Fotografia. Nuove produzioni 2020 per la Collezione Roma
Tempo stimato per la lettura: 3,5 minuti
“La città è fatta di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato”, scriveva Italo Calvino ne Le città invisibili. Ispirandosi al grande scrittore italiano, il curatore Francesco Zizola ha ideato l’esposizione Fotografia. Nuove produzioni 2020 per la Collezione Roma ospitata dal Padiglione 9A del Mattatoio, fino al 16 maggio 2021. «La fotografia può avere la capacità di restituirci la traccia di ciò che la nostra città è stata nello sguardo degli autori che l’hanno interpretata. E rimarrà un documento per le nuove generazioni», dichiara Zizola.
La mostra, promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale e dall’Azienda Speciale Palaexpo, è nata per dare seguito al progetto sorto in seno a Fotografia Festival Internazionale di Roma. Zizola ha invitato nella Città eterna cinque artisti noti nel mondo della produzione artistica e fotografica internazionale. Sono esposte al Mattatoio circa 130 immagini di Nadav Kander, Martin Kollar, Alex Majoli, Sarah Moon (presente anche con un video) e Tommaso Protti. Tutti hanno lavorato in residenza a Roma nel corso del 2019, tranne Kollar che ha scelto di viaggiare a piedi e di elaborare il proprio lavoro attraverso un percorso di avvicinamento a Roma partendo dal Danubio.
Il percorso si apre con il lavoro di Tommaso Protti analizza il presente duro e ruvido delle periferie mettendolo a confronto con la Roma Storica. La sezione centrale ospita invece le fotografie di Martin Kollar e Alex Majoli. Gli scatti di quest’ultimo rinnovano il linguaggio di espressione della documentazione del reale, fotografa Roma utilizzandone le strade, le stanze e le piazze come fossero un palcoscenico, un set cinematografico. Le sue fotografie immortalano momenti quotidiani e volgari.
Mentre, un discorso a parte va fatto per il lavoro di Kollar, che ha scelto di lavorare sull’antica collocazione di Roma al centro del mondo, camminando per 42 giorni da Bratislava alla Città eterna su quelle strade che un tempo erano le arterie principali dell’Impero Romano. In mostra il “diario di bordo” di questo viaggio, in cui ha percorso 1255 km attraverso cinque paesi europei.
Il percorso continua con il lavoro di Nadav Kander, maestro riconosciuto nel panorama fotografico internazionale, ha esplorato con i suoi scatti il volto della Roma antica e secolare, che tramanda la sua essenza da una generazione alla successiva, in una serie di grandi stampe che riflettono il formalismo che caratterizza il grande fotografo britannico. “L’organismo vivente della città di Roma” come definisce la Capitale di cui cerca le tracce più antiche e materiche nei pori delle pietre o colonne o statue.
Arrivati in fondo alla sala principale, la mostra continua in uno spazio separato, più intimo e silenzioso, che presenta le opere di Sarah Moon conclusione poetica del percorso. I suoi scatti di guardano al ruolo della memoria e del ricordo nel suo rapporto con la materia che Roma offre. L’illusione prospettica è dichiarata, il suo bianco e nero è come lei stessa definisce “sempre il colore dell’inconscio, della memoria”. L’utilizzo della pellicola istantanea Polaroid non fa che accentuare i segni del tempo che passa.
Secondo il curatore: «I lavori racchiusi in questa mostra guardano a Roma ognuno in maniera differente attraverso uno sguardo autoriale che sa porsi in modo consolidato all’avanguardia nel processo di rinnovamento del linguaggio fotografico. Rappresentano quindi un patrimonio importante per la città di Roma e la sua collezione fotografica, che per la prima volta si vede arricchita dal lavoro di ben cinque grandi autori nell’arco di una sola edizione. Le immagini raccontano di una città multiforme e mutevole in cui l’eredità dell’Impero Romano si mischia al buio delle periferie e le cui diverse anime coesistono, come nel percorso di mostra, dialogando tra loro».
