Giacometti / Sugimoto In scena
Tempo stimato per la lettura: 5 minuti
Organizzata attorno alla ricostruzione di una scena Nō, la mostra Giacometti/ Sugimoto En scène (In scena), a Parigi, all’Istituto Giacometti evidenzia, dal 5 aprile al 26 giugno 2024, la vicinanza della ricerca dei due artisti, in cui dialogano fantasmi e realtà. L’esposizione, che fa riferimento al teatro giapponese, è animata da una selezione di sculture di Alberto Giacometti, di fotografie e filmati di Hiroshi Sugimoto, alle quali si aggiungono delle antiche maschere Nō della collezione dell’artista nipponico.
Fotografo giapponese di fama internazionale, Hiroshi Sugimoto, nato a Tokyo nel 1948, presenta per la prima volta in Europa quattro opere della serie Past Presence (2013 – 2016) nonché una serie di polaroid scattate tra il 2013 e il 2018. Inoltre, è sua la scelta delle opere emblematiche di Giacometti e la loro messa in scena originale e sorprendente. Fotografo più volte premiato, attraverso il suo universo mette in discussione la natura del tempo, la nostra percezione e le origini della coscienza.
Da leggere anche: Il “Viaggio in Italia” di Hiroshi Sugimoto
L’immanenza delle presenze del passato
Nel 2013, il MoMA di New York ha invitato Sugimoto a fotografare i capolavori del Giardino di sculture del museo. «Ho deciso di affrontare questa commissione adottando l’approccio “sfocato” che avevo usato per la mia serie “Architettura”. Tra questi tanti capolavori, la prima ad aver attirato la mia l’attenzione è stata una scultura di Giacometti (Grande Femme III, n.d.r.). Un’opera filiforme, come se il suo corpo non avesse più carne, che esprimeva chiaramente un modo di essere “estremo”, il che corrispondeva a ciò che volevo presentare con il mio approccio alla fotografia», dichiara il fotografo.
«Quindi ho fotografato questa scultura in due volte, la prima in pieno giorno, un’altra al crepuscolo. Secondo me ha evocato l’immagine di due personaggi del teatro Nō, che parla delle anime dei morti che tornano in vita e diventano visibili», spiega Sugimoto.
La messa in scena delle anime
A Parigi, Sugimoto ha dato vita a un’installazione mettendo in scena, secondo i codici di questo genere teatrale, cinque sculture di Giacometti. Come scenografia il tradizionale sipario con il motivo dei pini. In questo caso, la riproduzione di quello realizzato dal pittore del XVI secolo, Tosa Mitsunobu.
Attori di questa rappresentazione sono: L’uomo che cammina I che dona il senso dinamico dell’entrata da sinistra a destra, per compensare la mancanza del ponte, elemento fisso della scena del teatro Nō. La figura della Grande donna – in gesso dipinto – fa da contrappunto non solo per genere, anche per la sua staticità e per colore. Sullo sfondo tre figure inginocchiate evocano i musicisti: Donna seduta, Lotar III e Uomo a mezzo corpo.
Nitrato d’argento
Per Giacometti/ Sugimoto En scène, sono esposte quattro delle otto fotografie delle opere di Giacometti della serie Past Presence, che Sugimoto ha donato alla Fondazione Giacometti nel 2019.
Ciascuna delle sue serie nasce da regole che ne determinano la realizzazione. Il fotografo rimane legato alla fotografia in pellicola, alla fotocamera di grande formato e con un particolare interesse particolare per lo sviluppo delle immagini.
Nel cabinet dell’Instituto Giacometti sono esposti alcuni negativi di polaroid, autoritratti o ritratti di persone care e famose, tra cui il regista Takeshi Kitano, che sottolineano ulteriormente l’interesse per il materiale fotografico. Esposti insieme, nelle bacheche e sulle pareti i disegni di Giacometti su supporti casuali: giornali, libri, tovaglie, buste.
Nō, Giacometti e il mondo orientale
L’arte di Giacometti più che della cultura del Sol Levante si è nutrita di quella del Medio Oriente, soprattutto della scultura egiziana. Nonostante, il suo incontro con il filosofo giapponese Isaku Yanaihara nel 1955 lasciò un segno profondo la sua ricerca sulla rappresentazione della figura umana.
