Urban Art MEeTing, intervista ai creatori
Tempo stimato per la lettura: 9,4 minuti
Urban Art MEeTing è un programma di divulgazione dell’arte nelle sue tante sfaccettature, veicolo di archetipi ed idee, creatore di sinergie tra linguaggi e sperimentazioni artistiche. Abbiamo intervistato gli ideatori del progetto, gli architetti Danilo Dimartino ed Elisa Muccio.
Domanda a bruciapelo: cos’è #met2b e quando nasce?
#met2b è rigenerazione dello spazio urbano, pubblica restituzione della bellezza. #met2b ha anche un significato metaforico: ‘essere met’, condividere tendenza, divertimento, musica, ma al tempo stesso arte e cultura. Contenitore di messaggi e di immagini, vuole essere un grande megafono e un’opportunità di espressione per artisti e creativi, emergenti e non. Il progetto, nato lo scorso anno, è figlio dell’iniziativa concepita nel 2011, contemporaneamente alla nascita del locale che ospita l’evento, il Met appunto, locale in riva al mare, a Marina di Ragusa. Il prospetto del locale, dunque, è stato pensato come un’estensione dello spazio pubblico prospiciente, una grande tela bianca per ospitare installazioni temporanee.
Quest’anno il tema del contest è il “palinsesto tv”, come mai questa scelta?
L’evento ha preso il via con ‘l’apparizione’ di centinaia di metri di cavi elettrici tranciati che dalla cima del locale pendono lungo tutta la facciata. Nei giorni a seguire, in differenti punti del borgo marinaro, si assiste alla comparsa di vecchi televisori a tubo catodico. I lunghi fili elettrici allora vivono un’ideale connessione con i televisori, come se li attirassero a sé per riconnettersi alla propria linfa. Avviene così il ricongiungimento di ogni elemento, svelando nella propria interezza il nuovo progetto #met2b_Urban Art MEeTing 2015. 54 sagome di televisori sono disposte sulla facciata del Met, sullo sfondo i cavi elettrici. Un numero non casuale, che richiama il 1954, anno che segna l’inizio delle trasmissioni della televisione italiana. Un omaggio al mezzo più discusso dell’era moderna, amato e odiato, demonizzato ed elogiato. Queste, costituiscono il supporto su cui ogni creativo selezionato da un bando sarà chiamato a creare l’immagine da ‘trasmettere’ al pubblico, la propria ‘visione’ dell’arte. Quindi il palinsesto personale comunicherà attraverso i televisori che sono, nel bene e nel male, contenitori e contenuto. E dato che ogni anno il supporto era contenitore, contenuto e opera d’arte come i televisori di design anni ’60, ci è sembrato quasi doveroso, che il tema di quest’anno fosse dedicato alla tv.
Qual è l’aspetto più faticoso nell’organizzazione di un evento simile?
Riuscire a organizzare un contest che abbia al suo interno diverse fasi evolutive e fare in modo che tutto fili liscio, non è cosa affatto semplice; per quanto ci riguarda, abbiamo sempre dato il massimo e a volte anche di più, ricevendo sempre belle soddisfazioni. Un aspetto problematico, che penso accomuni tante iniziative di questo genere, è quello relativo al budget. C’è l’appoggio del locale, che non ci è mai mancato, e quello dei partner privati che sostengono il progetto. Occorre però sempre guardare con un occhio ai costi e con l’altro alle realizzazioni, senza mai perdere di vista la qualità di ciò che proponiamo.
Qual è la reazione della gente comune di fronte a un laboratorio artistico a cielo aperto? Curiosità, diffidenza?
Fortunatamente possiamo dire che abbiamo sempre riscontrato entusiasmo e curiosità nei confronti del progetto. E parliamo innanzitutto della gente comune che ha sempre ben accolto ogni nuova installazione sulla facciata del Met, partecipando ogni anno attivamente all’asta pubblica delle opere che si tiene nella giornata conclusiva: un appuntamento fisso dell’estate ragusana.
Perché avete scelto come luogo Marina di Ragusa e una parete verticale che guarda al mare?
