L’Alta Cabilia di Karim Kal e i ritratti particolari di Marjaana Kella in mostra alla Fondazione Henri Cartier-Bresson

Tempo stimato per la lettura: 5,1 minuti
Dal 28 gennaio al 13 aprile 2025, la Fondazione Henri Cartier-Bresson ospita due mostre. La prima Mons Ferratus di Karim Kal, un fotografo franco-algerino il cui lavoro si inserisce in un’esplorazione profonda dei temi della resistenza, dell’identità e della memoria, presso il suo spazio espositivo denominato il “Cubo”.
La seconda, nel sottosuolo, nel “Tunnel” presenta gli scatti di Marjaana Kella della serie L’envers du portrait (L’inverso del ritratto), in cui rappresenta una visione molto particolare del ritratto.
Karim Kal: Mons Ferratus, un’esposizione rivelatrice della Alta Cabilia
La Alta Cabilia, regione montuosa del nord dell’Algeria, è spesso percepita come un simbolo di lotta contro l’imperialismo e la colonizzazione. Questa terra, segnata da un suolo ferruginoso, sembra aver plasmato il carattere resiliente dei suoi abitanti.
Karim Kal, nipote di cabilo e nato a Ginevra nel 1977, non affronta la sua opera da un punto di vista autobiografico. Al contrario, il suo progetto si inserisce in una ricerca più ampia, iniziata due decenni fa, che si interessa a spazi spesso segnati da rapporti di potere, come prigioni, ospedali e periferie. Il suo approccio fotografico, influenzato dalla pittura astratta del XX secolo, si distingue per uno stile unico. Fotografa principalmente di notte, utilizzando un potente flash per mettere in luce alcuni dettagli, lasciando altri nell’ombra, scolpendo così il reale attraverso la luce.
Nel buio della notte, nella terra d’origine del nonno
Lontano dalla sovrabbondanza di informazioni a cui i media contemporanei ci hanno abituati, Kal rallenta il flusso di immagini e sceglie con cura ciò che merita di essere messo in evidenza. Con questa pratica, propone una riflessione critica e poetica sul linguaggio fotografico, ridefinendo così il contratto documentario che gli è proprio.
L’esposizione Mons Ferratus segna una tappa importante nella carriera di Karim Kal, che è stato premiato con il Prix HCB nel 2023, conferito da una giuria composta da sei personalità del mondo della cultura e della fotografia. Questo premio, attribuito ogni due anni dalla Fondazione Henri Cartier-Bresson, offre un aiuto alla creazione di 35.000 euro, permettendo a un fotografo di realizzare un progetto ambizioso, che si concretizza anche in un’esposizione e in una pubblicazione.
Per saperne un po’ di più su Karim Kal
Nato nel 1977 in Svizzera, Karim Kal vive oggi a Samoëns in Alta Savoia. Formatosi alla Scuola delle belle Arti di Grenoble e alla Scuola di fotografia di Vevey, si è inizialmente concentrato sul ritratto prima di orientarsi verso la fotografia dello spazio pubblico, in particolare di notte. La presenza umana rimane al centro della sua opera, che esplora le tracce lasciate dalla cultura e dalla storia.
I lavori di Karim Kal sono stati esposti in vari luoghi prestigiosi, come l’Ikon Gallery di Birmingham, La Galerie a Noisy-le-Sec, i Magasins Généraux a Pantin, così come alla Biennale d’arte contemporanea di Lione e al Museo d’Arte Moderna di Algeri. Le sue opere fanno ormai parte delle collezioni del Fondo nazionale d’arte contemporanea e di diversi musei, testimoniando l’impatto del suo lavoro sulla scena artistica contemporanea.
L’inverso del ritratto: Marjaana Kella
“Ho scelto il ritratto come soggetto…” . Da quasi trent’anni, la presenza dell’altro nell’immagine, la sua emanazione sottile e misteriosa, è al centro dell’opera della fotografa finlandese Marjaana Kella. Ma cosa significa realmente fare un ritratto? Tra il 1997 e il 2001, Kella realizza ritratti di persone sotto ipnosi, interrogandosi sulla dissociazione che si verifica tra lo stato interiore e l’apparenza esteriore. Nella stessa fase, fotografa anche modelli che voltano le spalle all’obiettivo. Sa bene che nel ritratto tradizionale, il volto, gli occhi e l’espressione catturano lo sguardo. Oscurando questo segno di “presenza nel mondo”, Kella cerca di attirare l’attenzione sull’immagine stessa.
