Francesco Rugiero, designer che ama la sperimentazione e la sfida di realizzare prodotti unici
Tempo stimato per la lettura: 3,9 minuti
Francesco, parlaci un po’ di te e del tuo lavoro: da dove nasce la tua passione come designer?
Innanzitutto il mio marchio 8RF nasce dalle mie iniziali e dal numero 8.
Arrivo da una formazione molto tecnica e classica di moda: alcuni eventi non mi hanno portato ad andare ad Anversa a fare la scuola che avrei voluto, quindi ho scelto Roma come città studi, frequentando l’Accademia più classica che ci sia al mondo. L’Accademia di Costume e Moda Koefia. Ore immerso tra cuciture, tagli, cartamodelli e via dicendo: un percorso che ripeterei assolutamente. Mi piaceva e mi piace l’idea di imprigionarmi in tutte le sapienze costruttive degli abiti più complicati, per poi rivoluzionarli e “distruggerli” a modo mio. È quello che faccio, credo e amo la sperimentazione, le tecniche, i tagli innovativi e le nuove forme.
Penso di aver fatto questo da sempre, sono cresciuto copiando a mano tutti i disegni di Capucci e Pierre Cardin…mi perdevo in quelle forme scultoree. Diciamo che più che una passione è una linea guida; mi sentirei perso se facessi altro.
Quali sono le tue fonti di ispirazione? Fantasia, realtà o qualcos’altro?
Non so, è una cosa strana, credo che la fonte di ispirazione siano i miei disegni. La maggior parte delle cose che realizzo le disegno senza pensare. Riempio i cassetti di questi scarabocchi! Quello che mi “gasa” è renderli reali e poi in forma, dandogli diverse dimensioni, capire se quella cosa può diventare una borsa oppure una gonna o un gioiello, o tutto questo. La parte faticosa è la parte tecnica e produttiva, ti scervelli come se costruissi una casa. Ma quando vedi i tuoi lavori identici al tuo schizzo iniziale…lì ti esalti, tanto.
Hai qualche modello di riferimento quando realizzi i tuoi prodotti?
Mi piace pensare di poter fare delle cose per tutti, di dare tanti input e di avere anche diversi stili. Non mi identifico in una cosa sola, penso che potrei trasformarmi in tantissime sfaccettature , stili e modi di vivere. Ogni modello di borsa ad esempio, può essere indossato da diverse personalità, dalla donna elegantissima, ad uno skater, al manager. Poi lavoro sempre sulla multifunzionalità di un oggetto o indumento che sia.
Qual è il momento della giornata in cui ti senti più…ispirato?
Quando cerco di addormentarmi. Diciamo che mi addormento così, facendomi arrivare idee, poi le segno o le ricordo e l’indomani le disegno. O magari vanno via nel dimenticatoio!
La tua giornata tipo?
Molto normale, passo giorni interi al computer, disegni, ricerche, spotify, progetti, lavoro. La sera mi imbottisco di film o tv. Il wekeend sempre con gli amici.
Se chiudi gli occhi e ti immagini fra 5 anni…come ti vedi?
Mi vedo un quasi 40enne che ha realizzato tante cose ma che ha ancora bisogno di esplorare nuovi mondi. Vorrei ricominciare con l’abbigliamento, il total look è quello a cui aspiro. Poi magari fare anche qualcosa per l’ambiente casa. Mi piacerebbe molto.
La moda e l’haute couture oggi sono delle icone di riferimento: perché secondo te?
Sicuramente un’icona è l’haute couture, ormai da considerare arte pura; quando un abito è cosi lavorato da tanta gente e per tante ore, diventa un sogno da indossare.
La moda è effimera…sei d’accordo?
Sì lo è, ma secondo me lo è quella moda banale e commerciale, che purtroppo siamo abituati a vedere: ti assicuro che ci sono alcuni capi e linee di design che rimangono unici sempre.
Quanto Milano, città in cui vivi, ti ha “condizionato” in questa scelta di lavoro?
Molto. Però a volte mi sento bloccato. Milano per la moda è una città fantastica, per il business e per il lato commerciale. Ma a volte per me è troppo commerciale. Vorrei imbattermi in mondi più creativi/sperimentali. Mi piacerebbe che i designer anche a Milano rischiassero in qualcosa di veramente unico. E non realizzassero solo copie di copie.
Se non Milano…quale altra città? In Italia o all’estero?
Mi piacerebbe avere un mio periodo parigino, capire e conoscere meglio alcuni meccanismi lavorativi e aziende a cui sono molto interessato. Oppure Tokyo. In Italia non vivrei in nessun’altra città se non Milano. Al massimo andrei in un luogo appartato, magari al mare o in montagna.
