Presi per incantamento, la mostra collettiva al CCCOD di Tours
Tempo stimato per la lettura: 6,7 minuti
«Gli artisti hanno la capacità di trasformare la realtà senza occultarne la gravità», afferma Chiara Bertola, direttrice della GAM Torino, che insieme a Isabelle Reiher, direttrice del Centre de Création Contemporaine Olivier Debré (CCCOD) di Tours, ha curato l’esposizione Presi per incantamento.
L’inspirazione al sonetto di Dante Alighieri trasporta immediatamente in un territorio incantato. La mostra Presi per incantamento è infatti un paesaggio visionario che, dal 15 novembre 2024 al 4 maggio 2025, attraverso le opere di artisti internazionali, tra cui diversi italiani, presenta la dimensione inaspettata del meraviglioso.
Come in vascello, insieme a Dante, Guio e Lapo
Un paesaggio immaginario in cui il visitatore entra, lo attraversa, e ne viene avvolto. Grazie anche a un’architettura estremamente fluida del CCCOD, che permette di percepire le cose – trasformate dagli artisti – da molteplici punti di vista.
«Non abbiamo voluto dividere l’esposizione in tematiche», afferma Isabelle Reiher, «ma offrire al pubblico uno spazio di circolazione, in cui il gioco di sguardi acquista un’estrema importanza. Un viaggio, una traversata piena di emozioni, dove le opere esprimono il loro significato».
Un mondo a piccola scala
Il viaggio inizia dalla sala centrale. Qui si trovano i lavori di Christiane Löhr. L’artista tedesca, che vive da anni a Firenze, crea piccole architetture, delicate con elementi naturali. Un cosmo scultoreo e installativo unico utilizzando semi volanti, steli di piante, fiori di alberi e peli di animali per costruire opere organiche astratte.
Le sculture sono state scelte dalle due curatrici per le loro dimensioni infinitamente piccole che rimandano al proprio contrario: l’infinitamente grande dell’universo. Questa relazione tra i due opposti è per Chiara Bertola e Isabelle Reiher un elemento rilevante dell’incantesimo.
L’insostenibile leggerezza
I semi di queste opere fanno pensare al fagiolo magico di Jack. Ed ecco che ci si trova tra le nuvole, come il protagonista della favola. O, per la precisione, ci si imbatte con una nuvola appoggiata sul pavimento della sala centrale. È l’installazione L’orizzonte si posa su una nuvola mentre il sole l’attraversa (2015), di Gianni Caravaggio.
Per l’artista è chi guarda l’opera che la crea attraverso il proprio immaginario. Una relazione tra i materiali e l’azione evocativa dell’installazione per dare spazio all’immaginazione poetica. La linea dell’orizzonte scolpisce il vuoto della nuvola (realizzata con filo da pesca), mentre un raggio di sole l’attraversa. Una scultura in cui leggerezza e pesantezza convivono.
Magici legami
Dietro la nuvola, una stanza in una stanza, per riportare sulla stessa scala due universi apparentemente lontani: il microscopico dei microorganismi e il macroscopico delle mappe delle città. Reti di comunicazione per trasmettere informazioni, che legano i mondi della biologia, della società e dell’arte. Fragili pareti di carta, pazientemente intagliata dalla mano dall’artista, in uno spazio inondato di luce naturale.
Mapping the air (2024) di Elisabetta di Maggio è una riflessione metaforica sulla nostra esistenza come parte di un tutto connesso e interdipendente. Frammenti di un mondo naturale che, a ogni livello e grado, risponde a delle strutture analoghe.
Nel mezzo del cammin…
In uno dei corridoi laterali, i grandi disegni di Alberi dorati di Stefano Arienti, realizzati in loco per il CCCOD, trasportano il pubblico in una foresta rigogliosa, irreale, soprannaturale.
