Ripartire dalla bellezza nel borgo di Somma Vesuviana, l’Alma Memoria dello street artist Francisco Bosoletti

About the Author: Alessia

Published On: 24 Luglio 2019

Tempo stimato per la lettura: 19,7 minuti

L’artista argentino Francisco Bosoletti, street artist internazionale, si è “integrato” in una comunità, quella del borgo antico di Somma Vesuviana, per dar vita ad una creazione che dà al rione la “forza” di ripartire dall’arte, dalla cultura, dalla bellezza. La sua Alma Memoria è stata voluta dai giovani del collettivo Tramandars, ideato da Gaetano (Tani) Russo.
Lo abbiamo intervistato.

Ci puoi raccontare come e perché è nata l’idea di realizzare un murales all’interno della vostra comunità?
Tutto è incominciato tra gli archivi della biblioteca di mio padre.
Non un Biblio-filo ma più correttamente un Biblio-folle!
Una vita a documentare la storia della città di Somma alle falde del Vesuvio, una delle più rilevanti dal punto di vista storico-artistico del regno di Napoli.
Ero intento a studiare la Chiesa Collegiata in vista della Festa delle Lucerne e mi sono imbattuto per caso in una foto in bianco e nero che raffigurava una Madonna Immacolata con S. Nicola in basso alla sua sinistra.
Sono sempre stato molto attento alle opere d’arte ed ai monumenti della mia città, ma di questo meraviglioso quadro nella mia memoria non c’era proprio traccia.
Ho chiesto subito informazioni a mio padre e mi ha raccontato che quella era l’unica testimonianza rimasta di una tela dipinta alla fine del XVIII secolo, attribuita, poi, alla scuola del napoletano Solimena, poiché nel 1975 l’opera venne trafugata dalla cappella e sottratta dalla storia e dalla vita dell’intera comunità.
Non sono riuscito assolutamente a spiegarmi l’esistenza di persone che possano privare altre di quella radiosa sensazione che si prova davanti ad una grande opera d’arte.
Io sono sempre convinto che la memoria di una persona come quella di un popolo, non muore mai, poiché è un circuito sinaptico più forte di qualsiasi interferenza esterna.
In un batter d’occhio nella mia mente sono passato dalla indignazione all’azione, un po’ per scherzo, un po’ per sogno.
Così ritrovare l’immagine e pensare di riportarla a casa sua è stato quasi un tutt’uno.
All’inizio avevo pensato di far riprodurre semplicemente il quadro e riposizionarlo nella cappella barocca della famiglia Viola nella quale era ubicato originariamente, ma poi ho realizzato di voler trasmettere anzi tramandare (preferisco utilizzare questo gioco di parole poiché faccio parte di un collettivo chiamato Tramandars), trasmettere arte e cultura nei luoghi storici di Somma, un messaggio molto più forte di quello che potesse dare la semplice riproduzione del quadro.
Ero e sono ancora convinto che si dovesse fare qualcosa che potesse permettere a chiunque – credente o no –  di poter assistere alla bellezza dell’arte e alle implicazioni e riflessioni che essa può suscitare, anche semplicemente passeggiando per la propria città e non passando obbligatoriamente per un museo o per una chiesa.
Da lì l’intuizione di far diventare il quadro un murales.
Ho pensato di inviare una mail a Francisco Bosoletti, anche perché o un po’ per caso o per serendipità, mio cugino poco tempo prima mi aveva mostrato delle foto viste su Instagram di un murales dipinto con il solo utilizzo del bianco e del nero, raffigurante Iside, su una parete di un edificio dei quartieri spagnoli, e lì avevo iniziato a capire la sua grandezza e bravura.
Affascinato dalle sue opere e dalla sua estrema capacità di dipingere il bianco e nero, gli unici colori presenti nella foto del quadro, mi sono deciso e l’ho contattato.
Ho avuto un input in più a scrivergli, quando ho avuto l’impressione che il fato si stesse prendendo gioco di me, notando che se questo progetto fosse andato in porto, da Francesco (Solimena) saremmo passati a Francisco (Bosoletti), quasi come se ci fossimo trovati in un passaggio del testimone che avesse coinvolto non solo il pennello, ma anche il nome.
L’intento iniziale era ridare materialmente alla comunità qualcosa di cui era stata privata, riqualificare una parte del centro storico e ricordare qualcosa che non c’era più.
Non volevo che si perdesse il ricordo di questo quadro nella mia città anche perché quando verrà ritrovato, questo murales ricorderà il suo vero posto.

Che obiettivi si poneva questo progetto?
Il progetto intendeva e intende nutrire, tenendo vivo il ricordo, la speranza di riuscire a ritrovare quell’opera scomparsa, attraverso la realizzazione di una sua rivisitazione iconografica su una parete di una casa a pochi metri dalla chiesa: come edicola votiva ma anche come foto segnaletica per riuscire a restituire quel capolavoro della storia dell’arte alla cappella per cui è stato creato, alle preghiere dei fedeli devoti e agli occhi innamorati e fieri di una comunità unita.
Il progetto è stato poi ideato da Francisco che ha voluto rivisitare il quadro e intitolare l’intero progetto “Alma Memoria”.
Nel testo di presentazione dell’opera, preparato da Francisco, c’è scritto “che numerosi sono gli appellativi con cui chi prega si rivolge alla Madonna: Mater Creatoris,Speculum Justitiae,Lignum Vitae, Rosa Mystica, Turris eburnea, Ianua Coeli, Stella maris, Lilium inter spinas”.
Queste liriche immagini di una femminilità primigenia ed intensa sono evocate, nella tela a cui si ispira l’opera Alma Memoria di Francisco Bosoletti, da alcuni angeli reggisimboli che circondano la Vergine Maria in gloria.
Bosoletti ha ricostruito con accuratezza la memoria su un muro dell’antico borgo di Casamale.

