 24 al 27 ottobre, si tengono le giornate inaugurali, con diversi eventi in programma, tra cui la Caravana Obscura di Lolita Bourdet. Vero studio fotografico itinerante dell’artista che introduce ai segreti dello sviluppo fotografico tradizionale creando ritratti partecipativi: un’immersione totale nel mondo della fotografia su pellicola.

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Alessandro Calabrese Gerarchia di generi,

Fuori le mura a cielo aperto

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Poco lontano, rue Eugène Colas, un altro lavoro di Alessandro Calabrese Gerarchia di generi, una serie di immagini scelte per la loro appartenenza ai sei generi pittorici (racconto, ritratto, scena di genere, paesaggio, natura morta, animali), dove il confine tra pittura e fotografia svanisce.

Bettina Pittaluga, nell’architettura déco del Grand bain ci invita a letto. Con In Bed with la fotografa esplora la significazione profonda e personale del letto attraverso una serie di ritratti intimi e confidenze uniche delle persone che vi riposano. Per Bettina Pittaluga il letto è uno spazio in cui l’autenticità di ogni individuo può essere catturata, creando una bolla protettiva di gentilezza dove ognuno può essere se stesso, senza paura, per un momento.

Il Secolo delle vacanze, la FNAC celebra i 70anni della sua collezione

Il festival si arricchisce di una mostra evento per i 70 anni della collezione della FNAC, Le Siècle des vacances, curata da Laura Serani, direttrice artistica del Festival Planches Contact. Creata negli anni ’80 e composta da circa duemila opere, è una delle collezioni private più importanti di Francia e rappresentativa della creazione del XX secolo.

Realizzare l’esposizione a Deauville, nota cittadina di villeggiatura, è quasi un’evidenza. Un maxi-pannello all’inizio della mostra cita i nomi degli illustri fotografi i cui scatti sono esposti, da Henri Cartier-Bresson a William Klein, da Mimmo Jodice a Janine Niepce, da Brassai a Martin Parr…

Attraverso epoche e luoghi diversi, la mostra ripercorre l’evoluzione del fenomeno vacanziero, dalla villeggiatura alla democratizzazione delle vacanze, fino all’era del turismo di massa. Le immagini esposte illustrano l’evoluzione della società e dei suoi costumi. Offrendo scorci sulla storia intima del XX secolo, la mostra racconta anche la storia e l’evoluzione della fotografia.

 

 

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