Alessio Bolognesi, street artist: “La creatività è istintiva”
Tempo stimato per la lettura: 5,4 minuti
Alessio Bolognesi è un artista e street artist che lavora in Italia e all’estero. In questa intervista, ci ha raccontato un po’ dei suoi esordi e della sua attività attuale.
“Nasco nel 1978 a Ferrara – città nella quale vivo e creo – e sono membro del collettivo artistico Vida Krei (VKB). Scarabocchio da sempre ma, dopo alcuni anni di stop totale a causa degli studi universitari in Ingegneria Elettronica e al lavoro come 3d graphic designer, nel 2008 inizio a (provare a) dipingere. Nel 2010 arrivano i primi premi e mostre personali. Da sempre incline ad annoiarmi sento la continua necessità di evolvere il mio linguaggio ed esplorare nuovi temi. Pure correndo il rischio di non trovare più riscontro non posso fare a meno di assecondarmi. È così che, dopo aver creato il mio alter-ego “Sfiggy” ed essermi raccontato per suo tramite, sono arrivato al progetto [R]EVOLVE[R], passando attraverso le serie “Fuori Orientamento” e “Di treni, scambi e passaggi a livello”, nelle quali forse stavo metabolizzando i cambiamenti per trovare una nuova strada. Sono curioso per natura e sempre aperto al confronto ed alla contaminazione di culture e stili e questo si riflette sia sulle opere “da galleria” che sui lavori murali che ho realizzo in tutta Italia e all’estero. Sono ad oggi rappresentato da diverse galleria in Italia, USA e Portogallo, partecipo a Festival ed eventi legati alla Street-Art ma continuo a trovare che uscire con un secchio pieno di vernice e qualche spray e farsi una giornata in giro con gli amici a disegnare su di un muro sia la cosa più bella del mondo”
Cosa significa per te fare street art?
Significa due cose: comunità e libertà. Indipendentemente che si vada a dipingere con gli amici nelle occasioni più disparate, ad una jam o si dipinga una grande murata per un festival o un progetto, il senso di fare parte di una comunità che condivide qualcosa e gli incontri che si fanno rappresentano la parte più bella. Incontri con altri artisti o con gente che vede il pezzo e magari si ferma a fare due chiacchiere. O ancora quelli che ti scrivono dopo averlo visto passeggiando in una città. L’arte urbana genera un senso di comunità introvabile in qualsiasi altro ambiente artistico, che si tratti di interventi legali e non. Nonostante sia un mondo che si sta, purtroppo, contaminando con il business più spinto e “ignorante”, permane ancora una dimensione umana imprescindibile. E poi significa libertà di creare qualcosa per sé stessi prima di tutto, ma che possa anche avere l’effetto di generare le relazioni umane di cui parlavo.
Cosa è per te la creatività?
Penso sia il lasciarmi andare.
Dipingere ciò in cui credo, ciò che mi va e quando ho qualcosa da dire, se no meglio starsene zitti che produrre a prescindere. La creatività penso non vada ingabbiata o indirizzata, ma solo alimentata con stimoli nuovi di ogni genere. Il resto penso sia solo l’effetto dell’assimilazione di ciò. Non riesco per mia natura a “fare”, inteso nel senso di mettersi a tavolino, pianificare e poi eseguire. Credo nella creatività istintiva.
Come avviene il tuo processo creativo? Quanto istinto, quanta pianificazione e organizzazione?
Ho già in parte risposto nella domanda precedente. Penso ci sia 80% istinto e 20% organizzazione. L’istinto deriva dall’assimilazione di contenuti che generano nuovi pensieri e processi creativi nei modi e nei momenti più svariati. Da lì creo delle bozze a matita, estremamente veloci, per fermare l’idea. Non pianifico nulla, ma cerco di organizzarmi in maniera coerente con il contesto in cui voglio fare il pezzo. E poi torna l’istinto, perché nella quasi totalità dei casi aggiusto la composizione e scelgo i colori direttamente sul muro. La creatività consiste anche nel utilizzare ciò che hai a disposizione per lasciar trasparire il tuo stato d’animo.
Che tecniche utilizzi?
