Alessandra Carloni: la creatività è curiosità, passione, coraggio
Tempo stimato per la lettura: 7 minuti
Continuano le nostre interviste e questa è la volta dell’artista Alessandra Carloni, illustratrice, scultrice e pittrice, anche nell’arte urbana, che ci racconta i suoi progetti.
Quando hai cominciato a disegnare e quando hai capito che sarebbe diventato il tuo lavoro?
Ho iniziato a disegnare fin dall’adolescenza, scegliendo un percorso di formazione artistica, dal liceo sino all’Accademia di Belle Arti…ma prima di capire che questo poteva diventare a tutti gli effetti il mio lavoro, ne è passato di tempo. Ho continuato a disegnare e dipingere giorno per giorno e a fare esperienze nel campo pittorico come nell’arte urbana, sino a che questo aspetto diventava sempre più predominante nella mia vita, da diventare l’unico lavoro.
Ciò che ami di più e quello che ami di meno della tua attività…
Quello che amo, principalmente, è che posso fare quello che voglio, posso dipingere ogni giorno e posso lanciarmi in nuovi progetti per mettermi sempre in discussione e ricercare. Non amo quando all’interno del proprio percorso, ci si senta limitati da scelte esterne a noi. Ad esempio, quando una galleria ci “impone” un determinato stile o determinati soggetti che sono più richiesti nel mercato e quindi vendibili. Una vera galleria come un vero curatore, si riconoscono anche in questo: mantengono un percorso continuativo con l’artista che vogliono rappresentare, stimandone la ricerca e l’evoluzione e accompagnandolo in questo cammino.
Cosa significa per te essere un’artista?
Essere artista a mio parere è trovare il modo, attraverso un proprio linguaggio, di raccontare l’epoca in cui si vive. L’aspetto più gratificante è proprio quello di riuscire ad arrivare alle persone, attraverso il racconto di se stessi.
La creatività in 3 aggettivi…
Curiosità, passione, coraggio.
A cosa ti ispiri quando realizzi un’opera?
Non c’è per forza qualcosa a cui mi ispiro. Spesso ho un’immagine nella testa che voglio riprodurre su tela o muro per rappresentare un concetto, una storia, un contenuto. Le mie opere sono spesso dei racconti, per questo è importante per me la creazione di una bozza, uno sketch su un foglio, anche realizzato velocemente a matita che catturi quell’idea a livello compositivo, in un’immagine. O spesso mi ispiro guardando un quadro, o un’illustrazione di un artista contemporaneo come del passato, in cui prendo un dettaglio che emotivamente mi ha colpito e lo stravolgo attraverso il mio stile, per tirare fuori tutto un altro significato.
Quando, per te, un’idea può diventare un’ottima idea…
Quando ad averla in testa, ti emoziona a tal punto che vuoi prendere subito un foglio o una tela per renderla concreta. Poi magari quando sarà completa, diventerà tutt’altra cosa, ma ti emozionerà lo stesso, perchè la spinta che ti aveva fatto partire era quella giusta.
I tuoi riferimenti nella Storia dell’Arte…
Direi infiniti…nel passato guardo molto al principale maestro del visionario che è il pittore fiammingo Bosch e, in generale, a tutto il surrealismo.
Il futurismo italiano per lo spirito innovativo e rivoluzionario e la sapiente ricerca del colore. Il mondo orientale con i maestri Hiroshige e Hokusai, per la rivoluzione visiva nella composizione di racconti e paesaggi. Infine la lezione Americana di Hopper per la luce e il taglio realistico delle immagini.
Cosa ti stupisce oggi?
Ci sono molti autori contemporanei che mi piacciono, e a cui spesso faccio riferimento. Nel mondo dell’illustrazione ci sono molti nomi, come Mattotti per le sue immagini fortemente poetiche e quelle cromie pastello che lo hanno reso noto in tutto il mondo, il surreale e onirico Shaoun Tan, e il sapiente illustratore e pittore Pinter. Nella pittura guardo a molti artisti contemporanei come Federico Infante, Alessandro Sicioldr, Arrivabene, Talani, Possenti, Tadini, etc..
