Le migliori 10 graphic novel di tutti i tempi
Tempo stimato per la lettura: 5,2 minuti
Top 10 by Lev Grossman
Tra le mille domande esistenziali che un nerd si è posto almeno una volta nella vita, ce n’è una che probabilmente le supera tutte, anche quella sul perché è ancora single ovvero:
“Quali sono le 10 migliori graphic novel di sempre?”
Se siete tra quelli che odiano “La scelta di Sophie”, perché i figli so piezz e core, affidatevi alla personalissima top ten dello scrittore e giornalista Lev Grossman di qualche anno fa.
1
Al primo posto troviamo Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons del 1986. Secondo Grossman “the greatest superhero comic ever written-slash-drawn“. Scritto in un periodo cupo della storia americana e mondiale, Watchmen ha rivoluzionato l’intero genere dei superhero comic con personaggi al limite della nevrosi e senza alcun reale superpotere. Un capolavoro diventato anche un film nel 2009 con la regia di Zack Snyder e una scena d’apertura memorabile, grazie anche a “The Times They Are A Changin’“ di Bob Dylan.
2
Sandman di Neil Gaiman del 1989, con i suoi 75 albi, guadagna il secondo posto. La storia di Morpheus, uno dei 7 Eterni (Destino, Morte, Distruzione, Desiderio, Disperazione e Delirio), rapito da un gruppo occulto, è il risultato di racconti mitologici e orrorifici e di molte teorie filosofiche. Tutte le copertine furono realizzate da un unico disegnatore, Dave McKean, che scelse di combinare differenti linguaggi visuali tra fotografia, pittura, arte digitale e collage, dando vita a cover originali e assolutamente inusuali per un fumetto.
3
Al terzo posto l’elegante dramma di Chris Ware Jimmy Corrigan, the Smartest Kid on Earth del 2000 su un trentenne solitario che immagina di essere il ragazzo più intelligente sulla terra e di vivere straordinarie avventure. La realtà è invece ben diversa e assai desolante. La graphic novel di Ware ha uno stile minimalista e le strisce sembrano richiamare i pannelli e le griglie di Mondrian. Secondo Grossman ogni pagina di Jimmy Corrigan è una “master class in minimalist graphic design”.
4
Solo il quarto posto per il premio Pulitzer Maus di Art Spiegelman del 1986. Fu allora, nel 1992, quando gli fu assegnato lo Special Award che il mondo capì che i fumetti non erano solo roba da ragazzini, ma potevano essere un mezzo straordinario per raccontare in modi inediti storie terribilmente familiari come l’Olocausto. Ispirato alla storia del padre, sopravvissuto al genocidio, Spiegelman rappresenta i personaggi della sua storia come animali: i gatti sono i nazisti, i topi, gli ebrei, i cani sono americani, consegnandoci una metafora visiva straordinaria dell’esperienza ebraica e, in generale, di quella umana.
5
Tra i primi 5 troviamo anche Le avventure di Tintin del belga Hergè, la cui prima apparizione risale al 1929. Tintin è un giovane reporter sempre in giro per il mondo, accompagnato dall’inseparabile cane Milù e pronto ad affrontare ogni genere di pericolo, di solito rappresentato da spie, falsari, trafficanti di droga. Lo stile di Hergè è un mix di cartoonishness e di fotografia iperrealista, il tutto saturato all’eccesso. Nel 2011 Steven Spielberg e Peter Jackson ne fanno un film, realizzato totalmente in motion capture.
6
Al sesto posto Grossman mette Miracleman: The Golden Age di Neil Gaiman e Mark Buckingham. Dietro questo fumetto c’è il genio dello sceneggiatore Alan Moore che vi lavorò all’inizio degli anni Ottanta, prima di dar vita agli eroi in pensione di Watchmen. Balzato alle cronache più per i problemi legali che per l’originalità della sua trama e la caratterizzazione del protagonista principale, che perde la memoria e con essa la propria identità. In Miracleman si definiscono già le specifiche di una nuova figura del super eroe, più umano e, per questo, assai più credibile.
