Diana Velásquez denuncia la solitudine dei più fragili sulle colonne del Grand Palais

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 13 Gennaio 2021

Tempo stimato per la lettura: 2 minuti

Se i musei sono chiusi e le opere costudite non accessibili al grande pubblico, l’arte può continuare a vivere ed essere ammirata all’aperto.
Ne è convinto il Grand Palais di Parigi che presenta sul suo colonnato l’installazione L’Attesa, realizzata dall’artista colombiana Diana Velásquez ed esposta fino a 24 febbraio.

Composta da 10 tele alte 5 metri, su cui sono raffigurate alcune persone “isolate” – soprattutto gli anziani, prime vittime della Covid19 – l’opera, spiega l’artista, «vuole far riflettere su come la pandemia abbia portato alla luce la precarietà in cui tutti ci troviamo, che colpisce prima di tutto i più deboli».

Diana Velásquez è nata nel 1978 a Bogotà. Attualmente vive e lavora a Madrid, dopo aver studiato belle arti in Colombia e a New York. Le sue opere, che utilizzano media diversi, mettono in discussione la realtà degli sforzi compiuti per raggiungere il benessere comune, e in particolare il profondo divario del consenso sociale e il sorgere di una demagogia che cerca di endoculare le tensioni piuttosto che di placarle. I suoi lavori raccontano le “disavventure” di ciò che viene chiamato progresso.

Attraverso quest’installazione, Diana Velásquez vuole denunciare l’attesa di queste persone, costrette a vivere in una perenne incertezza. Isolati, ciascuno su una colonna, a distanza l’uno dall’altro, questi uomini e donne – dipinti di blu, colore spesso associato alla malinconia – incarnano una certa idea della solitudine che ognuno di noi ha vissuto in questi tempi di lockdown. Seduti su uno sgabello o su una sedia a rotelle, in piedi appoggiati a un bastone, i personaggi di Diana Velásquez formano una coda monumentale. Infatti, secondo l’artista, l’attesa è diventata «uno dei paesaggi della società contemporanea».

Una serie di persone anziane che aspettano, ma cosa? La fine dell’epidemia e la ripresa della vita quotidiana, fatta di passeggiate, pranzi in famiglia o partite a carte. La fine anche dell’angoscia e della solitudine causata dalle attuali precauzioni sanitarie. Quest’installazione, che mostra la sofferenza, sia fisica che mentale, delle persone isolate assume ovviamente una particolare significato nel contesto sanitario attuale che impatta particolarmente le persone più vulnerabili.

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Published On: 13 Gennaio 2021

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 6 minuti

Se i musei sono chiusi e le opere costudite non accessibili al grande pubblico, l’arte può continuare a vivere ed essere ammirata all’aperto.
Ne è convinto il Grand Palais di Parigi che presenta sul suo colonnato l’installazione L’Attesa, realizzata dall’artista colombiana Diana Velásquez ed esposta fino a 24 febbraio.

Composta da 10 tele alte 5 metri, su cui sono raffigurate alcune persone “isolate” – soprattutto gli anziani, prime vittime della Covid19 – l’opera, spiega l’artista, «vuole far riflettere su come la pandemia abbia portato alla luce la precarietà in cui tutti ci troviamo, che colpisce prima di tutto i più deboli».

Diana Velásquez è nata nel 1978 a Bogotà. Attualmente vive e lavora a Madrid, dopo aver studiato belle arti in Colombia e a New York. Le sue opere, che utilizzano media diversi, mettono in discussione la realtà degli sforzi compiuti per raggiungere il benessere comune, e in particolare il profondo divario del consenso sociale e il sorgere di una demagogia che cerca di endoculare le tensioni piuttosto che di placarle. I suoi lavori raccontano le “disavventure” di ciò che viene chiamato progresso.

Attraverso quest’installazione, Diana Velásquez vuole denunciare l’attesa di queste persone, costrette a vivere in una perenne incertezza. Isolati, ciascuno su una colonna, a distanza l’uno dall’altro, questi uomini e donne – dipinti di blu, colore spesso associato alla malinconia – incarnano una certa idea della solitudine che ognuno di noi ha vissuto in questi tempi di lockdown. Seduti su uno sgabello o su una sedia a rotelle, in piedi appoggiati a un bastone, i personaggi di Diana Velásquez formano una coda monumentale. Infatti, secondo l’artista, l’attesa è diventata «uno dei paesaggi della società contemporanea».

Una serie di persone anziane che aspettano, ma cosa? La fine dell’epidemia e la ripresa della vita quotidiana, fatta di passeggiate, pranzi in famiglia o partite a carte. La fine anche dell’angoscia e della solitudine causata dalle attuali precauzioni sanitarie. Quest’installazione, che mostra la sofferenza, sia fisica che mentale, delle persone isolate assume ovviamente una particolare significato nel contesto sanitario attuale che impatta particolarmente le persone più vulnerabili.

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