Che legame hai con la tua città, Roma? Come è cambiata in campo artistico negli anni?
Sono molto legata alla mia città, dove effettivamente vivo e lavoro, ma in questi ultimi due anni, la mia vita è cambiata, sopratutto attraverso l’esperienza dei murales che mi hanno portata a spostarmi di continuo in Italia come all’estero. Penso che Roma, sia anche cambiata a livello artistico e culturale in questi ultimi due anni e che lo scenario sia un po’ diverso, rispetto a quando avevo appena iniziato. La città è a tutti gli effetti più “spenta” e con meno iniziative rispetto a qualche anno fa. Andrebbe investito, a mio parere, di più su un certo tipo di eventi e sull’arte e la cultura in generale, per far rifiorire nuovamente questa città.
Hai una giornata tipo?
In realtà ogni giornata non è standard, anche per il tipo di lavoro che faccio, sopratutto nel periodo in cui iniziano ad arrivare murales o mostre. Comunque la sostanza è che ogni giorno, come un qualsiasi impiegato, mi sveglio presto per dipingere e portare avanti il mio lavoro, che spesso è destinato a più progetti. Ovviamente non si tratta di un lavoro meccanico, ma anche in questo campo ci sono scadenze e tempi da rispettare e se si vuole stare all’interno di un sistema, perchè su quello abbiamo investito tutto, bisogna esserci oltre che con la passione e il cuore, anche con la testa; questa è una professione, non un hobby.
Che relazione pensi possa svilupparsi tra le imprese e le attività artistiche e creative in generale?
In questi ultimi anni, la collaborazione fra grandi imprese e attività artistiche ha dato dei buoni risultati, se si pensa alla campagna di Gucci, ad esempio, dell’ultimo anno. Le grandi aziende e le grandi marche stanno coinvolgendo artisti di più campi nel rivoluzionare lo stile e il marchio dell’azienda stessa, facendo appello alla creatività. E questo significa anche più lavoro per gli artisti, che non snaturano il proprio stile ma lo mettono a servizio di un messaggio pubblicitario. Ultimamente anche io ho collaborato, tramite un’agenzia, alla realizzazione delle vetrine artistiche per grandi marchi come Bulgari e Clarins. Sono riuscita comunque a interpretare il messaggio pubblicitario con il mio stile e quindi a non penalizzare la mia creatività. Allo stesso tempo è un modo per l’azienda per lanciare un prodotto in modo innovativo e invogliare la gente all’acquisto.
Cosa ne pensi del social network e, dal tuo punto di vista, come credi possano aiutare a sviluppare progetti creativi o artistici?
Attualmente i social network sono la fonte più produttiva per un artista giovane e contemporaneo, è attraverso questo mondo infatti che l’artista mette in luce la propria opera, e ottiene contatti lavorativi, privati o pubblici che siano, che nel tempo diventano sempre più proficui e numerosi. Si crea una rete di contatti e possono nascere delle collaborazioni creative e artistiche continue. Proprio per questo è necessario seguire costantemente il proprio profilo artistico su Instagram e su Facebook, pubblicizzando il più possibile il proprio lavoro.
I tuoi progetti per il futuro…
Per ora, porto avanti la stagione dei murales. Realizzerò a breve un muro in Sardegna nel comune di Romana, vicino ad Alghero in un contesto di tradizione muralista dove mi inserisco io con un opera più contemporanea, per raccontare le tradizioni culturali del luogo. Verso fine luglio ho in programma un muro in collaborazione con il pittore Ciro Palumbo in Puglia, e un intervento in un borgo casertano a Valogno, dove ho già realizzato diversi murales lo scorso anno. Mentre a fine agosto sarò coinvolta in un intervento murale nel progetto Arte Pubblica, in uno dei comuni terremotati nelle Marche. E infine, i primi di ottobre inaugurerò una mostra collettiva nel Polo del ‘900 a Torino, dedicato al tema dei rifugiati di Guerra in Siria, che si chiamerà “Shamal”, dove saranno coinvolti nomi importanti fra pittori e scultori del panorama contemporaneo.