7
Al settimo posto c’è Fun Home di Alison Bechdel del 2006. Storia autobiografica e romanzo di formazione, Alison ci racconta del suo complesso rapporto con il padre, della sua omosessualità, del ruolo di autori come Oscar Wilde, Marcel Proust o James Joyce nel processo di coscienza di se stessa e degli altri. La graphic memoir è stata oggetto di numerose pubblicazioni accademiche nel settore dei Cultural Studies, soprattutto per la sua struttura narrativa, non lineare, ma quasi labirintica “going over the same material, but starting from the outside and spiraling in to the center of the story.”
8
Ottavo posto per Ghost World di Daniel Clowes del 1993, storia di due adolescenti, Enid e Rebecca, di una piccola provincia americana, sarcastiche e ironiche nei confronti di tutto ciò che le circonda. Pura emozione, secondo Grossman che la definisce come “a battering ram that crushes the reader’s heart“. Nel 2001 divenne anche un film con una giovanissima Scarlett Johansson.
9
The Dark Knight Returns di Frank Miller del 1986 si aggiudica il nono posto. Uno dei reboot più potenti di tutti i tempi. Batman, dopo la morte di Robin, vive nell’oblio, mentre Gotham sprofonda nel crimine dei nemici di un tempo. Una fotografia nerissima di uno dei personaggi comic più amati. Da questa graphic novel ha preso spunto la trilogia di Christopher Nolan con Christian Bale.
10
Ultimo posto per The Greatest of Marlys di Lynda Barry del 2002, “probably the greatest novel ever written, in any medium, from a child’s point of view”. Marlys Mullen è una bimba di otto anni, un entusiasmo indomabile nonostante la vita e una famiglia disfunzionale. Canti, giochi, esperimenti e teorie. Un romanzo in bianco e nero commovente e insieme comico fino alle lacrime.
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Le migliori 10 graphic novel di tutti i tempi
Tempo stimato per la lettura: 15 minuti
Top 10 by Lev Grossman
Tra le mille domande esistenziali che un nerd si è posto almeno una volta nella vita, ce n’è una che probabilmente le supera tutte, anche quella sul perché è ancora single ovvero:
“Quali sono le 10 migliori graphic novel di sempre?”
Se siete tra quelli che odiano “La scelta di Sophie”, perché i figli so piezz e core, affidatevi alla personalissima top ten dello scrittore e giornalista Lev Grossman di qualche anno fa.
1
Al primo posto troviamo Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons del 1986. Secondo Grossman “the greatest superhero comic ever written-slash-drawn“. Scritto in un periodo cupo della storia americana e mondiale, Watchmen ha rivoluzionato l’intero genere dei superhero comic con personaggi al limite della nevrosi e senza alcun reale superpotere. Un capolavoro diventato anche un film nel 2009 con la regia di Zack Snyder e una scena d’apertura memorabile, grazie anche a “The Times They Are A Changin’“ di Bob Dylan.
2
Sandman di Neil Gaiman del 1989, con i suoi 75 albi, guadagna il secondo posto. La storia di Morpheus, uno dei 7 Eterni (Destino, Morte, Distruzione, Desiderio, Disperazione e Delirio), rapito da un gruppo occulto, è il risultato di racconti mitologici e orrorifici e di molte teorie filosofiche. Tutte le copertine furono realizzate da un unico disegnatore, Dave McKean, che scelse di combinare differenti linguaggi visuali tra fotografia, pittura, arte digitale e collage, dando vita a cover originali e assolutamente inusuali per un fumetto.
3
Al terzo posto l’elegante dramma di Chris Ware Jimmy Corrigan, the Smartest Kid on Earth del 2000 su un trentenne solitario che immagina di essere il ragazzo più intelligente sulla terra e di vivere straordinarie avventure. La realtà è invece ben diversa e assai desolante. La graphic novel di Ware ha uno stile minimalista e le strisce sembrano richiamare i pannelli e le griglie di Mondrian. Secondo Grossman ogni pagina di Jimmy Corrigan è una “master class in minimalist graphic design”.