Diciamo che più che scegliere Marina di Ragusa, è stata lei a scegliere noi! Scherzi a parte, questa parete di fronte al mare, fin da principio, è stata pensata dai progettisti in maniera tale che potesse essere una sorta di prolungamento in verticale dello spazio urbano prospiciente. Questo, merito anche della proprietà del locale, vera promotrice del progetto, che ha creduto e sostenuto fortemente questa iniziativa e l’ha sempre portata avanti, fino a chiederci di diventare direzione artistica dell’evento. Noi, che avevamo partecipato alla prima edizione, reinterpretando due casette per uccelli, tema dell’installazione del 2011, ci siamo quindi trovati ‘dall’altra parte”, quella di chi pensa e dà il via all’installazione. E’ stata una bella sensazione vedere la parete riempirsi, completarsi con le nuove opere: è stato il coronamento di un progetto ‘partorito’ mesi prima.
Cosa succede dopo la fine del contest?
Il momento clou dell’evento è proprio quello del contest, ovvero l’estemporanea d’arte che si svolge l’1 agosto, dalle 10 alle 18, nello spazio antistante il Met. In quella giornata, i creativi sono chiamati a realizzare le proprie opere. Al termine, tutti i lavori vengono ricollocati sul prospetto e lì restano in esposizione per circa tre settimane. Infine domenica 23 agosto vengono proclamati i vincitori e si batte l’asta per la vendita delle opere. A questo punto si potrebbe dire che l’evento sia finito. A noi, invece, piace pensare che in realtà il contest non si esaurisce in quella giornata, ma continua ad avere una propria vita nelle case della gente: acquistando l’opera preferita, si porta a casa un pezzo dell’installazione che ha occupato quello spazio esterno per un determinato periodo di tempo. Un tassello di un tutt’uno, di un ensemble, che ora acquisisce nuovo significato nella propria individualità. Inoltre quest’anno, per dare maggiore continuità all’evento, il primo classificato, e gli artefici delle quattro opere che riceveranno le menzioni speciali da parte della giuria, costituiranno il collettivo che avrà l’opportunità di elaborare e proporre il tema della prossima installazione, in modo che il progetto sia in grado di auto-generarsi senza segnare una vera e propria fine.
L’arte urbana sta affermando se stessa anche grazie ad opere di riqualificazione del territorio, quasi sempre volute da privati. Il rapporto con le istituzioni pubbliche, invece, non è mai semplice, qual è la vostra esperienza in merito?
Sicuramente l’arte urbana, fin dalle prime esperienze europee, ha contribuito, promosso o dettato le linee guida per il risanamento e lo sviluppo di intere porzioni di territorio dimenticate dalle istituzioni e destinate a una morte edilizio-urbanistica e sociale certa. Negli ultimi anni qualcosa pare si stia muovendo. E di esempi potremmo farne tanti, anche qui in Sicilia. Uno su tutti è l’esperienza di Fiumara d’Arte nei pressi di Castel di Tusa, in provincia di Messina, portata avanti fin dai primi anni ’80 da parte di Antonio Presti, che quest’anno abbiamo l’onore di avere come Presidente di Giuria del contest #met2b. In questo caso il rapporto con le istituzioni è stato più che mai rocambolesco. Per quanto ci riguarda ricordiamo con piacere i numerosi incontri intrattenuti con le istituzioni pubbliche in occasione della ricerca elaborata nella nostra tesi di laurea sul territorio degli Iblei. In quell’occasione, dal momento che la ricerca era cominciata già durante il corso di studi ed è durata circa 5 anni, abbiamo avuto modo di partecipare a numerosi tavoli tecnici con le amministrazioni comunali, intrattenendo diverse collaborazioni. Questi incontri che giudichiamo comunque tutti positivi e costruttivi, pensiamo e ci auguriamo siano serviti a sensibilizzare e far conoscere temi che spesso alle istituzioni sembrano sfuggire.
In Sicilia, negli ultimi anni si registra uno straordinario fermento creativo in molti ambiti diversi, insomma ci sono anche giovani cervelli che non fuggono, restano. È difficile emergere ed esprimersi oggi?
