AKAA, l’arte contemporanea africana a Parigi

About the Author: Cristina Biordi

AKAA-AFFICHE
Published On: 22 Ottobre 2022

Tempo stimato per la lettura: 4,8 minuti

Per la sua settima edizione AKAA – la più grande fiera francese per artisti provenienti dall’Africa e dalle sue diaspore – diretta da Victoria Mann, resta fedele al Carreau du Temple. Ma cambia le date, dal 21 al 23 ottobre 2022, affinché coincidano con la grande settimana dell’arte parigina. Negli stessi giorni si tiene Paris +, la nuova fiera firmata Art Basel, che sostituisce la FIAC al Grand Palais éphémère.

Le gallerie africane bloccate dalla pandemia ritornano a Parigi. Queste rappresentano più di un terzo delle 38 gallerie presenti alla fiera, con circa 130 artisti esposti. Segnale del crescente interesse per l’arte africana.

In tutti questi anni la manifestazione ha mantenuto la sua visione di inizio: un invito alla scoperta degli artisti che rivendicano un legame nelle loro pratiche al continente africano. Uno sguardo contemporaneo su queste scene artistiche che va oltre le frontiere geografiche, aperto al dialogo, alla creazione e alla meraviglia senza cliché e preconcetti.

Il movimento nell’arte

Per accompagnare i progetti della kermesse dei suoi exploit esplose tori ha creato Les Rencontres (Gli incontri) una piattaforma culturale a parte nel cuore della fiera dove vengono invitati artisti, curatori, pensatori, professionisti del mondo dell’arte o semplici visitatori a esprimersi e a discutere pubblicamente su questioni relative all’attualità della vita artistica e del mercato dell’arte in Africa.

Quest’anno Armel Dakouo, direttrice artistica, propone una programmazione culturale che esplora le tematiche ispirate dal movimento. Come il tempo, il movimento ci definisce. È quello delle stelle, dei pianeti, dell’ambiente che ci circonda, del mondo vivente. È anche lui che determina il gesto, influenza una corrente o indica una pratica artistica e una riflessione. È il pensiero, è lo spostamento.

Uno degli arazzi di Abdoulaye Konaté, AKAA 2022 © Cristina Biordi
La magnificenza del tessuto

Nel 2022 l’artista maliano, Abdoulaye Konaté, è invitato a realizzare un’installazione monumentale nella navata centrale del Carreau du Temple. I suoi arazzi, dipinti, sculture, popolano collezioni e musei di tutto il mondo. Nato nel 1953 a Diré, in Mali, Abdoulaye Konaté è uno delle più grandi figure d’arte in contemporanea Africa. AKAA ospita nove opere monumentali del maestro delle tele bazin – tessuto tradizionale maliano – intrecciate con la loro infinita gamma di colori.

Gli arazzi si inspirano alla storia e al lavoro delle ricamatrici del Marocco. Un omaggio all’arte della tessitura in questa regione, ma anche alle donne che svolgono un ruolo molto importante nella produzione e trasmissione di questa tecnica artigianale. L’artista unisce diversi elementi per rendere visibile il filo conduttore che passa tra Maghreb e Sahel.

Tiraillés di Willow Evann © Cristina Biordi
Storia e mitologia dal legno al NFT

Tradizione e innovazione sono elementi che si ritrovano nel collettivo d’artisti Neuvièmetoit che ad AKAA, espone per la prima volta in Francia opere d’arte africana in formato “NFT”. Neuvièmetoit espone le opere dell’artista franco-ivoriano Willow Evann, con una proposta artistica immersiva che unisce sia la percezione del mondo reale che il suo specchio virtuale.

Tre opere fisiche – Google Noir, Tiraillés e Zaouli – sono esposte insieme alle loro versioni in realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR). I visitatori possono accedervi utilizzando un visore VR o un tablet con un’applicazione AR. L’artista si interroga sull’importanza del patrimonio tradizionale e spirituale africano per gli africani e gli afro-discendenti, su loro desiderio di riappropriazione.

Assoukrou Aké © Cristina Biordi
Lotta per la supremazia

Per la seconda edizione dell’Ellipse Art Projects, che premia un artista emergente non rappresentato da una galleria, il suo vincitore, l’ivoriano Assoukrou Aké espone alla fiera una sua personale. La sua formazione in storia dell’arte lo porta a sviluppare progetti di ricerca in cui incarna il ruolo di medico ricercatore che elabora dei racconti che chiama “di guarigioni” attraverso la sua pratica artistica multidisciplinare del collage, pittura, incisione e scultura.

Le sue ricerche sono in risposta alla violenza e alla sua capacità di mutazione. Per superare questo concetto indicibile, quasi irrappresentabile in quanto tale, costruisce e decostruisce frammenti di immagini, in cui riecheggiano numerosi i riferimenti che vanno dai racconti africani alle incisioni dei maestri come Poussin o anche Rubens. Per questo scava la materia, la taglia o addirittura la strappa per svuotarla del suo significato.

Forbidden zone di Sanda Amadou, AKAA 2022 © Cristina Biordi
Africa terra “sacra” da proteggere

Una gran parte dei rifiuti elettronici dell’occidente viene portata in Africa che diventa il “continente spazzatura” per il resto del mondo. L’artista congolese Maurice Mbikayi ricicla questi materiali trasformandoli in installazioni, sculture e performance. Realizza anche delle serie fotografiche dove si mette in scena per criticare e denunciare l’invio massivo dei rifiuti provenienti dai paesi ricchi; e l’estrazione nelle miniere che inquina il suo paese.