Il “genius loci” dello spazio culturale di Tours ha creato un gioco di rimandi tra naturale e artificiale. La foresta di Arienti si rispecchia sul vetro di una grande finestra che dà sull’esterno dove crescono degli alberi “veri”. Un effetto di riflessi e ombre, quelle degli alberi esterni sulle maxi-tele, che cambia con la luce durante il giorno, dando una dimensione teatrale all’opera.
Meraviglia e perdita dell’innocenza
Gli alberi dell’artista italiano dialogano con una scultura in porcellana di Carolina Antich, da titolo Ambra. Un bambino osserva incantato una grande pietra luminosa. Dell’artista argentina, che vive e lavora a Venezia, è presente un’altra opera, Roca verde (2019). I suoi lavori rimandano al mondo dei sogni dei bambini: al loro meravigliarsi per le più piccole cose.
Apparentemente infantile è Misbah della libanese Mona Hatoum in cui una lanterna tradizionale araba, ruotando su sé sessa come un carillon per neonati, proietta delle immagini di guerra.
Alla ricerca dell’invisibile
L’esterno entra all’interno, anche nell’installazione sonora Nuovo vento di Mariateresa Sartori. In una stanza al buio, il pubblico viene ammaliato dal canto del vento.
Mentre un’aurea di Romanticismo bordeggia il lavoro fotografico di Laurent Mulot, artista che percorre i continenti insieme a spedizioni scientifiche. In mostra al CCCOD uno scatto della serie Aganta Kairos Ocean, parte del progetto Middle of Nowhere. Il sublime della natura, in questo caso della Patagonia, provoca nell’uomo forti emozioni, spesso contraddittorie.
La vita è sogno
Spazi infiniti che spingono l’uomo ad andare oltre, a realizzare i propri sogni, anche quelli più folli. Da quelli che si sono realizzati, a quelli fisicamente e biologicamente difficili da realizzare. Presi per incantamento propone Le Voyage dans la Lune di Georges Méliès, e Tentativo di Volo e Tentativo di far formare dei quadrati invece che dei cerchi attorno ad un sasso che cade nell’acqua di Gino De Dominicis.
L’importante è restare nel piccolo
Ritornando nella grande sala centrale, l’opera monumentale di Giuseppe Caccavale, Le semeur d’yeux (2024), inspirata al libro omonimo di Luba Jurgegenson. Testo che nasce dalla lettura di Varlam Chalamov, uno dei maggiori scrittori del XX secolo che è stato internato in un Gulag. La frase che incornicia i disegni raffiguranti scene serene di una madre con figlio e di bambini che giocano, è tratta da Jurgegenson. «Ciò che diventa grande nell’arte è ciò che, in fondo, potrebbe fare a meno dell’arte. Disegnando il destino di un albero, al singolare, la matita cattura un pezzo di esistenza. L’importante è restare nel piccolo, in una briciola di vita, isolata, ma esemplare.»
Su un’altra parete della sale, l’opera monumentale Alveare (1997) di Remo Salvadori. Artista alchimista che scrive con il rame una partizione musicale di riflessi luminosi da suonare con il movimento del proprio corpo.
Il pubblico è invitato a deambulare nello spazio espositivo, per scoprire le opere e le connessioni tra queste. Gli altri artisti presenti sono l’olandese Bas Jan Ader, il tedesco Lothar Baumgarten e la newyorkese Joan Jonas pioniera dell’arte performativa e video.
L’incantesimo dell’arte
In questa mostra ogni opera è legata all’altra per affinità elettiva e per la volontà delle curatrici, che hanno saputo selezionare artisti e lavori, e dar vita a una esposizione collettiva che trasporta il pubblico in una dimensione incantata, con leggerezza. Per avvicinare sempre più persone al mondo dell’arte contemporanea.
Presi per incantamento dà l’opportunità di esplorare l’idea dello stupore, la capacità innocente del bambino di meravigliarsi, la disponibilità alla scoperta, l’assenza di pregiudizi che lascia la strada aperta all’apprezzamento delle cose semplici di questo mondo, comportamenti oggi più che mai necessari.