Personalmente conosciamo tanti giovani che sono parenti, amici, colleghi che hanno preferito non restare in Sicilia e andare da qualche altra parte, al Nord Italia e soprattutto all’estero. Li ammiriamo! Ci vuole un gran coraggio a “mollare tutto” e partire in cerca di meglio, lontani da “casa”, dagli affetti, dall’ambiente in cui sei cresciuto e pensare di creare una nuova vita a migliaia di chilometri di distanza. Ma ammiriamo ancora di più chi decide di restare, chi decide di investire la propria carriera, le proprie ambizioni, i propri progetti lavorativi e personali spendendosi per il proprio territorio, per cercare di migliorarlo o quantomeno di provarci. Noi crediamo fortemente nelle risorse e nelle potenzialità di questo territorio perché pensiamo ci sia ancora tanto da fare. Nella professione quotidianamente, mettiamo in campo tutte le nostre capacità per esprimerci al meglio, cercando di proporre sempre qualcosa di diverso rispetto agli schemi, qualcosa che possa andare oltre. Possiamo dire che fino a questo momento ci è quasi sempre riuscito. Quasi perché non è mai semplice, ed è innegabile che la nostra generazione è entrata nel mondo del lavoro nel periodo in assoluto più buio per l’occupazione giovanile. Ma noi non demordiamo e continuiamo a impegnarci nel rilancio di questo territorio anche con iniziative come quella di cui parliamo in queste pagine.
Per voi cos’è la creatività?
Qualcuno sosteneva che l’uomo è una sorta di dio, perché continuamente, crea. Lo fa ogni giorno, ma spesso non si rende neppure conto di questa sua ‘magica’ dote. Ogni uomo crea perché ‘costretto’ a farlo, deve costruire il proprio mondo e le proprie certezze. Crea per un’occasione, è un costruire dettato dalla necessità. Il creativo, invece, è spinto dalla spontaneità, dall’immediatezza che non è, però, improvvisazione. Ecco, la creatività pensiamo sia proprio questo: creare, facendolo con consapevolezza e impegno. Con la certezza, in questo caso ci piace citare De Andrè, che dal ‘letame nascono i fior’. Il creativo vede già il fiore in quello che per tutti gli altri è solo massa informe e inutile ‘scarto’.
Cosa mettereste nel vostro personale palinsesto tv?
In realtà non siamo dei grandi utilizzatori di tv ma sicuramente prima di capire cosa mettere nel nostro palinsesto personale sapremmo cosa non dovrebbe assolutamente essere inserito. Il tutto si può racchiudere in una parola che ormai forse ha preso il sopravvento nella programmazione tv in Italia: la fiction. Ma nel senso letterale del termine vorremmo vedere molta meno finzione. Molte meno finte lacrime, meno finte notizie, meno finte “faccette”, molti meno finti dibattiti, meno finte partite, meno finti intellettuali, insomma meno finte realtà.
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Urban Art MEeTing, intervista ai creatori
Tempo stimato per la lettura: 28 minuti
Urban Art MEeTing è un programma di divulgazione dell’arte nelle sue tante sfaccettature, veicolo di archetipi ed idee, creatore di sinergie tra linguaggi e sperimentazioni artistiche. Abbiamo intervistato gli ideatori del progetto, gli architetti Danilo Dimartino ed Elisa Muccio.
Domanda a bruciapelo: cos’è #met2b e quando nasce?
#met2b è rigenerazione dello spazio urbano, pubblica restituzione della bellezza. #met2b ha anche un significato metaforico: ‘essere met’, condividere tendenza, divertimento, musica, ma al tempo stesso arte e cultura. Contenitore di messaggi e di immagini, vuole essere un grande megafono e un’opportunità di espressione per artisti e creativi, emergenti e non. Il progetto, nato lo scorso anno, è figlio dell’iniziativa concepita nel 2011, contemporaneamente alla nascita del locale che ospita l’evento, il Met appunto, locale in riva al mare, a Marina di Ragusa. Il prospetto del locale, dunque, è stato pensato come un’estensione dello spazio pubblico prospiciente, una grande tela bianca per ospitare installazioni temporanee.
Quest’anno il tema del contest è il “palinsesto tv”, come mai questa scelta?
L’evento ha preso il via con ‘l’apparizione’ di centinaia di metri di cavi elettrici tranciati che dalla cima del locale pendono lungo tutta la facciata. Nei giorni a seguire, in differenti punti del borgo marinaro, si assiste alla comparsa di vecchi televisori a tubo catodico. I lunghi fili elettrici allora vivono un’ideale connessione con i televisori, come se li attirassero a sé per riconnettersi alla propria linfa. Avviene così il ricongiungimento di ogni elemento, svelando nella propria interezza il nuovo progetto #met2b_Urban Art MEeTing 2015. 54 sagome di televisori sono disposte sulla facciata del Met, sullo sfondo i cavi elettrici. Un numero non casuale, che richiama il 1954, anno che segna l’inizio delle trasmissioni della televisione italiana. Un omaggio al mezzo più discusso dell’era moderna, amato e odiato, demonizzato ed elogiato. Queste, costituiscono il supporto su cui ogni creativo selezionato da un bando sarà chiamato a creare l’immagine da ‘trasmettere’ al pubblico, la propria ‘visione’ dell’arte. Quindi il palinsesto personale comunicherà attraverso i televisori che sono, nel bene e nel male, contenitori e contenuto. E dato che ogni anno il supporto era contenitore, contenuto e opera d’arte come i televisori di design anni ’60, ci è sembrato quasi doveroso, che il tema di quest’anno fosse dedicato alla tv.