Mentre Sanda Amadou costruisce nei suoi dipinti un luogo magico nel mezzo di una particolare “foresta”. L’artista beninese, autodidatta, crea un legame tra arte, sacro e tutela dell’ambiente. Nel Benin ci sono molte foreste sacre, “zone vietate”, spazi dedicati alle divinità. Sono come dei monasteri o dei conventi. Le sue opere, polimateriche, rappresentano questi luoghi sacri e i loro custodi.

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Published On: 22 Ottobre 2022

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 14 minuti

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Le gallerie africane bloccate dalla pandemia ritornano a Parigi. Queste rappresentano più di un terzo delle 38 gallerie presenti alla fiera, con circa 130 artisti esposti. Segnale del crescente interesse per l’arte africana.

In tutti questi anni la manifestazione ha mantenuto la sua visione di inizio: un invito alla scoperta degli artisti che rivendicano un legame nelle loro pratiche al continente africano. Uno sguardo contemporaneo su queste scene artistiche che va oltre le frontiere geografiche, aperto al dialogo, alla creazione e alla meraviglia senza cliché e preconcetti.

Il movimento nell’arte

Per accompagnare i progetti della kermesse dei suoi exploit esplose tori ha creato Les Rencontres (Gli incontri) una piattaforma culturale a parte nel cuore della fiera dove vengono invitati artisti, curatori, pensatori, professionisti del mondo dell’arte o semplici visitatori a esprimersi e a discutere pubblicamente su questioni relative all’attualità della vita artistica e del mercato dell’arte in Africa.

Quest’anno Armel Dakouo, direttrice artistica, propone una programmazione culturale che esplora le tematiche ispirate dal movimento. Come il tempo, il movimento ci definisce. È quello delle stelle, dei pianeti, dell’ambiente che ci circonda, del mondo vivente. È anche lui che determina il gesto, influenza una corrente o indica una pratica artistica e una riflessione. È il pensiero, è lo spostamento.

Uno degli arazzi di Abdoulaye Konaté, AKAA 2022 © Cristina Biordi
La magnificenza del tessuto

Nel 2022 l’artista maliano, Abdoulaye Konaté, è invitato a realizzare un’installazione monumentale nella navata centrale del Carreau du Temple. I suoi arazzi, dipinti, sculture, popolano collezioni e musei di tutto il mondo. Nato nel 1953 a Diré, in Mali, Abdoulaye Konaté è uno delle più grandi figure d’arte in contemporanea Africa. AKAA ospita nove opere monumentali del maestro delle tele bazin – tessuto tradizionale maliano – intrecciate con la loro infinita gamma di colori.

Gli arazzi si inspirano alla storia e al lavoro delle ricamatrici del Marocco. Un omaggio all’arte della tessitura in questa regione, ma anche alle donne che svolgono un ruolo molto importante nella produzione e trasmissione di questa tecnica artigianale. L’artista unisce diversi elementi per rendere visibile il filo conduttore che passa tra Maghreb e Sahel.

Tiraillés di Willow Evann © Cristina Biordi
Storia e mitologia dal legno al NFT

Tradizione e innovazione sono elementi che si ritrovano nel collettivo d’artisti Neuvièmetoit che ad AKAA, espone per la prima volta in Francia opere d’arte africana in formato “NFT”. Neuvièmetoit espone le opere dell’artista franco-ivoriano Willow Evann, con una proposta artistica immersiva che unisce sia la percezione del mondo reale che il suo specchio virtuale.

Tre opere fisiche – Google Noir, Tiraillés e Zaouli – sono esposte insieme alle loro versioni in realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR). I visitatori possono accedervi utilizzando un visore VR o un tablet con un’applicazione AR. L’artista si interroga sull’importanza del patrimonio tradizionale e spirituale africano per gli africani e gli afro-discendenti, su loro desiderio di riappropriazione.

Assoukrou Aké © Cristina Biordi
Lotta per la supremazia

Per la seconda edizione dell’Ellipse Art Projects, che premia un artista emergente non rappresentato da una galleria, il suo vincitore, l’ivoriano Assoukrou Aké espone alla fiera una sua personale. La sua formazione in storia dell’arte lo porta a sviluppare progetti di ricerca in cui incarna il ruolo di medico ricercatore che elabora dei racconti che chiama “di guarigioni” attraverso la sua pratica artistica multidisciplinare del collage, pittura, incisione e scultura.

Le sue ricerche sono in risposta alla violenza e alla sua capacità di mutazione. Per superare questo concetto indicibile, quasi irrappresentabile in quanto tale, costruisce e decostruisce frammenti di immagini, in cui riecheggiano numerosi i riferimenti che vanno dai racconti africani alle incisioni dei maestri come Poussin o anche Rubens. Per questo scava la materia, la taglia o addirittura la strappa per svuotarla del suo significato.

Forbidden zone di Sanda Amadou, AKAA 2022 © Cristina Biordi
Africa terra “sacra” da proteggere

Una gran parte dei rifiuti elettronici dell’occidente viene portata in Africa che diventa il “continente spazzatura” per il resto del mondo. L’artista congolese Maurice Mbikayi ricicla questi materiali trasformandoli in installazioni, sculture e performance. Realizza anche delle serie fotografiche dove si mette in scena per criticare e denunciare l’invio massivo dei rifiuti provenienti dai paesi ricchi; e l’estrazione nelle miniere che inquina il suo paese.

Mentre Sanda Amadou costruisce nei suoi dipinti un luogo magico nel mezzo di una particolare “foresta”. L’artista beninese, autodidatta, crea un legame tra arte, sacro e tutela dell’ambiente. Nel Benin ci sono molte foreste sacre, “zone vietate”, spazi dedicati alle divinità. Sono come dei monasteri o dei conventi. Le sue opere, polimateriche, rappresentano questi luoghi sacri e i loro custodi.

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