Abdessemed e Morandi inaugurano il nuovo spazio della Galleria Continua nel quartiere Matignon Saint-Honoré

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 12 Ottobre 2024

Tempo stimato per la lettura: 3,1 minuti

Non c’è due senza tre per la Galleria Continua che apre un terzo spazio in Francia, nel cuore del quartiere Matignon Saint-Honoré, luogo emblematico della capitale e centro nevralgico del mercato dell’arte parigino da più di un secolo. Lo spazio situato al 108 rue du Faubourg Saint-Honoré, che fa parte del complesso di facciate del prestigioso hotel Le Bristol.

La galleria italiana guidata dai suoi “tre moschettieri” (come li definisce il Figaro), Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo, dopo lo spazio parigino del Marais e quello di Les Moulins a Boissy-le-Châtel, si stabilisce nell’epicentro storico del mercato dell’arte e vivace quartiere della Parigi occidentale dove si affiancano le principali gallerie d’arte contemporanea internazionale, importanti case d’asta, nonché luoghi imperdibili dedicati alla moda.

Raggiungere un pubblico sempre più vario

Questo nuovo progetto si inserisce nel crescente dinamismo di Parigi sulla scena artistica internazionale, offrendo agli artisti della galleria un nuovo luogo ricco di storia, pur rimanendo fedele al desiderio di raggiungere un pubblico sempre più vario, soprattutto quello asiatico e sudamericano che frequentano il quartiere. Infatti, in armonia con la sua firma artistica, rivelerà proposte impegnative coltivando un’atmosfera amichevole e cosmopolita nutrita da molteplici influenze. Le idee e qualità della programmazione restano fondamentali per i fondatori della Galleria Continua.

Guerra e pace: la prima mostra

Uno spazio più piccolo, rispetto gli altri due, dedicato ai dialoghi tra artisti di periodi diversi. un progetto culturale in cui sviluppare alcuni temi. Il primo è quello della natura morte, presentando un artista contemporaneo franco-algerino vivente e un maestro dell’arte italiana. L’esposizione inaugurale intitolata Guerra e pace, dal 14 ottobre 2024, evidenzia un dialogo trans-storico tra Adel Abdessemed e Giorgio Morandi. La selezione di opere presenti ne illustra i legami e le diverse prospettive, con la complicità di Jean Nouvel per la scenografia. Sostanziale è amare le differenze per restare in pace.

Due artisti sismografi del mondo

Giorgio Morandi sviluppa da decenni un universo poetico unico attraverso la paziente ricerca di un’armonia silenziosa, sempre più radicale nel corso degli anni, trasformando alcune bottiglie, vasi, ciotole, brocche e altri semplici oggetti sottratti al loro uso quotidiano in potenti puzzle su tela. Adel Abdessemed, dal canto suo, è un artista della realtà, un sismografo del mondo che lo circonda e che trasforma attraverso gesti creativi e spettacolari in shock emotivi, in grida dotate di una forza esplosiva e poetica.

Natura morta: punto di convergenza

Questi due artisti, apparentemente completamente opposti, tuttavia sono entrambi arrivati all’antico genere della natura morta attraverso percorsi molto diversi. Questo inaspettato punto di convergenza evidenzia una somiglianza fondamentale al centro della loro pratica: la ricerca di radicalità – sia pittorica che concettuale – che riflette un’ossessione condivisa per la verità.

Rigore vs istintività

Nell’opera di Morandi questa ricerca sembra manifestarsi attraverso rigore, equilibrio e sfumatura: i formati si restringono mentre la rappresentazione si riduce gradualmente a forme geometriche. Abdessemed, al contrario, affronta la realtà in tutta la sua banalità e violenza: il gesto è istintivo, a volte persino brutale, i formati vanno oltre i limiti convenzionali del disegno e la linea del carboncino, lungi dall’essere schematica, è di una precisione virtuosa.

Se uno sembra applicare alla sua pittura i codici tradizionali del disegno, l’altro permea i suoi disegni dell’eloquenza spettacolare generalmente associata alla pittura. Grazie alla loro ricerca visiva, i due artisti hanno trasceso il loro mezzo preferito e hanno spinto i limiti della rappresentazione, esprimendo l’essenza di oggetti e paesaggi.