“Una fotografia è muta e immobile. Ecco perché possiamo osservare ciò che è esposto in un modo molto speciale”. Marjaana Kella
Senza volto o con lo spirito altrove
Alla Fondazione Henri Cartier-Bresson vengono presentati due gruppi di opere: il primo è una serie di studi di nuche, il secondo dei ritratti di persone in trance ipnotica. La differenza è istruttiva. I ritratti “del dietro” sono completamente immobili, congelati, quasi totalmente non gestuali. Siamo costretti a osservare forme e texture nei minimi dettagli. Anche i ritratti ipnotici sono immobili, ma non congelati allo stesso modo. Rimane il senso del movimento, dell’espressione facciale e della gestualità corporea.
La fotografia per conoscere la psicologia di una persona
Cosa è una fotografia? Il principio del metodo sperimentale consiste nel variare i parametri di un’esperienza per determinare esattamente i loro effetti sul risultato. È proprio questo che Kella sottopone all’esercizio della rappresentazione. Interroga il modo in cui i ritratti vengono realizzati, ma anche il modo in cui noi li osserviamo.
Curata da Clément Chéroux, Direttore della Fondazione Henri Cartier-Bresson, l’esposizione L’inverso del ritratto rappresenta la prima mostra in Francia del lavoro di questa artista insolita. Sebbene i ritratti di Kella abbiano segnato in modo significativo la storia della fotografia finlandese, sono stati poco mostrati fino ad ora.
Per saperne un po’ di più su Marjaana Kella
Artista, ricercatrice ed educatrice finlandese, Marjaana Kella lavora nel campo della fotografia da tre decenni. Attualmente insegna fotografia e arte contemporanea all’Accademia di belle arti dell’Università delle arti di Helsinki. Il suo lavoro si concentra spesso sul carattere ontologico della fotografia e sulla sua capacità di rendere visibile la natura pittorica del mondo. Le opere fotografiche di Kella sono state oggetto di numerose esposizioni individuali e collettive a livello internazionale, tra cui il Centro fotografico d’Île de France, la Fundación BBK di Bilbao, la Tate Modern di Londra, il Museo Folkwang di Essen, il Museo d’arte moderna Kiasma e il Museo d’arte della città di Helsinki.
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L’Alta Cabilia di Karim Kal e i ritratti particolari di Marjaana Kella in mostra alla Fondazione Henri Cartier-Bresson
Tempo stimato per la lettura: 15 minuti
Dal 28 gennaio al 13 aprile 2025, la Fondazione Henri Cartier-Bresson ospita due mostre. La prima Mons Ferratus di Karim Kal, un fotografo franco-algerino il cui lavoro si inserisce in un’esplorazione profonda dei temi della resistenza, dell’identità e della memoria, presso il suo spazio espositivo denominato il “Cubo”.
La seconda, nel sottosuolo, nel “Tunnel” presenta gli scatti di Marjaana Kella della serie L’envers du portrait (L’inverso del ritratto), in cui rappresenta una visione molto particolare del ritratto.
Karim Kal: Mons Ferratus, un’esposizione rivelatrice della Alta Cabilia
La Alta Cabilia, regione montuosa del nord dell’Algeria, è spesso percepita come un simbolo di lotta contro l’imperialismo e la colonizzazione. Questa terra, segnata da un suolo ferruginoso, sembra aver plasmato il carattere resiliente dei suoi abitanti.
Karim Kal, nipote di cabilo e nato a Ginevra nel 1977, non affronta la sua opera da un punto di vista autobiografico. Al contrario, il suo progetto si inserisce in una ricerca più ampia, iniziata due decenni fa, che si interessa a spazi spesso segnati da rapporti di potere, come prigioni, ospedali e periferie. Il suo approccio fotografico, influenzato dalla pittura astratta del XX secolo, si distingue per uno stile unico. Fotografa principalmente di notte, utilizzando un potente flash per mettere in luce alcuni dettagli, lasciando altri nell’ombra, scolpendo così il reale attraverso la luce.
Nel buio della notte, nella terra d’origine del nonno
Lontano dalla sovrabbondanza di informazioni a cui i media contemporanei ci hanno abituati, Kal rallenta il flusso di immagini e sceglie con cura ciò che merita di essere messo in evidenza. Con questa pratica, propone una riflessione critica e poetica sul linguaggio fotografico, ridefinendo così il contratto documentario che gli è proprio.
