“Frammenti, l’esposizione di Didier Viodé a Parigi” è bloccato Frammenti, l’esposizione di Didier Viodé a Parigi
Tempo stimato per la lettura: 3,7 minuti
Figura emblematica dell’arte africana contemporanea, noto per le sue serie di autoritratti e per la sua arte proteiforme, Didier Viodé è in mostra a Parigi, presso la galleria Huberty & Breyne dall’8 settembre al 15 ottobre 2022.
Artista visivo, nato in Costa d’Avorio e francese d’adozione, dopo diverse esposizioni – tra cui le recenti a New York e alla Biennale di Dakar-, Viodè presentata nella ville Lumière tre nuove serie di dipinti, mai esposte prima, e alcune tavole di un graphic novel.
Zoomare la realtà
Osservatore e antropologo dell’umanità, Didier Viodé trae ispirazione da tutto ciò che lo circonda, la strada, la politica, i media, la cronaca, la pandemia. Viodé cattura frammenti di momenti, gesti, sguardi. Si nutre della quotidianità, disegna immagini dai social network (Instagram in particolare), dai media e dalla strada, le pubblicità.
Il suo sguardo diventa la lente con cui ingrandisce e rimpicciolisce l’oggetto rappresentato. Artista dai numerosi talenti, padroneggia la fotografia, il video e il disegno, ma anche la pittura e il fumetto, pratiche legate, secondo lui, dall’inquadratura e dal messaggio che desidera trasmettere.
Momenti intimi nel tempo
Nella serie Frammenti, Viodé riesamina, con la sua contemporaneità, i temi classici del ritratto e dell’autoritratto. Durante il confinamento, dichiara l’artista, ha posato il suo sguardo su sé stesso. L’occasione per concentrarsi sul suo viaggio interiore. La sua pittura si è fatta più intima.
Da qui nasce una serie di selfie, che ha ritagliato digitalmente e in seguito dipinto su tele di piccolo formato. Una sequenza d’immagini, in cui volto e oggetti vengono ingranditi fino a diventare astratti. Dal volto a delle macchie di colore. «Uso due o tre colori per dipingere. Adopero l’acrilico a cui mi piace aggiungere la materia», dando rilevo con pennellate generose.
Panorami come paesaggi interiori
A fare eco agli autoritratti, l’immensità dell’oceano. Frammenti di paesaggi su tele più grandi rappresentato alcuni ricordi dell’ultimo viaggio dell’artista in Senegal e in Costa d’Avorio. Dopo il confinamento a Besançon, città dove vive, è voluto ritornare in Africa.
Aveva bisogno dell’immensità dell’oceano, che il suo sguardo non avesse più confini. Su queste spiagge inventa un blu: un blu pallido, polveroso – come il cielo di Dakar – un blu nebbioso e nostalgico. Opere contemplative fanno da contrappunto all’inquietudine delle precedenti.
Il fumetto, per fotografare la società
In mostra anche alcune tavole originali, in bianco e nero, del graphic novel autopubblicato, Etranger sans rendez vous. La storia di un giovane ivoriano che si ritrova in Francia perché il suo paese è in “cattive condizioni”. Perso per le strade di Besançon, alla ricerca dell’ufficio postale, nel suo percorso incrocia diverse persone e si confronta con i molti cliché sugli immigrati.
In una delle prime tavole, l’artista omaggia il grande sculture senegalese Ousmane Sow disegnando la statua di Victor Hugo, che ha realizzato, eretta nella pizza dei Diritti umani a Besançon. Viodé inoltre ha pubblicato – con un editore – un altro graphic novel Yao visa rifiutato, in cui parla dell’immigrazione, del posto dell’artista in Africa e della ricerca dei suoi sogni. Sempre con una buona dose di umorismo.
Tutti in pista
Infine, nell’ultima sala, Viodè presenta una serie di quadri in cui rappresentati i corpi di atleti. La pista diventa il paesaggio e talvolta, nella sua ricerca del particolare, anche la protagonista dell’opera. Gli sportivi sono anonimi, spesso senza testa, il loro gesto dinamico è il cuore dell’opera. Il fatto che siano tutti di origine africana è la volontà dell’artista di mostrare gli “invisibili”, come lui li chiama.
Persone che corrono per una bandiera, che vengono acclamanti se vincenti, ma dei quali poi nessuno ricorda il nome. Attraverso i suoi dipinti, l’artista mette in discussione la nostra capacità di guardare il mondo. La mostra Frammenti evidenzia come la sua arte, spesso autobiografica, sia politica anche quando lo vuole essere perché tratta temi universali.
