Renzo Piano firma il nuovo tempio del cinema muto della Ville Lumiére
Tempo stimato per la lettura: 1,7 minuti
La fondazione Jérôme Seydoux-Pathé ha traslocato e apre le porte della sua nuova “maison” il 10 settembre 2014 a Parigi. Un edificio stupefacente, disegnato dal famoso architetto Renzo Piano, ospita il monumentale archivio e una sala cinematografica. Costruito sul vecchio teatro dei Gobelins (73, avenue des Gobelins), il palazzo ha l’ambizione di diventare un luogo di riferimento della 7a arte grazie ai preziosi archivi e oggetti. Sulla facciata, che è rimasta invariata, campeggiano le due sculture rapprensetati il Dramma (un uomo) e la Commedia (una donna) – realizzate nel 1869 da Auguste Rodin – che sembrano invitare il visitatore a entrare in questo tempio del cinema muto.
Renzo Piano ha voluto conservare e valorizzare la facciata del palazzo, all’interno del quale si trova una costruzione ultramoderna e spettacolare di vetro e lamelle d’alluminio perforate, una sorta di serra che per alcuni assomiglia a una chiglia di nave per altri a un armadillo gigante.
Cinque livelli, il cui ultimo è riservato alla consulatazione dove i ricercatori e appassionati possono tuffarsi in uno dei più importanti patrimoni cinematografici: migliaia documenti conservati dalla creazione della società Pathé nel 1896, oltre 500.000 fotografie, centinaia di scenaggiature e cataloghi di film e molto altro.
In mostra numerosi manifesti, che spesso sono delle vere opere d’arte, diversi macchinari, grammofoni funzionanti, macchine fotografiche e proiettori per illustrare la storia del cinema e la sua evoluzione attraverso quella della società Pathé.
Nell’edificio si trova anche una sala di proiezione, con 68 poltrone rosse, un grade schermo e un pianoforte per dar vita a una serie di cineconcerti. Il primo ciclo di proiezioni della fondazione è dedicato a un vero tesoro: i film muti miracolosamente trovati in un magazzino nel 2006, del teatro meccanico ambulante Morieux, presentati in Francia e in Belgio alla fine XIX° e all’inizio del XX° secolo.
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Renzo Piano firma il nuovo tempio del cinema muto della Ville Lumiére
Tempo stimato per la lettura: 5 minuti
La fondazione Jérôme Seydoux-Pathé ha traslocato e apre le porte della sua nuova “maison” il 10 settembre 2014 a Parigi. Un edificio stupefacente, disegnato dal famoso architetto Renzo Piano, ospita il monumentale archivio e una sala cinematografica. Costruito sul vecchio teatro dei Gobelins (73, avenue des Gobelins), il palazzo ha l’ambizione di diventare un luogo di riferimento della 7a arte grazie ai preziosi archivi e oggetti. Sulla facciata, che è rimasta invariata, campeggiano le due sculture rapprensetati il Dramma (un uomo) e la Commedia (una donna) – realizzate nel 1869 da Auguste Rodin – che sembrano invitare il visitatore a entrare in questo tempio del cinema muto.
Renzo Piano ha voluto conservare e valorizzare la facciata del palazzo, all’interno del quale si trova una costruzione ultramoderna e spettacolare di vetro e lamelle d’alluminio perforate, una sorta di serra che per alcuni assomiglia a una chiglia di nave per altri a un armadillo gigante.
Cinque livelli, il cui ultimo è riservato alla consulatazione dove i ricercatori e appassionati possono tuffarsi in uno dei più importanti patrimoni cinematografici: migliaia documenti conservati dalla creazione della società Pathé nel 1896, oltre 500.000 fotografie, centinaia di scenaggiature e cataloghi di film e molto altro.
In mostra numerosi manifesti, che spesso sono delle vere opere d’arte, diversi macchinari, grammofoni funzionanti, macchine fotografiche e proiettori per illustrare la storia del cinema e la sua evoluzione attraverso quella della società Pathé.
Nell’edificio si trova anche una sala di proiezione, con 68 poltrone rosse, un grade schermo e un pianoforte per dar vita a una serie di cineconcerti. Il primo ciclo di proiezioni della fondazione è dedicato a un vero tesoro: i film muti miracolosamente trovati in un magazzino nel 2006, del teatro meccanico ambulante Morieux, presentati in Francia e in Belgio alla fine XIX° e all’inizio del XX° secolo.
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