Safra’Numériques tra arte digitale e impegno sociale
Tempo stimato per la lettura: 10 minuti
Una manifestazione di “quartiere” con artisti di fama mondiale. Si potrebbe riassumere così, un po’ liberamente, Safra’Numériques, il festival dedicato alle arti digitali e alle nuove tecnologie, al Safran di Amiens, a poco più di un’ora di treno da Parigi.
La 6ª edizione di Safra’Numériques, che si tiene dal 22 al 26 marzo 2022, rinnova l’impegno del festival di permettere al pubblico di scoprire gratuitamente installazioni e spettacoli che uniscono arte e tecnologia, ambiti in continua evoluzione. Grazie a una programmazione esigente e innovativa, proposta da Ikbal Ben Khalfallah, direttore del Safran e Didier Gus Ringalle, direttore artistico della manifestazione.
25 artisti francesi e internazionali provenienti da Germania, Belgio e Corea del Sud presentano 25 installazioni, 1 workshop, 1 DJ set e 4 spettacoli per un totale di 24 performance, eseguite presso il Safran e nelle città limitrofe di Allonville e Cardonnette.
Ridurre il gap digitale
La società viaggia a due velocità, in cui c’è chi ha accesso e utilizza quotidianamente le nuove tecnologie e chi, al contrario, per diverse ragioni – età, ceto sociale o capacità cognitive – ne è totalmente escluso. L’arte diventa uno strumento per ridurre questa distanza, avvicinando le persone al mondo digitale e alle sue molteplici utilizzazioni.
Consapevoli di questo, gli organizzatori hanno scelto, dal 2017, d’impegnarsi ad agire nel quartiere nord, nella periferia di Amiens, animando lo spazio di 4500m2 del Safran, con opere ludiche, impegnate e poetiche. Inoltre, durante tutto l’anno lo Safran propone una programmazione ricca e articolata che spazia tra le arti performative e viventi, con corsi e incontri aperti ai diversi tipi di pubblico.
L’arte dev’essere accessibile a tutti
La mediazione è essenziale per apprendere questi universi futuristici, cento mediatori – tra cui molti studenti d’arte – sono presenti per accompagnare scolari, associazioni, centri sociali o il pubblico in generale, durante il loro percorso.
Qui il pubblico, di tutte le generazioni e classi sociali, si ritrova per interagire con le opere d’arte presenti, esplorare mondi virtuali e prendere conoscenza di tematiche importanti quali i cambiamenti climatici, le conseguenti migrazioni di popolazioni o come senza saperlo lavoriamo per GAFAM (acronimo di Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) raccogliendo informazioni che servono a nutrire delle intelligenze artificiali, che forse un giorno sostituiranno l’uomo.
Invitare il pubblico a fare nuove esperienze
All’esterno della sede, per segnare il suo ancoraggio nel distretto, il Safra’Numérique offre a ogni edizione un’installazione monumentale. Quest’anno è il Collettivo Coin che ha allestito, alle porte del festival, il suo lavoro di luci in movimento Abstract, che si anima all’imbrunire. Altra opera che accoglie il visitatore, e che può essere ben ammirata solo di sera, è Les Alumines di TILT: fiori giganti che s’illuminano al tramonto.
Mentre, durante tutta la giornata l’enorme affresco Livelyyy di Guillaumit invita a giocare per preservare le api, dalle quali dipende la sopravvivenza del 90% delle specie vegetali. Grazie al cellulare o tablet, si agisce su tre livelli di gioco per difendere la biodiversità.
Nell’occhio del ciclone
Nella hall del Safran l’opera interattiva di Lawrence Malstaf, Nemo Observatorium 02002. In un grande cilindro, delle palline di polistirolo creano un vortice alimentate da cinque ventilatori. Lo spettatore si siede su una potranno al centro e attiva il meccanismo. La tempesta comincia. L’obiettivo è quello di creare uno stato di tranquillità, dato dal movimento quasi ipnotico delle palline sul cilindro.