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“Frammenti, l’esposizione di Didier Viodé a Parigi” è bloccato Frammenti, l’esposizione di Didier Viodé a Parigi
Tempo stimato per la lettura: 11 minuti
Figura emblematica dell’arte africana contemporanea, noto per le sue serie di autoritratti e per la sua arte proteiforme, Didier Viodé è in mostra a Parigi, presso la galleria Huberty & Breyne dall’8 settembre al 15 ottobre 2022.
Artista visivo, nato in Costa d’Avorio e francese d’adozione, dopo diverse esposizioni – tra cui le recenti a New York e alla Biennale di Dakar-, Viodè presentata nella ville Lumière tre nuove serie di dipinti, mai esposte prima, e alcune tavole di un graphic novel.
Zoomare la realtà
Osservatore e antropologo dell’umanità, Didier Viodé trae ispirazione da tutto ciò che lo circonda, la strada, la politica, i media, la cronaca, la pandemia. Viodé cattura frammenti di momenti, gesti, sguardi. Si nutre della quotidianità, disegna immagini dai social network (Instagram in particolare), dai media e dalla strada, le pubblicità.
Il suo sguardo diventa la lente con cui ingrandisce e rimpicciolisce l’oggetto rappresentato. Artista dai numerosi talenti, padroneggia la fotografia, il video e il disegno, ma anche la pittura e il fumetto, pratiche legate, secondo lui, dall’inquadratura e dal messaggio che desidera trasmettere.
Momenti intimi nel tempo
Nella serie Frammenti, Viodé riesamina, con la sua contemporaneità, i temi classici del ritratto e dell’autoritratto. Durante il confinamento, dichiara l’artista, ha posato il suo sguardo su sé stesso. L’occasione per concentrarsi sul suo viaggio interiore. La sua pittura si è fatta più intima.
Da qui nasce una serie di selfie, che ha ritagliato digitalmente e in seguito dipinto su tele di piccolo formato. Una sequenza d’immagini, in cui volto e oggetti vengono ingranditi fino a diventare astratti. Dal volto a delle macchie di colore. «Uso due o tre colori per dipingere. Adopero l’acrilico a cui mi piace aggiungere la materia», dando rilevo con pennellate generose.
Panorami come paesaggi interiori
A fare eco agli autoritratti, l’immensità dell’oceano. Frammenti di paesaggi su tele più grandi rappresentato alcuni ricordi dell’ultimo viaggio dell’artista in Senegal e in Costa d’Avorio. Dopo il confinamento a Besançon, città dove vive, è voluto ritornare in Africa.
Aveva bisogno dell’immensità dell’oceano, che il suo sguardo non avesse più confini. Su queste spiagge inventa un blu: un blu pallido, polveroso – come il cielo di Dakar – un blu nebbioso e nostalgico. Opere contemplative fanno da contrappunto all’inquietudine delle precedenti.
Il fumetto, per fotografare la società
In mostra anche alcune tavole originali, in bianco e nero, del graphic novel autopubblicato, Etranger sans rendez vous. La storia di un giovane ivoriano che si ritrova in Francia perché il suo paese è in “cattive condizioni”. Perso per le strade di Besançon, alla ricerca dell’ufficio postale, nel suo percorso incrocia diverse persone e si confronta con i molti cliché sugli immigrati.
In una delle prime tavole, l’artista omaggia il grande sculture senegalese Ousmane Sow disegnando la statua di Victor Hugo, che ha realizzato, eretta nella pizza dei Diritti umani a Besançon. Viodé inoltre ha pubblicato – con un editore – un altro graphic novel Yao visa rifiutato, in cui parla dell’immigrazione, del posto dell’artista in Africa e della ricerca dei suoi sogni. Sempre con una buona dose di umorismo.
Tutti in pista
Infine, nell’ultima sala, Viodè presenta una serie di quadri in cui rappresentati i corpi di atleti. La pista diventa il paesaggio e talvolta, nella sua ricerca del particolare, anche la protagonista dell’opera. Gli sportivi sono anonimi, spesso senza testa, il loro gesto dinamico è il cuore dell’opera. Il fatto che siano tutti di origine africana è la volontà dell’artista di mostrare gli “invisibili”, come lui li chiama.
Persone che corrono per una bandiera, che vengono acclamanti se vincenti, ma dei quali poi nessuno ricorda il nome. Attraverso i suoi dipinti, l’artista mette in discussione la nostra capacità di guardare il mondo. La mostra Frammenti evidenzia come la sua arte, spesso autobiografica, sia politica anche quando lo vuole essere perché tratta temi universali.
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