Perché il nome Alma Memoria?
Perché Alma è l’epiteto universale della divina madre, Colei che nutre il corpo dei suoi figli con il latte e il loro spirito con il suo amore.
È anche, in tutto il mondo, la nutrice degli studi, cui i giovani affidano con passione e fiducia i loro impegni.
È anima, soffio vitale e immateriale principio che dà la vita.
In questo caso diventa così anche attributo della Memoria, che fa rivivere e alimenta le speranze di un’intera comunità, la Madonna che torna a prendersi cura dei suoi figli grazie all’impegno di giovani e amorevoli studiosi.
La memoria è anima del legame tra il passato e il presente, e in questo restituisce alla luce un dipinto che è nel cuore di tutti e si inserisce nella antichissima storia di Somma Vesuviana.
Mnemosyne, la dea greca della Memoria, figlia della Terra e del Cielo stellato, è anche Colei che ha generato le Muse, celebrate nelle installazioni luminose che attorniano la cappella che Bosoletti ha letteralmente costruito intorno al dipinto durante la serata della presentazione del murales alla popolazione del 26 Luglio 2018, un anno fa.
Scopriamo così che quelle immagini con cui i credenti si figurano la Regina degli Angeli sono le medesime che adornano le Muse.
Quei simboli riacquistano così la loro originaria potenza e la Memoria diventa davvero “alma”, anima, soffio vitale e immateriale principio che dà la vita, al di là del tempo e dello spazio.
La grandezza del progetto è dovuta alla capacità simbolica di Francisco che ha creato un filo diretto tra le divinità pagane, la madonna e la comunità di oggi.
Esistono infiniti messaggi che possono essere recepiti da questa opera.
Gli Angeli ad esempio sono custodi della Vergine, ma si riferiscono anche alla cura del lavoro rubato.
La doppia croce presente è in riferimento a San Nicola.
Inoltre come negli altri lavori di Francisco , si è lavorato con parti negative e positive dell’immagine. Un concetto correlato a ciò che è successo all’opera originale e al significato che l’artista ha voluto dare al progetto.
La cromia del bianco e del nero è l’ideale concretizzazione materiale ed artistica dello scopo di questa iniziativa ovvero far si che le persone del posto ricordino che questo dipinto appartiene a Somma, anche se non è più lì.
Lavorare in modalità negativa è stato concettualmente perfetto per questo, perché genera un’immagine che è presente ma non superficialmente, nella profondità degli occhi come in quella dei nostri cuori, della nostra anima e della memoria nostra e di quella dei nostri antenati.

Infatti avete creato un collettivo per questo scopo. Che significato ha per voi? Come i cittadini hanno accolto tutto questo?
Sono molto legato al luogo dove sono nato e per me resta sempre il centro del mondo, considerando la continua influenza di mio padre, che è capace di collegare Somma a qualsiasi personaggio della storia del mondo dal più noto Imperatore Augusto a Cristoforo Colombo passando per Napoleone Bonaparte, Picasso e Gianni Agnelli, ma sono anche consapevole dei suoi limiti!
Tramandars – trasmettere arte e cultura nei luoghi storici di Somma” nasce a Settembre del 2017, in occasione dell’organizzazione dell’ “evento-incontro” dedicato allo scultore Jago  tenutosi nel chiostro della storica chiesa di S.Maria del Pozzo.
Prese vita dal genio e dall’intuizione del compianto amico ed artista Gaetano di Maiolo, convinto che avremmo potuto creare qualcosa di più durevole e prolifico nel tempo, di un singolo evento, e così è stato…
Tutto ciò è stato supportato da Massimo Petrone per autodefinizione “oste” ma più correttamente proprietario di una versione moderna di un “caffè letterario”, dai fratelli Vernillo amanti dell’arte e di qualsiasi iniziativa culturalmente attiva e dal “O’ Vascio”, un collettivo di artisti locali.
Per me ha un grandissimo significato questo collettivo, che incarna una vera e propria missione.
Sono sempre stato convinto che la mia professione (quella di medico) potesse darmi una risposta dal punto di vista escatologico, mentre questa mia passione, ovvero quella dell’arte e della storia, potesse aiutarmi nella ricerca della felicità che non sempre coincide con quella del senso della vita come nella eudemonia.
Devo dire che da quando questa mia passione è diventata non solo concettuale ma anche reale inizio a confondere queste nette separazioni di cui prima ho parlato.
I cittadini hanno accolto questo progetto con molto interesse, siamo stati aiutati in questo, nella comunicazione del progetto, senza dimenticare la parte burocratica, dall’inizio alla fine, dall’Arci con il suo presidente Gerardo Iovino, e molte altre associazioni del posto come Botteghe al Centro, Amici del Casamale e così via.
Inoltre senza l’amministrazione comunale, con il sindaco Salvatore di Sarno, probabilmente non saremmo riusciti in questa impresa.
Senza l’entusiasmo per la realizzazione di questa vera e propria opera monumentale non si sarebbe mai creata quella sinergia tra associazioni, amministrazione comunale e comunità che è la seconda cosa più bella che abbiamo creato grazie a questo progetto.
Sicuramente la possibilità di fare qualcosa di nuovo ma che ricordasse il passato, ci ha aiutato.
Inoltre il progetto Alma Memoria è un progetto che nasce proprio con lo scopo di ridonare alla comunità qualcosa di cui era sta privata, quindi è finalizzata solo ed esclusivamente ad essa.
Sarebbe stato quindi controproducente e senza senso fare qualcosa se non avessimo avuto un feedback positivo da parte degli abitanti del posto.
Ognuno di loro, chi in grande e chi in minima parte è un pezzettino di quella parete che ora guarda orgogliosa via Michele Troianiello.
Paradossale constatare che lasciando stare il nostro piccolo gruppo di giovani (Benedetta, Gabriele, Ilaria, Nagwa, Lorenzo, Raffaele) maggiore entusiasmo è stato riscontrato proprio negli anziani del quartiere storico.