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Abdessemed e Morandi inaugurano il nuovo spazio della Galleria Continua nel quartiere Matignon Saint-Honoré

Published On: 12 Ottobre 2024

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 9 minuti

Non c’è due senza tre per la Galleria Continua che apre un terzo spazio in Francia, nel cuore del quartiere Matignon Saint-Honoré, luogo emblematico della capitale e centro nevralgico del mercato dell’arte parigino da più di un secolo. Lo spazio situato al 108 rue du Faubourg Saint-Honoré, che fa parte del complesso di facciate del prestigioso hotel Le Bristol.

La galleria italiana guidata dai suoi “tre moschettieri” (come li definisce il Figaro), Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo, dopo lo spazio parigino del Marais e quello di Les Moulins a Boissy-le-Châtel, si stabilisce nell’epicentro storico del mercato dell’arte e vivace quartiere della Parigi occidentale dove si affiancano le principali gallerie d’arte contemporanea internazionale, importanti case d’asta, nonché luoghi imperdibili dedicati alla moda.

Raggiungere un pubblico sempre più vario

Questo nuovo progetto si inserisce nel crescente dinamismo di Parigi sulla scena artistica internazionale, offrendo agli artisti della galleria un nuovo luogo ricco di storia, pur rimanendo fedele al desiderio di raggiungere un pubblico sempre più vario, soprattutto quello asiatico e sudamericano che frequentano il quartiere. Infatti, in armonia con la sua firma artistica, rivelerà proposte impegnative coltivando un’atmosfera amichevole e cosmopolita nutrita da molteplici influenze. Le idee e qualità della programmazione restano fondamentali per i fondatori della Galleria Continua.

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Uno spazio più piccolo, rispetto gli altri due, dedicato ai dialoghi tra artisti di periodi diversi. un progetto culturale in cui sviluppare alcuni temi. Il primo è quello della natura morte, presentando un artista contemporaneo franco-algerino vivente e un maestro dell’arte italiana. L’esposizione inaugurale intitolata Guerra e pace, dal 14 ottobre 2024, evidenzia un dialogo trans-storico tra Adel Abdessemed e Giorgio Morandi. La selezione di opere presenti ne illustra i legami e le diverse prospettive, con la complicità di Jean Nouvel per la scenografia. Sostanziale è amare le differenze per restare in pace.

Due artisti sismografi del mondo

Giorgio Morandi sviluppa da decenni un universo poetico unico attraverso la paziente ricerca di un’armonia silenziosa, sempre più radicale nel corso degli anni, trasformando alcune bottiglie, vasi, ciotole, brocche e altri semplici oggetti sottratti al loro uso quotidiano in potenti puzzle su tela. Adel Abdessemed, dal canto suo, è un artista della realtà, un sismografo del mondo che lo circonda e che trasforma attraverso gesti creativi e spettacolari in shock emotivi, in grida dotate di una forza esplosiva e poetica.

Natura morta: punto di convergenza

Questi due artisti, apparentemente completamente opposti, tuttavia sono entrambi arrivati all’antico genere della natura morta attraverso percorsi molto diversi. Questo inaspettato punto di convergenza evidenzia una somiglianza fondamentale al centro della loro pratica: la ricerca di radicalità – sia pittorica che concettuale – che riflette un’ossessione condivisa per la verità.

Rigore vs istintività

Nell’opera di Morandi questa ricerca sembra manifestarsi attraverso rigore, equilibrio e sfumatura: i formati si restringono mentre la rappresentazione si riduce gradualmente a forme geometriche. Abdessemed, al contrario, affronta la realtà in tutta la sua banalità e violenza: il gesto è istintivo, a volte persino brutale, i formati vanno oltre i limiti convenzionali del disegno e la linea del carboncino, lungi dall’essere schematica, è di una precisione virtuosa.

Se uno sembra applicare alla sua pittura i codici tradizionali del disegno, l’altro permea i suoi disegni dell’eloquenza spettacolare generalmente associata alla pittura. Grazie alla loro ricerca visiva, i due artisti hanno trasceso il loro mezzo preferito e hanno spinto i limiti della rappresentazione, esprimendo l’essenza di oggetti e paesaggi.

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