Lucrezia Piscopo, vincitrice del concorso MArteLive
Tempo stimato per la lettura: 6,6 minuti
Lucrezia Piscopo, nata in provincia di Agrigento nel maggio del 1992,
fin da bambina ha coltivato una forte passione per la pittura e crescendo non ha abbandonato questo istinto creativo. Tra un disegno a matita, un acquerello e un banco imbrattato consegue la maturità classica ad Agrigento, poi a 20 anni parte per Taiwan, dove a Chengdu, adesso sta portando a termine un dottorato di ricerca.
In pandemia ha cominciato a parlare della sua arte e ha ricevuto i primi riscontri. Vincitrice della in finale regionale (Lazio) al concorso MArteLive per la sezione Artigianato, le sue opere sono esposte all’atelier Montez di Roma, a settembre di quest’anno è stata selezionata tra i 12 finalisti per il premio Michele Cea.
Così come nell’arte, ha iniziato a raccontare il mare della Sicilia nelle sue opere di artigianato, attraverso lo studio e le reazioni della resina epossidica e a padroneggiarne la tecnica.
L’arte fluida non permette la riproduzione in serie ed ogni oggetto, è, come per i quadri, è un pezzo unico.
Ha iniziato così a riprodurre il mare dentro gli oggetti più disparati e a portare con sé un pezzo della sua terra ovunque vada.
Ci racconti quando hai cominciato e perché il tuo percorso artistico?
Cerco di visualizzare il momento in cui per la prima volta ho preso in mano pennello e colori, credo avessi 7 anni. Ho iniziato, però, a pensare in senso più maturo ad un percorso artistico solo di recente. La strada è stata abbastanza tortuosa, benché avessi manifestato un forte interesse sin da bambina a intraprendere un percorso formativo nell’arte non è stata la strada che ho scelto per i miei studi, mi è mancato il supporto e forse di conseguenza la fiducia. Poi c’è stata la pandemia, macigno e libertà per me, che mi ha aiutata a chiedermi cosa mi rendesse felice e cosa volessi fare veramente: arte. Io la risposta la sapevo da anni, ecco, forse da quando avevo 7 anni. Quando sei piccola ti chiedono cosa vuoi fare da grande, io rispondevo che volevo dipingere ma ricevevo degli sguardi perplessi.
Quindi ho cominciato veramente nel 2020, in mezzo ad un dottorato di ricerca, e il 2021 è stato l’anno in cui ho deciso che sarebbe diventato il mio lavoro. Nel 2021 esploro l’arte della resina e della riproduzione del mare negli oggetti di uso comune, è l’anno in cui arte e artigianato camminano insieme e che mi portano in finale regionale al MarteLive. Se mi chiedi il perché del mio percorso artistico, ti dico perché per tanto tempo non ho avuto la possibilità di esprimermi come so fare, rievocando tutte le sensazioni e i ricordi dipinti di blu.
Come è stata la tua esperienza al MArteLive?
È stata un’emozione grande, grandissima. Ho partecipato alle finali regionali del Lazio sia per la sezione pittura che per la sezione artigianato. La prima serata in gara con pittura mi sono commossa, quando mi hanno detto che potevo cominciare a dipingere sotto gli occhi di tutti e mi sono ritrovata questa tela bianca davanti. Intorno a me artisti bravissimi, mi sono girata verso di loro e li ho osservati tutti, erano belli da vedere. Poi mi sono messa la mia giacca verde e ho cominciato. La seconda sera ho partecipato alla sezione di artigianato con la mia Wave Collection, ispirata al mare della mia Sicilia. Vedevo tutti gli occhi che si posavano sui taglieri e sui vassoi pieni di onde, a differenza di pittura, qui ho potuto dialogare con giudici e curiosi, ho potuto raccontarmi ed avere un confronto con altri artigiani. Quando ho saputo che la Wave era arrivata in finale nazionale quasi non ci credevo.
Come avviene il tuo processo creativo? Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Lavorare bene la resina ha richiesto 5 mesi di studio. I primissimi lavori erano ispirati alla mia terra, vengo da Favara, un paesino in provincia di Agrigento e vicino al mare. Come si spiega quando nasci e cresci col mare vicino e come ti fa sentire? Il senso di appartenenza, nostalgia, pace e calma sono racchiusi nei colori che uso per rappresentare le diverse gradazioni di blu. Tutto parte e riconduce a quel mare a me conosciuto, a quel momento d’estate in cui la sabbia scotta e corri verso la riva e l’acqua ti rinfresca, a quel momento d’inverno in cui sei seduto sulla spiaggia al tramonto, ritrovando la lucidità di cui avevi bisogno. Focalizzato il momento della giornata, scelgo i miei colori e lì comincia tutto. Si inizia a “colare” la resina.
Che materie e materiale utilizzi per le tue creazioni?
Utilizzo resina epossidica atossica e certificata per il contatto alimentare da colare su taglieri e vassoi di legno o ardesia. Alcune volte realizzo oggetti interamente creati in resina.
Quali tecniche utilizzi?