Che rapporto avete instaurato con Bosoletti?
Francisco è un artista che non ha paragoni ed è difficile descriverne i limiti.
Non solo ho difficoltà ad esprimere a parole o con termini prestabiliti la sua personalità geniale, in quanto sarebbe davvero limitativo definirlo, perché è un artista a 360° e non è facile etichettarlo e categorizzarlo in una tipologia artistica.
Oltre ad avvicinarci alla sua arte vi giuro che stare a contatto con un artista di calibro internazionale, passo dopo passo mentre realizza un murales di 7 metri x 4, giorno dopo giorno, non solo ci ha fatto ristabilire il concetto di misura e di cosa sia grande e cosa piccolo, ma ci ha insegnato col suo modo di pensare, di fare e di vivere, tanto altro, che sicuramente ci ha reso tutti più ricchi di sentimenti e d’emozioni e anche più consci della reale forza della volontà.
Emozioni, sentimenti e pensieri diversi si sono uniti per rendere il nostro luogo migliore di quello che è.
Ridonare a un popolo, una comunità qualcosa che ingiustamente le è stata sottratta, anche se in maniera alternativa, è stato qualcosa di speciale e di magico.
L’arte, la passione uniscono i cuori e le anime delle persone, di qualsiasi pensiero o estrazione sociale.
Tutto questo tramite lui.
Per me è un artista allo stato puro, dietro la sua grande tecnica, c’è molto di più, significati e insegnamenti inconsci e non, che dispensano arte e insegnamenti di vita, che racchiude in un certo senso una filosofia dell’arte e quindi della vita.
La filosofia non è parola, anzi è il completo opposto è pratica, perché la genesi del pensiero è strettamente correlata con quella dell’azione.
La sua grandezza almeno per noi che l’abbiamo vissuto sta anche nel livello umano, ci ha fatto capire la caducità delle cose, cosa significhi l’umiltà e a non perdere tempo nella fugacità delle critiche pretestuose.
Soprattutto abbiamo imparato che le cose spesso sono belle per quello che sono, proprio grazie alle proprie imperfezioni.
Ci ha insegnato a soffermarci di più su quei dettagli che magari potrebbero sembrare inutili o poco interessanti e quindi a superare quella limitazione determinata dalla velocità della società odierna che si estrinseca nell’età dell’impazienza dove novità coincide con caducità.
Ci ha reso sicuramente più consapevoli del fatto che non stiamo vivendo un bel periodo storico e che ormai i nostri occhi e la nostra anima sono abituati così tanto alla velocità e a cambiare interesse e punto di focalizzazione in poco tempo che stiamo perdendo la bellezza di quegli attimi in cui fermiamo, osserviamo e ragioniamo.
Non abbiamo più tempo per ragionare e dedichiamo sempre meno tempo alla riflessione introspettiva e di conseguenza all’esteriorità del pensiero.
Nello stesso tempo, in un modo tutto suo, ci ha insegnato a credere nella speranza.
Bosoletti, dietro il suo utilizzo dei simboli riprende quei concetti che si sono tramandati nei tempi nonostante il sovrapporsi di culture, lingue e religioni diverse, che in maniera sincretica rimangano insiti nel sangue e nella memoria di un popolo.
Dietro questa icona della Madonna come anche nelle sue altre opere, parlando con lui, ho capito che vi è sempre nascosto un messaggio rivolto al risveglio dello spirito umano cercando di contrastare questa epoca in cui la società sembra più smarrita che mai, piena di bassezza, senza morale e senza rispetto.
Abbiamo instaurato un buon rapporto, non solo noi del gruppo ma tutta la comunità locale.
Personalmente lo ritengo un amico, nel vero senso della parola, perché è una persona a me cara.
Mi ha dato tanto e ogni istante passato con lui può essere fonte di ispirazione e insegnamento, inoltre mi ha consentito di conoscere altre persone molto valide e impegnate nel sociale a Napoli, che sono altrettanto fonte di pensiero e ragionamento.
Ci sentiamo sporadicamente e cerchiamo di incontrarci quando passa, tra i suoi mille impegni e viaggi, nella città partenopea alla quale lui è molto legato.

Cosa significa per te valorizzare l’Arte all’interno della propria città? Quali sono i pro e i contro di iniziative di questo genere?
Valorizzare l’arte nella mia città è diventata una vera e propria missione.
Ero stanco di sentire i miei coetanei e ancor di più le persone più grandi lamentarsi della pochezza culturale e artistica della mia città, anche perché non erano a conoscenza dei suoi gloriosi fasti.
Una delle cose che più mi ha spinto ad iniziare questa avventura con i miei amici è stato riflettere sul fatto di quanto impegno economico e fisico fosse utilizzato per eventi e manifestazioni effimeri e che non lasciavano tracce sul territorio.
Da qui l’idea, anche dopo l’incontro organizzato con Jago, di creare qualcosa di tangibile e realmente visibile, una sorta di Neo-monumentalismo ( non la corrente architettonica, ma penso renda l’idea).
La nostra opera infatti non è stata qualcosa da ricollegare alla street art ma io parlerei più di public art.
Quella che volgiamo realizzare è arte pubblica e non arte da strada, che poi la strada sia per noi il museo che tutte le persone debbano vivere giorno dopo giorno, è solo una coincidenza.
Inoltre Alma memoria è dipinta nel centro storico di Somma, il Casamale e non nella prima periferia urbana di provincia. Spesso ci siamo domandati, nel collettivo, perché nei secoli scorsi, i nostri avi, anche in situazioni economiche molto disagevoli hanno organizzato e partecipato alla realizzazioni di grandi opere architettoniche e d’arte che sono parte di tutti noi e hanno reso la nostra città come il nostro paese tutto, migliore.
Ricordo sempre con piacere una storia che racconta mio padre, nel 1586 tutti i cittadini di Somma parteciparono ad una colletta per raccogliere l’enorme quantità di denaro da corrispondere al demanio reale per svincolarsi dalle sopraffazioni feudali.
Abbiamo perso quella voglia di metterci in discussione tutti insieme e di superare i nostri limiti, e di realizzare cose non immaginabili o semplicemente cose belle, forse l’ultima volta che è successo siamo andati sulla Luna.
Sono sempre affascinato dall’Umanesimo e da quel meraviglioso concetto dell’esaltazione della grandezza dell’uomo, per celebrare quella di Dio, tramite la realizzazione di monumenti.