Tutte! Amo mescolare spray, e pittura data a rullo o pennello a seconda dell’effetto che voglio ottenere. E se non ho a disposizione qualcosa, trovo la soluzione al momento.
L’incontro che ti ha cambiato la vita.
Quello con mia moglie.
I momenti più difficili nel tuo lavoro d quelli più importanti…
Il momento più complicato è forse quello attuale, a causa di un intervento per risolvere un problema ad un ginocchio che pare, invece, avermelo fatto peggiorare. Stare in piedi giornate a dipingere è molto difficile, ho dolore e devo concludere la giornata con ghiaccio e antinfiammatori. E soprattutto non ho la certezza che la situazione si possa risolvere.
Il momento più importante è quello che deve ancora arrivare!
La tua prima volta in un museo o in una galleria. Che ricordi ne hai?
Onestamente non ricordo. Non ricordo quale sia stata la prima occasione, né cosa ho provato. Ma evidentemente, dall’amore che nutro nei confronti dell’arte, delle visite a mostre e musei, qualsiasi sia stata la mia prima volta ha avuto evidentemente effetti piuttosto positivi.
Cosa leggi, studi, ascolti…
Sono onnivoro. E penso c978he questo sia alla base del discorso che facevo sul processo creativo. Leggo 18, 20 libri all’anno, a volte anche più se il tempo me lo concede. Leggo valanghe di fumetti, leggo quotidiani, ascolto metal, rock, jazz e classica a seconda dello stato d’animo. Mal sopporto tutto ciò che è “commerciale”, creato e prodotto apposta per assecondare le masse. Amo le produzioni indipendenti e sperimentali. E su ogni cosa che mi appassiona studio, approfondisco, cerco notizie e stimoli. Attualmente sto leggendo “La storia della bruttezza” curata da Umberto Eco, Sandman, ascoltando i Rammstein e sto cercando di assimilare tutto ciò che riguarda lo scempio che stiamo facendo del nostro pianeta (proprio ieri sono stato al Mambo a vedere la mostra di Julian Charrière che ho trovato splendida e mi ha dato un sacco di spunti di riflessione).
Progetti per il futuro…
Dipingerò! E mi divertirò nel farlo!
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Alessio Bolognesi, street artist: “La creatività è istintiva”
Tempo stimato per la lettura: 16 minuti
Alessio Bolognesi è un artista e street artist che lavora in Italia e all’estero. In questa intervista, ci ha raccontato un po’ dei suoi esordi e della sua attività attuale.
“Nasco nel 1978 a Ferrara – città nella quale vivo e creo – e sono membro del collettivo artistico Vida Krei (VKB). Scarabocchio da sempre ma, dopo alcuni anni di stop totale a causa degli studi universitari in Ingegneria Elettronica e al lavoro come 3d graphic designer, nel 2008 inizio a (provare a) dipingere. Nel 2010 arrivano i primi premi e mostre personali. Da sempre incline ad annoiarmi sento la continua necessità di evolvere il mio linguaggio ed esplorare nuovi temi. Pure correndo il rischio di non trovare più riscontro non posso fare a meno di assecondarmi. È così che, dopo aver creato il mio alter-ego “Sfiggy” ed essermi raccontato per suo tramite, sono arrivato al progetto [R]EVOLVE[R], passando attraverso le serie “Fuori Orientamento” e “Di treni, scambi e passaggi a livello”, nelle quali forse stavo metabolizzando i cambiamenti per trovare una nuova strada. Sono curioso per natura e sempre aperto al confronto ed alla contaminazione di culture e stili e questo si riflette sia sulle opere “da galleria” che sui lavori murali che ho realizzo in tutta Italia e all’estero. Sono ad oggi rappresentato da diverse galleria in Italia, USA e Portogallo, partecipo a Festival ed eventi legati alla Street-Art ma continuo a trovare che uscire con un secchio pieno di vernice e qualche spray e farsi una giornata in giro con gli amici a disegnare su di un muro sia la cosa più bella del mondo”
Cosa significa per te fare street art?