La tecnica della lavorazione artistica della resina viene chiamata Arte Fluida ma anche Arte Funzionale, una pratica che viene dall’Australia e dagli Stati Uniti per lo più. La resina viene mischiata all’indurente, da lì non si ha esattamente moltissimo tempo per lavorarla. Divido in bicchieri e colo diversi colori, uso pistola termica e fiamma ossidrica per spostarla e fonderla. La parte più bella è il momento della creazione dell’onda. Si versa la resina bianca e si inizia a lavorare con la pistola termica ad una determinata angolazione, il bianco si apre in celle e bolle verso il blu e nasce l’onda. Bisogna stare attenti alla temperatura dell’ambiente (ed altre mille cose) prima di colare, se fuori piove non è proprio il momento giusto.
Come hai affrontato gli ultimi mesi di stop dovuti alla pandemia? Sono stati proficui per la tua ricerca? Se sì, in che modo?
Come dicevo prima è stata proprio la pandemia che mi ha spinta al di là della comfort zone, del supporto, dell’accettazione. Il lockdown è stato spaventoso ma mi ha aiutata a focalizzarmi sul mio percorso artistico, sul mio “finalmente” percorso artistico, ad essere libera di essere la mia versione ideale, quella che avevo già immaginato a 7 anni. Ho iniziato a dipingere, ad esplorare ed esprimermi.
Progetti per il futuro…
Nel mio immediato futuro conto di chiudere il capitolo della ricerca universitaria, concludendo con la tesi il mio dottorato di ricerca per abbracciare appieno quest’attività. Ho deciso di ascoltare quella bambina, l’anno prossimo vorrei iscrivermi all’Accademia di Belle Arti di Roma, mai come questi ultimi anni ho avuto la consapevolezza che non è mai troppo tardi per essere chi vuoi essere. Mi sono trasferita in un nuovo quartiere di Roma, in una nuova casa dove ho costruito un mio studio personale. È il luogo in cui prenderanno vita nuovi progetti, vorrei imparare a lavorare su tavolini di legno e superfici più ampie in cui colare le mie onde, recuperando il legno non più in uso e ricreando qualcosa di speciale. Continuerò a dipingere e a creare il mare sotto nuove forme. Alcuni clienti mi hanno dato l’opportunità di creare delle bomboniere fatte a mano e uniche per i loro matrimoni, che non sia un nuovo inizio anche questo? La mia mente viaggia e la mia curiosità non si esaurisce mai, spero di portare le mie onde lontano, dalle ferie del settore a nuovi concorsi.
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Lucrezia Piscopo, vincitrice del concorso MArteLive
Tempo stimato per la lettura: 20 minuti
Lucrezia Piscopo, nata in provincia di Agrigento nel maggio del 1992,
fin da bambina ha coltivato una forte passione per la pittura e crescendo non ha abbandonato questo istinto creativo. Tra un disegno a matita, un acquerello e un banco imbrattato consegue la maturità classica ad Agrigento, poi a 20 anni parte per Taiwan, dove a Chengdu, adesso sta portando a termine un dottorato di ricerca.
In pandemia ha cominciato a parlare della sua arte e ha ricevuto i primi riscontri. Vincitrice della in finale regionale (Lazio) al concorso MArteLive per la sezione Artigianato, le sue opere sono esposte all’atelier Montez di Roma, a settembre di quest’anno è stata selezionata tra i 12 finalisti per il premio Michele Cea.
Così come nell’arte, ha iniziato a raccontare il mare della Sicilia nelle sue opere di artigianato, attraverso lo studio e le reazioni della resina epossidica e a padroneggiarne la tecnica.
L’arte fluida non permette la riproduzione in serie ed ogni oggetto, è, come per i quadri, è un pezzo unico.
Ha iniziato così a riprodurre il mare dentro gli oggetti più disparati e a portare con sé un pezzo della sua terra ovunque vada.
Ci racconti quando hai cominciato e perché il tuo percorso artistico?
Cerco di visualizzare il momento in cui per la prima volta ho preso in mano pennello e colori, credo avessi 7 anni. Ho iniziato, però, a pensare in senso più maturo ad un percorso artistico solo di recente. La strada è stata abbastanza tortuosa, benché avessi manifestato un forte interesse sin da bambina a intraprendere un percorso formativo nell’arte non è stata la strada che ho scelto per i miei studi, mi è mancato il supporto e forse di conseguenza la fiducia. Poi c’è stata la pandemia, macigno e libertà per me, che mi ha aiutata a chiedermi cosa mi rendesse felice e cosa volessi fare veramente: arte. Io la risposta la sapevo da anni, ecco, forse da quando avevo 7 anni. Quando sei piccola ti chiedono cosa vuoi fare da grande, io rispondevo che volevo dipingere ma ricevevo degli sguardi perplessi.