4
Solo il quarto posto per il premio Pulitzer Maus di Art Spiegelman del 1986. Fu allora, nel 1992, quando gli fu assegnato lo Special Award che il mondo capì che i fumetti non erano solo roba da ragazzini, ma potevano essere un mezzo straordinario per raccontare in modi inediti storie terribilmente familiari come l’Olocausto. Ispirato alla storia del padre, sopravvissuto al genocidio, Spiegelman rappresenta i personaggi della sua storia come animali: i gatti sono i nazisti, i topi, gli ebrei, i cani sono americani, consegnandoci una metafora visiva straordinaria dell’esperienza ebraica e, in generale, di quella umana.
5
Tra i primi 5 troviamo anche Le avventure di Tintin del belga Hergè, la cui prima apparizione risale al 1929. Tintin è un giovane reporter sempre in giro per il mondo, accompagnato dall’inseparabile cane Milù e pronto ad affrontare ogni genere di pericolo, di solito rappresentato da spie, falsari, trafficanti di droga. Lo stile di Hergè è un mix di cartoonishness e di fotografia iperrealista, il tutto saturato all’eccesso. Nel 2011 Steven Spielberg e Peter Jackson ne fanno un film, realizzato totalmente in motion capture.
6
Al sesto posto Grossman mette Miracleman: The Golden Age di Neil Gaiman e Mark Buckingham. Dietro questo fumetto c’è il genio dello sceneggiatore Alan Moore che vi lavorò all’inizio degli anni Ottanta, prima di dar vita agli eroi in pensione di Watchmen. Balzato alle cronache più per i problemi legali che per l’originalità della sua trama e la caratterizzazione del protagonista principale, che perde la memoria e con essa la propria identità. In Miracleman si definiscono già le specifiche di una nuova figura del super eroe, più umano e, per questo, assai più credibile.
7
Al settimo posto c’è Fun Home di Alison Bechdel del 2006. Storia autobiografica e romanzo di formazione, Alison ci racconta del suo complesso rapporto con il padre, della sua omosessualità, del ruolo di autori come Oscar Wilde, Marcel Proust o James Joyce nel processo di coscienza di se stessa e degli altri. La graphic memoir è stata oggetto di numerose pubblicazioni accademiche nel settore dei Cultural Studies, soprattutto per la sua struttura narrativa, non lineare, ma quasi labirintica “going over the same material, but starting from the outside and spiraling in to the center of the story.”
8
Ottavo posto per Ghost World di Daniel Clowes del 1993, storia di due adolescenti, Enid e Rebecca, di una piccola provincia americana, sarcastiche e ironiche nei confronti di tutto ciò che le circonda. Pura emozione, secondo Grossman che la definisce come “a battering ram that crushes the reader’s heart“. Nel 2001 divenne anche un film con una giovanissima Scarlett Johansson.
9
The Dark Knight Returns di Frank Miller del 1986 si aggiudica il nono posto. Uno dei reboot più potenti di tutti i tempi. Batman, dopo la morte di Robin, vive nell’oblio, mentre Gotham sprofonda nel crimine dei nemici di un tempo. Una fotografia nerissima di uno dei personaggi comic più amati. Da questa graphic novel ha preso spunto la trilogia di Christopher Nolan con Christian Bale.
10
Ultimo posto per The Greatest of Marlys di Lynda Barry del 2002, “probably the greatest novel ever written, in any medium, from a child’s point of view”. Marlys Mullen è una bimba di otto anni, un entusiasmo indomabile nonostante la vita e una famiglia disfunzionale. Canti, giochi, esperimenti e teorie. Un romanzo in bianco e nero commovente e insieme comico fino alle lacrime.
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