Tutto lungo il percorso dell’esposizione, il pubblico è accompagnato dalle forme grafiche realizzate in Noir & Blanc (Bianco e Nero) da Olivier Michel, artista insegnante al Centro d’arte del Safran e Camille Bulnger, giovane artista.
Quello strano sentimento d’attesa
La pandemia ha messo tutto il mondo in uno stato d’attesa. Ma cosa succede quando aspettiamo? Quando per esempio siamo in fila? Queste sono le domande che si è posto l’artista Yongwan Joo nell’opera En attendant (Aspettando). Una fila interminabile di piccioni, ben ordinati uno dietro l’altro. Ma beckettianamente aspettano cosa, o chi? L’artista sottolinea la fatalità dell’attesa, che si tratti di quando facciamo la spesa o in modo più astratto di un mondo migliore.
Golem e IA due facce della stessa medaglia?
Nel cuore del Safran, il pubblico può incontrare le strane creature di Dylan Cote & Pierre Lafanechère con EMET, golem digitali che sfumano il confine tra uomo e uomo Intelligenza artificiale. Secondo la leggenda del Golem di Praga, il Maharal animò il suo servitore d’argilla con i poteri delle lettere E-M-E-T. Il Golem incarna il mitico antenato delle IA, guidato da codici e informazioni. Il progetto EMET guarda a questo mito moderno e alle sue radici ancestrali. Lungi dall’essere diventati intelligenze forti, i nostri golem contemporanei si nutrono di dati prodotti da una massa invisibile di piccole mani. Non si sa più chi sta servendo l’altro.
Robot e uomini
Con Human Study #4, la Classe di Patrick Tresset, gli studenti e gli insegnanti di ieri e oggi possono identificarsi con i robot nel bel mezzo di una lezione di disegno. Patrick Tresset è un artista che, nel suo lavoro, esplora i tratti umani e gli aspetti della sua esperienza. Il suo lavoro riflette idee ricorrenti come il passare del tempo, l’infanzia, il conformismo, l’ossessività, la nevrosi, il bisogno di narrazione e la creazione di segni. È noto soprattutto per le sue installazioni performative che utilizzano robot come attori stilizzati che tracciano dei segni e per la sua esplorazione della pratica del disegno, utilizzando sistemi computazionali e robot.
Il mare e i suoi misteri
Il mare è una grande risorsa alimentare per l’uomo, ma la pesca intensiva lo sta impoverendo e trasformando. La video installazione Le Petit Chef : lobster di Skullmapping, inviata a tavola il pubblico del festival Safra’Numériques. Nel piatto appare un piccolo cuoco per preparare il pasto, non senza qualche diverte imprevisto.
Ancora il mare è protagonista dell’installazione di Raphal Isdant L’écho de la mer. L’opera mette in scena lo spettro di un mare in tempesta. Queste immagini spettrali sono generate dalle onde radio che percorrono il mare, portando con sé i dati scambiati dagli strumenti di navigazione delle imbarcazioni. Raccolte e registrate da un’antenna sul porto di Calais, le trasmissioni radiofoniche veicolano molte informazioni che, una volta decodificate, rivelano strani racconti di viaggio.
Nella sala attigua si trova l’opera Waves di Etienne Rey: una grande scatola di vetro, riempita parzialmente d’acqua, che oscillando riproduce il movimento delle onde.
Lasciare la Terra respirare
Il nostro pianeta, da preservare e difendere. La tematica ambientale presente nel festival è data dall’impegno e la sensibilità degli artisti selezionati. Dall’immensità dei mari alla vastità, minacciata, delle foreste grazie alla scultura -installazione, Respirer la forêt (Respirare la foresta) di Benjamin Just. Il pubblico grazie a un sensore attivato con la mano, riporta in vita alcuni tronchi di legno che respireranno di nuovo. L’artista ha tagliato di ogni ceppo, centro per centro, impiegando per ogni tronco più di dieci opere di lavoro al millimetro. Una riflessione sulla selvicoltura, sul modo di consumazione, per il quale intere foreste vengono distrutte per creare allevamenti e coltivazioni intensive.