Parliamo sempre del passato ma che impegno sta mettendo la società oggi nell’arte ?
Questa esperienza ma soprattutto l’aver conosciuto Francisco mi ha cambiato completamente.
Entrare nell’ottica di una sorta di Neo-Simbolismo Urbano, mi ha fatto appassionare ancora di più ai miti greci e credo fermamente che essi possano non insegnare ma educare ai sentimenti.
I sentimenti sono culturali e non li abbiamo per natura, essi si imparano, come facevano le tribù primitive che raccontavano i miti fino alle nostre nonne che ci raccontavano storie per far capire cosa è il bene e cosa il male.
I miti greci che erano una galleria di sentimenti e di passioni, dove ogni divinità rappresentava qualcosa come ad esempio Zeus il potere, Atena l’intelligenza, Afrodite la sensualità e così via.
Oggi non ricorriamo più ai miti però abbiamo la letteratura e l’arte.
Questi penso siano i luoghi dove puoi imparare cosa sia l’amore nelle sue declinazioni, la tragedia, la noia, la disperazione.
L’arte contemporanea penso si sia leggermente allontanata da tutto ciò, tende più all’emozione quindi al momento che al sentimento ovvero al futuro e a qualcosa di più durevole.
L’arte è diventata qualcosa di estremamente soggettiva e di individuale interpretazione.
Nessuno nega il fatto che le cose sono destinate in qualsiasi ambito solo a chi ha la sensibilità di percepirle, ma la grandezza delle opere dei progetti degli artisti sta anche in questo.
Nel modo di far arrivare le cose e a quanti esse arrivano.
La società in cui viviamo non educa, al massimo, quando raramente ci riesce istruisce.
Insegnare i sentimenti e suscitare una reazione, un pensiero questo è lo scopo di Tramandars che ritiene che il mondo sia un continuo loop di eventi che si susseguono in maniera ciclica, dai miti greci fino ai giorni nostri.
Un mito non è altro che un evento con una base storica ripetuto più volte ed elevato ad insegnamento per le generazioni future.
Continui avvenimenti si susseguono giorno dopo giorno e ognuno di essi potrebbe essere da spunto per educare gli altri.
Penso che ricollegare miti, religione ed eventi storici realmente accaduti nella nostra città possa essere il giusto modo per far capire che le situazioni e gli eventi negativi si ripetono e si ripeteranno sempre nei secoli, ma siamo noi ad avere il compito di far ricordare quelle poche volte in cui Davide è riuscito a sconfiggere Golia, dove il bene ha trionfato sul male.
Perché la speranza deve essere sempre più forte della rassegnazione di vivere in un mondo o una vita in cui le cose non cambieranno mai.
Da queste iniziative penso possa nascere una maggiore consapevolezza della bellezza del proprio posto, sicuramente parte di questi progetti sono finalizzati anche alla rivalorizzazione e riqualificazione del territorio.
Inoltre aiuta la trasmissione dei fatti storici e delle tradizioni.
Queste iniziative regalano, ancora, oltre alla bellezza e alla speranza di rendere la propria città migliore, anche quella meravigliosa inconscia sensazione, che si prova dinanzi a grandi opere d’arte, di pensare che tutto sia realizzabile, come i grandi monumenti anche i nostri sogni o i piccoli traguardi quotidiani, perché basta volerlo.
Paradossalmente di contro è che si possa diffondere l’uso di imitare queste iniziative con il rischio di
crearne altre, con un ovvio abbassamento del livello artistico filosofico e culturale, che risulterebbero estremamente deleterie e non utili per il proprio luogo.

Cosa farai domani – progetti per il futuro…
Abbiamo sicuramente intenzione di ristrutturare alcuni monumenti della città che versano in condizioni pietose ma in cantiere ci sono molto progetti. Da poco nel collettivo si sono aggiunti altri due miei amici Davide Battaglia e Luca Bellobuono che daranno nuova linfa al gruppo.
Insieme a loro stiamo sviluppando nuove idee, ma dopo aver avuto l’onore di lavorare con un nome così prestigioso come quello di Francscio Bosoletti che ha realizzato l’opera Alma Memoria nel quartiere Casamale, risulta oltremodo difficile partorire un’idea che sia della stessa portata e stessa valenza storico-artistico-filosofico-culturale.
Un punto a nostro favore è che siamo giovani, ed i miei genitori sostengono quotidianamente che il futuro è dei giovani e che la caparbietà che li caratterizza spesso risulta positiva.
Non so quanto ne possa parlare, siamo molto scaramantici noi vesuviani, ma posso dire che avrà come argomento centrale la figura femminile.
Nello specifico verterà su tre storie di tre donne diverse, collegate con Somma e con la mitologia greca attraverso il simbolismo.
Un altro invece racconterà allo stesso modo, tramite gli stessi mezzi, lo spirito di rivoluzione sociale dei giovani.

