Jean-Michel Othoniel

About the Author: Redazione ViviCreativo

Jean-Michel Othoniel
Published On: 3 Novembre 2020

Tempo stimato per la lettura: 5,1 minuti

Nato nel 1964 a Saint-Étienne, Jean-Michel Othoniel ha, dalla fine degli anni 1980, inventato un universo dai molteplici contorni. Esplorando all’inizio dei materiali con qualità reversibili come zolfo o cera, utilizza il vetro e fusione dei metalli dal 1993.

Le sue opere oggi assumono una dimensione architettonica e si trovano spesso nei giardini o in alcuni siti storici grazie a commissioni pubbliche o private in tutto il mondo. Preferendo i materiali dalle proprietà poetiche e sensibili, Jean-Michel Othoniel comincia a realizzare – agli inizi degli anni Novanta – alcune opere in cera o zolfo che saranno presentate, nel 1992, da Jan Hoet alla Documenta di Cassel.

L’anno successivo, l’introduzione del vetro segna una vera svolta nel suo lavoro. Collaborando con i migliori artigiani di Murano, esplora le proprietà di questo materiale che diventa quindi la sua firma. La delicatezza del vetro e la finezza dei suoi colori fanno parte del vasto progetto dell’artista: per poetizzare e reincantare il mondo.

Nel 1995, partecipa alla mostra “Féminin / Masculin” al Centro Georges Pompidou di Parigi in cui presenta una serie di opere in zolfo e un’installazione performativa intitolata My Beautiful Closet che metteva inscena dei ballerini filmati nell’oscurità di un armadio.

Nel 1996, risiede a Villa Medici a Roma. È a partire da questo momento che comincia a far dialogare le sue opere con il paesaggio, appendendo delle collane giganti nei giardini del Villa Medici, agli alberi del giardino veneziano della Collezione Peggy Guggenheim (1997), nonché l’Alhambra e il Generalife di Granada (1999).

Nel 2000, Jean-Michel Othoniel risponde per la prima volta a un ordine pubblico e trasforma la stazione della metropolitana Palais-Royal Museo del Louvre di Parigi nel Chiosco des Nottambuli. La sua creazione è quindi condivisa tra i luoghi pubblici e spazi museali. Nel 2003, per la mostra “Crystal Palace” presentata alla Fodazione Cartier per l’arte contemporanea di Parigi e al MOCA di Miami, fa realizzare a Venezia e al Centro Internazionale del Vetro di Marsiglia (Cirva) delle forme di vetro soffiato, destinate a diventare enigmatiche sculture, tra gioielli, architettura e oggetti erotici. Nello stesso anno, la galleria Perrotin iniziò a rappresentarlo.

L’anno successivo, nel 2004, viene invitato dal Louvre a esporre nelle sale mesopotamiche, nel quadro della mostra “Contrappunto”, è per lui l’occasione per realizzare le sue prime collane autoportanti, tra cui la grande Fiume bianco, in seguito acquisita dal Museo d’Arte Moderna di Città di Parigi.

Il viaggio è uno dei temi ricorrenti del suo lavoro. Questa idea di viaggio viene portata alla luce con il progetto Le Petit Théâtre de Peau d´Âne (2004, collezione Centro Pompidou), ispirato a piccoli burattini trovati nella casa di Pierre Loti e presentati sul palcoscenico del Théâtre de la Ville di Rochefort poi al Théâtre du Châtelet di Parigi. Coltivando l’arte di conciliare gli opposti, l’artista crea un dialogo tra poetico e politico, nel suo Bateau des larmes: omaggio agli esuli, prodotto in da una barca di rifugiati cubani trovata a Miami ricoperta da una cascata di perle colorate trasformandosi in enormi lacrime di limpido cristallo, quest’opera viene esposta in occasione di Art Unlimited nel 2005 a Basilea. Nel 2010, il Centro Pompidou gli ha dedicato una grande retrospettiva, “My Way”, curata da Catherine Grenier. Questa mostra si viaggerà poi al Leeum Samsung Museum of Art in Corea, all’Hara Museum of Contemporary Art in Giappone e al Brooklyn Museum di New York.

