Alberto Giacometti e Petrit Halilaj costruiscono un palazzo fantastico di notte

Tempo stimato per la lettura: 2,9 minuti
La mostra Alberto Giacometti / Petrit Halilaj: Nous construisions un fantastique palais la nuit…, dal 14 marzo all’8 giugno 2025, presso l’Institut Giacometti rappresenta un incontro affascinante tra due artisti di epoche e contesti diversi, ma uniti da una profonda riflessione sull’esistenza umana e la condizione dell’individuo. Questa esposizione è un viaggio attraverso le opere iconiche di Alberto Giacometti, uno dei più importanti scultori del XX secolo, e quelle di Petrit Halilaj, un artista contemporaneo che esplora le memorie e le esperienze della sua terra d’origine, il Kosovo.
Il disegno infantile
Segnato dalla sua infanzia in un Kosovo in guerra, Petrit Halilaj sviluppa una pratica in cui storie individuali e collettive si uniscono per immaginare spazi di libertà non privi di gioco e leggerezza. Come Giacometti in certi periodi, il disegno infantile ha nutrito la sua opera, e apre alla scultura un orizzonte onirico, addirittura magico. Da un disegno infantile copiato da Giacometti, Halilaj instaura un dialogo sottile e onirico, giocando sui passaggi tra disegno e scultura, rivelando aspetti inediti dell’opera del suo predecessore. I grandi disegni spaziali di Halilaj, che si basano su un palazzo allo stesso tempo reale e immaginario, permettono così di sfruttare l’importanza del tema dell’infanzia nel lavoro di Giacometti.
Con quasi trenta opere prodotte appositamente per la mostra, Halilaj esplora nel vocabolario infantile del suo “Abetare” una forma di disegno nello spazio, divenuto il suo stesso mezzo di espressione. La mostra ritorna al rapporto dei due artisti con l’infanzia, con i sogni, con le associazioni di idee e con il loro rapporto con lo stupore.
L’essenzialità dell’uomo legata alla memoria
Giacometti, noto per le sue sculture allungate, ha dedicato la sua vita a indagare la fragilità e l’isolamento dell’individuo. Le sue opere, caratterizzate da una straordinaria delicatezza e da un’intensa emotività, pongono l’accento sulla percezione dello spazio e sulla relazione tra l’essere umano e il mondo che lo circonda. L’artista, attraverso il suo stile unico, riesce a catturare l’essenza dell’esistenza e a trasmettere un senso di vulnerabilità.
Dall’altro lato, Petrit Halilaj porta in scena le sue esperienze personali e collettive, attingendo alla sua storia culturale e alle difficoltà vissute dal suo popolo. Le sue opere spesso riflettono temi di identità, appartenenza e memoria, utilizzando materiali e tecniche che rievocano tradizioni e narrazioni locali. Halilaj è un narratore visivo capace di trasformare il dolore e la sofferenza in un linguaggio artistico che invita alla riflessione e alla connessione umana.
Una nuova prospettiva sulla condizione umana
La mostra, curata da Hugo Daniel, propone un dialogo tra le opere di Giacometti e quelle di Halilaj, creando un ponte tra il passato e il presente. Le figure di Giacometti, con la loro inquietante solitudine, si confrontano con le installazioni e le sculture di Halilaj, che parlano di comunità e memoria. In questo contesto, la frase “Nous construisions un fantastique palais la nuit…” diventa simbolica: un richiamo alla costruzione di spazi di bellezza e speranza, anche nei momenti più bui.
L’esposizione invita i visitatori a riflettere su temi universali come l’isolamento, la ricerca di identità e la necessità di connessione. Attraverso una serie di installazioni, sculture e opere su carta, il pubblico è accompagnato in un viaggio emotivo che esplora le complessità dell’esistenza umana.
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Alberto Giacometti e Petrit Halilaj costruiscono un palazzo fantastico di notte
Tempo stimato per la lettura: 9 minuti
La mostra Alberto Giacometti / Petrit Halilaj: Nous construisions un fantastique palais la nuit…, dal 14 marzo all’8 giugno 2025, presso l’Institut Giacometti rappresenta un incontro affascinante tra due artisti di epoche e contesti diversi, ma uniti da una profonda riflessione sull’esistenza umana e la condizione dell’individuo. Questa esposizione è un viaggio attraverso le opere iconiche di Alberto Giacometti, uno dei più importanti scultori del XX secolo, e quelle di Petrit Halilaj, un artista contemporaneo che esplora le memorie e le esperienze della sua terra d’origine, il Kosovo.
Il disegno infantile
Segnato dalla sua infanzia in un Kosovo in guerra, Petrit Halilaj sviluppa una pratica in cui storie individuali e collettive si uniscono per immaginare spazi di libertà non privi di gioco e leggerezza. Come Giacometti in certi periodi, il disegno infantile ha nutrito la sua opera, e apre alla scultura un orizzonte onirico, addirittura magico. Da un disegno infantile copiato da Giacometti, Halilaj instaura un dialogo sottile e onirico, giocando sui passaggi tra disegno e scultura, rivelando aspetti inediti dell’opera del suo predecessore. I grandi disegni spaziali di Halilaj, che si basano su un palazzo allo stesso tempo reale e immaginario, permettono così di sfruttare l’importanza del tema dell’infanzia nel lavoro di Giacometti.
Con quasi trenta opere prodotte appositamente per la mostra, Halilaj esplora nel vocabolario infantile del suo “Abetare” una forma di disegno nello spazio, divenuto il suo stesso mezzo di espressione. La mostra ritorna al rapporto dei due artisti con l’infanzia, con i sogni, con le associazioni di idee e con il loro rapporto con lo stupore.
L’essenzialità dell’uomo legata alla memoria
Giacometti, noto per le sue sculture allungate, ha dedicato la sua vita a indagare la fragilità e l’isolamento dell’individuo. Le sue opere, caratterizzate da una straordinaria delicatezza e da un’intensa emotività, pongono l’accento sulla percezione dello spazio e sulla relazione tra l’essere umano e il mondo che lo circonda. L’artista, attraverso il suo stile unico, riesce a catturare l’essenza dell’esistenza e a trasmettere un senso di vulnerabilità.
Dall’altro lato, Petrit Halilaj porta in scena le sue esperienze personali e collettive, attingendo alla sua storia culturale e alle difficoltà vissute dal suo popolo. Le sue opere spesso riflettono temi di identità, appartenenza e memoria, utilizzando materiali e tecniche che rievocano tradizioni e narrazioni locali. Halilaj è un narratore visivo capace di trasformare il dolore e la sofferenza in un linguaggio artistico che invita alla riflessione e alla connessione umana.
Una nuova prospettiva sulla condizione umana
La mostra, curata da Hugo Daniel, propone un dialogo tra le opere di Giacometti e quelle di Halilaj, creando un ponte tra il passato e il presente. Le figure di Giacometti, con la loro inquietante solitudine, si confrontano con le installazioni e le sculture di Halilaj, che parlano di comunità e memoria. In questo contesto, la frase “Nous construisions un fantastique palais la nuit…” diventa simbolica: un richiamo alla costruzione di spazi di bellezza e speranza, anche nei momenti più bui.
L’esposizione invita i visitatori a riflettere su temi universali come l’isolamento, la ricerca di identità e la necessità di connessione. Attraverso una serie di installazioni, sculture e opere su carta, il pubblico è accompagnato in un viaggio emotivo che esplora le complessità dell’esistenza umana.
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