FB: Alessandra Carloni
Instagram: alessandra_carloni
Twitter: Alessandra Carloni
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Alessandra Carloni: la creatività è curiosità, passione, coraggio
Tempo stimato per la lettura: 21 minuti
Continuano le nostre interviste e questa è la volta dell’artista Alessandra Carloni, illustratrice, scultrice e pittrice, anche nell’arte urbana, che ci racconta i suoi progetti.
Quando hai cominciato a disegnare e quando hai capito che sarebbe diventato il tuo lavoro?
Ho iniziato a disegnare fin dall’adolescenza, scegliendo un percorso di formazione artistica, dal liceo sino all’Accademia di Belle Arti…ma prima di capire che questo poteva diventare a tutti gli effetti il mio lavoro, ne è passato di tempo. Ho continuato a disegnare e dipingere giorno per giorno e a fare esperienze nel campo pittorico come nell’arte urbana, sino a che questo aspetto diventava sempre più predominante nella mia vita, da diventare l’unico lavoro.
Ciò che ami di più e quello che ami di meno della tua attività…
Quello che amo, principalmente, è che posso fare quello che voglio, posso dipingere ogni giorno e posso lanciarmi in nuovi progetti per mettermi sempre in discussione e ricercare. Non amo quando all’interno del proprio percorso, ci si senta limitati da scelte esterne a noi. Ad esempio, quando una galleria ci “impone” un determinato stile o determinati soggetti che sono più richiesti nel mercato e quindi vendibili. Una vera galleria come un vero curatore, si riconoscono anche in questo: mantengono un percorso continuativo con l’artista che vogliono rappresentare, stimandone la ricerca e l’evoluzione e accompagnandolo in questo cammino.
Cosa significa per te essere un’artista?
Essere artista a mio parere è trovare il modo, attraverso un proprio linguaggio, di raccontare l’epoca in cui si vive. L’aspetto più gratificante è proprio quello di riuscire ad arrivare alle persone, attraverso il racconto di se stessi.
La creatività in 3 aggettivi…
Curiosità, passione, coraggio.
A cosa ti ispiri quando realizzi un’opera?
Non c’è per forza qualcosa a cui mi ispiro. Spesso ho un’immagine nella testa che voglio riprodurre su tela o muro per rappresentare un concetto, una storia, un contenuto. Le mie opere sono spesso dei racconti, per questo è importante per me la creazione di una bozza, uno sketch su un foglio, anche realizzato velocemente a matita che catturi quell’idea a livello compositivo, in un’immagine. O spesso mi ispiro guardando un quadro, o un’illustrazione di un artista contemporaneo come del passato, in cui prendo un dettaglio che emotivamente mi ha colpito e lo stravolgo attraverso il mio stile, per tirare fuori tutto un altro significato.
Quando, per te, un’idea può diventare un’ottima idea…
Quando ad averla in testa, ti emoziona a tal punto che vuoi prendere subito un foglio o una tela per renderla concreta. Poi magari quando sarà completa, diventerà tutt’altra cosa, ma ti emozionerà lo stesso, perchè la spinta che ti aveva fatto partire era quella giusta.
I tuoi riferimenti nella Storia dell’Arte…
Direi infiniti…nel passato guardo molto al principale maestro del visionario che è il pittore fiammingo Bosch e, in generale, a tutto il surrealismo.
Il futurismo italiano per lo spirito innovativo e rivoluzionario e la sapiente ricerca del colore. Il mondo orientale con i maestri Hiroshige e Hokusai, per la rivoluzione visiva nella composizione di racconti e paesaggi. Infine la lezione Americana di Hopper per la luce e il taglio realistico delle immagini.
Cosa ti stupisce oggi?
Ci sono molti autori contemporanei che mi piacciono, e a cui spesso faccio riferimento. Nel mondo dell’illustrazione ci sono molti nomi, come Mattotti per le sue immagini fortemente poetiche e quelle cromie pastello che lo hanno reso noto in tutto il mondo, il surreale e onirico Shaoun Tan, e il sapiente illustratore e pittore Pinter. Nella pittura guardo a molti artisti contemporanei come Federico Infante, Alessandro Sicioldr, Arrivabene, Talani, Possenti, Tadini, etc..
