Gli anni hippy di Bernard Plossu a Marsiglia
Tempo stimato per la lettura: 2,5 minuti
Dal 3 ottobre 2024 al 15 marzo 2025, il Museo Regards de Provence di Marsiglia presenta la mostra Les années Hip – Bernard Plossu che racconta la scoperta della California nel 1966 da parte del fotografo, un anno prima della famosa “Summer of Love” di 1967.
L’era di Haight-Ashbury, una San Francisco in pieno fermento, Big Sur, «il posto più bello che si possa immaginare, selvaggio, nebbioso e paesaggi mozzafiato, una specie di Scozia dove vive gente che dice no, no alla guerra in Vietnam, no alla società dei consumi: i primi ecologisti, appunto!», afferma Bernard Plossu.
La Califonia nuovo eden
Plossu cattura l’eccitazione del tempo a San Francisco, i paesaggi selvaggi di Big Sur e la cultura del rifiuto della guerra del Vietnam e della società dei consumi da parte dei primi ecologisti. Armato della sua macchina fotografica, ha immortalato la vita quotidiana e figure emblematiche della scena hippie, come Joan Baez e Henry Miller. I suoi viaggi in India e la sua disillusione per la ripresa commerciale del sogno hippie testimoniano un tempo in cui la speranza di un mondo migliore e più vicino alla natura sembrava possibile, segnando per sempre l’artista.
Tempo di sperimentazione
Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 c’è stato un periodo di mania, quasi come un gioco visivo, per i grandangoli. Sebbene Bernard Plossu preferisca il “normale” obiettivo 50mm che non distorce la realtà, equipaggiato con una Pentax 28mn, poi una Nikkormat 24mn, fotografa la vita di tutti i giorni. Nel pieno del periodo hippie, frequentò la City Lights Bookstore, conobbe Joan Baez e le sue sorelle, conobbe Henry Miller e senza pensarci due volte catturò i suoi amici artigiani, scrittori e artisti.
Peace & Love
Nel 1970, attratto dall’India, si reca a Ceylon poi a Goa, il ritorno alle origini, il nuovo rifugio indiano. Sinceramente hippie, vive intensamente il suo tempo ma non senza una certa ingenuità. Bernard Plossu racconta la sua ricerca d’amore e la sua aspirazione alla pace attraverso i suoi viaggi e i suoi incontri, poi le prime disillusioni quando si rende conto che l’anticonformismo è diventato una moda e che il sogno hippie sta per essere riciclato in lucrosi affari.
La controcultura hippy
Questa mostra riflette un’epoca che ha segnato per sempre il fotografo e ci ricorda attraverso le immagini che per alcuni anni gli hippy credevano sinceramente che un mondo migliore e una vita più vicina alla natura fossero possibili. Era una generazione molto pre-ecologista e nonostante un’apparente ingenuità (Peace and Love), il bisogno di rendere la vita più vicina alla natura è stato un pioniere della nostra era attuale.
Leggi anche: L’Italia discreta di Bernard Plossu e François-Marius Granet
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Gli anni hippy di Bernard Plossu a Marsiglia
Tempo stimato per la lettura: 7 minuti
Dal 3 ottobre 2024 al 15 marzo 2025, il Museo Regards de Provence di Marsiglia presenta la mostra Les années Hip – Bernard Plossu che racconta la scoperta della California nel 1966 da parte del fotografo, un anno prima della famosa “Summer of Love” di 1967.
L’era di Haight-Ashbury, una San Francisco in pieno fermento, Big Sur, «il posto più bello che si possa immaginare, selvaggio, nebbioso e paesaggi mozzafiato, una specie di Scozia dove vive gente che dice no, no alla guerra in Vietnam, no alla società dei consumi: i primi ecologisti, appunto!», afferma Bernard Plossu.
La Califonia nuovo eden
Plossu cattura l’eccitazione del tempo a San Francisco, i paesaggi selvaggi di Big Sur e la cultura del rifiuto della guerra del Vietnam e della società dei consumi da parte dei primi ecologisti. Armato della sua macchina fotografica, ha immortalato la vita quotidiana e figure emblematiche della scena hippie, come Joan Baez e Henry Miller. I suoi viaggi in India e la sua disillusione per la ripresa commerciale del sogno hippie testimoniano un tempo in cui la speranza di un mondo migliore e più vicino alla natura sembrava possibile, segnando per sempre l’artista.
Tempo di sperimentazione
Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 c’è stato un periodo di mania, quasi come un gioco visivo, per i grandangoli. Sebbene Bernard Plossu preferisca il “normale” obiettivo 50mm che non distorce la realtà, equipaggiato con una Pentax 28mn, poi una Nikkormat 24mn, fotografa la vita di tutti i giorni. Nel pieno del periodo hippie, frequentò la City Lights Bookstore, conobbe Joan Baez e le sue sorelle, conobbe Henry Miller e senza pensarci due volte catturò i suoi amici artigiani, scrittori e artisti.
Peace & Love
Nel 1970, attratto dall’India, si reca a Ceylon poi a Goa, il ritorno alle origini, il nuovo rifugio indiano. Sinceramente hippie, vive intensamente il suo tempo ma non senza una certa ingenuità. Bernard Plossu racconta la sua ricerca d’amore e la sua aspirazione alla pace attraverso i suoi viaggi e i suoi incontri, poi le prime disillusioni quando si rende conto che l’anticonformismo è diventato una moda e che il sogno hippie sta per essere riciclato in lucrosi affari.
La controcultura hippy
Questa mostra riflette un’epoca che ha segnato per sempre il fotografo e ci ricorda attraverso le immagini che per alcuni anni gli hippy credevano sinceramente che un mondo migliore e una vita più vicina alla natura fossero possibili. Era una generazione molto pre-ecologista e nonostante un’apparente ingenuità (Peace and Love), il bisogno di rendere la vita più vicina alla natura è stato un pioniere della nostra era attuale.
Leggi anche: L’Italia discreta di Bernard Plossu e François-Marius Granet
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