Anselm Kiefer illustra la poesia di Paul Celan

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 17 Dicembre 2021

Tempo stimato per la lettura: 4,8 minuti

Quindici anni dopo aver inaugurato la serie Monumenta al Grand Palais di Parigi, nel 2007, Anselm Kiefer è il primo artista plastico a occupare l’intero spazio del Grand Palais Éphémère, per un progetto unico, dal 17 dicembre 2021 all’11 gennaio 2022.

Con Pour Paul Celan continua il suo lavoro sulla memoria europea, attraversata dai suoi conflitti. Installate nei vasti volumi del Grand Palais Éphémère utilizzando scenografie minimali, sculture, installazioni e tele di grande formato, progettate tra il 2015 e il 2021, dialogano con i versi inquieti del grande poeta in lingua tedesca Paul Celan, la cui opera è sempre stata presente nei dipinti di Anselm Kiefer.

Far vivere i versi di Celan

Frammenti di testi tracciati con il gesso, pigmenti e materiali vegetali compongono questa rilettura pittorica del testo di Celan, il quale, dopo aver conosciuto l’orrore dei lager, intraprese la sua vita per utilizzare il linguaggio come strumento contro l’oblio e la barbaria: perché è necessario guardare, spesso, al passato per capire meglio il nostro futuro.

Negli estratti del suo diario, scritto durante l’allestimento della mostra parigina, Anselm Kiefer afferma: «Celan non si accontenta di contemplare il nulla, lo ha sperimentato, vissuto, attraversato. (…) La lingua di Paul Celan viene da così lontano, da un altro mondo in cui non siamo ancora stati confrontati, ci arriva come quella di un alieno. Facciamo fatica a capirla».

Un bel libro accompagna il progetto, raccogliendo testi del filosofo Emanuele Coccia, l’artista Edmund de Waal, il regista Alexander Kluge e il curatore Ulrich Wilmes, nonché estratti dal diario di Anselm Kiefer. Secondo Alexander Kluge, i dipinti di Anselm Kiefer portano i versi di Celan, che commentano, e in cambio i versi del poeta danno vita ai dipinti. Questi versi “di tenebra” accompagnano la ventina di opere esposte.

Materializzare un’immagine

Nato 8 marzo 1945 – due settimane prima della fine della Seconda Guerra mondiale – Anselm Kiefer si è confrontato nel corso della sua opera con i grandi temi della storia, del mito e della memoria, affrontandone anche gli aspetti più temuti e dolorosi. Nei suoi lavori, Kiefer ha più volte trattato la storia della nazione tedesca, spingendo il suo sguardo ai suoi miti e alle sue leggende.

Consapevole del valore trascendente dell’arte, senza formulare giudizi sugli eventi raccontati, l’artista allude spesso alla ricerca di una verità poetica. Diversi riferimenti alla pratica alchemica sono presenti nelle sue opere attraverso i materiali e le tecniche impiegate. Ciascuna opera reca in sé le tracce della propria storia, esponendo il decadimento dei materiali utilizzati. Al tempo stesso, attraverso la scelta d’inserire nei propri lavori elementi naturali, quali semi, fiori, o erba essiccata, l’artista contempla le promesse di una rigenerazione.

In perenne rielaborazione, l’opera di Anselm Kiefer si costruisce per strati e sedimentazioni. I materiali si accumulano, i dipinti diventano densi e subiscono gli assalti del tempo. Gli elementi che raccolgono disegnano nello spazio dei veri e propri paesaggi plastici. La stessa spessa matericità dei dipinti cattura il visitatore che è letteralmente trasportato nel cuore di un’arte dell’eccesso, un’arte dove il tempo fa il suo lavoro e dove tutti sono invitati a perdersi e ritrovarsi.