Significa due cose: comunità e libertà. Indipendentemente che si vada a dipingere con gli amici nelle occasioni più disparate, ad una jam o si dipinga una grande murata per un festival o un progetto, il senso di fare parte di una comunità che condivide qualcosa e gli incontri che si fanno rappresentano la parte più bella. Incontri con altri artisti o con gente che vede il pezzo e magari si ferma a fare due chiacchiere. O ancora quelli che ti scrivono dopo averlo visto passeggiando in una città. L’arte urbana genera un senso di comunità introvabile in qualsiasi altro ambiente artistico, che si tratti di interventi legali e non. Nonostante sia un mondo che si sta, purtroppo, contaminando con il business più spinto e “ignorante”, permane ancora una dimensione umana imprescindibile. E poi significa libertà di creare qualcosa per sé stessi prima di tutto, ma che possa anche avere l’effetto di generare le relazioni umane di cui parlavo.
Cosa è per te la creatività?
Penso sia il lasciarmi andare.
Dipingere ciò in cui credo, ciò che mi va e quando ho qualcosa da dire, se no meglio starsene zitti che produrre a prescindere. La creatività penso non vada ingabbiata o indirizzata, ma solo alimentata con stimoli nuovi di ogni genere. Il resto penso sia solo l’effetto dell’assimilazione di ciò. Non riesco per mia natura a “fare”, inteso nel senso di mettersi a tavolino, pianificare e poi eseguire. Credo nella creatività istintiva.
Come avviene il tuo processo creativo? Quanto istinto, quanta pianificazione e organizzazione?
Ho già in parte risposto nella domanda precedente. Penso ci sia 80% istinto e 20% organizzazione. L’istinto deriva dall’assimilazione di contenuti che generano nuovi pensieri e processi creativi nei modi e nei momenti più svariati. Da lì creo delle bozze a matita, estremamente veloci, per fermare l’idea. Non pianifico nulla, ma cerco di organizzarmi in maniera coerente con il contesto in cui voglio fare il pezzo. E poi torna l’istinto, perché nella quasi totalità dei casi aggiusto la composizione e scelgo i colori direttamente sul muro. La creatività consiste anche nel utilizzare ciò che hai a disposizione per lasciar trasparire il tuo stato d’animo.
Che tecniche utilizzi?
Tutte! Amo mescolare spray, e pittura data a rullo o pennello a seconda dell’effetto che voglio ottenere. E se non ho a disposizione qualcosa, trovo la soluzione al momento.
L’incontro che ti ha cambiato la vita.
Quello con mia moglie.
I momenti più difficili nel tuo lavoro d quelli più importanti…
Il momento più complicato è forse quello attuale, a causa di un intervento per risolvere un problema ad un ginocchio che pare, invece, avermelo fatto peggiorare. Stare in piedi giornate a dipingere è molto difficile, ho dolore e devo concludere la giornata con ghiaccio e antinfiammatori. E soprattutto non ho la certezza che la situazione si possa risolvere.
Il momento più importante è quello che deve ancora arrivare!
La tua prima volta in un museo o in una galleria. Che ricordi ne hai?
Onestamente non ricordo. Non ricordo quale sia stata la prima occasione, né cosa ho provato. Ma evidentemente, dall’amore che nutro nei confronti dell’arte, delle visite a mostre e musei, qualsiasi sia stata la mia prima volta ha avuto evidentemente effetti piuttosto positivi.
Cosa leggi, studi, ascolti…
Sono onnivoro. E penso c978he questo sia alla base del discorso che facevo sul processo creativo. Leggo 18, 20 libri all’anno, a volte anche più se il tempo me lo concede. Leggo valanghe di fumetti, leggo quotidiani, ascolto metal, rock, jazz e classica a seconda dello stato d’animo. Mal sopporto tutto ciò che è “commerciale”, creato e prodotto apposta per assecondare le masse. Amo le produzioni indipendenti e sperimentali. E su ogni cosa che mi appassiona studio, approfondisco, cerco notizie e stimoli. Attualmente sto leggendo “La storia della bruttezza” curata da Umberto Eco, Sandman, ascoltando i Rammstein e sto cercando di assimilare tutto ciò che riguarda lo scempio che stiamo facendo del nostro pianeta (proprio ieri sono stato al Mambo a vedere la mostra di Julian Charrière che ho trovato splendida e mi ha dato un sacco di spunti di riflessione).
Progetti per il futuro…
Dipingerò! E mi divertirò nel farlo!
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