Mauro Sgarbi, ogni cosa è mutevole. Anche nell’Arte
Tempo stimato per la lettura: 5,6 minuti
- Mauro Sgarbi, nato in Malaysia da genitori italo-francesi, è oggi uno street artist italiano con all’attivo numerose collaborazioni. Si definisce un “visionario” e considera l’arte come ricerca e “anticipazione” di ciò che deve ancora venire. Ha esposto in luoghi come il MAAM – Museo dell’altro e dell’altrove Metropoliz (Rome), o “La Pigna Gallery”, di Città del Vaticano. Conosciamolo meglio in questa intervista.
Quando è nata la tua passione per il disegno e l’illustrazione?
Mio padre da giovane dipingeva avendo fatto l’Accademia d’Arte e sono praticamente nato in mezzo all’odore di trementina, tubetti di colore e matite. Adoravo farmi fare i disegni da lui e quando vedevo la sua mano tirare fuori dal nulla disegni di qualsiasi genere, rimanevo affascinato, sembrava qualcosa di magico che anch’io dovevo riuscire a fare.
Come sei diventato uno street artist?
Nel 2014 volevo dare il mio contributo come artista al MAAM (Museo dell’Altro e dell’Altrove – Metropoliz) che ancora non era quello che è oggi. Ho conosciuto Giorgio De Finis per capire in che modo poter dare il mio contributo, pensavo di donare un quadro o al massimo di fare qualcosa di simile. Invece lui mi porta davanti ad un muro gigantesco e mi chiede: “Te la senti di dipingere questo muro?” Ho strabuzzato gli occhi e, senza pensarci un attimo, ho detto “sì”.
Che tipo di messaggio vuoi comunicare?
Abbraccio diverse forme d’arte oltre che tecniche, ma maggiormente mi riconosco nel surrealismo e/o nei messaggi onirici. Mi piace utilizzare metafore attraverso le immagini che comunichino tematiche prevalentemente sociali. La street art è una forma di comunicazione, un linguaggio diretto e che, attraverso la sua sintesi, riesce ad arrivare lì dove gli altri media non arrivano.
Cosa significa, secondo te, essere un creativo?
Essere un creativo secondo me è fare ricerca, sia in termini di tecnica sia soprattutto in termini di concetto. Un creativo è colui che riesce a far arrivare un messaggio nel modo più semplice e bello e far sì che questo messaggio sia rivolto al futuro o a ciò che deve venire.
La tua definizione di muro…
Il muro è una superficie che può essere in area pubblica o privata sulla quale esprimere la mia idea.
Un luogo – o una situazione – che di recente ti ha stupito…
Ho da poco realizzato un muro a Osnago in Brianza, insieme a Maupal per il Festival “La Voce del Corpo” e per l’occasione siamo stati ospitati in un albergo a conduzione familiare. Sarà stato per il fatto che eravamo degli artisti, e spesso sembra che con noi ci sia un livello di comunicazione privo di filtri, ma siamo subito entrati in grande sintonia!
Il talento in tre aggettivi…
Passionale, ricercato, dedito.
Cosa fai nel tuo tempo libero?
Amo leggere fumetti (li realizzo anche), guardare film fantastici e ascoltare musica Rock e Metal.
Cosa ne pensi dei social network, in relazione al loro potere di diffusione dei progetti artistici?
I social network sono uno strumento, molto potente, perchè in grado di raggiungere un numero di persone che prima era impensabile raggiungere. Usati male possono fare danni enormi ma usati bene, nel caso di chi è artista come me per esempio, possono aiutare a far conoscere e a promuovere il lavoro, perfino in angoli di mondo molto remoti.
Come nascono i soggetti che rappresenti?
Penso a ciò che voglio raccontare e lascio che sia la parte destra del cervello a fare il resto. Bisogna solo capire come fare a “sguinsagliarla”!
I tuoi Maestri nell’Arte…
Sono diversi i miei punti di riferimento, comunque traggo moltissimo ispirazione da Van Gogh, Dalì, Kandinsky, Monet, Pazienza, Moebius, Jodorowsky e via dicendo.
Come credi sarà il futuro della street art, anche in relazione alle imprese? Quali recenti novità ti hanno colpito positivamente?
Beh, la street art è sicuramente la forma d’arte che caratterizza questo periodo storico. Sono sicuro che fra cento anni, quando si studierà o si parlerà della forma artistica del ventennio degli anni 2000, si parlerà di street art. Sicuramente nel futuro varierà, si modificherà e diventerà altro o sparirà, ogni cosa è mutevole, soprattutto l’arte ed è giusto che sia così, pertanto godiamocela finché c’è. Non vedo tanti progetti artistici innovativi in giro, ma quello che ancora resta uno dei progetti migliori, secondo me, è il MAAM.