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Fotografia. Nuove produzioni 2020 per la Collezione Roma
Tempo stimato per la lettura: 10 minuti
“La città è fatta di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato”, scriveva Italo Calvino ne Le città invisibili. Ispirandosi al grande scrittore italiano, il curatore Francesco Zizola ha ideato l’esposizione Fotografia. Nuove produzioni 2020 per la Collezione Roma ospitata dal Padiglione 9A del Mattatoio, fino al 16 maggio 2021. «La fotografia può avere la capacità di restituirci la traccia di ciò che la nostra città è stata nello sguardo degli autori che l’hanno interpretata. E rimarrà un documento per le nuove generazioni», dichiara Zizola.
La mostra, promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale e dall’Azienda Speciale Palaexpo, è nata per dare seguito al progetto sorto in seno a Fotografia Festival Internazionale di Roma. Zizola ha invitato nella Città eterna cinque artisti noti nel mondo della produzione artistica e fotografica internazionale. Sono esposte al Mattatoio circa 130 immagini di Nadav Kander, Martin Kollar, Alex Majoli, Sarah Moon (presente anche con un video) e Tommaso Protti. Tutti hanno lavorato in residenza a Roma nel corso del 2019, tranne Kollar che ha scelto di viaggiare a piedi e di elaborare il proprio lavoro attraverso un percorso di avvicinamento a Roma partendo dal Danubio.
Il percorso si apre con il lavoro di Tommaso Protti analizza il presente duro e ruvido delle periferie mettendolo a confronto con la Roma Storica. La sezione centrale ospita invece le fotografie di Martin Kollar e Alex Majoli. Gli scatti di quest’ultimo rinnovano il linguaggio di espressione della documentazione del reale, fotografa Roma utilizzandone le strade, le stanze e le piazze come fossero un palcoscenico, un set cinematografico. Le sue fotografie immortalano momenti quotidiani e volgari.
Mentre, un discorso a parte va fatto per il lavoro di Kollar, che ha scelto di lavorare sull’antica collocazione di Roma al centro del mondo, camminando per 42 giorni da Bratislava alla Città eterna su quelle strade che un tempo erano le arterie principali dell’Impero Romano. In mostra il “diario di bordo” di questo viaggio, in cui ha percorso 1255 km attraverso cinque paesi europei.
Il percorso continua con il lavoro di Nadav Kander, maestro riconosciuto nel panorama fotografico internazionale, ha esplorato con i suoi scatti il volto della Roma antica e secolare, che tramanda la sua essenza da una generazione alla successiva, in una serie di grandi stampe che riflettono il formalismo che caratterizza il grande fotografo britannico. “L’organismo vivente della città di Roma” come definisce la Capitale di cui cerca le tracce più antiche e materiche nei pori delle pietre o colonne o statue.
Arrivati in fondo alla sala principale, la mostra continua in uno spazio separato, più intimo e silenzioso, che presenta le opere di Sarah Moon conclusione poetica del percorso. I suoi scatti di guardano al ruolo della memoria e del ricordo nel suo rapporto con la materia che Roma offre. L’illusione prospettica è dichiarata, il suo bianco e nero è come lei stessa definisce “sempre il colore dell’inconscio, della memoria”. L’utilizzo della pellicola istantanea Polaroid non fa che accentuare i segni del tempo che passa.
Secondo il curatore: «I lavori racchiusi in questa mostra guardano a Roma ognuno in maniera differente attraverso uno sguardo autoriale che sa porsi in modo consolidato all’avanguardia nel processo di rinnovamento del linguaggio fotografico. Rappresentano quindi un patrimonio importante per la città di Roma e la sua collezione fotografica, che per la prima volta si vede arricchita dal lavoro di ben cinque grandi autori nell’arco di una sola edizione. Le immagini raccontano di una città multiforme e mutevole in cui l’eredità dell’Impero Romano si mischia al buio delle periferie e le cui diverse anime coesistono, come nel percorso di mostra, dialogando tra loro».
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