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Published On: 24 Luglio 2019

About the Author: Alessia

Tempo stimato per la lettura: 59 minuti

L’artista argentino Francisco Bosoletti, street artist internazionale, si è “integrato” in una comunità, quella del borgo antico di Somma Vesuviana, per dar vita ad una creazione che dà al rione la “forza” di ripartire dall’arte, dalla cultura, dalla bellezza. La sua Alma Memoria è stata voluta dai giovani del collettivo Tramandars, ideato da Gaetano (Tani) Russo.
Lo abbiamo intervistato.

Ci puoi raccontare come e perché è nata l’idea di realizzare un murales all’interno della vostra comunità?
Tutto è incominciato tra gli archivi della biblioteca di mio padre.
Non un Biblio-filo ma più correttamente un Biblio-folle!
Una vita a documentare la storia della città di Somma alle falde del Vesuvio, una delle più rilevanti dal punto di vista storico-artistico del regno di Napoli.
Ero intento a studiare la Chiesa Collegiata in vista della Festa delle Lucerne e mi sono imbattuto per caso in una foto in bianco e nero che raffigurava una Madonna Immacolata con S. Nicola in basso alla sua sinistra.
Sono sempre stato molto attento alle opere d’arte ed ai monumenti della mia città, ma di questo meraviglioso quadro nella mia memoria non c’era proprio traccia.
Ho chiesto subito informazioni a mio padre e mi ha raccontato che quella era l’unica testimonianza rimasta di una tela dipinta alla fine del XVIII secolo, attribuita, poi, alla scuola del napoletano Solimena, poiché nel 1975 l’opera venne trafugata dalla cappella e sottratta dalla storia e dalla vita dell’intera comunità.
Non sono riuscito assolutamente a spiegarmi l’esistenza di persone che possano privare altre di quella radiosa sensazione che si prova davanti ad una grande opera d’arte.
Io sono sempre convinto che la memoria di una persona come quella di un popolo, non muore mai, poiché è un circuito sinaptico più forte di qualsiasi interferenza esterna.
In un batter d’occhio nella mia mente sono passato dalla indignazione all’azione, un po’ per scherzo, un po’ per sogno.
Così ritrovare l’immagine e pensare di riportarla a casa sua è stato quasi un tutt’uno.
All’inizio avevo pensato di far riprodurre semplicemente il quadro e riposizionarlo nella cappella barocca della famiglia Viola nella quale era ubicato originariamente, ma poi ho realizzato di voler trasmettere anzi tramandare (preferisco utilizzare questo gioco di parole poiché faccio parte di un collettivo chiamato Tramandars), trasmettere arte e cultura nei luoghi storici di Somma, un messaggio molto più forte di quello che potesse dare la semplice riproduzione del quadro.
Ero e sono ancora convinto che si dovesse fare qualcosa che potesse permettere a chiunque – credente o no –  di poter assistere alla bellezza dell’arte e alle implicazioni e riflessioni che essa può suscitare, anche semplicemente passeggiando per la propria città e non passando obbligatoriamente per un museo o per una chiesa.
Da lì l’intuizione di far diventare il quadro un murales.
Ho pensato di inviare una mail a Francisco Bosoletti, anche perché o un po’ per caso o per serendipità, mio cugino poco tempo prima mi aveva mostrato delle foto viste su Instagram di un murales dipinto con il solo utilizzo del bianco e del nero, raffigurante Iside, su una parete di un edificio dei quartieri spagnoli, e lì avevo iniziato a capire la sua grandezza e bravura.
Affascinato dalle sue opere e dalla sua estrema capacità di dipingere il bianco e nero, gli unici colori presenti nella foto del quadro, mi sono deciso e l’ho contattato.
Ho avuto un input in più a scrivergli, quando ho avuto l’impressione che il fato si stesse prendendo gioco di me, notando che se questo progetto fosse andato in porto, da Francesco (Solimena) saremmo passati a Francisco (Bosoletti), quasi come se ci fossimo trovati in un passaggio del testimone che avesse coinvolto non solo il pennello, ma anche il nome.
L’intento iniziale era ridare materialmente alla comunità qualcosa di cui era stata privata, riqualificare una parte del centro storico e ricordare qualcosa che non c’era più.
Non volevo che si perdesse il ricordo di questo quadro nella mia città anche perché quando verrà ritrovato, questo murales ricorderà il suo vero posto.

Che obiettivi si poneva questo progetto?
Il progetto intendeva e intende nutrire, tenendo vivo il ricordo, la speranza di riuscire a ritrovare quell’opera scomparsa, attraverso la realizzazione di una sua rivisitazione iconografica su una parete di una casa a pochi metri dalla chiesa: come edicola votiva ma anche come foto segnaletica per riuscire a restituire quel capolavoro della storia dell’arte alla cappella per cui è stato creato, alle preghiere dei fedeli devoti e agli occhi innamorati e fieri di una comunità unita.
Il progetto è stato poi ideato da Francisco che ha voluto rivisitare il quadro e intitolare l’intero progetto “Alma Memoria”.
Nel testo di presentazione dell’opera, preparato da Francisco, c’è scritto “che numerosi sono gli appellativi con cui chi prega si rivolge alla Madonna: Mater Creatoris,Speculum Justitiae,Lignum Vitae, Rosa Mystica, Turris eburnea, Ianua Coeli, Stella maris, Lilium inter spinas”.
Queste liriche immagini di una femminilità primigenia ed intensa sono evocate, nella tela a cui si ispira l’opera Alma Memoria di Francisco Bosoletti, da alcuni angeli reggisimboli che circondano la Vergine Maria in gloria.
Bosoletti ha ricostruito con accuratezza la memoria su un muro dell’antico borgo di Casamale.