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Presi per incantamento, la mostra collettiva al CCCOD di Tours
Tempo stimato per la lettura: 20 minuti
«Gli artisti hanno la capacità di trasformare la realtà senza occultarne la gravità», afferma Chiara Bertola, direttrice della GAM Torino, che insieme a Isabelle Reiher, direttrice del Centre de Création Contemporaine Olivier Debré (CCCOD) di Tours, ha curato l’esposizione Presi per incantamento.
L’inspirazione al sonetto di Dante Alighieri trasporta immediatamente in un territorio incantato. La mostra Presi per incantamento è infatti un paesaggio visionario che, dal 15 novembre 2024 al 4 maggio 2025, attraverso le opere di artisti internazionali, tra cui diversi italiani, presenta la dimensione inaspettata del meraviglioso.
Come in vascello, insieme a Dante, Guio e Lapo
Un paesaggio immaginario in cui il visitatore entra, lo attraversa, e ne viene avvolto. Grazie anche a un’architettura estremamente fluida del CCCOD, che permette di percepire le cose – trasformate dagli artisti – da molteplici punti di vista.
«Non abbiamo voluto dividere l’esposizione in tematiche», afferma Isabelle Reiher, «ma offrire al pubblico uno spazio di circolazione, in cui il gioco di sguardi acquista un’estrema importanza. Un viaggio, una traversata piena di emozioni, dove le opere esprimono il loro significato».
Un mondo a piccola scala
Il viaggio inizia dalla sala centrale. Qui si trovano i lavori di Christiane Löhr. L’artista tedesca, che vive da anni a Firenze, crea piccole architetture, delicate con elementi naturali. Un cosmo scultoreo e installativo unico utilizzando semi volanti, steli di piante, fiori di alberi e peli di animali per costruire opere organiche astratte.
Le sculture sono state scelte dalle due curatrici per le loro dimensioni infinitamente piccole che rimandano al proprio contrario: l’infinitamente grande dell’universo. Questa relazione tra i due opposti è per Chiara Bertola e Isabelle Reiher un elemento rilevante dell’incantesimo.
L’insostenibile leggerezza
I semi di queste opere fanno pensare al fagiolo magico di Jack. Ed ecco che ci si trova tra le nuvole, come il protagonista della favola. O, per la precisione, ci si imbatte con una nuvola appoggiata sul pavimento della sala centrale. È l’installazione L’orizzonte si posa su una nuvola mentre il sole l’attraversa (2015), di Gianni Caravaggio.
Per l’artista è chi guarda l’opera che la crea attraverso il proprio immaginario. Una relazione tra i materiali e l’azione evocativa dell’installazione per dare spazio all’immaginazione poetica. La linea dell’orizzonte scolpisce il vuoto della nuvola (realizzata con filo da pesca), mentre un raggio di sole l’attraversa. Una scultura in cui leggerezza e pesantezza convivono.
Magici legami
Dietro la nuvola, una stanza in una stanza, per riportare sulla stessa scala due universi apparentemente lontani: il microscopico dei microorganismi e il macroscopico delle mappe delle città. Reti di comunicazione per trasmettere informazioni, che legano i mondi della biologia, della società e dell’arte. Fragili pareti di carta, pazientemente intagliata dalla mano dall’artista, in uno spazio inondato di luce naturale.
Mapping the air (2024) di Elisabetta di Maggio è una riflessione metaforica sulla nostra esistenza come parte di un tutto connesso e interdipendente. Frammenti di un mondo naturale che, a ogni livello e grado, risponde a delle strutture analoghe.
Nel mezzo del cammin…
In uno dei corridoi laterali, i grandi disegni di Alberi dorati di Stefano Arienti, realizzati in loco per il CCCOD, trasportano il pubblico in una foresta rigogliosa, irreale, soprannaturale.