Vietato non toccare
L’artista francese Gaël Tissot presenta tre lavori altamente poetici per il contenuto e la realizzazione: Mobigrammes il libro di carta viene sostituito da un touch pad, e delle frasi si animano secondo i nostri gesti. Le altre due opere sono partecipative, il pubblico non solo interagisce, ma costruisce una parte dell’installazione stessa. Nexploria, un deserto musicale e online, grazie al quale ogni visitatore può creare la propria composizione. Phonoscopia è un’installazione pensata come un’orchestra di schermi, sui quali suoni e immagini sono sincronizzati. Connettendosi all’opera con il proprio cellulare via Internet, si può diventare un frammento dell’opera.
Mondi virtuali
Volumes di Mathieu Chamagne è un invito a sperimentare nuove modalità di interazione, a osservare e toccare i suoni, a provare ad ascoltare con gli occhi e a vedere con le orecchie, a interrogarsi sul posto del corpo nello spazio digitale. Attraverso due spazi distinti: un paesaggio sonoro elettroacustico e uno spazio condiviso di virtualità reale, tutti sono invitati a viaggiare attraverso le dimensioni visive, sonore e interattive di queste sculture digitali per incontrare mondi immaginari e singolari.
Tutto scorre
Un altro artista è presente con più lavori, si tratta di Nicolas Tourte che porta un po’ del fiume Tevere ad Amiens, con l’opera Le sens du courant (La direzione della corrente).Su una scultura a spirale sono proiettate in loop le immagini dell’acqua che scorre, riprese a Roma dall’isola Tiberina. Mentre, con Lepidoptera, l’artista dà vita ai muri con le sue illustrazioni di farfalle, che implicano i temi del mimetismo e del camuffamento. Infine, trasforma la terrazza del Safran in un labirinto grazie a un’applicazione scaricabile attraverso QR code. Le poids des données (Il peso dei dati) è il nome dell’opera riservata ai più piccoli, e non solo.
Cabinet de curiosité e viaggi intergalattici
L’installazione Crinoïdes fous – Palindromes – Circulaire Soubresauts – L’espace d’un instant di Tanguy Clerc presenta cinque oggetti sonori in movimento realizzati con oggetti recuperati. L’automazione degli oggetti acustici gioca con la meccanica della casualità dove l’assenza dell’uomo è onnipresente. Una volta innescate, queste presenze cicliche evolvono in modo autonomo e mettono in discussione il nostro rapporto con la realtà. Endymion di Bertrand Dezoteux è un film d’animazione, un road movie intergalattico e familiare, in cui un trio formato da padre, figlio e nonna su una DS volante dialogano in modo surreale sui misteri dell’universo e la ragione umana.
Come un video gioco
L’aspetto ludico caratterizza diverse opere digitali presenti al Safra’Numériques. Il gioco prevede l’interazione per antonomasia. Ancora un paio di opere assomigliano ai videogiochi. Sono [yojün] di Samy Barras ed Enselme Romano. Su un tavolo digitale, fino a 12 giocatori possono giocare a: Poggo e Constellations. Mentre, attraverso una tastiera sintetizzatore e un Gamepad, due persone interagiscono in Keyboard Mandala di Titouan Millet . Joystick in mano, il primo giocatore vaga in un deserto inizialmente vuoto, intanto che il secondo il giocatore suonando lo popola con vari elementi potendo anche modificarne i colori.
Una sfida che si rinnova ogni anno
Luogo di incontro tra gli abitanti e la creazione contemporanea, Safran è uno spazio di scambio, di condivisione e di creazione animato da un forte spirito d’accoglienza. La programmazione di questo locale è decisamente orientata a rispecchiare il pluralismo culturale del quartiere.
La periferia diventa il centro. Il festival ospita il 24 marzo l’assemblea generale di Hacnum, la rete francese impegnata nello sviluppo territoriale e nazionale per il riconoscimento e la professionalizzazione dei settori legati alla creazione digitale contemporanea.
