Italia Veloce: la collezione Cirulli al MAM di Troyes
Tempo stimato per la lettura: 4,9 minuti
In occasione della sua riapertura, il Museo d’Arte Moderna di Troyes (a un’ora e mezza in treno da Parigi) ospita una della più importanti collezioni europee dedicata all’Italia del Novecento. Per la prima volta in Francia, la collezione Cirulli fa vedere questo movimento verso l’apoteosi degli anni ’60.
Dal 22 giugno al 20 ottobre 2024, Italia Veloce: Arti e Design nel XX secolo presenta una selezione di opere della Fondazione Massimo e Sonia Cirulli e di Pierre e Denise Lévy. L’esposizione si propone di mostrare una visione ampia dell’arte italiana dagli anni Dieci agli anni Sessanta, dalla pittura al design, passando per l’architettura e il cinema, senza dimenticare la pubblicità.
L’esposizione è corredata da un bel catalogo, realizzato sulla direzione di Juliette Faivre-Preda, conservatrice al museo d’Arte moderna di Troyes, pubblicato da Snoeck éditions.
La passione per l’arte condivisa dai collezionisti
Su entrambi i versanti delle Alpi, Pierre e Denise Lévy così come Massimo e Sonia Cirulli sono chiaramente tra i collezionisti più emblematici del loro tempo. La mostra sottolinea i loro punti in comune, tra i quali spicca la passione per l’arte e il desiderio di condividerla.
Nell’arco di quattro decenni, Pierre Lévy e sua moglie Denise riunirono una delle più notevoli collezioni private francesi di arte moderna. Qualche decennio dopo, la collezione di Sonia e Massimo Cirulli rivela la stessa passione per l’arte e una visione ancora più aperta verso la diversità dei campi disciplinari.
La collezione Cirulli
La Fondazione Massimo e Sonia Cirulli è un’istituzione privata italiana fondato sulla base di un insieme di archivi storici dedicati alla cultura Azienda italiana del XX secolo, nata a New York nel 1984 e con una significativa collezione. Trent’anni dopo, nel 2015, creano la fondazione che porta il loro nome.
I confini cronologici della loro collezione inquadrano più di mezzo secolo di creazione, dalla nascita della modernità all’inizio del XX secolo, al boom economico italiano degli anni ’60. A Troyes sono esposti dipinti e sculture dei grandi maestri ma anche pubblicità, locandine cinematografiche e oggetti di uso quotidiano disegnati da designer.
La modernità al cuore della vita
Al di là della pittura e della scultura, questa ricerca e la messa in discussione della modernità si esprime nella diffusione dell’arte in tutti gli ambiti. Come affermano Mario Sironi (1885-1961), Massimo Campigli (1895-1971), Carlo Carrà (1881-1966) e Achille Funi (1890-1972) nel Manifesto della Pittura Murale (dicembre 1933), gli artisti si sentono chiamati diventare “attivisti […] che [si mettono] al servizio di un’idea morale, e che [subordinano la propria] individualità al lavoro collettivo”, dando vita a spazi e luoghi pubblici “che abbiano una funzione civica.
La pubblicità nella storia dell’arte
Il termine design deriva dalla parola disegno (“disegno/disegno”): il tradizionale quaderno di schizzi e l’intimo spazio creativo caro agli artisti visivi. Nel corso del XX secolo, questo taccuino si trasformò in un laboratorio di progettazione per creare un mondo nuovo, popolato da oggetti nati dall’era industriale, belli e funzionali. Da un lato, l’arte lascia gallerie, musei e fiere per stabilirsi nelle strade sotto forma di manifesti, pannelli, murales, edifici pubblici e pubblicità.
Artisti e architetti diventano designer industriali e professionisti della comunicazione. Bruno Munari (1907-1998) lavora come disegnatore pubblicitario e direttore artistico. Sviluppa identità di marca, immagina loghi, impagina brochure commerciali e progetta imballaggi. Successivamente si è dedicato alla progettazione di illuminazione e accessori per ufficio.
