Lo chiamavano Jeeg Robot. I supereroi di borgata

About the Author: Redazione ViviCreativo

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Published On: 20 Ottobre 2015

Tempo stimato per la lettura: 2,3 minuti

Un lungo applauso e moltissime risate hanno accolto il primo lungometraggio di Gabriele Mainetti, “Lo chiamavano Jeeg Robot”, presentato alla 10 edizione della Festa del Cinema di Roma.  Un film che omaggia l’universo manga – quello che in Italia veniva trasmesso negli anni 80 dai canali regionali – e la ricca cinematografia DC e Marvel, i grandi supereroi come Spiderman, Batman, Superman e lo stuolo dei super cattivi, primo tra tutti il Joker, ma in modo ironico e dissacratorio.

Gabriele Mainetti, che nel 2008 aveva girato il corto ispirato alla figura di Lupin, “Basette”, ha impiegato quasi due anni  per portare sullo schermo la storia di Enzo, ladro di borgata, che dopo una caduta nel Tevere scopre di avere una forza sovraumana: “era la mia prima esperienza come produttore forse per questo c’è voluto tutto questo tempo” dice durante la conferenza stampa il regista.

Il viaggio di Enzo (interpretato da Claudio Santamaria) è quello di un eroe a tutti gli effetti, dall’incontro con Alessia (la sorprendete Ilenia Pastorelli), una ragazza con disturbi psichici convinta che lui sia Jeeg Robot d’acciaio, che lo aiuta a prendere piena consapevolezza di sé e dei suoi poteri allo scontro con il nemico, lo Zingaro (uno straordinario Luca Marinelli) un Joker sui generis che a Prince preferisce Renato Zero.

Mainetti si serve di ottimi attori per condurci in quel limbo di terra, fatto di palazzoni tutti uguali, di piccoli criminali da strapazzo e boss in ascesa, lo fa giocando con gli stereotipi di genere da appassionato spettatore, forse anche un po’ nerd, non risparmiandoci un’estetica della violenza che rimanda ai Kill Bill di Quentin Tarantino o alle pellicole di Robert Rodriguez.

Lo-chiamavano-Jeeg-Robot-luca-marinelli

In un periodo in cui il cinema d’oltreoceano ci propina reboot, prequel, sequel di eroi ed eroine in tute di latex, il cinema italiano confeziona la sua particolarissima visione, dimostrando che sì anche in Italia si possono fare dei film di genere e che questo paese davvero avrebbe bisogno di qualcuno in grado di salvarlo da se stesso: “Se avessi i super poteri entrerei in Parlamento e…a quel punto quello che succede non lo so” confessa Claudio Santamaria durante l’incontro con la stampa. “Sventurata la terra che ha bisogno d’eroi” avrebbe risposto Brecht, e forse, a ragione.

Il film uscirà nelle sale a marzo e vi consigliamo di non perderlo, siamo certi che dopo guarderete i cornicioni di Roma sperando che Hiroshi Shiba da Tor Bella Monaca ci salvi tutti.

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Published On: 20 Ottobre 2015

About the Author: Redazione ViviCreativo

Tempo stimato per la lettura: 7 minuti

Un lungo applauso e moltissime risate hanno accolto il primo lungometraggio di Gabriele Mainetti, “Lo chiamavano Jeeg Robot”, presentato alla 10 edizione della Festa del Cinema di Roma.  Un film che omaggia l’universo manga – quello che in Italia veniva trasmesso negli anni 80 dai canali regionali – e la ricca cinematografia DC e Marvel, i grandi supereroi come Spiderman, Batman, Superman e lo stuolo dei super cattivi, primo tra tutti il Joker, ma in modo ironico e dissacratorio.

Gabriele Mainetti, che nel 2008 aveva girato il corto ispirato alla figura di Lupin, “Basette”, ha impiegato quasi due anni  per portare sullo schermo la storia di Enzo, ladro di borgata, che dopo una caduta nel Tevere scopre di avere una forza sovraumana: “era la mia prima esperienza come produttore forse per questo c’è voluto tutto questo tempo” dice durante la conferenza stampa il regista.

Il viaggio di Enzo (interpretato da Claudio Santamaria) è quello di un eroe a tutti gli effetti, dall’incontro con Alessia (la sorprendete Ilenia Pastorelli), una ragazza con disturbi psichici convinta che lui sia Jeeg Robot d’acciaio, che lo aiuta a prendere piena consapevolezza di sé e dei suoi poteri allo scontro con il nemico, lo Zingaro (uno straordinario Luca Marinelli) un Joker sui generis che a Prince preferisce Renato Zero.

Mainetti si serve di ottimi attori per condurci in quel limbo di terra, fatto di palazzoni tutti uguali, di piccoli criminali da strapazzo e boss in ascesa, lo fa giocando con gli stereotipi di genere da appassionato spettatore, forse anche un po’ nerd, non risparmiandoci un’estetica della violenza che rimanda ai Kill Bill di Quentin Tarantino o alle pellicole di Robert Rodriguez.

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In un periodo in cui il cinema d’oltreoceano ci propina reboot, prequel, sequel di eroi ed eroine in tute di latex, il cinema italiano confeziona la sua particolarissima visione, dimostrando che sì anche in Italia si possono fare dei film di genere e che questo paese davvero avrebbe bisogno di qualcuno in grado di salvarlo da se stesso: “Se avessi i super poteri entrerei in Parlamento e…a quel punto quello che succede non lo so” confessa Claudio Santamaria durante l’incontro con la stampa. “Sventurata la terra che ha bisogno d’eroi” avrebbe risposto Brecht, e forse, a ragione.

Il film uscirà nelle sale a marzo e vi consigliamo di non perderlo, siamo certi che dopo guarderete i cornicioni di Roma sperando che Hiroshi Shiba da Tor Bella Monaca ci salvi tutti.

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