I misteri della Puglia in mostra a Parigi

About the Author: Cristina Biordi

APULIA locandina
Published On: 6 Luglio 2022

Tempo stimato per la lettura: 4,2 minuti

La varietà linguistica e culturale della Puglia e il suo dinamismo sono celebrati nella mostra Apulia Mystères des pouilles entre terre, pierres et mer, presso l’Istituto italiano di cultura di Parigi, fino al 28 settembre 2022. Chi visita questa magnifica regione italiana si accorge come ogni aspetto del suo paesaggio racconti una storia millenaria. All’Istituto italiano di cultura, la curatrice della mostra, Francesca Marocchino, ha creato un percorso espositivo che invita il visitatore a scoprire i misteri di questa regione e, grazie a dei magnifici reperti, decifrare il fascino esercitato da questa terra così straordinaria.
Terra, luce, pietre e mare
L’inaugurazione si è tenuta il 4 luglio, in presenza di Diego Marani, direttore dell’Istituto italiano di cultura, di Aldo Patruno, direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia; Francesca Marocchino, storica dell’arte e curatrice della mostra; Daniela Ventrelli, archeologa, Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, co-curatrice della sezione archeologica. L’esposizione si articola in tre sezioni che sveleno al pubblico parigino opere mai esposte in Francia e monumenti ancora poco conosciuti. Rispettando un programma scientifico, alcuni grandi fotografi pugliesi hanno realizzato dei reportages per l’occasione. Il percorso conduce il pubblico in un viaggio, dal VIII al XIII secolo, tra luoghi quasi metafisici, passando dalla porosità della pietra scolpita delle cattedrali, ai sassi dei muri realizzati a secco, su cui la luce calda del sole pugliese risplende e fa riprendere ogni cosa, bagnarola di fascino e di mistero.
Mosaico del grifone, cattedrale di Bitonto, XI secolo, foto Paolo Azzela
In principio fu la Magna Græcia
Una ventina di pezzi archeologici eccezionali, provenienti de diverse parti della regione, costituiscono la prima sezione dell’esposizione, quella archeologica, dal IV al III secolo aC. Magnifici manufatti del passato rievocano i fasti di quando questa regione fu parte della Magna Græcia. Tra i reperti ci sono vasi a figure rosse dalla famosa collezione Jatta di Ruvo di Puglia, come ad esempio l’anfora rappresentante la storia di Antigone. E ancora, il bellissimo vaso con volto femminile della collezione di Canosa, gli acrobati del Museo MarTa di Taranto, la raffinata produzione di Gnathia de la Fondazione De Palo-Ungaro, e alcuni pezzi dal Museo Ribezzo di Brindisi e il Museo Castromediano di Lecce. Ognuno di questi oggetti testimonia l’estrema raffinatezza di questa civiltà, la sua pratica dei piaceri, l’importanza data al culto dei morti, la particolarità dell’arte della ceramica che raggiunse il suo apice in questo periodo.
Foto-topografica di Domenico Fioriello
Un’alchimia di culture
Sono le pietre ei loro misteri che costituiscono il filo conduttore di questa seconda parte della mostra che parla periodo medievale VIII-XIII. Nella Puglia, che porta le tracce dei Bizantini, dei Longobardi, Normanni, Svevi, Federico II, Saraceni e, ove diversi lingue minoritarie, citate nel corso, gli abitanti non hanno mai smesso di scavare la roccia e costruire, da nord a sud, dalla Daunia al Salento, ridisegnando il paesaggio con una sorprendente varietà di forme e stili. Il visitatore entra, attraverso una galleria fotografica e un video, negli anfratti e nelle chiese rupestri, ancora poco conosciute, le cui pareti sono interamente ricoperte da affreschi e da mosaici di origine bizantina. In un’altra sala, prima di uscire nel giardino, il visitatore può ammirare l’opera originale “foto-topografica” di Domenico Fioriello, un foto-mosaico del centro storico di Bitonto, che mette in evidenza zone del centro storico, archi, strade e scale. Si tratta di uno studio condotto con rigore, ma intriso di poesia, che ci offre una visione più ampia del tessuto minerale degli intricati centri cittadini di sorprendente bellezza.
Nel giardino dell’hôtel de Gallifet
Un maestro parietario ha realizzato un muro a secco sul prato dell’Istituto italiano di cultura, come quelli che si snodano tra gli ulivi millenari, di cui una maxi-fotografia campeggia sempre all’esterno dell’hôtel particulier de Gallifet. Un elemento tipico del paesaggio pugliese che richiama le tecniche costruttive ancestrali, ancora oggi ammirabili come i famosi Trulli di Alberobello. L’arte antica dialoga con quella contemporanea grazie alla presenza di due artisti pugliesi (Bari) di grande levatura: Francesco Schiavulli e Lino Sivilli. Concludono questo percorso le loro sculture Macchina selezionatrice di raggi solari di Lino Sivilli, legate all’eredità dell’artista Pino Pascali, e Ultima cena di Francesco Schiavulli. Un altro aspetto della cultura e della creatività pugliesi che fanno parte della sua anima magica, intrisa di storia e mistero.