Nel 2012, un invito del museo Delacroix di Parigi gli ha permesso dialogare con questo luogo carico di storia, attraverso una serie sculture ispirate all’architettura dei fiori e piatti dal suo Herbier Merveilleux. Nella primavera del 2013, il Mori Art Museum di Tokyo gli commissiona, per il suo decimo anniversario, Kin no Kokoro, un monumentale cuore di perle di bronzo dorato nel giardino giapponese Mohri Garden, dandogli l’opportunità di orchestrare l’incontro tra i temi ricorrenti della sua opera e il simbolismo sacro dell’estremo oriente.

Il 2015 è stato segnato dalla realizzazione di un progetto eccezionale: la riqualificazione, con il paesaggista Louis Benech, del Boschetto del Teatro dell’Acqua nei giardini del Castello di Versailles. Per quest’opera, Jean-Michel Othoniel realizza tre sculture-fontane in vetro dorato, ispirate alle coreografie di Maestro di danza del re Luigi XIV, Raoul-Auger Feuillet. L’artista realizza, con Les Belles Danses, la prima opera permanente all’interno del palazzo storico commissionato a un artista contemporaneo.

Concepito come un progetto architettonico, le tre sculture- fontane esprimonoi alcune dele grandi direttrici del lavoro dell’artista: la dimensione monumentale e il rapporto con la storia.

Nel settembre 2016, Jean-Michel Othoniel svela un’opera d’arte totale e monumentale, Le Trésor della Cattedrale di Angoulême, alla quale ha lavorato per più di otto anni. Le sue opere sono conservate nei più grandi musei d’arte contemporanea, fondazioni e collezioni private del mondo.

Alla fine del 2018, Othoniel è stato eletto all’Accademia di Belle Arti nella sezione scultura. Egli collabora con l’Accademia, da gennaio 2019, a compiere la sua missione di difesa, promozione e supporto della creazione artistica.

Nello stesso anno, ha prodotto Alfa per il nuovo Museo Nazionale del Qatar, progettato dall’architetto Jean Nouvel, un progetto disegnato sulla scala monumentale dell’edificio. Include 114 sculture-fontane i cui getti d’acqua evocano le forme fluide della calligrafia araba.

A settembre 2019, Jean-Michel Othoniel espone al Museo del Louvre una nuova serie di dipinti creati appositamente per i 30 anni della piramide sui muri del cortile di Puget, che il museo decide successivamente di tenerli permanentemente nella sua collezione.

Nel 2021, il Petit Palais invita Othoniel a investire il giardino e le sale delle collezioni permanenti per presentare una mostra che gioca con l’architettura del luogo. Con “Il Teorema di Narciso“, l’artista offre al visitatore un viaggio in “un paese delle meraviglie”.

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Published On: 3 Novembre 2020

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Tempo stimato per la lettura: 15 minuti

Nato nel 1964 a Saint-Étienne, Jean-Michel Othoniel ha, dalla fine degli anni 1980, inventato un universo dai molteplici contorni. Esplorando all’inizio dei materiali con qualità reversibili come zolfo o cera, utilizza il vetro e fusione dei metalli dal 1993.

Le sue opere oggi assumono una dimensione architettonica e si trovano spesso nei giardini o in alcuni siti storici grazie a commissioni pubbliche o private in tutto il mondo. Preferendo i materiali dalle proprietà poetiche e sensibili, Jean-Michel Othoniel comincia a realizzare – agli inizi degli anni Novanta – alcune opere in cera o zolfo che saranno presentate, nel 1992, da Jan Hoet alla Documenta di Cassel.

L’anno successivo, l’introduzione del vetro segna una vera svolta nel suo lavoro. Collaborando con i migliori artigiani di Murano, esplora le proprietà di questo materiale che diventa quindi la sua firma. La delicatezza del vetro e la finezza dei suoi colori fanno parte del vasto progetto dell’artista: per poetizzare e reincantare il mondo.

Nel 1995, partecipa alla mostra “Féminin / Masculin” al Centro Georges Pompidou di Parigi in cui presenta una serie di opere in zolfo e un’installazione performativa intitolata My Beautiful Closet che metteva inscena dei ballerini filmati nell’oscurità di un armadio.

Nel 1996, risiede a Villa Medici a Roma. È a partire da questo momento che comincia a far dialogare le sue opere con il paesaggio, appendendo delle collane giganti nei giardini del Villa Medici, agli alberi del giardino veneziano della Collezione Peggy Guggenheim (1997), nonché l’Alhambra e il Generalife di Granada (1999).