Come ti vedi fra cinque anni?
Non sopporto quegli artisti che trovano la loro “comfort zone” in una determinata cifra stilistica e rimangono così per sempre. Conosco artisti che da quindici anni fanno la stessa cosa. Dov’è l’evoluzione? Proprio perché vedo l’arte come ricerca e come “anticipazione” di ciò che è da venire, non so dove sarò e cosa potrò fare tra cinque anni. Sicuramente qualcosa che mi dia stimoli creativi e passionali.
“Nessun grande artista vede mai le cose come veramente sono. Altrimenti non sarebbe più un artista” scriveva Oscar Wilde ne “La decadenza della menzogna”. Che ne pensi?
La penso proprio così! Ad esempio, una categoria di artisti che mal digerisco sono gli iperrealisti. Potevano avere un senso nel 1600 ma oggi, con la fotografia, il cinema e tutte le tecnologie a supporto, dipingere iperrealista diventa solo un virtuosismo privo di concetto. Oggi secondo me c’è bisogno che l’artista dia una visione, che interpreti le idee che vengono dalla sua anima “sensibile”, visto che la tendenza è quella di andare verso una società sempre più asettica.
I tuoi prossimi progetti…
Ho finito da poco il progetto di street art a Osnago e per il momento ho solo qualcosa in cantiere, ma nulla di confermato o definitivo; attendo sviluppi. Nel frattempo ho molti appuntamenti per la presentazione del fumetto “De core. Il marziano è vivo e lotta insieme a noi” edito dalle Edizioni Il Galeone. È un’antologia di otto fumetti inediti realizzati dal sottoscritto, Eltilf Pep, Croma (Claudia Romagnoli), Jump (Gianpiero Giorgio), Nigra Pica ( Nicola Graziano Pica), Marco Bevivino, Aladin Hussain Al Baraduni, Marta Bianchi, Andromalis, Enrico Astolfi, Er Pinto e Yest. È una favola sulla diversità, la rivisitazione in chiave moderna di “Un marziano a Roma” di Ennio Flaiano.
maurosgarbi.com
FB: Mauro Sgarbi
Instagram: sgarbimauro
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Mauro Sgarbi, ogni cosa è mutevole. Anche nell’Arte
Tempo stimato per la lettura: 17 minuti
- Mauro Sgarbi, nato in Malaysia da genitori italo-francesi, è oggi uno street artist italiano con all’attivo numerose collaborazioni. Si definisce un “visionario” e considera l’arte come ricerca e “anticipazione” di ciò che deve ancora venire. Ha esposto in luoghi come il MAAM – Museo dell’altro e dell’altrove Metropoliz (Rome), o “La Pigna Gallery”, di Città del Vaticano. Conosciamolo meglio in questa intervista.
Quando è nata la tua passione per il disegno e l’illustrazione?
Mio padre da giovane dipingeva avendo fatto l’Accademia d’Arte e sono praticamente nato in mezzo all’odore di trementina, tubetti di colore e matite. Adoravo farmi fare i disegni da lui e quando vedevo la sua mano tirare fuori dal nulla disegni di qualsiasi genere, rimanevo affascinato, sembrava qualcosa di magico che anch’io dovevo riuscire a fare.
Come sei diventato uno street artist?
Nel 2014 volevo dare il mio contributo come artista al MAAM (Museo dell’Altro e dell’Altrove – Metropoliz) che ancora non era quello che è oggi. Ho conosciuto Giorgio De Finis per capire in che modo poter dare il mio contributo, pensavo di donare un quadro o al massimo di fare qualcosa di simile. Invece lui mi porta davanti ad un muro gigantesco e mi chiede: “Te la senti di dipingere questo muro?” Ho strabuzzato gli occhi e, senza pensarci un attimo, ho detto “sì”.
Che tipo di messaggio vuoi comunicare?
Abbraccio diverse forme d’arte oltre che tecniche, ma maggiormente mi riconosco nel surrealismo e/o nei messaggi onirici. Mi piace utilizzare metafore attraverso le immagini che comunichino tematiche prevalentemente sociali. La street art è una forma di comunicazione, un linguaggio diretto e che, attraverso la sua sintesi, riesce ad arrivare lì dove gli altri media non arrivano.
Cosa significa, secondo te, essere un creativo?