Un interesse testimoniato dai molteplici dipinti, sculture, schizzi su grandi fogli di carta o scarabocchi a penna su un giornale, realizzati nei caffè parigini dal 1956 al 1961, periodo in cui Yanaihara è stato il modello ricorrente e quasi esclusivo di Giacometti. Una frequentazione che spinge Giacometti e Annette, sua moglie, ad assistere agli spettacoli di teatro kabuki e Nō messi in scena al Théâtre des Nations nel 1957.
Da leggere anche: Alberto Giacometti e l’antico Egitto
Preservare la tradizione
Sugimoto è interessato al patrimonio religioso e artistico del Giappone ed estende la sua pratica a campi dell’architettura e del teatro. Nel 2017, ha fondato la Odawara Art Foundation dedicata alla promozione delle forme di performance contemporanee. Nelle sue ultime mostre, integra documenti e oggetti storici delle proprie collezioni.
In questa mostra sono esposte alcune magnifiche maschere del teatro Nō. Queste sono indossate dagli attori consentire loro di evocare gli spiriti dei defunti sulla scena. Nel 2022, Sugimoto produce e filma, in collaborazione con Shin Suzuki, degli spettacoli teatrali nel sito storico del castello di Himeji. Alcuni estratti video sono presentati, nel salottino dell’istituto.
La donna e il mare
Da bambino, Hiroshi Sugimoto ha scoperto il mare all’età di sei anni, da un treno che lo trasportava da Atami a Tokyo. «Una linea dell’orizzonte molto chiara, un cielo senza nuvole… I miei primi ricordi coscienti cominciano da lì.».
Inspirandosi all’allestimento della sala Black and Gray, Giacometti della mostra Mark Rothko alla Fondazione Louis Vuitton, Sugimoto abbina alla linea orizzontale dello scatto Baltic Sea, Rugen della serie Seascapes (Paesaggi marini) la verticale della scultura di Giacometti Grande Donna IV creando una situazione di meditazione contemplativa.
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Giacometti / Sugimoto In scena
Tempo stimato per la lettura: 15 minuti
Organizzata attorno alla ricostruzione di una scena Nō, la mostra Giacometti/ Sugimoto En scène (In scena), a Parigi, all’Istituto Giacometti evidenzia, dal 5 aprile al 26 giugno 2024, la vicinanza della ricerca dei due artisti, in cui dialogano fantasmi e realtà. L’esposizione, che fa riferimento al teatro giapponese, è animata da una selezione di sculture di Alberto Giacometti, di fotografie e filmati di Hiroshi Sugimoto, alle quali si aggiungono delle antiche maschere Nō della collezione dell’artista nipponico.
Fotografo giapponese di fama internazionale, Hiroshi Sugimoto, nato a Tokyo nel 1948, presenta per la prima volta in Europa quattro opere della serie Past Presence (2013 – 2016) nonché una serie di polaroid scattate tra il 2013 e il 2018. Inoltre, è sua la scelta delle opere emblematiche di Giacometti e la loro messa in scena originale e sorprendente. Fotografo più volte premiato, attraverso il suo universo mette in discussione la natura del tempo, la nostra percezione e le origini della coscienza.
Da leggere anche: Il “Viaggio in Italia” di Hiroshi Sugimoto
L’immanenza delle presenze del passato
Nel 2013, il MoMA di New York ha invitato Sugimoto a fotografare i capolavori del Giardino di sculture del museo. «Ho deciso di affrontare questa commissione adottando l’approccio “sfocato” che avevo usato per la mia serie “Architettura”. Tra questi tanti capolavori, la prima ad aver attirato la mia l’attenzione è stata una scultura di Giacometti (Grande Femme III, n.d.r.). Un’opera filiforme, come se il suo corpo non avesse più carne, che esprimeva chiaramente un modo di essere “estremo”, il che corrispondeva a ciò che volevo presentare con il mio approccio alla fotografia», dichiara il fotografo.