Perché il nome Alma Memoria?
Perché Alma è l’epiteto universale della divina madre, Colei che nutre il corpo dei suoi figli con il latte e il loro spirito con il suo amore.
È anche, in tutto il mondo, la nutrice degli studi, cui i giovani affidano con passione e fiducia i loro impegni.
È anima, soffio vitale e immateriale principio che dà la vita.
In questo caso diventa così anche attributo della Memoria, che fa rivivere e alimenta le speranze di un’intera comunità, la Madonna che torna a prendersi cura dei suoi figli grazie all’impegno di giovani e amorevoli studiosi.
La memoria è anima del legame tra il passato e il presente, e in questo restituisce alla luce un dipinto che è nel cuore di tutti e si inserisce nella antichissima storia di Somma Vesuviana.
Mnemosyne, la dea greca della Memoria, figlia della Terra e del Cielo stellato, è anche Colei che ha generato le Muse, celebrate nelle installazioni luminose che attorniano la cappella che Bosoletti ha letteralmente costruito intorno al dipinto durante la serata della presentazione del murales alla popolazione del 26 Luglio 2018, un anno fa.
Scopriamo così che quelle immagini con cui i credenti si figurano la Regina degli Angeli sono le medesime che adornano le Muse.
Quei simboli riacquistano così la loro originaria potenza e la Memoria diventa davvero “alma”, anima, soffio vitale e immateriale principio che dà la vita, al di là del tempo e dello spazio.
La grandezza del progetto è dovuta alla capacità simbolica di Francisco che ha creato un filo diretto tra le divinità pagane, la madonna e la comunità di oggi.
Esistono infiniti messaggi che possono essere recepiti da questa opera.
Gli Angeli ad esempio sono custodi della Vergine, ma si riferiscono anche alla cura del lavoro rubato.
La doppia croce presente è in riferimento a San Nicola.
Inoltre come negli altri lavori di Francisco , si è lavorato con parti negative e positive dell’immagine. Un concetto correlato a ciò che è successo all’opera originale e al significato che l’artista ha voluto dare al progetto.
La cromia del bianco e del nero è l’ideale concretizzazione materiale ed artistica dello scopo di questa iniziativa ovvero far si che le persone del posto ricordino che questo dipinto appartiene a Somma, anche se non è più lì.
Lavorare in modalità negativa è stato concettualmente perfetto per questo, perché genera un’immagine che è presente ma non superficialmente, nella profondità degli occhi come in quella dei nostri cuori, della nostra anima e della memoria nostra e di quella dei nostri antenati.

Infatti avete creato un collettivo per questo scopo. Che significato ha per voi? Come i cittadini hanno accolto tutto questo?
Sono molto legato al luogo dove sono nato e per me resta sempre il centro del mondo, considerando la continua influenza di mio padre, che è capace di collegare Somma a qualsiasi personaggio della storia del mondo dal più noto Imperatore Augusto a Cristoforo Colombo passando per Napoleone Bonaparte, Picasso e Gianni Agnelli, ma sono anche consapevole dei suoi limiti!
Tramandars – trasmettere arte e cultura nei luoghi storici di Somma” nasce a Settembre del 2017, in occasione dell’organizzazione dell’ “evento-incontro” dedicato allo scultore Jago  tenutosi nel chiostro della storica chiesa di S.Maria del Pozzo.
Prese vita dal genio e dall’intuizione del compianto amico ed artista Gaetano di Maiolo, convinto che avremmo potuto creare qualcosa di più durevole e prolifico nel tempo, di un singolo evento, e così è stato…
Tutto ciò è stato supportato da Massimo Petrone per autodefinizione “oste” ma più correttamente proprietario di una versione moderna di un “caffè letterario”, dai fratelli Vernillo amanti dell’arte e di qualsiasi iniziativa culturalmente attiva e dal “O’ Vascio”, un collettivo di artisti locali.
Per me ha un grandissimo significato questo collettivo, che incarna una vera e propria missione.
Sono sempre stato convinto che la mia professione (quella di medico) potesse darmi una risposta dal punto di vista escatologico, mentre questa mia passione, ovvero quella dell’arte e della storia, potesse aiutarmi nella ricerca della felicità che non sempre coincide con quella del senso della vita come nella eudemonia.
Devo dire che da quando questa mia passione è diventata non solo concettuale ma anche reale inizio a confondere queste nette separazioni di cui prima ho parlato.
I cittadini hanno accolto questo progetto con molto interesse, siamo stati aiutati in questo, nella comunicazione del progetto, senza dimenticare la parte burocratica, dall’inizio alla fine, dall’Arci con il suo presidente Gerardo Iovino, e molte altre associazioni del posto come Botteghe al Centro, Amici del Casamale e così via.
Inoltre senza l’amministrazione comunale, con il sindaco Salvatore di Sarno, probabilmente non saremmo riusciti in questa impresa.
Senza l’entusiasmo per la realizzazione di questa vera e propria opera monumentale non si sarebbe mai creata quella sinergia tra associazioni, amministrazione comunale e comunità che è la seconda cosa più bella che abbiamo creato grazie a questo progetto.
Sicuramente la possibilità di fare qualcosa di nuovo ma che ricordasse il passato, ci ha aiutato.
Inoltre il progetto Alma Memoria è un progetto che nasce proprio con lo scopo di ridonare alla comunità qualcosa di cui era sta privata, quindi è finalizzata solo ed esclusivamente ad essa.
Sarebbe stato quindi controproducente e senza senso fare qualcosa se non avessimo avuto un feedback positivo da parte degli abitanti del posto.
Ognuno di loro, chi in grande e chi in minima parte è un pezzettino di quella parete che ora guarda orgogliosa via Michele Troianiello.
Paradossale constatare che lasciando stare il nostro piccolo gruppo di giovani (Benedetta, Gabriele, Ilaria, Nagwa, Lorenzo, Raffaele) maggiore entusiasmo è stato riscontrato proprio negli anziani del quartiere storico.