Come nell’atelier dell’artista

Nel 2007, al Grand Palais, Anselm Kiefer aveva scelto di costruire diverse torri e case che, a loro volta, ospitano molte opere dedicate ai poeti Paul Celan (1920-1970) e Ingeborg Bachmann (1926-1973). Queste opere pittoriche e scultore formavano un dispositivo originale specifico dell’artista. Il Grand Palais era allora per l’artista un firmamento, una volta di vetro che rappresentava il cielo stellato. Vera esperienza corporea ed esperienza del pensiero, in cui le opere giocavano con l’architettura in vetro e acciaio del luogo. Ma era soprattutto una sorta di nuovo atelier da occupare.

Anche nel caso di questa bellissima esposizione al Grand Palais Éphémère, il visitatore entra in un gigantesco atelier di 10.000 m², uno spazio grezzo, immerso in una penombra, incastonato tra la Tour Eiffel e l’École Militaire. In un’ambientazione quasi apocalittica, le immense tele -alte circa 10 metri – sono poste su strutture mobili, come se la loro collocazione non fosse stata ancora stabilita.

La voce della Storia

L’immensità dei volumi è allo stesso tempo opprimente e avvolgente. I versi di Celan sono una testimonianza degli orrori della Seconda Guerra mondiale, le opere di Kiefer sono a loro volta testimoni dell’impegno del poeta nel suo dovere di memoria. Per questo, in una delle installazioni/sculture esposte – Kiefer ricopre le ali di un aereo di piombo di fiori di papavero, simbolo dell’oblio, che riecheggiano nella raccolta di Celan Mohn und Gedächtnis (Papavero e memoria), scritta poco dopo la liberazione del campo di Auschwitz.

Anselm Kiefer non produce solo opere. È abitato da una vera concezione dell’arte che cerca di condividere durante le sue mostre. L’arte non può rimanere un mero esercizio formale, per quanto brillante possa essere. Non può essere del tutto irrilevante, deve avere un significato, ci deve riguardare.

In Pour Paul Celan, come sempre, Anselm Kiefer unisce potenza pittorica e respiro poetico, per offrire al visitatore una immersione totale e coinvolgente in un omaggio a una delle più grandi figure della letteratura mondiale.

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Published On: 17 Dicembre 2021

About the Author: Cristina Biordi

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Quindici anni dopo aver inaugurato la serie Monumenta al Grand Palais di Parigi, nel 2007, Anselm Kiefer è il primo artista plastico a occupare l’intero spazio del Grand Palais Éphémère, per un progetto unico, dal 17 dicembre 2021 all’11 gennaio 2022.

Con Pour Paul Celan continua il suo lavoro sulla memoria europea, attraversata dai suoi conflitti. Installate nei vasti volumi del Grand Palais Éphémère utilizzando scenografie minimali, sculture, installazioni e tele di grande formato, progettate tra il 2015 e il 2021, dialogano con i versi inquieti del grande poeta in lingua tedesca Paul Celan, la cui opera è sempre stata presente nei dipinti di Anselm Kiefer.

Far vivere i versi di Celan

Frammenti di testi tracciati con il gesso, pigmenti e materiali vegetali compongono questa rilettura pittorica del testo di Celan, il quale, dopo aver conosciuto l’orrore dei lager, intraprese la sua vita per utilizzare il linguaggio come strumento contro l’oblio e la barbaria: perché è necessario guardare, spesso, al passato per capire meglio il nostro futuro.

Negli estratti del suo diario, scritto durante l’allestimento della mostra parigina, Anselm Kiefer afferma: «Celan non si accontenta di contemplare il nulla, lo ha sperimentato, vissuto, attraversato. (…) La lingua di Paul Celan viene da così lontano, da un altro mondo in cui non siamo ancora stati confrontati, ci arriva come quella di un alieno. Facciamo fatica a capirla».

