Gli hortillonnages di Amiens tra paesaggio naturale e giovane creazione artistica

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 1 Agosto 2020

Tempo stimato per la lettura: 3,3 minuti

Anche per l’undicesima edizione dell’International Garden Festival: Hortillonnages Amiens, quelli che potrebbero essere gnomi e fate, dato il luogo incantato in cui si svolge, hanno lavorato duramente affinché questa manifestazione artistica potesse, nonostante il lockdown, venire alla luce.

Sono giovani artisti plastici e architetti paesaggisti che hanno popolato gli isolotti degli hortillonnages con le loro opere per parlare quest’anno di cambiamenti climatici e mangiar sano.

Creato nel 2010 da Gilbert Fillinger, allora direttore della Casa della cultura d’Amiens – città a solo un’ora di treno da Parigi – il Festival mira a promuovere il paesaggio e la giovane creazione artistica in un sito naturale eccezionale di Amiens, costituito dagli hortillonnages. Il nome proviene dal tardo latino hortellus (piccolo giardino, piccolo orto), un diminutivo del termine hortus, orto. Sono degli appezzamenti di terra che l’uomo ha reso coltivabile su delle isolette nella palude.

Gilbert Fillinger ha visto in questo paesaggio la possibilità di far dialogare le opere d’arte con la bellezza del territorio, per valorizzare un patrimonio naturale che il tempo e l’incuria stava lasciando svanire. Quest’edizione dell’International Garden Festival: Hortillonnages Amiens, che terminerà il 18 ottobre 2020, prevede una decina di nuove opere che, come nel corso della vita, nascono, vivono e scompaiono per lasciare spazio ad altre installazioni.

Un viaggio poetico che invita il pubblico, turisti come e abitanti del luogo, a dare uno sguardo insolito, divertente o critico, ma sempre unico, su questo ambiente complesso, sulla sua storia e il suo futuro. È anche la scoperta di un vagabondare lento, passando in barca da un isolotto all’altro, che consente di riflettere sui legami tra natura, cultura, agricoltura, patrimonio e i numerosi impatti causati dai cambiamenti climatici.

Distribuite tra i diversi appezzamenti situati sullo stagno di Clermont a Camon e a Rivery, e sull’isola dei Fagots ad Amiens, una cinquantina d’installazioni s’integrano completamente nel paesaggio. Un modo suggestivo d’affrontare le diverse problematiche contemporanee legate allo sviluppo sostenibile e all’ambiente: la preservazione della biodiversità, l’innalzamento del livello delle acque, la riduzione delle risorse idriche e la qualità del cibo.

Da quest’anno, il Festival è aperto anche agli studenti delle scuole d’arte, futuri paesaggisti e architetti. Sono in corso partenariati con università e scuole di Amiens, Lille, Marrakech ed Edimburgo. Per il 2020, tre opere sono state prodotte dagli studenti dell’UFR delle Arti dell’Università della Piccardia – Giulio Verne, seguiti dai loro insegnanti.

Albergo per uccellini è un attacco alla pratica della caccia, che si effettua regolarmente negli hortillonnages. Un rifugio per gli uccellini, con cibo, qualche svago e delle casette/stanze costruite con le cartucce dei fucili.

Espansione è realizzata con materiale da riciclo. Fiori ultra-colorati di plastica ricoprono, come in una foresta secolare, una capanna tipica del luogo. Naturale e artificiale coabitano la stessa area, si intersecano, si confondono. La natura riprende i suoi spazi, seguendo il millenale ciclo di rinnovamento.  

Infine, Aspettando è un’opera quasi premonitrice, un progetto di contenimento concepito prima del Covid-19 dagli studenti. È un muro di tronchi attorno a una piccola casa, senza porta, per costringere lo spettatore a diventare un “guardone” e osservare un ipotetico eremita attraverso i pochi fori lasciati appositamente.

L’International Garden Festival: Hortillonnages Amiens permette ogni anno di ammirare nuove interessantissime opere, ricche di spunti di riflessione oltre che di referenze artistiche ed estetiche, create da giovani talenti a cui viene data carta bianca, ma che il fascino del luogo ispira, come suggerisse lui stesso, le linee guida da seguire. Le installazioni comunicano così tra di loro, come le radici e le chiome degli alberi che le circondano.

