DECDA, “Dopo Esservi Commossi Dovreste Allarmarvi”, i collage introspettivi di Demetrio Di Grado
Tempo stimato per la lettura: 3,8 minuti
Oggi 7 Dicembre alle ore 19.00 si inaugura presso la Galleria KoARt Unconventional Place, in via San Michele a Catania la mostra “Dopo Esservi Commossi Dovreste Allarmarvi”, personale di Demetrio Di Grado, street artist palermitano e calatino d’adozione, che nel giro di pochi anni ha
conquistato il pubblico con i suoi collage analogici intrisi di memoria e cultura pop, prodotti di una grande ricerca iconografica che lo ha portato alla redazione di un nuovo alfabeto segnico, ormai cifra stilistica di questo artista poliedrico.
La mostra, visitabile fino al 28 dicembre, curata da Francesco Piazza, è l’evoluzione del progetto “Kind – Collage analogico” che l’anno scorso ha fatto tappa nelle gallerie più importanti della Sicilia, per chiudersi a Dicembre presso il museo Diocesano di Caltagirone.
“In D.E.C.D.A.” (acronimo del titolo della mostra), scrive il curatore “Di Grado disegna un universo di immagini che sono il risultato di una ulteriore sintesi compositiva oltre che concettuale.
Un’astrazione estrema del suo pensiero da cui emerge una consapevolezza esperta che abbandona quella levità che finora lo aveva contraddistinto e che affronta tematiche più introspettive e drammaticamente legate all’oggi. Già il titolo del progetto contiene l’idea di cambiamento sociale ormai inevitabile e di sfida alle convenzioni che segna il passaggio ad un linguaggio legato alle contraddizioni di una società in perpetuo mutamento”.
D.E.C.D.A. arriva a Catania dopo la tappa palermitana svoltasi lo scorso maggio presso il Cre.Zi.Plus ai Cantieri Culturali della Zisa, in contemporanea con il World Collage Day 2019.
Proprio per la giornata mondiale del collage, Demetrio Di Grado, unico artista italiano selezionato, ha realizzato due grandi opere esterne con tecniche miste di collage e spray: uno sulla facciata del Cre.Zi.Plus e un altro su un muro del Polo Oncologico dell’Ospedale Civico di Palermo, opera
quest’ultima che l’artista ha donato nell’ambito della manifestazione di solidarietà promossa dal Rotary e dal progetto Elpy Gallery.
Durante il vernissage di giorno 07 sarà inoltre presente la collezione in serie limitata di t-shirt e le stampe ispirate alla mostra, acquistabili presso il corner allestito per l’occasione.
Abbiamo rivolto per l’occasione rivolto qualche domanda a Demetrio Di Grado.
Ci racconti un po’ di te?
Sono nato a Palermo e dopo un trascorso nella cultura Hip Hop, sono rimasto affascinato dall’arte e in particolar modo dalla pittura. Nel 2012 ho fondato ManSourcing, l’associazione che ha dato inizio al mio progetto artistico: La promozione dell’arte in tutte le sue declinazioni possibili.
È iniziato così un percorso ricco di collaborazioni con numerosi artisti della scena nazionale ed internazionale, che ho coinvolto in mostre, progetti di street art e festival.
Perché hai scelto la tecnica del collage?
Mi ha sempre affascinato la tecnica dei collage e nel 2016 ho rivoluzionato la mia idea di fare arte. Ho iniziato a tagliare, incollare, assemblare immagini e suggestioni. Fermando sulla carta i miei sogni e i miei pensieri in un viaggio intimo tra la coscienza e l’istinto.
I miei collage sono nati così. Dal desiderio di esprimermi attraverso immagini evocative di un periodo storico ormai lontano ma dense di poesia e nostalgia. Ritagli di riviste pubblicate tra gli anni ’20 e gli anni ’50, che cerco con piglio da archeologo.
Poni sempre la figura umana al centro dei tuoi lavori…
Sì la figura è sempre al centro. Volti densi di sofferenza ma anche di un’estrema voglia di vivere e di riscattarsi. Uomini, donne, bambini, ognuno di loro reca un messaggio, scorre nel tempo fino a raggiungere il nostro contraddittorio presente.
E infine una frase sugli occhi a chiudere il senso, a lanciare una provocazione, a proporre una riflessione. Occhi che parlano.
La mia firma.
Le scene che rappresento nei miei lavori rievocano gli anni della guerra ma anche quelli della rinascita.
Si potrebbe definire il tuo stile vintage ma con delle incursioni nell’ultramoderno, nel reale e nel surreale, che ne pensi?
Vintagepop: così definisco il mio lavoro. Un collage anche questo. L’assemblaggio di epoche, in un periodo storico in cui il digitale è sempre più veloce e la frenesia divora, l’analogico diventa per me un’esigenza per
fermarmi, nei miei ritagli di tempo.