Il “genius loci” dello spazio culturale di Tours ha creato un gioco di rimandi tra naturale e artificiale. La foresta di Arienti si rispecchia sul vetro di una grande finestra che dà sull’esterno dove crescono degli alberi “veri”. Un effetto di riflessi e ombre, quelle degli alberi esterni sulle maxi-tele, che cambia con la luce durante il giorno, dando una dimensione teatrale all’opera.
Meraviglia e perdita dell’innocenza
Gli alberi dell’artista italiano dialogano con una scultura in porcellana di Carolina Antich, da titolo Ambra. Un bambino osserva incantato una grande pietra luminosa. Dell’artista argentina, che vive e lavora a Venezia, è presente un’altra opera, Roca verde (2019). I suoi lavori rimandano al mondo dei sogni dei bambini: al loro meravigliarsi per le più piccole cose.
Apparentemente infantile è Misbah della libanese Mona Hatoum in cui una lanterna tradizionale araba, ruotando su sé sessa come un carillon per neonati, proietta delle immagini di guerra.
Alla ricerca dell’invisibile
L’esterno entra all’interno, anche nell’installazione sonora Nuovo vento di Mariateresa Sartori. In una stanza al buio, il pubblico viene ammaliato dal canto del vento.
Mentre un’aurea di Romanticismo bordeggia il lavoro fotografico di Laurent Mulot, artista che percorre i continenti insieme a spedizioni scientifiche. In mostra al CCCOD uno scatto della serie Aganta Kairos Ocean, parte del progetto Middle of Nowhere. Il sublime della natura, in questo caso della Patagonia, provoca nell’uomo forti emozioni, spesso contraddittorie.
La vita è sogno
Spazi infiniti che spingono l’uomo ad andare oltre, a realizzare i propri sogni, anche quelli più folli. Da quelli che si sono realizzati, a quelli fisicamente e biologicamente difficili da realizzare. Presi per incantamento propone Le Voyage dans la Lune di Georges Méliès, e Tentativo di Volo e Tentativo di far formare dei quadrati invece che dei cerchi attorno ad un sasso che cade nell’acqua di Gino De Dominicis.
L’importante è restare nel piccolo
Ritornando nella grande sala centrale, l’opera monumentale di Giuseppe Caccavale, Le semeur d’yeux (2024), inspirata al libro omonimo di Luba Jurgegenson. Testo che nasce dalla lettura di Varlam Chalamov, uno dei maggiori scrittori del XX secolo che è stato internato in un Gulag. La frase che incornicia i disegni raffiguranti scene serene di una madre con figlio e di bambini che giocano, è tratta da Jurgegenson. «Ciò che diventa grande nell’arte è ciò che, in fondo, potrebbe fare a meno dell’arte. Disegnando il destino di un albero, al singolare, la matita cattura un pezzo di esistenza. L’importante è restare nel piccolo, in una briciola di vita, isolata, ma esemplare.»
Su un’altra parete della sale, l’opera monumentale Alveare (1997) di Remo Salvadori. Artista alchimista che scrive con il rame una partizione musicale di riflessi luminosi da suonare con il movimento del proprio corpo.
Il pubblico è invitato a deambulare nello spazio espositivo, per scoprire le opere e le connessioni tra queste. Gli altri artisti presenti sono l’olandese Bas Jan Ader, il tedesco Lothar Baumgarten e la newyorkese Joan Jonas pioniera dell’arte performativa e video.
L’incantesimo dell’arte
In questa mostra ogni opera è legata all’altra per affinità elettiva e per la volontà delle curatrici, che hanno saputo selezionare artisti e lavori, e dar vita a una esposizione collettiva che trasporta il pubblico in una dimensione incantata, con leggerezza. Per avvicinare sempre più persone al mondo dell’arte contemporanea.
Presi per incantamento dà l’opportunità di esplorare l’idea dello stupore, la capacità innocente del bambino di meravigliarsi, la disponibilità alla scoperta, l’assenza di pregiudizi che lascia la strada aperta all’apprezzamento delle cose semplici di questo mondo, comportamenti oggi più che mai necessari.
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