Nel 2000, Jean-Michel Othoniel risponde per la prima volta a un ordine pubblico e trasforma la stazione della metropolitana Palais-Royal Museo del Louvre di Parigi nel Chiosco des Nottambuli. La sua creazione è quindi condivisa tra i luoghi pubblici e spazi museali. Nel 2003, per la mostra “Crystal Palace” presentata alla Fodazione Cartier per l’arte contemporanea di Parigi e al MOCA di Miami, fa realizzare a Venezia e al Centro Internazionale del Vetro di Marsiglia (Cirva) delle forme di vetro soffiato, destinate a diventare enigmatiche sculture, tra gioielli, architettura e oggetti erotici. Nello stesso anno, la galleria Perrotin iniziò a rappresentarlo.

L’anno successivo, nel 2004, viene invitato dal Louvre a esporre nelle sale mesopotamiche, nel quadro della mostra “Contrappunto”, è per lui l’occasione per realizzare le sue prime collane autoportanti, tra cui la grande Fiume bianco, in seguito acquisita dal Museo d’Arte Moderna di Città di Parigi.

Il viaggio è uno dei temi ricorrenti del suo lavoro. Questa idea di viaggio viene portata alla luce con il progetto Le Petit Théâtre de Peau d´Âne (2004, collezione Centro Pompidou), ispirato a piccoli burattini trovati nella casa di Pierre Loti e presentati sul palcoscenico del Théâtre de la Ville di Rochefort poi al Théâtre du Châtelet di Parigi. Coltivando l’arte di conciliare gli opposti, l’artista crea un dialogo tra poetico e politico, nel suo Bateau des larmes: omaggio agli esuli, prodotto in da una barca di rifugiati cubani trovata a Miami ricoperta da una cascata di perle colorate trasformandosi in enormi lacrime di limpido cristallo, quest’opera viene esposta in occasione di Art Unlimited nel 2005 a Basilea. Nel 2010, il Centro Pompidou gli ha dedicato una grande retrospettiva, “My Way”, curata da Catherine Grenier. Questa mostra si viaggerà poi al Leeum Samsung Museum of Art in Corea, all’Hara Museum of Contemporary Art in Giappone e al Brooklyn Museum di New York.

Nel 2012, un invito del museo Delacroix di Parigi gli ha permesso dialogare con questo luogo carico di storia, attraverso una serie sculture ispirate all’architettura dei fiori e piatti dal suo Herbier Merveilleux. Nella primavera del 2013, il Mori Art Museum di Tokyo gli commissiona, per il suo decimo anniversario, Kin no Kokoro, un monumentale cuore di perle di bronzo dorato nel giardino giapponese Mohri Garden, dandogli l’opportunità di orchestrare l’incontro tra i temi ricorrenti della sua opera e il simbolismo sacro dell’estremo oriente.

Il 2015 è stato segnato dalla realizzazione di un progetto eccezionale: la riqualificazione, con il paesaggista Louis Benech, del Boschetto del Teatro dell’Acqua nei giardini del Castello di Versailles. Per quest’opera, Jean-Michel Othoniel realizza tre sculture-fontane in vetro dorato, ispirate alle coreografie di Maestro di danza del re Luigi XIV, Raoul-Auger Feuillet. L’artista realizza, con Les Belles Danses, la prima opera permanente all’interno del palazzo storico commissionato a un artista contemporaneo.

Concepito come un progetto architettonico, le tre sculture- fontane esprimonoi alcune dele grandi direttrici del lavoro dell’artista: la dimensione monumentale e il rapporto con la storia.

Nel settembre 2016, Jean-Michel Othoniel svela un’opera d’arte totale e monumentale, Le Trésor della Cattedrale di Angoulême, alla quale ha lavorato per più di otto anni. Le sue opere sono conservate nei più grandi musei d’arte contemporanea, fondazioni e collezioni private del mondo.

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Nello stesso anno, ha prodotto Alfa per il nuovo Museo Nazionale del Qatar, progettato dall’architetto Jean Nouvel, un progetto disegnato sulla scala monumentale dell’edificio. Include 114 sculture-fontane i cui getti d’acqua evocano le forme fluide della calligrafia araba.

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Nel 2021, il Petit Palais invita Othoniel a investire il giardino e le sale delle collezioni permanenti per presentare una mostra che gioca con l’architettura del luogo. Con “Il Teorema di Narciso“, l’artista offre al visitatore un viaggio in “un paese delle meraviglie”.

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