Milano da bere e Torino operaia
Fortunato Depero (1892-1960) realizza manifesti, ma anche campagne pubblicitarie complete per l’azienda Campari. Tra le sue creazioni, la più memorabile è la bottiglia conica, rimasta inseparabile dall’aperitivo Campari Soda. Il designer milanese Marcello Nizzoli (1887-1969) abbandonò la creazione di manifesti e l’allestimento di spazi espositivi per progettare alcune delle macchine da scrivere e calcolatrici più emblematiche del marchio Olivetti. Divenne mentore di personaggi del dopoguerra come Ettore Sottsass (1917-2007).
La modernità corre veloce
Dal Dannunzianesimo al Futurismo passando per il movimento del design moderno, il Novecento italiano si sforza di ridurre il divario che separa l’arte e la vita quotidiana, opere eccezionali e oggetti che animano la vita quotidiana delle persone semplici cittadini.
Italia veloce: arte e design nel Novecento testimonia la relazione tra artisti e industriali, designer o pubblicitari che sono all’origine dell’emulazione generale delle arti. Si conclude con un’apertura sul teatro e il cinema, anch’essi attori di questa proliferazione artistica del XX secolo.
Museo d’Arte Moderna di Troyes: pensato con il cuore
Il Museo d’Arte Moderna di Troyes, ospita le collezioni nazionali Pierre e Denise Lévy all’interno di uno splendido ex palazzo episcopale, attaccato alla cattedrale di santi Pietro e Paolo. Il suo grande giardino è accessibile gratuitamente al pubblico.
MAM is back! Lo slogan della riapertura, il 16 aprile 2024. Questo museo è non solo per le sue collezioni d’arte straordinarie: 2800 opere esposte degli artisti faro dei movimenti artisti del XX° secolo. Ma anche per la sua l’accessibilità alle persone a mobilità ridotta e i numerosi spazi ludico-educativi dedicati ai più piccoli. Un museo a dimensione umana, la cui visita è altamente consigliata.
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Italia Veloce: la collezione Cirulli al MAM di Troyes
Tempo stimato per la lettura: 14 minuti
In occasione della sua riapertura, il Museo d’Arte Moderna di Troyes (a un’ora e mezza in treno da Parigi) ospita una della più importanti collezioni europee dedicata all’Italia del Novecento. Per la prima volta in Francia, la collezione Cirulli fa vedere questo movimento verso l’apoteosi degli anni ’60.
Dal 22 giugno al 20 ottobre 2024, Italia Veloce: Arti e Design nel XX secolo presenta una selezione di opere della Fondazione Massimo e Sonia Cirulli e di Pierre e Denise Lévy. L’esposizione si propone di mostrare una visione ampia dell’arte italiana dagli anni Dieci agli anni Sessanta, dalla pittura al design, passando per l’architettura e il cinema, senza dimenticare la pubblicità.
L’esposizione è corredata da un bel catalogo, realizzato sulla direzione di Juliette Faivre-Preda, conservatrice al museo d’Arte moderna di Troyes, pubblicato da Snoeck éditions.
La passione per l’arte condivisa dai collezionisti
Su entrambi i versanti delle Alpi, Pierre e Denise Lévy così come Massimo e Sonia Cirulli sono chiaramente tra i collezionisti più emblematici del loro tempo. La mostra sottolinea i loro punti in comune, tra i quali spicca la passione per l’arte e il desiderio di condividerla.
Nell’arco di quattro decenni, Pierre Lévy e sua moglie Denise riunirono una delle più notevoli collezioni private francesi di arte moderna. Qualche decennio dopo, la collezione di Sonia e Massimo Cirulli rivela la stessa passione per l’arte e una visione ancora più aperta verso la diversità dei campi disciplinari.
La collezione Cirulli
La Fondazione Massimo e Sonia Cirulli è un’istituzione privata italiana fondato sulla base di un insieme di archivi storici dedicati alla cultura Azienda italiana del XX secolo, nata a New York nel 1984 e con una significativa collezione. Trent’anni dopo, nel 2015, creano la fondazione che porta il loro nome.