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DECDA, “Dopo Esservi Commossi Dovreste Allarmarvi”, i collage introspettivi di Demetrio Di Grado
Tempo stimato per la lettura: 11 minuti
Oggi 7 Dicembre alle ore 19.00 si inaugura presso la Galleria KoARt Unconventional Place, in via San Michele a Catania la mostra “Dopo Esservi Commossi Dovreste Allarmarvi”, personale di Demetrio Di Grado, street artist palermitano e calatino d’adozione, che nel giro di pochi anni ha
conquistato il pubblico con i suoi collage analogici intrisi di memoria e cultura pop, prodotti di una grande ricerca iconografica che lo ha portato alla redazione di un nuovo alfabeto segnico, ormai cifra stilistica di questo artista poliedrico.
La mostra, visitabile fino al 28 dicembre, curata da Francesco Piazza, è l’evoluzione del progetto “Kind – Collage analogico” che l’anno scorso ha fatto tappa nelle gallerie più importanti della Sicilia, per chiudersi a Dicembre presso il museo Diocesano di Caltagirone.
“In D.E.C.D.A.” (acronimo del titolo della mostra), scrive il curatore “Di Grado disegna un universo di immagini che sono il risultato di una ulteriore sintesi compositiva oltre che concettuale.
Un’astrazione estrema del suo pensiero da cui emerge una consapevolezza esperta che abbandona quella levità che finora lo aveva contraddistinto e che affronta tematiche più introspettive e drammaticamente legate all’oggi. Già il titolo del progetto contiene l’idea di cambiamento sociale ormai inevitabile e di sfida alle convenzioni che segna il passaggio ad un linguaggio legato alle contraddizioni di una società in perpetuo mutamento”.
D.E.C.D.A. arriva a Catania dopo la tappa palermitana svoltasi lo scorso maggio presso il Cre.Zi.Plus ai Cantieri Culturali della Zisa, in contemporanea con il World Collage Day 2019.
Proprio per la giornata mondiale del collage, Demetrio Di Grado, unico artista italiano selezionato, ha realizzato due grandi opere esterne con tecniche miste di collage e spray: uno sulla facciata del Cre.Zi.Plus e un altro su un muro del Polo Oncologico dell’Ospedale Civico di Palermo, opera
quest’ultima che l’artista ha donato nell’ambito della manifestazione di solidarietà promossa dal Rotary e dal progetto Elpy Gallery.
Durante il vernissage di giorno 07 sarà inoltre presente la collezione in serie limitata di t-shirt e le stampe ispirate alla mostra, acquistabili presso il corner allestito per l’occasione.
Abbiamo rivolto per l’occasione rivolto qualche domanda a Demetrio Di Grado.
Ci racconti un po’ di te?
Sono nato a Palermo e dopo un trascorso nella cultura Hip Hop, sono rimasto affascinato dall’arte e in particolar modo dalla pittura. Nel 2012 ho fondato ManSourcing, l’associazione che ha dato inizio al mio progetto artistico: La promozione dell’arte in tutte le sue declinazioni possibili.
È iniziato così un percorso ricco di collaborazioni con numerosi artisti della scena nazionale ed internazionale, che ho coinvolto in mostre, progetti di street art e festival.
Perché hai scelto la tecnica del collage?
Mi ha sempre affascinato la tecnica dei collage e nel 2016 ho rivoluzionato la mia idea di fare arte. Ho iniziato a tagliare, incollare, assemblare immagini e suggestioni. Fermando sulla carta i miei sogni e i miei pensieri in un viaggio intimo tra la coscienza e l’istinto.
I miei collage sono nati così. Dal desiderio di esprimermi attraverso immagini evocative di un periodo storico ormai lontano ma dense di poesia e nostalgia. Ritagli di riviste pubblicate tra gli anni ’20 e gli anni ’50, che cerco con piglio da archeologo.
Poni sempre la figura umana al centro dei tuoi lavori…
Sì la figura è sempre al centro. Volti densi di sofferenza ma anche di un’estrema voglia di vivere e di riscattarsi. Uomini, donne, bambini, ognuno di loro reca un messaggio, scorre nel tempo fino a raggiungere il nostro contraddittorio presente.
E infine una frase sugli occhi a chiudere il senso, a lanciare una provocazione, a proporre una riflessione. Occhi che parlano.
La mia firma.
Le scene che rappresento nei miei lavori rievocano gli anni della guerra ma anche quelli della rinascita.
Si potrebbe definire il tuo stile vintage ma con delle incursioni nell’ultramoderno, nel reale e nel surreale, che ne pensi?
Vintagepop: così definisco il mio lavoro. Un collage anche questo. L’assemblaggio di epoche, in un periodo storico in cui il digitale è sempre più veloce e la frenesia divora, l’analogico diventa per me un’esigenza per
fermarmi, nei miei ritagli di tempo.
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