Katia Kameli interroga la memoria
Tempo stimato per la lettura: 2,5 minuti
Hier revient et je l’entends (Ieri torna e lo sento) è il titolo dell’esposizione di Katia Kameli è tratto da Donne di Algeri nel loro appartamento, romanzo di Assia Djebar, del 1980. La mostra, dal 19 gennaio al 16 aprile 2023, si tiene a Parigi presso Bétonsalon, a cura di Émilie Renard, e all’ICI – Istituto di Cultura Islamica, a cura di Bérénice Saliou.
Culture intrecciate
Artista, regista e produttrice, Katia Kameli porta avanti un lavoro denso e proteiforme dall’inizio degli anni 2000. Con una doppia cultura francese e algerina, collega territori diversi e mette in discussione i punti ciechi della storia. Seguendo le proprie strade, collega fatti lontani, rinnova legami dilatati, dà voce a parole taciute per scrivere contro-narrazioni.
La sua ricerca intreccia una molteplicità di prospettive. All’incrocio tra un linguaggio poetico, studi visivi e tecniche artigianali, la pratica artistica di Katia Kameli è il frutto di una grande opera di relazioni per affinità, prossimità e amicizie. La sua prima mostra personale in due istituzioni parigine riunisce una serie di opere esistenti e nuove produzioni.
Favole che attraversano paesi e lingue
All’ICI, la mostra mette in luce vent’anni di creazioni. Sottolinea la coerenza di un approccio in cui le storie circolano, si trasformano, si traspongono e si sovrappongono, attraverso il mondo e nel tempo. L’artista abbraccia il ruolo di traduttrice: le sue fotografie, video, disegni e installazioni mettono in gioco un vocabolario formale e concettuale che si coniuga all’interno di uno spazio intermedio tra linguaggi, suoni, estetiche e culture.
Il progetto Il cantico degli uccelli, coprodotto con La Criée, un centro d’arte contemporanea di Rennes, include un video prodotto alla Goutte d’Or, quartire popolare parigino, in collaborazione con il Conservatorio Gustave Charpentier. L’opera Stream of Stories, sulle metamorfosi delle favole di Kalîla wa Dimna che ha ispirato Jean de La Fontaine, è arricchita da un tappeto progettato in collaborazione con l’artista tessile Manon Daviet.
Voci di donne resistenti
L’esposizione a Bétonsalon è organizzata attorno al romano algerino. Presenta i tre video che lo compongono, prodotti tra il 2016 e il 2019 e introduce la ricerca per la realizzazione di un quarto capitolo che prende come punto di partenza il film La Nouba des femmes du mont Chenoua, diretto dalla scrittrice e cineasta algerina Assia Djebar, nel 1977.
Basato su questo primo film algerino diretto da una donna, Katia Kameli sembra prolungare il gesto di colei che ritorna sulle orme delle donne combattenti della resistenza durante la guerra d’indipendenza, in città e in montagna di Cherchel. Raccogliendo le parole di donne di diverse generazioni, compone una narrazione polifonica vivente in cui si ascoltano storie intime e collettive, al di sopra delle complessità del passato coloniale.
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Katia Kameli interroga la memoria
Tempo stimato per la lettura: 7 minuti
Hier revient et je l’entends (Ieri torna e lo sento) è il titolo dell’esposizione di Katia Kameli è tratto da Donne di Algeri nel loro appartamento, romanzo di Assia Djebar, del 1980. La mostra, dal 19 gennaio al 16 aprile 2023, si tiene a Parigi presso Bétonsalon, a cura di Émilie Renard, e all’ICI – Istituto di Cultura Islamica, a cura di Bérénice Saliou.
Culture intrecciate
Artista, regista e produttrice, Katia Kameli porta avanti un lavoro denso e proteiforme dall’inizio degli anni 2000. Con una doppia cultura francese e algerina, collega territori diversi e mette in discussione i punti ciechi della storia. Seguendo le proprie strade, collega fatti lontani, rinnova legami dilatati, dà voce a parole taciute per scrivere contro-narrazioni.
La sua ricerca intreccia una molteplicità di prospettive. All’incrocio tra un linguaggio poetico, studi visivi e tecniche artigianali, la pratica artistica di Katia Kameli è il frutto di una grande opera di relazioni per affinità, prossimità e amicizie. La sua prima mostra personale in due istituzioni parigine riunisce una serie di opere esistenti e nuove produzioni.
Favole che attraversano paesi e lingue
All’ICI, la mostra mette in luce vent’anni di creazioni. Sottolinea la coerenza di un approccio in cui le storie circolano, si trasformano, si traspongono e si sovrappongono, attraverso il mondo e nel tempo. L’artista abbraccia il ruolo di traduttrice: le sue fotografie, video, disegni e installazioni mettono in gioco un vocabolario formale e concettuale che si coniuga all’interno di uno spazio intermedio tra linguaggi, suoni, estetiche e culture.
Il progetto Il cantico degli uccelli, coprodotto con La Criée, un centro d’arte contemporanea di Rennes, include un video prodotto alla Goutte d’Or, quartire popolare parigino, in collaborazione con il Conservatorio Gustave Charpentier. L’opera Stream of Stories, sulle metamorfosi delle favole di Kalîla wa Dimna che ha ispirato Jean de La Fontaine, è arricchita da un tappeto progettato in collaborazione con l’artista tessile Manon Daviet.
Voci di donne resistenti
L’esposizione a Bétonsalon è organizzata attorno al romano algerino. Presenta i tre video che lo compongono, prodotti tra il 2016 e il 2019 e introduce la ricerca per la realizzazione di un quarto capitolo che prende come punto di partenza il film La Nouba des femmes du mont Chenoua, diretto dalla scrittrice e cineasta algerina Assia Djebar, nel 1977.
Basato su questo primo film algerino diretto da una donna, Katia Kameli sembra prolungare il gesto di colei che ritorna sulle orme delle donne combattenti della resistenza durante la guerra d’indipendenza, in città e in montagna di Cherchel. Raccogliendo le parole di donne di diverse generazioni, compone una narrazione polifonica vivente in cui si ascoltano storie intime e collettive, al di sopra delle complessità del passato coloniale.
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