Gold: l’oro in bianco e nero di Sebastião Salgado
Tempo stimato per la lettura: 2,6 minuti
Ci sono voluti 6 anni a Sebastião Salgado per poter accedere e fotografare la vita nella grande miniera aurifera di Serra Pelada in Brasile. Infatti, sotto il controllo dei militari, il fotografo aveva ricevuto unicamente dei rifiuti. Solo nel 1986, quando l’amministrazione della miniera passa nelle mani di una cooperartiva di minatori, Salgado riesce a entrarvi: ma non era preparato a un tale spettacolo.
La febbre dell’oro
« La prima volta che ho visto la miniera, dichiara Sebastião Salgado, ero senza parole. Ho avuto la pelle d’oca: 52.000 uomini che lavoravano, senza una sola macchina, in un buco profondo 200 metri. Metà delle persone trasportava dei sacchi pesanti di terra salendo su delle scale di legno. L’altra scendeva per i pendii fangosi, sprofondando nell’abisso».
Inizialmente doveva restare poco tempo per fare solo qualche scatto, ma quest’esperienza forte duró 35 giorni. Un inferno dantesco a cielo aperto, diviso in lotti, organizzato gerarchicamente, dove la sete d’oro portava con sè miseria, corruzione, malattie e violenza. Peró, per molti di quei lavoratori quella sete d’oro era più forte della paura di morire.
Le immagini di Sebastião Salgado mostrano un brulicare di corpi infangati, color ocra, ossidati dai minerali utilizzati per l’estrazione, immersi nel rumore incessante delle pale e dei picconi, che risaliva sordo da quel cratere immenso.
L’estetica del bianco e nero
Scatti che documentano una realtà terribile, attraverso un’estetica religiosa, e che si possono ammirare a Parigi, presso la galleria Polka nella mostra Gold, fino al 14 marzo 2020. Trenta fotografie, per lo più inedite, tratte da uno dei lavori più importati del grande fotografo umanista. All’inizio era un progetto che doveva essere incluso in quello più grande d’archeologia dell’età industriale, Workers, che lo farà conoscere a livello internazionale, soprattuto per la sua “scrittura” in bianco e nero estremamente personale.
«Il colore traveste il messaggio, sostiene il fotografo brasiliano. Tanto quanto il bianco e nero è un’astrazione. Quando l’insieme dell’immagine si trasforma in una gamma di grigi, è solo allora che si puó dire veramente qualcosa».
In seguito, il reportage fu pubblicato qualche mese dopo dal Sunday Times e dal New York Times, permettendo di riportare il bianco e nero nel mondo della stampa.
Un nuovo sguardo
A causa di un infortunio al ginocchio in Amazzonia, trenta anni dopo, nel 2016, costretto a restare fermo sei mesi, Sebastião Salgado torna indietro nel tempo per rivedere l’immenso lavoro realizzato. Quindi seleziona altri scatti, tra cui diversi ritratti, che un occhio più “giovane” non aveva scelto all’epoca.
Infine di quell’Eldorado a Serra Pelada non è rimasto quasi nulla oggi, se non un paessaggio che ne porta le dolorose cicatrici e le iconiche immagini di Sebastião Salgado.
Foto : Serra Pelada, State of Para, Brazil, 1986
© Sebastião Salgado, Courtesy Polka Galerie
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Gold: l’oro in bianco e nero di Sebastião Salgado
Tempo stimato per la lettura: 8 minuti
Ci sono voluti 6 anni a Sebastião Salgado per poter accedere e fotografare la vita nella grande miniera aurifera di Serra Pelada in Brasile. Infatti, sotto il controllo dei militari, il fotografo aveva ricevuto unicamente dei rifiuti. Solo nel 1986, quando l’amministrazione della miniera passa nelle mani di una cooperartiva di minatori, Salgado riesce a entrarvi: ma non era preparato a un tale spettacolo.
La febbre dell’oro
« La prima volta che ho visto la miniera, dichiara Sebastião Salgado, ero senza parole. Ho avuto la pelle d’oca: 52.000 uomini che lavoravano, senza una sola macchina, in un buco profondo 200 metri. Metà delle persone trasportava dei sacchi pesanti di terra salendo su delle scale di legno. L’altra scendeva per i pendii fangosi, sprofondando nell’abisso».
Inizialmente doveva restare poco tempo per fare solo qualche scatto, ma quest’esperienza forte duró 35 giorni. Un inferno dantesco a cielo aperto, diviso in lotti, organizzato gerarchicamente, dove la sete d’oro portava con sè miseria, corruzione, malattie e violenza. Peró, per molti di quei lavoratori quella sete d’oro era più forte della paura di morire.
Le immagini di Sebastião Salgado mostrano un brulicare di corpi infangati, color ocra, ossidati dai minerali utilizzati per l’estrazione, immersi nel rumore incessante delle pale e dei picconi, che risaliva sordo da quel cratere immenso.
L’estetica del bianco e nero
Scatti che documentano una realtà terribile, attraverso un’estetica religiosa, e che si possono ammirare a Parigi, presso la galleria Polka nella mostra Gold, fino al 14 marzo 2020. Trenta fotografie, per lo più inedite, tratte da uno dei lavori più importati del grande fotografo umanista. All’inizio era un progetto che doveva essere incluso in quello più grande d’archeologia dell’età industriale, Workers, che lo farà conoscere a livello internazionale, soprattuto per la sua “scrittura” in bianco e nero estremamente personale.
«Il colore traveste il messaggio, sostiene il fotografo brasiliano. Tanto quanto il bianco e nero è un’astrazione. Quando l’insieme dell’immagine si trasforma in una gamma di grigi, è solo allora che si puó dire veramente qualcosa».
In seguito, il reportage fu pubblicato qualche mese dopo dal Sunday Times e dal New York Times, permettendo di riportare il bianco e nero nel mondo della stampa.
Un nuovo sguardo
A causa di un infortunio al ginocchio in Amazzonia, trenta anni dopo, nel 2016, costretto a restare fermo sei mesi, Sebastião Salgado torna indietro nel tempo per rivedere l’immenso lavoro realizzato. Quindi seleziona altri scatti, tra cui diversi ritratti, che un occhio più “giovane” non aveva scelto all’epoca.
Infine di quell’Eldorado a Serra Pelada non è rimasto quasi nulla oggi, se non un paessaggio che ne porta le dolorose cicatrici e le iconiche immagini di Sebastião Salgado.
Foto : Serra Pelada, State of Para, Brazil, 1986
© Sebastião Salgado, Courtesy Polka Galerie
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