Che rapporto avete instaurato con Bosoletti?
Francisco è un artista che non ha paragoni ed è difficile descriverne i limiti.
Non solo ho difficoltà ad esprimere a parole o con termini prestabiliti la sua personalità geniale, in quanto sarebbe davvero limitativo definirlo, perché è un artista a 360° e non è facile etichettarlo e categorizzarlo in una tipologia artistica.
Oltre ad avvicinarci alla sua arte vi giuro che stare a contatto con un artista di calibro internazionale, passo dopo passo mentre realizza un murales di 7 metri x 4, giorno dopo giorno, non solo ci ha fatto ristabilire il concetto di misura e di cosa sia grande e cosa piccolo, ma ci ha insegnato col suo modo di pensare, di fare e di vivere, tanto altro, che sicuramente ci ha reso tutti più ricchi di sentimenti e d’emozioni e anche più consci della reale forza della volontà.
Emozioni, sentimenti e pensieri diversi si sono uniti per rendere il nostro luogo migliore di quello che è.
Ridonare a un popolo, una comunità qualcosa che ingiustamente le è stata sottratta, anche se in maniera alternativa, è stato qualcosa di speciale e di magico.
L’arte, la passione uniscono i cuori e le anime delle persone, di qualsiasi pensiero o estrazione sociale.
Tutto questo tramite lui.
Per me è un artista allo stato puro, dietro la sua grande tecnica, c’è molto di più, significati e insegnamenti inconsci e non, che dispensano arte e insegnamenti di vita, che racchiude in un certo senso una filosofia dell’arte e quindi della vita.
La filosofia non è parola, anzi è il completo opposto è pratica, perché la genesi del pensiero è strettamente correlata con quella dell’azione.
La sua grandezza almeno per noi che l’abbiamo vissuto sta anche nel livello umano, ci ha fatto capire la caducità delle cose, cosa significhi l’umiltà e a non perdere tempo nella fugacità delle critiche pretestuose.
Soprattutto abbiamo imparato che le cose spesso sono belle per quello che sono, proprio grazie alle proprie imperfezioni.
Ci ha insegnato a soffermarci di più su quei dettagli che magari potrebbero sembrare inutili o poco interessanti e quindi a superare quella limitazione determinata dalla velocità della società odierna che si estrinseca nell’età dell’impazienza dove novità coincide con caducità.
Ci ha reso sicuramente più consapevoli del fatto che non stiamo vivendo un bel periodo storico e che ormai i nostri occhi e la nostra anima sono abituati così tanto alla velocità e a cambiare interesse e punto di focalizzazione in poco tempo che stiamo perdendo la bellezza di quegli attimi in cui fermiamo, osserviamo e ragioniamo.
Non abbiamo più tempo per ragionare e dedichiamo sempre meno tempo alla riflessione introspettiva e di conseguenza all’esteriorità del pensiero.
Nello stesso tempo, in un modo tutto suo, ci ha insegnato a credere nella speranza.
Bosoletti, dietro il suo utilizzo dei simboli riprende quei concetti che si sono tramandati nei tempi nonostante il sovrapporsi di culture, lingue e religioni diverse, che in maniera sincretica rimangano insiti nel sangue e nella memoria di un popolo.
Dietro questa icona della Madonna come anche nelle sue altre opere, parlando con lui, ho capito che vi è sempre nascosto un messaggio rivolto al risveglio dello spirito umano cercando di contrastare questa epoca in cui la società sembra più smarrita che mai, piena di bassezza, senza morale e senza rispetto.
Abbiamo instaurato un buon rapporto, non solo noi del gruppo ma tutta la comunità locale.
Personalmente lo ritengo un amico, nel vero senso della parola, perché è una persona a me cara.
Mi ha dato tanto e ogni istante passato con lui può essere fonte di ispirazione e insegnamento, inoltre mi ha consentito di conoscere altre persone molto valide e impegnate nel sociale a Napoli, che sono altrettanto fonte di pensiero e ragionamento.
Ci sentiamo sporadicamente e cerchiamo di incontrarci quando passa, tra i suoi mille impegni e viaggi, nella città partenopea alla quale lui è molto legato.

Cosa significa per te valorizzare l’Arte all’interno della propria città? Quali sono i pro e i contro di iniziative di questo genere?
Valorizzare l’arte nella mia città è diventata una vera e propria missione.
Ero stanco di sentire i miei coetanei e ancor di più le persone più grandi lamentarsi della pochezza culturale e artistica della mia città, anche perché non erano a conoscenza dei suoi gloriosi fasti.
Una delle cose che più mi ha spinto ad iniziare questa avventura con i miei amici è stato riflettere sul fatto di quanto impegno economico e fisico fosse utilizzato per eventi e manifestazioni effimeri e che non lasciavano tracce sul territorio.
Da qui l’idea, anche dopo l’incontro organizzato con Jago, di creare qualcosa di tangibile e realmente visibile, una sorta di Neo-monumentalismo ( non la corrente architettonica, ma penso renda l’idea).
La nostra opera infatti non è stata qualcosa da ricollegare alla street art ma io parlerei più di public art.
Quella che volgiamo realizzare è arte pubblica e non arte da strada, che poi la strada sia per noi il museo che tutte le persone debbano vivere giorno dopo giorno, è solo una coincidenza.
Inoltre Alma memoria è dipinta nel centro storico di Somma, il Casamale e non nella prima periferia urbana di provincia. Spesso ci siamo domandati, nel collettivo, perché nei secoli scorsi, i nostri avi, anche in situazioni economiche molto disagevoli hanno organizzato e partecipato alla realizzazioni di grandi opere architettoniche e d’arte che sono parte di tutti noi e hanno reso la nostra città come il nostro paese tutto, migliore.
Ricordo sempre con piacere una storia che racconta mio padre, nel 1586 tutti i cittadini di Somma parteciparono ad una colletta per raccogliere l’enorme quantità di denaro da corrispondere al demanio reale per svincolarsi dalle sopraffazioni feudali.
Abbiamo perso quella voglia di metterci in discussione tutti insieme e di superare i nostri limiti, e di realizzare cose non immaginabili o semplicemente cose belle, forse l’ultima volta che è successo siamo andati sulla Luna.
Sono sempre affascinato dall’Umanesimo e da quel meraviglioso concetto dell’esaltazione della grandezza dell’uomo, per celebrare quella di Dio, tramite la realizzazione di monumenti.