I confini cronologici della loro collezione inquadrano più di mezzo secolo di creazione, dalla nascita della modernità all’inizio del XX secolo, al boom economico italiano degli anni ’60. A Troyes sono esposti dipinti e sculture dei grandi maestri ma anche pubblicità, locandine cinematografiche e oggetti di uso quotidiano disegnati da designer.
La modernità al cuore della vita
Al di là della pittura e della scultura, questa ricerca e la messa in discussione della modernità si esprime nella diffusione dell’arte in tutti gli ambiti. Come affermano Mario Sironi (1885-1961), Massimo Campigli (1895-1971), Carlo Carrà (1881-1966) e Achille Funi (1890-1972) nel Manifesto della Pittura Murale (dicembre 1933), gli artisti si sentono chiamati diventare “attivisti […] che [si mettono] al servizio di un’idea morale, e che [subordinano la propria] individualità al lavoro collettivo”, dando vita a spazi e luoghi pubblici “che abbiano una funzione civica.
La pubblicità nella storia dell’arte
Il termine design deriva dalla parola disegno (“disegno/disegno”): il tradizionale quaderno di schizzi e l’intimo spazio creativo caro agli artisti visivi. Nel corso del XX secolo, questo taccuino si trasformò in un laboratorio di progettazione per creare un mondo nuovo, popolato da oggetti nati dall’era industriale, belli e funzionali. Da un lato, l’arte lascia gallerie, musei e fiere per stabilirsi nelle strade sotto forma di manifesti, pannelli, murales, edifici pubblici e pubblicità.
Artisti e architetti diventano designer industriali e professionisti della comunicazione. Bruno Munari (1907-1998) lavora come disegnatore pubblicitario e direttore artistico. Sviluppa identità di marca, immagina loghi, impagina brochure commerciali e progetta imballaggi. Successivamente si è dedicato alla progettazione di illuminazione e accessori per ufficio.
Milano da bere e Torino operaia
Fortunato Depero (1892-1960) realizza manifesti, ma anche campagne pubblicitarie complete per l’azienda Campari. Tra le sue creazioni, la più memorabile è la bottiglia conica, rimasta inseparabile dall’aperitivo Campari Soda. Il designer milanese Marcello Nizzoli (1887-1969) abbandonò la creazione di manifesti e l’allestimento di spazi espositivi per progettare alcune delle macchine da scrivere e calcolatrici più emblematiche del marchio Olivetti. Divenne mentore di personaggi del dopoguerra come Ettore Sottsass (1917-2007).
La modernità corre veloce
Dal Dannunzianesimo al Futurismo passando per il movimento del design moderno, il Novecento italiano si sforza di ridurre il divario che separa l’arte e la vita quotidiana, opere eccezionali e oggetti che animano la vita quotidiana delle persone semplici cittadini.
Italia veloce: arte e design nel Novecento testimonia la relazione tra artisti e industriali, designer o pubblicitari che sono all’origine dell’emulazione generale delle arti. Si conclude con un’apertura sul teatro e il cinema, anch’essi attori di questa proliferazione artistica del XX secolo.
Museo d’Arte Moderna di Troyes: pensato con il cuore
Il Museo d’Arte Moderna di Troyes, ospita le collezioni nazionali Pierre e Denise Lévy all’interno di uno splendido ex palazzo episcopale, attaccato alla cattedrale di santi Pietro e Paolo. Il suo grande giardino è accessibile gratuitamente al pubblico.
MAM is back! Lo slogan della riapertura, il 16 aprile 2024. Questo museo è non solo per le sue collezioni d’arte straordinarie: 2800 opere esposte degli artisti faro dei movimenti artisti del XX° secolo. Ma anche per la sua l’accessibilità alle persone a mobilità ridotta e i numerosi spazi ludico-educativi dedicati ai più piccoli. Un museo a dimensione umana, la cui visita è altamente consigliata.
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