Che legame hai con la tua città, Roma? Come è cambiata in campo artistico negli anni?
Sono molto legata alla mia città, dove effettivamente vivo e lavoro, ma in questi ultimi due anni, la mia vita è cambiata, sopratutto attraverso l’esperienza dei murales che mi hanno portata a spostarmi di continuo in Italia come all’estero. Penso che Roma, sia anche cambiata a livello artistico e culturale in questi ultimi due anni e che lo scenario sia un po’ diverso, rispetto a quando avevo appena iniziato. La città è a tutti gli effetti più “spenta” e con meno iniziative rispetto a qualche anno fa. Andrebbe investito, a mio parere, di più su un certo tipo di eventi e sull’arte e la cultura in generale, per far rifiorire nuovamente questa città.
Hai una giornata tipo?
In realtà ogni giornata non è standard, anche per il tipo di lavoro che faccio, sopratutto nel periodo in cui iniziano ad arrivare murales o mostre. Comunque la sostanza è che ogni giorno, come un qualsiasi impiegato, mi sveglio presto per dipingere e portare avanti il mio lavoro, che spesso è destinato a più progetti. Ovviamente non si tratta di un lavoro meccanico, ma anche in questo campo ci sono scadenze e tempi da rispettare e se si vuole stare all’interno di un sistema, perchè su quello abbiamo investito tutto, bisogna esserci oltre che con la passione e il cuore, anche con la testa; questa è una professione, non un hobby.
Che relazione pensi possa svilupparsi tra le imprese e le attività artistiche e creative in generale?
In questi ultimi anni, la collaborazione fra grandi imprese e attività artistiche ha dato dei buoni risultati, se si pensa alla campagna di Gucci, ad esempio, dell’ultimo anno. Le grandi aziende e le grandi marche stanno coinvolgendo artisti di più campi nel rivoluzionare lo stile e il marchio dell’azienda stessa, facendo appello alla creatività. E questo significa anche più lavoro per gli artisti, che non snaturano il proprio stile ma lo mettono a servizio di un messaggio pubblicitario. Ultimamente anche io ho collaborato, tramite un’agenzia, alla realizzazione delle vetrine artistiche per grandi marchi come Bulgari e Clarins. Sono riuscita comunque a interpretare il messaggio pubblicitario con il mio stile e quindi a non penalizzare la mia creatività. Allo stesso tempo è un modo per l’azienda per lanciare un prodotto in modo innovativo e invogliare la gente all’acquisto.
Cosa ne pensi del social network e, dal tuo punto di vista, come credi possano aiutare a sviluppare progetti creativi o artistici?
Attualmente i social network sono la fonte più produttiva per un artista giovane e contemporaneo, è attraverso questo mondo infatti che l’artista mette in luce la propria opera, e ottiene contatti lavorativi, privati o pubblici che siano, che nel tempo diventano sempre più proficui e numerosi. Si crea una rete di contatti e possono nascere delle collaborazioni creative e artistiche continue. Proprio per questo è necessario seguire costantemente il proprio profilo artistico su Instagram e su Facebook, pubblicizzando il più possibile il proprio lavoro.
I tuoi progetti per il futuro…
Per ora, porto avanti la stagione dei murales. Realizzerò a breve un muro in Sardegna nel comune di Romana, vicino ad Alghero in un contesto di tradizione muralista dove mi inserisco io con un opera più contemporanea, per raccontare le tradizioni culturali del luogo. Verso fine luglio ho in programma un muro in collaborazione con il pittore Ciro Palumbo in Puglia, e un intervento in un borgo casertano a Valogno, dove ho già realizzato diversi murales lo scorso anno. Mentre a fine agosto sarò coinvolta in un intervento murale nel progetto Arte Pubblica, in uno dei comuni terremotati nelle Marche. E infine, i primi di ottobre inaugurerò una mostra collettiva nel Polo del ‘900 a Torino, dedicato al tema dei rifugiati di Guerra in Siria, che si chiamerà “Shamal”, dove saranno coinvolti nomi importanti fra pittori e scultori del panorama contemporaneo.
FB: Alessandra Carloni
Instagram: alessandra_carloni
Twitter: Alessandra Carloni
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