«Quindi ho fotografato questa scultura in due volte, la prima in pieno giorno, un’altra al crepuscolo. Secondo me ha evocato l’immagine di due personaggi del teatro Nō, che parla delle anime dei morti che tornano in vita e diventano visibili», spiega Sugimoto.
La messa in scena delle anime
A Parigi, Sugimoto ha dato vita a un’installazione mettendo in scena, secondo i codici di questo genere teatrale, cinque sculture di Giacometti. Come scenografia il tradizionale sipario con il motivo dei pini. In questo caso, la riproduzione di quello realizzato dal pittore del XVI secolo, Tosa Mitsunobu.
Attori di questa rappresentazione sono: L’uomo che cammina I che dona il senso dinamico dell’entrata da sinistra a destra, per compensare la mancanza del ponte, elemento fisso della scena del teatro Nō. La figura della Grande donna – in gesso dipinto – fa da contrappunto non solo per genere, anche per la sua staticità e per colore. Sullo sfondo tre figure inginocchiate evocano i musicisti: Donna seduta, Lotar III e Uomo a mezzo corpo.
Nitrato d’argento
Per Giacometti/ Sugimoto En scène, sono esposte quattro delle otto fotografie delle opere di Giacometti della serie Past Presence, che Sugimoto ha donato alla Fondazione Giacometti nel 2019.
Ciascuna delle sue serie nasce da regole che ne determinano la realizzazione. Il fotografo rimane legato alla fotografia in pellicola, alla fotocamera di grande formato e con un particolare interesse particolare per lo sviluppo delle immagini.
Nel cabinet dell’Instituto Giacometti sono esposti alcuni negativi di polaroid, autoritratti o ritratti di persone care e famose, tra cui il regista Takeshi Kitano, che sottolineano ulteriormente l’interesse per il materiale fotografico. Esposti insieme, nelle bacheche e sulle pareti i disegni di Giacometti su supporti casuali: giornali, libri, tovaglie, buste.
Nō, Giacometti e il mondo orientale
L’arte di Giacometti più che della cultura del Sol Levante si è nutrita di quella del Medio Oriente, soprattutto della scultura egiziana. Nonostante, il suo incontro con il filosofo giapponese Isaku Yanaihara nel 1955 lasciò un segno profondo la sua ricerca sulla rappresentazione della figura umana.
Un interesse testimoniato dai molteplici dipinti, sculture, schizzi su grandi fogli di carta o scarabocchi a penna su un giornale, realizzati nei caffè parigini dal 1956 al 1961, periodo in cui Yanaihara è stato il modello ricorrente e quasi esclusivo di Giacometti. Una frequentazione che spinge Giacometti e Annette, sua moglie, ad assistere agli spettacoli di teatro kabuki e Nō messi in scena al Théâtre des Nations nel 1957.
Da leggere anche: Alberto Giacometti e l’antico Egitto
Preservare la tradizione
Sugimoto è interessato al patrimonio religioso e artistico del Giappone ed estende la sua pratica a campi dell’architettura e del teatro. Nel 2017, ha fondato la Odawara Art Foundation dedicata alla promozione delle forme di performance contemporanee. Nelle sue ultime mostre, integra documenti e oggetti storici delle proprie collezioni.
In questa mostra sono esposte alcune magnifiche maschere del teatro Nō. Queste sono indossate dagli attori consentire loro di evocare gli spiriti dei defunti sulla scena. Nel 2022, Sugimoto produce e filma, in collaborazione con Shin Suzuki, degli spettacoli teatrali nel sito storico del castello di Himeji. Alcuni estratti video sono presentati, nel salottino dell’istituto.
La donna e il mare
Da bambino, Hiroshi Sugimoto ha scoperto il mare all’età di sei anni, da un treno che lo trasportava da Atami a Tokyo. «Una linea dell’orizzonte molto chiara, un cielo senza nuvole… I miei primi ricordi coscienti cominciano da lì.».
Inspirandosi all’allestimento della sala Black and Gray, Giacometti della mostra Mark Rothko alla Fondazione Louis Vuitton, Sugimoto abbina alla linea orizzontale dello scatto Baltic Sea, Rugen della serie Seascapes (Paesaggi marini) la verticale della scultura di Giacometti Grande Donna IV creando una situazione di meditazione contemplativa.
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