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Safra’Numériques tra arte digitale e impegno sociale
Tempo stimato per la lettura: 30 minuti
Una manifestazione di “quartiere” con artisti di fama mondiale. Si potrebbe riassumere così, un po’ liberamente, Safra’Numériques, il festival dedicato alle arti digitali e alle nuove tecnologie, al Safran di Amiens, a poco più di un’ora di treno da Parigi.
La 6ª edizione di Safra’Numériques, che si tiene dal 22 al 26 marzo 2022, rinnova l’impegno del festival di permettere al pubblico di scoprire gratuitamente installazioni e spettacoli che uniscono arte e tecnologia, ambiti in continua evoluzione. Grazie a una programmazione esigente e innovativa, proposta da Ikbal Ben Khalfallah, direttore del Safran e Didier Gus Ringalle, direttore artistico della manifestazione.
25 artisti francesi e internazionali provenienti da Germania, Belgio e Corea del Sud presentano 25 installazioni, 1 workshop, 1 DJ set e 4 spettacoli per un totale di 24 performance, eseguite presso il Safran e nelle città limitrofe di Allonville e Cardonnette.
Ridurre il gap digitale
La società viaggia a due velocità, in cui c’è chi ha accesso e utilizza quotidianamente le nuove tecnologie e chi, al contrario, per diverse ragioni – età, ceto sociale o capacità cognitive – ne è totalmente escluso. L’arte diventa uno strumento per ridurre questa distanza, avvicinando le persone al mondo digitale e alle sue molteplici utilizzazioni.
Consapevoli di questo, gli organizzatori hanno scelto, dal 2017, d’impegnarsi ad agire nel quartiere nord, nella periferia di Amiens, animando lo spazio di 4500m2 del Safran, con opere ludiche, impegnate e poetiche. Inoltre, durante tutto l’anno lo Safran propone una programmazione ricca e articolata che spazia tra le arti performative e viventi, con corsi e incontri aperti ai diversi tipi di pubblico.
L’arte dev’essere accessibile a tutti
La mediazione è essenziale per apprendere questi universi futuristici, cento mediatori – tra cui molti studenti d’arte – sono presenti per accompagnare scolari, associazioni, centri sociali o il pubblico in generale, durante il loro percorso.
Qui il pubblico, di tutte le generazioni e classi sociali, si ritrova per interagire con le opere d’arte presenti, esplorare mondi virtuali e prendere conoscenza di tematiche importanti quali i cambiamenti climatici, le conseguenti migrazioni di popolazioni o come senza saperlo lavoriamo per GAFAM (acronimo di Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) raccogliendo informazioni che servono a nutrire delle intelligenze artificiali, che forse un giorno sostituiranno l’uomo.
Invitare il pubblico a fare nuove esperienze
All’esterno della sede, per segnare il suo ancoraggio nel distretto, il Safra’Numérique offre a ogni edizione un’installazione monumentale. Quest’anno è il Collettivo Coin che ha allestito, alle porte del festival, il suo lavoro di luci in movimento Abstract, che si anima all’imbrunire. Altra opera che accoglie il visitatore, e che può essere ben ammirata solo di sera, è Les Alumines di TILT: fiori giganti che s’illuminano al tramonto.
Mentre, durante tutta la giornata l’enorme affresco Livelyyy di Guillaumit invita a giocare per preservare le api, dalle quali dipende la sopravvivenza del 90% delle specie vegetali. Grazie al cellulare o tablet, si agisce su tre livelli di gioco per difendere la biodiversità.
Nell’occhio del ciclone
Nella hall del Safran l’opera interattiva di Lawrence Malstaf, Nemo Observatorium 02002. In un grande cilindro, delle palline di polistirolo creano un vortice alimentate da cinque ventilatori. Lo spettatore si siede su una potranno al centro e attiva il meccanismo. La tempesta comincia. L’obiettivo è quello di creare uno stato di tranquillità, dato dal movimento quasi ipnotico delle palline sul cilindro.