Essere un creativo secondo me è fare ricerca, sia in termini di tecnica sia soprattutto in termini di concetto. Un creativo è colui che riesce a far arrivare un messaggio nel modo più semplice e bello e far sì che questo messaggio sia rivolto al futuro o a ciò che deve venire.
La tua definizione di muro…
Il muro è una superficie che può essere in area pubblica o privata sulla quale esprimere la mia idea.
Un luogo – o una situazione – che di recente ti ha stupito…
Ho da poco realizzato un muro a Osnago in Brianza, insieme a Maupal per il Festival “La Voce del Corpo” e per l’occasione siamo stati ospitati in un albergo a conduzione familiare. Sarà stato per il fatto che eravamo degli artisti, e spesso sembra che con noi ci sia un livello di comunicazione privo di filtri, ma siamo subito entrati in grande sintonia!
Il talento in tre aggettivi…
Passionale, ricercato, dedito.
Cosa fai nel tuo tempo libero?
Amo leggere fumetti (li realizzo anche), guardare film fantastici e ascoltare musica Rock e Metal.
Cosa ne pensi dei social network, in relazione al loro potere di diffusione dei progetti artistici?
I social network sono uno strumento, molto potente, perchè in grado di raggiungere un numero di persone che prima era impensabile raggiungere. Usati male possono fare danni enormi ma usati bene, nel caso di chi è artista come me per esempio, possono aiutare a far conoscere e a promuovere il lavoro, perfino in angoli di mondo molto remoti.
Come nascono i soggetti che rappresenti?
Penso a ciò che voglio raccontare e lascio che sia la parte destra del cervello a fare il resto. Bisogna solo capire come fare a “sguinsagliarla”!
I tuoi Maestri nell’Arte…
Sono diversi i miei punti di riferimento, comunque traggo moltissimo ispirazione da Van Gogh, Dalì, Kandinsky, Monet, Pazienza, Moebius, Jodorowsky e via dicendo.
Come credi sarà il futuro della street art, anche in relazione alle imprese? Quali recenti novità ti hanno colpito positivamente?
Beh, la street art è sicuramente la forma d’arte che caratterizza questo periodo storico. Sono sicuro che fra cento anni, quando si studierà o si parlerà della forma artistica del ventennio degli anni 2000, si parlerà di street art. Sicuramente nel futuro varierà, si modificherà e diventerà altro o sparirà, ogni cosa è mutevole, soprattutto l’arte ed è giusto che sia così, pertanto godiamocela finché c’è. Non vedo tanti progetti artistici innovativi in giro, ma quello che ancora resta uno dei progetti migliori, secondo me, è il MAAM.
Come ti vedi fra cinque anni?
Non sopporto quegli artisti che trovano la loro “comfort zone” in una determinata cifra stilistica e rimangono così per sempre. Conosco artisti che da quindici anni fanno la stessa cosa. Dov’è l’evoluzione? Proprio perché vedo l’arte come ricerca e come “anticipazione” di ciò che è da venire, non so dove sarò e cosa potrò fare tra cinque anni. Sicuramente qualcosa che mi dia stimoli creativi e passionali.
“Nessun grande artista vede mai le cose come veramente sono. Altrimenti non sarebbe più un artista” scriveva Oscar Wilde ne “La decadenza della menzogna”. Che ne pensi?
La penso proprio così! Ad esempio, una categoria di artisti che mal digerisco sono gli iperrealisti. Potevano avere un senso nel 1600 ma oggi, con la fotografia, il cinema e tutte le tecnologie a supporto, dipingere iperrealista diventa solo un virtuosismo privo di concetto. Oggi secondo me c’è bisogno che l’artista dia una visione, che interpreti le idee che vengono dalla sua anima “sensibile”, visto che la tendenza è quella di andare verso una società sempre più asettica.
I tuoi prossimi progetti…
Ho finito da poco il progetto di street art a Osnago e per il momento ho solo qualcosa in cantiere, ma nulla di confermato o definitivo; attendo sviluppi. Nel frattempo ho molti appuntamenti per la presentazione del fumetto “De core. Il marziano è vivo e lotta insieme a noi” edito dalle Edizioni Il Galeone. È un’antologia di otto fumetti inediti realizzati dal sottoscritto, Eltilf Pep, Croma (Claudia Romagnoli), Jump (Gianpiero Giorgio), Nigra Pica ( Nicola Graziano Pica), Marco Bevivino, Aladin Hussain Al Baraduni, Marta Bianchi, Andromalis, Enrico Astolfi, Er Pinto e Yest. È una favola sulla diversità, la rivisitazione in chiave moderna di “Un marziano a Roma” di Ennio Flaiano.
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