Qual è l’aspetto più faticoso nell’organizzazione di un evento simile?
Riuscire a organizzare un contest che abbia al suo interno diverse fasi evolutive e fare in modo che tutto fili liscio, non è cosa affatto semplice; per quanto ci riguarda, abbiamo sempre dato il massimo e a volte anche di più, ricevendo sempre belle soddisfazioni. Un aspetto problematico, che penso accomuni tante iniziative di questo genere, è quello relativo al budget. C’è l’appoggio del locale, che non ci è mai mancato, e quello dei partner privati che sostengono il progetto. Occorre però sempre guardare con un occhio ai costi e con l’altro alle realizzazioni, senza mai perdere di vista la qualità di ciò che proponiamo.
Qual è la reazione della gente comune di fronte a un laboratorio artistico a cielo aperto? Curiosità, diffidenza?
Fortunatamente possiamo dire che abbiamo sempre riscontrato entusiasmo e curiosità nei confronti del progetto. E parliamo innanzitutto della gente comune che ha sempre ben accolto ogni nuova installazione sulla facciata del Met, partecipando ogni anno attivamente all’asta pubblica delle opere che si tiene nella giornata conclusiva: un appuntamento fisso dell’estate ragusana.
Perché avete scelto come luogo Marina di Ragusa e una parete verticale che guarda al mare?
Diciamo che più che scegliere Marina di Ragusa, è stata lei a scegliere noi! Scherzi a parte, questa parete di fronte al mare, fin da principio, è stata pensata dai progettisti in maniera tale che potesse essere una sorta di prolungamento in verticale dello spazio urbano prospiciente. Questo, merito anche della proprietà del locale, vera promotrice del progetto, che ha creduto e sostenuto fortemente questa iniziativa e l’ha sempre portata avanti, fino a chiederci di diventare direzione artistica dell’evento. Noi, che avevamo partecipato alla prima edizione, reinterpretando due casette per uccelli, tema dell’installazione del 2011, ci siamo quindi trovati ‘dall’altra parte”, quella di chi pensa e dà il via all’installazione. E’ stata una bella sensazione vedere la parete riempirsi, completarsi con le nuove opere: è stato il coronamento di un progetto ‘partorito’ mesi prima.
Cosa succede dopo la fine del contest?
Il momento clou dell’evento è proprio quello del contest, ovvero l’estemporanea d’arte che si svolge l’1 agosto, dalle 10 alle 18, nello spazio antistante il Met. In quella giornata, i creativi sono chiamati a realizzare le proprie opere. Al termine, tutti i lavori vengono ricollocati sul prospetto e lì restano in esposizione per circa tre settimane. Infine domenica 23 agosto vengono proclamati i vincitori e si batte l’asta per la vendita delle opere. A questo punto si potrebbe dire che l’evento sia finito. A noi, invece, piace pensare che in realtà il contest non si esaurisce in quella giornata, ma continua ad avere una propria vita nelle case della gente: acquistando l’opera preferita, si porta a casa un pezzo dell’installazione che ha occupato quello spazio esterno per un determinato periodo di tempo. Un tassello di un tutt’uno, di un ensemble, che ora acquisisce nuovo significato nella propria individualità. Inoltre quest’anno, per dare maggiore continuità all’evento, il primo classificato, e gli artefici delle quattro opere che riceveranno le menzioni speciali da parte della giuria, costituiranno il collettivo che avrà l’opportunità di elaborare e proporre il tema della prossima installazione, in modo che il progetto sia in grado di auto-generarsi senza segnare una vera e propria fine.
L’arte urbana sta affermando se stessa anche grazie ad opere di riqualificazione del territorio, quasi sempre volute da privati. Il rapporto con le istituzioni pubbliche, invece, non è mai semplice, qual è la vostra esperienza in merito?