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Francesco Rugiero, designer che ama la sperimentazione e la sfida di realizzare prodotti unici
Tempo stimato per la lettura: 12 minuti
Francesco, parlaci un po’ di te e del tuo lavoro: da dove nasce la tua passione come designer?
Innanzitutto il mio marchio 8RF nasce dalle mie iniziali e dal numero 8.
Arrivo da una formazione molto tecnica e classica di moda: alcuni eventi non mi hanno portato ad andare ad Anversa a fare la scuola che avrei voluto, quindi ho scelto Roma come città studi, frequentando l’Accademia più classica che ci sia al mondo. L’Accademia di Costume e Moda Koefia. Ore immerso tra cuciture, tagli, cartamodelli e via dicendo: un percorso che ripeterei assolutamente. Mi piaceva e mi piace l’idea di imprigionarmi in tutte le sapienze costruttive degli abiti più complicati, per poi rivoluzionarli e “distruggerli” a modo mio. È quello che faccio, credo e amo la sperimentazione, le tecniche, i tagli innovativi e le nuove forme.
Penso di aver fatto questo da sempre, sono cresciuto copiando a mano tutti i disegni di Capucci e Pierre Cardin…mi perdevo in quelle forme scultoree. Diciamo che più che una passione è una linea guida; mi sentirei perso se facessi altro.
Quali sono le tue fonti di ispirazione? Fantasia, realtà o qualcos’altro?
Non so, è una cosa strana, credo che la fonte di ispirazione siano i miei disegni. La maggior parte delle cose che realizzo le disegno senza pensare. Riempio i cassetti di questi scarabocchi! Quello che mi “gasa” è renderli reali e poi in forma, dandogli diverse dimensioni, capire se quella cosa può diventare una borsa oppure una gonna o un gioiello, o tutto questo. La parte faticosa è la parte tecnica e produttiva, ti scervelli come se costruissi una casa. Ma quando vedi i tuoi lavori identici al tuo schizzo iniziale…lì ti esalti, tanto.
Hai qualche modello di riferimento quando realizzi i tuoi prodotti?
Mi piace pensare di poter fare delle cose per tutti, di dare tanti input e di avere anche diversi stili. Non mi identifico in una cosa sola, penso che potrei trasformarmi in tantissime sfaccettature , stili e modi di vivere. Ogni modello di borsa ad esempio, può essere indossato da diverse personalità, dalla donna elegantissima, ad uno skater, al manager. Poi lavoro sempre sulla multifunzionalità di un oggetto o indumento che sia.
Qual è il momento della giornata in cui ti senti più…ispirato?
Quando cerco di addormentarmi. Diciamo che mi addormento così, facendomi arrivare idee, poi le segno o le ricordo e l’indomani le disegno. O magari vanno via nel dimenticatoio!
La tua giornata tipo?
Molto normale, passo giorni interi al computer, disegni, ricerche, spotify, progetti, lavoro. La sera mi imbottisco di film o tv. Il wekeend sempre con gli amici.
Se chiudi gli occhi e ti immagini fra 5 anni…come ti vedi?
Mi vedo un quasi 40enne che ha realizzato tante cose ma che ha ancora bisogno di esplorare nuovi mondi. Vorrei ricominciare con l’abbigliamento, il total look è quello a cui aspiro. Poi magari fare anche qualcosa per l’ambiente casa. Mi piacerebbe molto.
La moda e l’haute couture oggi sono delle icone di riferimento: perché secondo te?
Sicuramente un’icona è l’haute couture, ormai da considerare arte pura; quando un abito è cosi lavorato da tanta gente e per tante ore, diventa un sogno da indossare.
La moda è effimera…sei d’accordo?
Sì lo è, ma secondo me lo è quella moda banale e commerciale, che purtroppo siamo abituati a vedere: ti assicuro che ci sono alcuni capi e linee di design che rimangono unici sempre.
Quanto Milano, città in cui vivi, ti ha “condizionato” in questa scelta di lavoro?
Molto. Però a volte mi sento bloccato. Milano per la moda è una città fantastica, per il business e per il lato commerciale. Ma a volte per me è troppo commerciale. Vorrei imbattermi in mondi più creativi/sperimentali. Mi piacerebbe che i designer anche a Milano rischiassero in qualcosa di veramente unico. E non realizzassero solo copie di copie.
Se non Milano…quale altra città? In Italia o all’estero?
Mi piacerebbe avere un mio periodo parigino, capire e conoscere meglio alcuni meccanismi lavorativi e aziende a cui sono molto interessato. Oppure Tokyo. In Italia non vivrei in nessun’altra città se non Milano. Al massimo andrei in un luogo appartato, magari al mare o in montagna.
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