L’esposizione Mons Ferratus segna una tappa importante nella carriera di Karim Kal, che è stato premiato con il Prix HCB nel 2023, conferito da una giuria composta da sei personalità del mondo della cultura e della fotografia. Questo premio, attribuito ogni due anni dalla Fondazione Henri Cartier-Bresson, offre un aiuto alla creazione di 35.000 euro, permettendo a un fotografo di realizzare un progetto ambizioso, che si concretizza anche in un’esposizione e in una pubblicazione.
Per saperne un po’ di più su Karim Kal
Nato nel 1977 in Svizzera, Karim Kal vive oggi a Samoëns in Alta Savoia. Formatosi alla Scuola delle belle Arti di Grenoble e alla Scuola di fotografia di Vevey, si è inizialmente concentrato sul ritratto prima di orientarsi verso la fotografia dello spazio pubblico, in particolare di notte. La presenza umana rimane al centro della sua opera, che esplora le tracce lasciate dalla cultura e dalla storia.
I lavori di Karim Kal sono stati esposti in vari luoghi prestigiosi, come l’Ikon Gallery di Birmingham, La Galerie a Noisy-le-Sec, i Magasins Généraux a Pantin, così come alla Biennale d’arte contemporanea di Lione e al Museo d’Arte Moderna di Algeri. Le sue opere fanno ormai parte delle collezioni del Fondo nazionale d’arte contemporanea e di diversi musei, testimoniando l’impatto del suo lavoro sulla scena artistica contemporanea.
L’inverso del ritratto: Marjaana Kella
“Ho scelto il ritratto come soggetto…” . Da quasi trent’anni, la presenza dell’altro nell’immagine, la sua emanazione sottile e misteriosa, è al centro dell’opera della fotografa finlandese Marjaana Kella. Ma cosa significa realmente fare un ritratto? Tra il 1997 e il 2001, Kella realizza ritratti di persone sotto ipnosi, interrogandosi sulla dissociazione che si verifica tra lo stato interiore e l’apparenza esteriore. Nella stessa fase, fotografa anche modelli che voltano le spalle all’obiettivo. Sa bene che nel ritratto tradizionale, il volto, gli occhi e l’espressione catturano lo sguardo. Oscurando questo segno di “presenza nel mondo”, Kella cerca di attirare l’attenzione sull’immagine stessa.
“Una fotografia è muta e immobile. Ecco perché possiamo osservare ciò che è esposto in un modo molto speciale”. Marjaana Kella
Senza volto o con lo spirito altrove
Alla Fondazione Henri Cartier-Bresson vengono presentati due gruppi di opere: il primo è una serie di studi di nuche, il secondo dei ritratti di persone in trance ipnotica. La differenza è istruttiva. I ritratti “del dietro” sono completamente immobili, congelati, quasi totalmente non gestuali. Siamo costretti a osservare forme e texture nei minimi dettagli. Anche i ritratti ipnotici sono immobili, ma non congelati allo stesso modo. Rimane il senso del movimento, dell’espressione facciale e della gestualità corporea.
La fotografia per conoscere la psicologia di una persona
Cosa è una fotografia? Il principio del metodo sperimentale consiste nel variare i parametri di un’esperienza per determinare esattamente i loro effetti sul risultato. È proprio questo che Kella sottopone all’esercizio della rappresentazione. Interroga il modo in cui i ritratti vengono realizzati, ma anche il modo in cui noi li osserviamo.
Curata da Clément Chéroux, Direttore della Fondazione Henri Cartier-Bresson, l’esposizione L’inverso del ritratto rappresenta la prima mostra in Francia del lavoro di questa artista insolita. Sebbene i ritratti di Kella abbiano segnato in modo significativo la storia della fotografia finlandese, sono stati poco mostrati fino ad ora.
Per saperne un po’ di più su Marjaana Kella
Artista, ricercatrice ed educatrice finlandese, Marjaana Kella lavora nel campo della fotografia da tre decenni. Attualmente insegna fotografia e arte contemporanea all’Accademia di belle arti dell’Università delle arti di Helsinki. Il suo lavoro si concentra spesso sul carattere ontologico della fotografia e sulla sua capacità di rendere visibile la natura pittorica del mondo. Le opere fotografiche di Kella sono state oggetto di numerose esposizioni individuali e collettive a livello internazionale, tra cui il Centro fotografico d’Île de France, la Fundación BBK di Bilbao, la Tate Modern di Londra, il Museo Folkwang di Essen, il Museo d’arte moderna Kiasma e il Museo d’arte della città di Helsinki.
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