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Tempo stimato per la lettura: 12 minuti

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Terra, luce, pietre e mare
L’inaugurazione si è tenuta il 4 luglio, in presenza di Diego Marani, direttore dell’Istituto italiano di cultura, di Aldo Patruno, direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia; Francesca Marocchino, storica dell’arte e curatrice della mostra; Daniela Ventrelli, archeologa, Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, co-curatrice della sezione archeologica. L’esposizione si articola in tre sezioni che sveleno al pubblico parigino opere mai esposte in Francia e monumenti ancora poco conosciuti. Rispettando un programma scientifico, alcuni grandi fotografi pugliesi hanno realizzato dei reportages per l’occasione. Il percorso conduce il pubblico in un viaggio, dal VIII al XIII secolo, tra luoghi quasi metafisici, passando dalla porosità della pietra scolpita delle cattedrali, ai sassi dei muri realizzati a secco, su cui la luce calda del sole pugliese risplende e fa riprendere ogni cosa, bagnarola di fascino e di mistero.
Mosaico del grifone, cattedrale di Bitonto, XI secolo, foto Paolo Azzela
In principio fu la Magna Græcia
Una ventina di pezzi archeologici eccezionali, provenienti de diverse parti della regione, costituiscono la prima sezione dell’esposizione, quella archeologica, dal IV al III secolo aC. Magnifici manufatti del passato rievocano i fasti di quando questa regione fu parte della Magna Græcia. Tra i reperti ci sono vasi a figure rosse dalla famosa collezione Jatta di Ruvo di Puglia, come ad esempio l’anfora rappresentante la storia di Antigone. E ancora, il bellissimo vaso con volto femminile della collezione di Canosa, gli acrobati del Museo MarTa di Taranto, la raffinata produzione di Gnathia de la Fondazione De Palo-Ungaro, e alcuni pezzi dal Museo Ribezzo di Brindisi e il Museo Castromediano di Lecce. Ognuno di questi oggetti testimonia l’estrema raffinatezza di questa civiltà, la sua pratica dei piaceri, l’importanza data al culto dei morti, la particolarità dell’arte della ceramica che raggiunse il suo apice in questo periodo.
Foto-topografica di Domenico Fioriello
Un’alchimia di culture
Sono le pietre ei loro misteri che costituiscono il filo conduttore di questa seconda parte della mostra che parla periodo medievale VIII-XIII. Nella Puglia, che porta le tracce dei Bizantini, dei Longobardi, Normanni, Svevi, Federico II, Saraceni e, ove diversi lingue minoritarie, citate nel corso, gli abitanti non hanno mai smesso di scavare la roccia e costruire, da nord a sud, dalla Daunia al Salento, ridisegnando il paesaggio con una sorprendente varietà di forme e stili. Il visitatore entra, attraverso una galleria fotografica e un video, negli anfratti e nelle chiese rupestri, ancora poco conosciute, le cui pareti sono interamente ricoperte da affreschi e da mosaici di origine bizantina. In un’altra sala, prima di uscire nel giardino, il visitatore può ammirare l’opera originale “foto-topografica” di Domenico Fioriello, un foto-mosaico del centro storico di Bitonto, che mette in evidenza zone del centro storico, archi, strade e scale. Si tratta di uno studio condotto con rigore, ma intriso di poesia, che ci offre una visione più ampia del tessuto minerale degli intricati centri cittadini di sorprendente bellezza.
Nel giardino dell’hôtel de Gallifet
Un maestro parietario ha realizzato un muro a secco sul prato dell’Istituto italiano di cultura, come quelli che si snodano tra gli ulivi millenari, di cui una maxi-fotografia campeggia sempre all’esterno dell’hôtel particulier de Gallifet. Un elemento tipico del paesaggio pugliese che richiama le tecniche costruttive ancestrali, ancora oggi ammirabili come i famosi Trulli di Alberobello. L’arte antica dialoga con quella contemporanea grazie alla presenza di due artisti pugliesi (Bari) di grande levatura: Francesco Schiavulli e Lino Sivilli. Concludono questo percorso le loro sculture Macchina selezionatrice di raggi solari di Lino Sivilli, legate all’eredità dell’artista Pino Pascali, e Ultima cena di Francesco Schiavulli. Un altro aspetto della cultura e della creatività pugliesi che fanno parte della sua anima magica, intrisa di storia e mistero.
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