Tutto lungo il percorso dell’esposizione, il pubblico è accompagnato dalle forme grafiche realizzate in Noir & Blanc (Bianco e Nero) da Olivier Michel, artista insegnante al Centro d’arte del Safran e Camille Bulnger, giovane artista.
Quello strano sentimento d’attesa
La pandemia ha messo tutto il mondo in uno stato d’attesa. Ma cosa succede quando aspettiamo? Quando per esempio siamo in fila? Queste sono le domande che si è posto l’artista Yongwan Joo nell’opera En attendant (Aspettando). Una fila interminabile di piccioni, ben ordinati uno dietro l’altro. Ma beckettianamente aspettano cosa, o chi? L’artista sottolinea la fatalità dell’attesa, che si tratti di quando facciamo la spesa o in modo più astratto di un mondo migliore.
Golem e IA due facce della stessa medaglia?
Nel cuore del Safran, il pubblico può incontrare le strane creature di Dylan Cote & Pierre Lafanechère con EMET, golem digitali che sfumano il confine tra uomo e uomo Intelligenza artificiale. Secondo la leggenda del Golem di Praga, il Maharal animò il suo servitore d’argilla con i poteri delle lettere E-M-E-T. Il Golem incarna il mitico antenato delle IA, guidato da codici e informazioni. Il progetto EMET guarda a questo mito moderno e alle sue radici ancestrali. Lungi dall’essere diventati intelligenze forti, i nostri golem contemporanei si nutrono di dati prodotti da una massa invisibile di piccole mani. Non si sa più chi sta servendo l’altro.
Robot e uomini
Con Human Study #4, la Classe di Patrick Tresset, gli studenti e gli insegnanti di ieri e oggi possono identificarsi con i robot nel bel mezzo di una lezione di disegno. Patrick Tresset è un artista che, nel suo lavoro, esplora i tratti umani e gli aspetti della sua esperienza. Il suo lavoro riflette idee ricorrenti come il passare del tempo, l’infanzia, il conformismo, l’ossessività, la nevrosi, il bisogno di narrazione e la creazione di segni. È noto soprattutto per le sue installazioni performative che utilizzano robot come attori stilizzati che tracciano dei segni e per la sua esplorazione della pratica del disegno, utilizzando sistemi computazionali e robot.
Il mare e i suoi misteri
Il mare è una grande risorsa alimentare per l’uomo, ma la pesca intensiva lo sta impoverendo e trasformando. La video installazione Le Petit Chef : lobster di Skullmapping, inviata a tavola il pubblico del festival Safra’Numériques. Nel piatto appare un piccolo cuoco per preparare il pasto, non senza qualche diverte imprevisto.
Ancora il mare è protagonista dell’installazione di Raphal Isdant L’écho de la mer. L’opera mette in scena lo spettro di un mare in tempesta. Queste immagini spettrali sono generate dalle onde radio che percorrono il mare, portando con sé i dati scambiati dagli strumenti di navigazione delle imbarcazioni. Raccolte e registrate da un’antenna sul porto di Calais, le trasmissioni radiofoniche veicolano molte informazioni che, una volta decodificate, rivelano strani racconti di viaggio.
Nella sala attigua si trova l’opera Waves di Etienne Rey: una grande scatola di vetro, riempita parzialmente d’acqua, che oscillando riproduce il movimento delle onde.
Lasciare la Terra respirare
Il nostro pianeta, da preservare e difendere. La tematica ambientale presente nel festival è data dall’impegno e la sensibilità degli artisti selezionati. Dall’immensità dei mari alla vastità, minacciata, delle foreste grazie alla scultura -installazione, Respirer la forêt (Respirare la foresta) di Benjamin Just. Il pubblico grazie a un sensore attivato con la mano, riporta in vita alcuni tronchi di legno che respireranno di nuovo. L’artista ha tagliato di ogni ceppo, centro per centro, impiegando per ogni tronco più di dieci opere di lavoro al millimetro. Una riflessione sulla selvicoltura, sul modo di consumazione, per il quale intere foreste vengono distrutte per creare allevamenti e coltivazioni intensive.