Quindi ho cominciato veramente nel 2020, in mezzo ad un dottorato di ricerca, e il 2021 è stato l’anno in cui ho deciso che sarebbe diventato il mio lavoro. Nel 2021 esploro l’arte della resina e della riproduzione del mare negli oggetti di uso comune, è l’anno in cui arte e artigianato camminano insieme e che mi portano in finale regionale al MarteLive. Se mi chiedi il perché del mio percorso artistico, ti dico perché per tanto tempo non ho avuto la possibilità di esprimermi come so fare, rievocando tutte le sensazioni e i ricordi dipinti di blu.
Come è stata la tua esperienza al MArteLive?
È stata un’emozione grande, grandissima. Ho partecipato alle finali regionali del Lazio sia per la sezione pittura che per la sezione artigianato. La prima serata in gara con pittura mi sono commossa, quando mi hanno detto che potevo cominciare a dipingere sotto gli occhi di tutti e mi sono ritrovata questa tela bianca davanti. Intorno a me artisti bravissimi, mi sono girata verso di loro e li ho osservati tutti, erano belli da vedere. Poi mi sono messa la mia giacca verde e ho cominciato. La seconda sera ho partecipato alla sezione di artigianato con la mia Wave Collection, ispirata al mare della mia Sicilia. Vedevo tutti gli occhi che si posavano sui taglieri e sui vassoi pieni di onde, a differenza di pittura, qui ho potuto dialogare con giudici e curiosi, ho potuto raccontarmi ed avere un confronto con altri artigiani. Quando ho saputo che la Wave era arrivata in finale nazionale quasi non ci credevo.
Come avviene il tuo processo creativo? Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Lavorare bene la resina ha richiesto 5 mesi di studio. I primissimi lavori erano ispirati alla mia terra, vengo da Favara, un paesino in provincia di Agrigento e vicino al mare. Come si spiega quando nasci e cresci col mare vicino e come ti fa sentire? Il senso di appartenenza, nostalgia, pace e calma sono racchiusi nei colori che uso per rappresentare le diverse gradazioni di blu. Tutto parte e riconduce a quel mare a me conosciuto, a quel momento d’estate in cui la sabbia scotta e corri verso la riva e l’acqua ti rinfresca, a quel momento d’inverno in cui sei seduto sulla spiaggia al tramonto, ritrovando la lucidità di cui avevi bisogno. Focalizzato il momento della giornata, scelgo i miei colori e lì comincia tutto. Si inizia a “colare” la resina.
Che materie e materiale utilizzi per le tue creazioni?
Utilizzo resina epossidica atossica e certificata per il contatto alimentare da colare su taglieri e vassoi di legno o ardesia. Alcune volte realizzo oggetti interamente creati in resina.
Quali tecniche utilizzi?
La tecnica della lavorazione artistica della resina viene chiamata Arte Fluida ma anche Arte Funzionale, una pratica che viene dall’Australia e dagli Stati Uniti per lo più. La resina viene mischiata all’indurente, da lì non si ha esattamente moltissimo tempo per lavorarla. Divido in bicchieri e colo diversi colori, uso pistola termica e fiamma ossidrica per spostarla e fonderla. La parte più bella è il momento della creazione dell’onda. Si versa la resina bianca e si inizia a lavorare con la pistola termica ad una determinata angolazione, il bianco si apre in celle e bolle verso il blu e nasce l’onda. Bisogna stare attenti alla temperatura dell’ambiente (ed altre mille cose) prima di colare, se fuori piove non è proprio il momento giusto.
Come hai affrontato gli ultimi mesi di stop dovuti alla pandemia? Sono stati proficui per la tua ricerca? Se sì, in che modo?
Come dicevo prima è stata proprio la pandemia che mi ha spinta al di là della comfort zone, del supporto, dell’accettazione. Il lockdown è stato spaventoso ma mi ha aiutata a focalizzarmi sul mio percorso artistico, sul mio “finalmente” percorso artistico, ad essere libera di essere la mia versione ideale, quella che avevo già immaginato a 7 anni. Ho iniziato a dipingere, ad esplorare ed esprimermi.
Progetti per il futuro…
Nel mio immediato futuro conto di chiudere il capitolo della ricerca universitaria, concludendo con la tesi il mio dottorato di ricerca per abbracciare appieno quest’attività. Ho deciso di ascoltare quella bambina, l’anno prossimo vorrei iscrivermi all’Accademia di Belle Arti di Roma, mai come questi ultimi anni ho avuto la consapevolezza che non è mai troppo tardi per essere chi vuoi essere. Mi sono trasferita in un nuovo quartiere di Roma, in una nuova casa dove ho costruito un mio studio personale. È il luogo in cui prenderanno vita nuovi progetti, vorrei imparare a lavorare su tavolini di legno e superfici più ampie in cui colare le mie onde, recuperando il legno non più in uso e ricreando qualcosa di speciale. Continuerò a dipingere e a creare il mare sotto nuove forme. Alcuni clienti mi hanno dato l’opportunità di creare delle bomboniere fatte a mano e uniche per i loro matrimoni, che non sia un nuovo inizio anche questo? La mia mente viaggia e la mia curiosità non si esaurisce mai, spero di portare le mie onde lontano, dalle ferie del settore a nuovi concorsi.
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