Sicuramente l’arte urbana, fin dalle prime esperienze europee, ha contribuito, promosso o dettato le linee guida per il risanamento e lo sviluppo di intere porzioni di territorio dimenticate dalle istituzioni e destinate a una morte edilizio-urbanistica e sociale certa. Negli ultimi anni qualcosa pare si stia muovendo. E di esempi potremmo farne tanti, anche qui in Sicilia. Uno su tutti è l’esperienza di Fiumara d’Arte nei pressi di Castel di Tusa, in provincia di Messina, portata avanti fin dai primi anni ’80 da parte di Antonio Presti, che quest’anno abbiamo l’onore di avere come Presidente di Giuria del contest #met2b. In questo caso il rapporto con le istituzioni è stato più che mai rocambolesco. Per quanto ci riguarda ricordiamo con piacere i numerosi incontri intrattenuti con le istituzioni pubbliche in occasione della ricerca elaborata nella nostra tesi di laurea sul territorio degli Iblei. In quell’occasione, dal momento che la ricerca era cominciata già durante il corso di studi ed è durata circa 5 anni, abbiamo avuto modo di partecipare a numerosi tavoli tecnici con le amministrazioni comunali, intrattenendo diverse collaborazioni. Questi incontri che giudichiamo comunque tutti positivi e costruttivi, pensiamo e ci auguriamo siano serviti a sensibilizzare e far conoscere temi che spesso alle istituzioni sembrano sfuggire.
In Sicilia, negli ultimi anni si registra uno straordinario fermento creativo in molti ambiti diversi, insomma ci sono anche giovani cervelli che non fuggono, restano. È difficile emergere ed esprimersi oggi?
Personalmente conosciamo tanti giovani che sono parenti, amici, colleghi che hanno preferito non restare in Sicilia e andare da qualche altra parte, al Nord Italia e soprattutto all’estero. Li ammiriamo! Ci vuole un gran coraggio a “mollare tutto” e partire in cerca di meglio, lontani da “casa”, dagli affetti, dall’ambiente in cui sei cresciuto e pensare di creare una nuova vita a migliaia di chilometri di distanza. Ma ammiriamo ancora di più chi decide di restare, chi decide di investire la propria carriera, le proprie ambizioni, i propri progetti lavorativi e personali spendendosi per il proprio territorio, per cercare di migliorarlo o quantomeno di provarci. Noi crediamo fortemente nelle risorse e nelle potenzialità di questo territorio perché pensiamo ci sia ancora tanto da fare. Nella professione quotidianamente, mettiamo in campo tutte le nostre capacità per esprimerci al meglio, cercando di proporre sempre qualcosa di diverso rispetto agli schemi, qualcosa che possa andare oltre. Possiamo dire che fino a questo momento ci è quasi sempre riuscito. Quasi perché non è mai semplice, ed è innegabile che la nostra generazione è entrata nel mondo del lavoro nel periodo in assoluto più buio per l’occupazione giovanile. Ma noi non demordiamo e continuiamo a impegnarci nel rilancio di questo territorio anche con iniziative come quella di cui parliamo in queste pagine.
Per voi cos’è la creatività?
Qualcuno sosteneva che l’uomo è una sorta di dio, perché continuamente, crea. Lo fa ogni giorno, ma spesso non si rende neppure conto di questa sua ‘magica’ dote. Ogni uomo crea perché ‘costretto’ a farlo, deve costruire il proprio mondo e le proprie certezze. Crea per un’occasione, è un costruire dettato dalla necessità. Il creativo, invece, è spinto dalla spontaneità, dall’immediatezza che non è, però, improvvisazione. Ecco, la creatività pensiamo sia proprio questo: creare, facendolo con consapevolezza e impegno. Con la certezza, in questo caso ci piace citare De Andrè, che dal ‘letame nascono i fior’. Il creativo vede già il fiore in quello che per tutti gli altri è solo massa informe e inutile ‘scarto’.
Cosa mettereste nel vostro personale palinsesto tv?
In realtà non siamo dei grandi utilizzatori di tv ma sicuramente prima di capire cosa mettere nel nostro palinsesto personale sapremmo cosa non dovrebbe assolutamente essere inserito. Il tutto si può racchiudere in una parola che ormai forse ha preso il sopravvento nella programmazione tv in Italia: la fiction. Ma nel senso letterale del termine vorremmo vedere molta meno finzione. Molte meno finte lacrime, meno finte notizie, meno finte “faccette”, molti meno finti dibattiti, meno finte partite, meno finti intellettuali, insomma meno finte realtà.
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