Vietato non toccare
L’artista francese Gaël Tissot presenta tre lavori altamente poetici per il contenuto e la realizzazione: Mobigrammes il libro di carta viene sostituito da un touch pad, e delle frasi si animano secondo i nostri gesti. Le altre due opere sono partecipative, il pubblico non solo interagisce, ma costruisce una parte dell’installazione stessa. Nexploria, un deserto musicale e online, grazie al quale ogni visitatore può creare la propria composizione. Phonoscopia è un’installazione pensata come un’orchestra di schermi, sui quali suoni e immagini sono sincronizzati. Connettendosi all’opera con il proprio cellulare via Internet, si può diventare un frammento dell’opera.
Mondi virtuali
Volumes di Mathieu Chamagne è un invito a sperimentare nuove modalità di interazione, a osservare e toccare i suoni, a provare ad ascoltare con gli occhi e a vedere con le orecchie, a interrogarsi sul posto del corpo nello spazio digitale. Attraverso due spazi distinti: un paesaggio sonoro elettroacustico e uno spazio condiviso di virtualità reale, tutti sono invitati a viaggiare attraverso le dimensioni visive, sonore e interattive di queste sculture digitali per incontrare mondi immaginari e singolari.
Tutto scorre
Un altro artista è presente con più lavori, si tratta di Nicolas Tourte che porta un po’ del fiume Tevere ad Amiens, con l’opera Le sens du courant (La direzione della corrente).Su una scultura a spirale sono proiettate in loop le immagini dell’acqua che scorre, riprese a Roma dall’isola Tiberina. Mentre, con Lepidoptera, l’artista dà vita ai muri con le sue illustrazioni di farfalle, che implicano i temi del mimetismo e del camuffamento. Infine, trasforma la terrazza del Safran in un labirinto grazie a un’applicazione scaricabile attraverso QR code. Le poids des données (Il peso dei dati) è il nome dell’opera riservata ai più piccoli, e non solo.
Cabinet de curiosité e viaggi intergalattici
L’installazione Crinoïdes fous – Palindromes – Circulaire Soubresauts – L’espace d’un instant di Tanguy Clerc presenta cinque oggetti sonori in movimento realizzati con oggetti recuperati. L’automazione degli oggetti acustici gioca con la meccanica della casualità dove l’assenza dell’uomo è onnipresente. Una volta innescate, queste presenze cicliche evolvono in modo autonomo e mettono in discussione il nostro rapporto con la realtà. Endymion di Bertrand Dezoteux è un film d’animazione, un road movie intergalattico e familiare, in cui un trio formato da padre, figlio e nonna su una DS volante dialogano in modo surreale sui misteri dell’universo e la ragione umana.
Come un video gioco
L’aspetto ludico caratterizza diverse opere digitali presenti al Safra’Numériques. Il gioco prevede l’interazione per antonomasia. Ancora un paio di opere assomigliano ai videogiochi. Sono [yojün] di Samy Barras ed Enselme Romano. Su un tavolo digitale, fino a 12 giocatori possono giocare a: Poggo e Constellations. Mentre, attraverso una tastiera sintetizzatore e un Gamepad, due persone interagiscono in Keyboard Mandala di Titouan Millet . Joystick in mano, il primo giocatore vaga in un deserto inizialmente vuoto, intanto che il secondo il giocatore suonando lo popola con vari elementi potendo anche modificarne i colori.
Una sfida che si rinnova ogni anno
Luogo di incontro tra gli abitanti e la creazione contemporanea, Safran è uno spazio di scambio, di condivisione e di creazione animato da un forte spirito d’accoglienza. La programmazione di questo locale è decisamente orientata a rispecchiare il pluralismo culturale del quartiere.
La periferia diventa il centro. Il festival ospita il 24 marzo l’assemblea generale di Hacnum, la rete francese impegnata nello sviluppo territoriale e nazionale per il riconoscimento e la professionalizzazione dei settori legati alla creazione digitale contemporanea.
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