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Published On: 1 Agosto 2020

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 10 minuti

Anche per l’undicesima edizione dell’International Garden Festival: Hortillonnages Amiens, quelli che potrebbero essere gnomi e fate, dato il luogo incantato in cui si svolge, hanno lavorato duramente affinché questa manifestazione artistica potesse, nonostante il lockdown, venire alla luce.

Sono giovani artisti plastici e architetti paesaggisti che hanno popolato gli isolotti degli hortillonnages con le loro opere per parlare quest’anno di cambiamenti climatici e mangiar sano.

Creato nel 2010 da Gilbert Fillinger, allora direttore della Casa della cultura d’Amiens – città a solo un’ora di treno da Parigi – il Festival mira a promuovere il paesaggio e la giovane creazione artistica in un sito naturale eccezionale di Amiens, costituito dagli hortillonnages. Il nome proviene dal tardo latino hortellus (piccolo giardino, piccolo orto), un diminutivo del termine hortus, orto. Sono degli appezzamenti di terra che l’uomo ha reso coltivabile su delle isolette nella palude.

Gilbert Fillinger ha visto in questo paesaggio la possibilità di far dialogare le opere d’arte con la bellezza del territorio, per valorizzare un patrimonio naturale che il tempo e l’incuria stava lasciando svanire. Quest’edizione dell’International Garden Festival: Hortillonnages Amiens, che terminerà il 18 ottobre 2020, prevede una decina di nuove opere che, come nel corso della vita, nascono, vivono e scompaiono per lasciare spazio ad altre installazioni.

Un viaggio poetico che invita il pubblico, turisti come e abitanti del luogo, a dare uno sguardo insolito, divertente o critico, ma sempre unico, su questo ambiente complesso, sulla sua storia e il suo futuro. È anche la scoperta di un vagabondare lento, passando in barca da un isolotto all’altro, che consente di riflettere sui legami tra natura, cultura, agricoltura, patrimonio e i numerosi impatti causati dai cambiamenti climatici.

Distribuite tra i diversi appezzamenti situati sullo stagno di Clermont a Camon e a Rivery, e sull’isola dei Fagots ad Amiens, una cinquantina d’installazioni s’integrano completamente nel paesaggio. Un modo suggestivo d’affrontare le diverse problematiche contemporanee legate allo sviluppo sostenibile e all’ambiente: la preservazione della biodiversità, l’innalzamento del livello delle acque, la riduzione delle risorse idriche e la qualità del cibo.

Da quest’anno, il Festival è aperto anche agli studenti delle scuole d’arte, futuri paesaggisti e architetti. Sono in corso partenariati con università e scuole di Amiens, Lille, Marrakech ed Edimburgo. Per il 2020, tre opere sono state prodotte dagli studenti dell’UFR delle Arti dell’Università della Piccardia – Giulio Verne, seguiti dai loro insegnanti.

Albergo per uccellini è un attacco alla pratica della caccia, che si effettua regolarmente negli hortillonnages. Un rifugio per gli uccellini, con cibo, qualche svago e delle casette/stanze costruite con le cartucce dei fucili.

Espansione è realizzata con materiale da riciclo. Fiori ultra-colorati di plastica ricoprono, come in una foresta secolare, una capanna tipica del luogo. Naturale e artificiale coabitano la stessa area, si intersecano, si confondono. La natura riprende i suoi spazi, seguendo il millenale ciclo di rinnovamento.  

Infine, Aspettando è un’opera quasi premonitrice, un progetto di contenimento concepito prima del Covid-19 dagli studenti. È un muro di tronchi attorno a una piccola casa, senza porta, per costringere lo spettatore a diventare un “guardone” e osservare un ipotetico eremita attraverso i pochi fori lasciati appositamente.

L’International Garden Festival: Hortillonnages Amiens permette ogni anno di ammirare nuove interessantissime opere, ricche di spunti di riflessione oltre che di referenze artistiche ed estetiche, create da giovani talenti a cui viene data carta bianca, ma che il fascino del luogo ispira, come suggerisse lui stesso, le linee guida da seguire. Le installazioni comunicano così tra di loro, come le radici e le chiome degli alberi che le circondano.

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