Un bel libro accompagna il progetto, raccogliendo testi del filosofo Emanuele Coccia, l’artista Edmund de Waal, il regista Alexander Kluge e il curatore Ulrich Wilmes, nonché estratti dal diario di Anselm Kiefer. Secondo Alexander Kluge, i dipinti di Anselm Kiefer portano i versi di Celan, che commentano, e in cambio i versi del poeta danno vita ai dipinti. Questi versi “di tenebra” accompagnano la ventina di opere esposte.

Materializzare un’immagine

Nato 8 marzo 1945 – due settimane prima della fine della Seconda Guerra mondiale – Anselm Kiefer si è confrontato nel corso della sua opera con i grandi temi della storia, del mito e della memoria, affrontandone anche gli aspetti più temuti e dolorosi. Nei suoi lavori, Kiefer ha più volte trattato la storia della nazione tedesca, spingendo il suo sguardo ai suoi miti e alle sue leggende.

Consapevole del valore trascendente dell’arte, senza formulare giudizi sugli eventi raccontati, l’artista allude spesso alla ricerca di una verità poetica. Diversi riferimenti alla pratica alchemica sono presenti nelle sue opere attraverso i materiali e le tecniche impiegate. Ciascuna opera reca in sé le tracce della propria storia, esponendo il decadimento dei materiali utilizzati. Al tempo stesso, attraverso la scelta d’inserire nei propri lavori elementi naturali, quali semi, fiori, o erba essiccata, l’artista contempla le promesse di una rigenerazione.

In perenne rielaborazione, l’opera di Anselm Kiefer si costruisce per strati e sedimentazioni. I materiali si accumulano, i dipinti diventano densi e subiscono gli assalti del tempo. Gli elementi che raccolgono disegnano nello spazio dei veri e propri paesaggi plastici. La stessa spessa matericità dei dipinti cattura il visitatore che è letteralmente trasportato nel cuore di un’arte dell’eccesso, un’arte dove il tempo fa il suo lavoro e dove tutti sono invitati a perdersi e ritrovarsi.

Come nell’atelier dell’artista

Nel 2007, al Grand Palais, Anselm Kiefer aveva scelto di costruire diverse torri e case che, a loro volta, ospitano molte opere dedicate ai poeti Paul Celan (1920-1970) e Ingeborg Bachmann (1926-1973). Queste opere pittoriche e scultore formavano un dispositivo originale specifico dell’artista. Il Grand Palais era allora per l’artista un firmamento, una volta di vetro che rappresentava il cielo stellato. Vera esperienza corporea ed esperienza del pensiero, in cui le opere giocavano con l’architettura in vetro e acciaio del luogo. Ma era soprattutto una sorta di nuovo atelier da occupare.

Anche nel caso di questa bellissima esposizione al Grand Palais Éphémère, il visitatore entra in un gigantesco atelier di 10.000 m², uno spazio grezzo, immerso in una penombra, incastonato tra la Tour Eiffel e l’École Militaire. In un’ambientazione quasi apocalittica, le immense tele -alte circa 10 metri – sono poste su strutture mobili, come se la loro collocazione non fosse stata ancora stabilita.

La voce della Storia

L’immensità dei volumi è allo stesso tempo opprimente e avvolgente. I versi di Celan sono una testimonianza degli orrori della Seconda Guerra mondiale, le opere di Kiefer sono a loro volta testimoni dell’impegno del poeta nel suo dovere di memoria. Per questo, in una delle installazioni/sculture esposte – Kiefer ricopre le ali di un aereo di piombo di fiori di papavero, simbolo dell’oblio, che riecheggiano nella raccolta di Celan Mohn und Gedächtnis (Papavero e memoria), scritta poco dopo la liberazione del campo di Auschwitz.

Anselm Kiefer non produce solo opere. È abitato da una vera concezione dell’arte che cerca di condividere durante le sue mostre. L’arte non può rimanere un mero esercizio formale, per quanto brillante possa essere. Non può essere del tutto irrilevante, deve avere un significato, ci deve riguardare.

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