Intervista a Tommaso Pitta, vincitore della sezione ‘Cinema’ nella Biennale MArtelive
Tempo stimato per la lettura: 1,8 minuti
Vincitore della sezione Cinema nella ultima edizione della Biennale MArtelive, Tommaso Pitta si racconta al ViviCreativo
Quando hai cominciato la tua carriera artistica? Qual è stata “l’urgenza” che ti ha mosso?
Ho fatto le mie prime esperienze di regia durante gli anni di studio alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi, subito dopo il liceo, quando ho scritto e diretto i miei primi spettacoli teatrali. Non saprei dire quale sia stata l’urgenza che mi ha mosso, ma ho sempre voluto fare il regista. Credo che alla base ci sia (come per chiunque decida di intraprendere una disciplina artistica), un’attitudine a “sentire le cose” in modo particolarmente accorato, e l’intuizione che la narrazione per immagini fosse il modo più adatto a esprimere la mia sensibilità.
Cosa significa per te la parola “creatività”?
Creatività è proprio la capacità di ognuno di noi esprimersi attraverso il fare. Personalmente, essere creativo (quando ci riesco e ne ho la possibilità) è la cosa che mi rende più felice.
Attraverso i tuoi lavori, quale messaggio vorresti arrivasse?
Quando scelgo di raccontare una storia mi interessa soprattutto che il pubblico provi le stesse emozioni che ho provato nel leggerla o ascoltarla la prima volta. Poi ogni storia è un caso a sé. I personaggi sono ciò che mi sta più a cuore. Cerco di raccontare le loro storie “soggettivamente”, così che il pubblico possa entrare nella loro mente e vedere il mondo attraverso i loro occhi – oltre a vedere il mondo dentro di loro.
Come è stata l’esperienza alla Biennale MArteLive?
Purtroppo non ho potuto partecipare di persona. Ma sono felice che il mio cortometraggio sia stato selezionato e sia stato premiato.
Qualche anticipazione sui tuoi prossimi progetti…
Sto scrivendo due lungometraggi molto diversi tra loro: un adattamento del romanzo “Little Boy Blue” di Edward Bunker, e una commedia originale intitolata “Jazz Suite For A Dysfunctional Family”.
Facebook: Tommaso Pitta
Twitter: Tommaso Pitta
Website: Tommaso Pitta
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Intervista a Tommaso Pitta, vincitore della sezione ‘Cinema’ nella Biennale MArtelive
Tempo stimato per la lettura: 5 minuti
Vincitore della sezione Cinema nella ultima edizione della Biennale MArtelive, Tommaso Pitta si racconta al ViviCreativo
Quando hai cominciato la tua carriera artistica? Qual è stata “l’urgenza” che ti ha mosso?
Ho fatto le mie prime esperienze di regia durante gli anni di studio alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi, subito dopo il liceo, quando ho scritto e diretto i miei primi spettacoli teatrali. Non saprei dire quale sia stata l’urgenza che mi ha mosso, ma ho sempre voluto fare il regista. Credo che alla base ci sia (come per chiunque decida di intraprendere una disciplina artistica), un’attitudine a “sentire le cose” in modo particolarmente accorato, e l’intuizione che la narrazione per immagini fosse il modo più adatto a esprimere la mia sensibilità.
Cosa significa per te la parola “creatività”?
Creatività è proprio la capacità di ognuno di noi esprimersi attraverso il fare. Personalmente, essere creativo (quando ci riesco e ne ho la possibilità) è la cosa che mi rende più felice.
Attraverso i tuoi lavori, quale messaggio vorresti arrivasse?
Quando scelgo di raccontare una storia mi interessa soprattutto che il pubblico provi le stesse emozioni che ho provato nel leggerla o ascoltarla la prima volta. Poi ogni storia è un caso a sé. I personaggi sono ciò che mi sta più a cuore. Cerco di raccontare le loro storie “soggettivamente”, così che il pubblico possa entrare nella loro mente e vedere il mondo attraverso i loro occhi – oltre a vedere il mondo dentro di loro.
Come è stata l’esperienza alla Biennale MArteLive?
Purtroppo non ho potuto partecipare di persona. Ma sono felice che il mio cortometraggio sia stato selezionato e sia stato premiato.
Qualche anticipazione sui tuoi prossimi progetti…
Sto scrivendo due lungometraggi molto diversi tra loro: un adattamento del romanzo “Little Boy Blue” di Edward Bunker, e una commedia originale intitolata “Jazz Suite For A Dysfunctional Family”.
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