Parliamo sempre del passato ma che impegno sta mettendo la società oggi nell’arte ?
Questa esperienza ma soprattutto l’aver conosciuto Francisco mi ha cambiato completamente.
Entrare nell’ottica di una sorta di Neo-Simbolismo Urbano, mi ha fatto appassionare ancora di più ai miti greci e credo fermamente che essi possano non insegnare ma educare ai sentimenti.
I sentimenti sono culturali e non li abbiamo per natura, essi si imparano, come facevano le tribù primitive che raccontavano i miti fino alle nostre nonne che ci raccontavano storie per far capire cosa è il bene e cosa il male.
I miti greci che erano una galleria di sentimenti e di passioni, dove ogni divinità rappresentava qualcosa come ad esempio Zeus il potere, Atena l’intelligenza, Afrodite la sensualità e così via.
Oggi non ricorriamo più ai miti però abbiamo la letteratura e l’arte.
Questi penso siano i luoghi dove puoi imparare cosa sia l’amore nelle sue declinazioni, la tragedia, la noia, la disperazione.
L’arte contemporanea penso si sia leggermente allontanata da tutto ciò, tende più all’emozione quindi al momento che al sentimento ovvero al futuro e a qualcosa di più durevole.
L’arte è diventata qualcosa di estremamente soggettiva e di individuale interpretazione.
Nessuno nega il fatto che le cose sono destinate in qualsiasi ambito solo a chi ha la sensibilità di percepirle, ma la grandezza delle opere dei progetti degli artisti sta anche in questo.
Nel modo di far arrivare le cose e a quanti esse arrivano.
La società in cui viviamo non educa, al massimo, quando raramente ci riesce istruisce.
Insegnare i sentimenti e suscitare una reazione, un pensiero questo è lo scopo di Tramandars che ritiene che il mondo sia un continuo loop di eventi che si susseguono in maniera ciclica, dai miti greci fino ai giorni nostri.
Un mito non è altro che un evento con una base storica ripetuto più volte ed elevato ad insegnamento per le generazioni future.
Continui avvenimenti si susseguono giorno dopo giorno e ognuno di essi potrebbe essere da spunto per educare gli altri.
Penso che ricollegare miti, religione ed eventi storici realmente accaduti nella nostra città possa essere il giusto modo per far capire che le situazioni e gli eventi negativi si ripetono e si ripeteranno sempre nei secoli, ma siamo noi ad avere il compito di far ricordare quelle poche volte in cui Davide è riuscito a sconfiggere Golia, dove il bene ha trionfato sul male.
Perché la speranza deve essere sempre più forte della rassegnazione di vivere in un mondo o una vita in cui le cose non cambieranno mai.
Da queste iniziative penso possa nascere una maggiore consapevolezza della bellezza del proprio posto, sicuramente parte di questi progetti sono finalizzati anche alla rivalorizzazione e riqualificazione del territorio.
Inoltre aiuta la trasmissione dei fatti storici e delle tradizioni.
Queste iniziative regalano, ancora, oltre alla bellezza e alla speranza di rendere la propria città migliore, anche quella meravigliosa inconscia sensazione, che si prova dinanzi a grandi opere d’arte, di pensare che tutto sia realizzabile, come i grandi monumenti anche i nostri sogni o i piccoli traguardi quotidiani, perché basta volerlo.
Paradossalmente di contro è che si possa diffondere l’uso di imitare queste iniziative con il rischio di
crearne altre, con un ovvio abbassamento del livello artistico filosofico e culturale, che risulterebbero estremamente deleterie e non utili per il proprio luogo.

Cosa farai domani – progetti per il futuro…
Abbiamo sicuramente intenzione di ristrutturare alcuni monumenti della città che versano in condizioni pietose ma in cantiere ci sono molto progetti. Da poco nel collettivo si sono aggiunti altri due miei amici Davide Battaglia e Luca Bellobuono che daranno nuova linfa al gruppo.
Insieme a loro stiamo sviluppando nuove idee, ma dopo aver avuto l’onore di lavorare con un nome così prestigioso come quello di Francscio Bosoletti che ha realizzato l’opera Alma Memoria nel quartiere Casamale, risulta oltremodo difficile partorire un’idea che sia della stessa portata e stessa valenza storico-artistico-filosofico-culturale.
Un punto a nostro favore è che siamo giovani, ed i miei genitori sostengono quotidianamente che il futuro è dei giovani e che la caparbietà che li caratterizza spesso risulta positiva.
Non so quanto ne possa parlare, siamo molto scaramantici noi vesuviani, ma posso dire che avrà come argomento centrale la figura femminile.
Nello specifico verterà su tre storie di tre donne diverse, collegate con Somma e con la mitologia greca attraverso il simbolismo.
Un altro invece racconterà allo stesso modo, tramite gli stessi mezzi, lo spirito di rivoluzione sociale dei giovani.

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