Caring for Art. Restauri in mostra presenta Il Satiro del Museo Archeologico Nazionale

Tempo stimato per la lettura: 2,6 minuti
Dal 1° aprile al 31 maggio 2025 per la rassegna Caring for Art. Restauri in mostra si può ammirare Il Satiro che si guarda e si tocca la coda del Museo Archeologico Nazionale di Firenze al Museo dell’Opificio delle Pietre Dure.
Questa piccola statua è una delle migliori repliche di età romana imperiale – se ne conoscono diverse versioni – di un originale ellenistico probabilmente in bronzo, caratterizzato dal movimento complesso e vorticoso.
Indagine sulla storia del Satiro
Già dagli studi precedenti era noto che l’opera è frutto di un restauro integrativo tardo-cinquecentesco, tipico degli ambienti collezionistici romano e fiorentino, che ha completato le due sole porzioni antiche: la testa e il tronco. Dalle indagini petrografiche condotte in occasione del restauro è stato possibile identificare con esattezza le integrazioni moderne e chiarire che le due parti antiche, testa e busto, provengono da due statue differenti. Inoltre, le ricerche archivistiche hanno consentito di ricostruire la storia della statuetta e di accertare la sua provenienza dalla collezione di Niccolò Gaddi, noto esponente delle istituzioni fiorentine, molto vicino a Francesco I e Ferdinando I de’ Medici, per i quali trattò tra l’altro vari acquisti di antichità a Roma.
Tecniche sempre più innovative
Come per tutti i restauri dell’Opificio, anche questo è stato l’occasione per applicare tecniche all’avanguardia, come il laser per la pulitura delle superfici, e per sperimentazioni innovative, come l’applicazione di batteri siderofori per alleggerire la colorazione di macchie color ruggine presenti sul marmo, o la scansione e modellazione 3D per ricavare le integrazioni necessarie a colmare alcune lacune mediante stampe in resina rivestite di polvere di pietra macinata e resina acrilica.
“Grazie alla visione ravvicinata il pubblico del museo potrà comprendere in pieno, girandoci intorno, la raffinata idea compositiva che coglie la figura in un movimento rotatorio fatto di contrapposti e potrà anche apprezzare la maestria esecutiva delle parti originali, come la mano infantile che poggia delicatamente sul fianco. L’osservazione sarà accompagnata da alcune anticipazioni delle molte novità emerse nel corso dell’intervento: ancora una volta le molteplici ricerche necessarie per un restauro consapevole ne hanno fatto una occasione privilegiata di conoscenza.” Emanuela Daffra, soprintendente dell’Opificio
Una cura meticolosa
La scultura è giunta nei laboratori dell’Opificio a dicembre del 2019 dai depositi di Villa Corsini a Castello, dove era stata ricoverata con altre sculture del Museo Archeologico di Firenze a metà degli anni Ottanta del Novecento, con l’avvio del progetto di ripristino delle sale danneggiate dall’alluvione del 1966. Nel 1950 era collocata nel “Salone delle sculture” e prima ancora sotto l’Arcata X del giardino del Museo come si apprende dalla Guida del Regio Museo pubblicata da Milani nel 1912. Fu proprio Milani a selezionare questo piccolo capolavoro ellenistico per il Museo che andava costituendo, ed in questo Museo il Satiro farà finalmente ritorno, a esposizione conclusa, dopo tanti anni.
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Caring for Art. Restauri in mostra presenta Il Satiro del Museo Archeologico Nazionale
Tempo stimato per la lettura: 8 minuti
Dal 1° aprile al 31 maggio 2025 per la rassegna Caring for Art. Restauri in mostra si può ammirare Il Satiro che si guarda e si tocca la coda del Museo Archeologico Nazionale di Firenze al Museo dell’Opificio delle Pietre Dure.
Questa piccola statua è una delle migliori repliche di età romana imperiale – se ne conoscono diverse versioni – di un originale ellenistico probabilmente in bronzo, caratterizzato dal movimento complesso e vorticoso.
Indagine sulla storia del Satiro
Già dagli studi precedenti era noto che l’opera è frutto di un restauro integrativo tardo-cinquecentesco, tipico degli ambienti collezionistici romano e fiorentino, che ha completato le due sole porzioni antiche: la testa e il tronco. Dalle indagini petrografiche condotte in occasione del restauro è stato possibile identificare con esattezza le integrazioni moderne e chiarire che le due parti antiche, testa e busto, provengono da due statue differenti. Inoltre, le ricerche archivistiche hanno consentito di ricostruire la storia della statuetta e di accertare la sua provenienza dalla collezione di Niccolò Gaddi, noto esponente delle istituzioni fiorentine, molto vicino a Francesco I e Ferdinando I de’ Medici, per i quali trattò tra l’altro vari acquisti di antichità a Roma.
Tecniche sempre più innovative
Come per tutti i restauri dell’Opificio, anche questo è stato l’occasione per applicare tecniche all’avanguardia, come il laser per la pulitura delle superfici, e per sperimentazioni innovative, come l’applicazione di batteri siderofori per alleggerire la colorazione di macchie color ruggine presenti sul marmo, o la scansione e modellazione 3D per ricavare le integrazioni necessarie a colmare alcune lacune mediante stampe in resina rivestite di polvere di pietra macinata e resina acrilica.
“Grazie alla visione ravvicinata il pubblico del museo potrà comprendere in pieno, girandoci intorno, la raffinata idea compositiva che coglie la figura in un movimento rotatorio fatto di contrapposti e potrà anche apprezzare la maestria esecutiva delle parti originali, come la mano infantile che poggia delicatamente sul fianco. L’osservazione sarà accompagnata da alcune anticipazioni delle molte novità emerse nel corso dell’intervento: ancora una volta le molteplici ricerche necessarie per un restauro consapevole ne hanno fatto una occasione privilegiata di conoscenza.” Emanuela Daffra, soprintendente dell’Opificio
Una cura meticolosa
La scultura è giunta nei laboratori dell’Opificio a dicembre del 2019 dai depositi di Villa Corsini a Castello, dove era stata ricoverata con altre sculture del Museo Archeologico di Firenze a metà degli anni Ottanta del Novecento, con l’avvio del progetto di ripristino delle sale danneggiate dall’alluvione del 1966. Nel 1950 era collocata nel “Salone delle sculture” e prima ancora sotto l’Arcata X del giardino del Museo come si apprende dalla Guida del Regio Museo pubblicata da Milani nel 1912. Fu proprio Milani a selezionare questo piccolo capolavoro ellenistico per il Museo che andava costituendo, ed in questo Museo il Satiro farà finalmente ritorno, a esposizione conclusa, dopo tanti anni.
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