L’Algeria raccontata dall’occhio di Raymond Depardon e dalla penna di Kamel Daoud

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 8 Febbraio 2022

Tempo stimato per la lettura: 4,1 minuti

Prima di essere un’esposizione, Son œil dans ma mais – Algérie 1961-2019 (Il suo occhio nella mia mano – Algeria 1961-2019) è la storia dell’ incontro tra un fotografo e uno scrittore: Raymond Depardon e Kamel Daoud. È il percorso di un progetto editoriale da cui nasce questo bellissimo evento.

La mostra è in corso, fino al 17 luglio, presso l’Istituto del mondo arabo a Parigi. Un viaggio tra passato e presente, attraverso gli scatti in bianco e nero di uno degli artisti dell’immagine vivente più noto al mondo, e un autore dalle “parole magiche”, premiato con il Goncourt del primo romanzo nel 2015.

Scoprire l’Algeria

Durante la primavera e l’autunno del 1961, il giovanissimo Raymond Depardon realizzò diversi reportage fotografici per l’agenzia Dalmas. Durante i suoi soggiorni ad Algeri, immortalò delle scene quotidiane, mostrando i due mondi che convivevano, captando la tensione che montava nella città sotto la minaccia dell’organizzazione della OAS (Organisation de l’Armée Secrète).

In seguito, durante i primi negoziati per porre fine alla guerra in Algeria, si recò a Évian. Fu uno dei rari giornalisti francesi a essere accreditato presso la delegazione algerina. I suoi scatti ritraggono i protagonisti di questi accordi durante i “tempi morti”, all’artista tanto cari. Inoltre, si recò nuovamente in Algeria per documentare la vita di uno dei villaggi, creati appositamente a partire dal 1955, in cui vennero raggruppate le popolazioni nomadi delle zone sorvegliate dalle SAS (Sections Administratives Spécialisées).

La genesi del progetto

Nel 2018, quasi sessant’anni dopo, nasce progetto del libro. Raymond Depardon riesamina tutte queste fotografie, avendo in mente l’avvicinarsi della data dell’anniversario dell’indipendenza dell’Algeria. Il suo desiderio: metterle in prospettiva e associarle a un punto di vista algerino, quello di uno scrittore con il quale avrebbe lavorato in binomio.

Su consiglio della sua compagna di vita Claudine Nougaret, incontra lo scrittore Kamel Daoud. Il progetto di un volume prende forma a quattro mani, portata avanti da due case editrici, una algerina, quella dello scrittore, Barzakh, e l’altra francese di Marsiglia Images Plurielles. In questo bellissimo progetto, c’è anche un po’ d’Italia. Infatti, il libro è stato impaginato a Verona.

Raymond Depardon, Algeri, 2019
Periodi e culture dialogano

Agli scatti del passato, si aggiungono quelli dell’Algeria di oggi. Per questo motivo, Raimond Depardon vi torna, nel 2019, per realizzare una nuova serie di foto. Va ad Algeri poi ad Orano dove incontra lo scrittore Kamel Daoud.

Le due case edizioni propongono all’Istituto del mondo arabo di allestire una mostra tratta dal libro. Il suo presidente Jack Lang ne viene subito sedotto. L’uscita del volume è infatti accompagnata da un’omonima mostra, con immagini rare e testi inediti che si riecheggiano pur potendo essere visti o letti separatamente: due mondi, due visioni indipendenti eppure complementari che si arricchiscono a vicenda.

L’immagine nutre la parola e viceversa

Collocata in due spazi del sottosuolo dell’Istituto del mondo arabo, la mostra presenta 80 fotografie di Raymond Depardon e cinque testi inediti di Kamel Daoud, e di un video girato da Claudine Nougaret dal titolo intimista Kamel et Raymond. La scenografia apre diversi orizzonti, il colore delle pareti evoca quello del Mediterraneo e, come su delle vele in mezzo al mare, appaiono in grandi lettre i testi. Il visitatore naviga, toccando varie sponde, rappresentate dalle tre sezioni: Algeri 1961; Evian-Bois d’Avault 1961 / Oranie 1961; Algeri e Orano 2019.

Testi e fotografie sono incorniciati in modo identico per sottolineare la loro uguale importanza. “Comete”, bagliori ispirati a Kamel Daoud dalle fotografie, sono trattati come tante piccole opere, formando una linea dell’orizzonte verso cui tende lo sguardo. Infine, un “testo di esfiltrazione” guida il visitatore verso l’uscita della mostra.

Raymond Depardon. La vita moderna a Milano

Per chi non può recarsi a Parigi, ricordiamo che a Milano, fino al 10 aprile 2022, la Triennale Milano e la Fondation Cartier presentano in Italia la prima mostra personale del fotografo e regista francese Raymond Depardon. L’esposizione La vita moderna è realizzata con la complicità dell’artista francese Jean Michel Alberola.

Gli scatti presentati testimoniano come la ricerca di Depardon esplori mondi e contesti molto diversi: dalle comunità rurali francesi alle periferie urbane di Glasgow, dalla vita nella New York degli anni Ottanta agli ospedali psichiatrici in alcune città italiane negli anni Settanta. Per l’occasione, Simon Depardon ha realizzato una video intervista in cui il padre si racconta, svelando le serie presentate nell’esposizione con particolare attenzione ai documenti d’archivio e alle fotografie inedite.

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L’Algeria raccontata dall’occhio di Raymond Depardon e dalla penna di Kamel Daoud

Published On: 8 Febbraio 2022

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 12 minuti

Prima di essere un’esposizione, Son œil dans ma mais – Algérie 1961-2019 (Il suo occhio nella mia mano – Algeria 1961-2019) è la storia dell’ incontro tra un fotografo e uno scrittore: Raymond Depardon e Kamel Daoud. È il percorso di un progetto editoriale da cui nasce questo bellissimo evento.

La mostra è in corso, fino al 17 luglio, presso l’Istituto del mondo arabo a Parigi. Un viaggio tra passato e presente, attraverso gli scatti in bianco e nero di uno degli artisti dell’immagine vivente più noto al mondo, e un autore dalle “parole magiche”, premiato con il Goncourt del primo romanzo nel 2015.

Scoprire l’Algeria

Durante la primavera e l’autunno del 1961, il giovanissimo Raymond Depardon realizzò diversi reportage fotografici per l’agenzia Dalmas. Durante i suoi soggiorni ad Algeri, immortalò delle scene quotidiane, mostrando i due mondi che convivevano, captando la tensione che montava nella città sotto la minaccia dell’organizzazione della OAS (Organisation de l’Armée Secrète).

In seguito, durante i primi negoziati per porre fine alla guerra in Algeria, si recò a Évian. Fu uno dei rari giornalisti francesi a essere accreditato presso la delegazione algerina. I suoi scatti ritraggono i protagonisti di questi accordi durante i “tempi morti”, all’artista tanto cari. Inoltre, si recò nuovamente in Algeria per documentare la vita di uno dei villaggi, creati appositamente a partire dal 1955, in cui vennero raggruppate le popolazioni nomadi delle zone sorvegliate dalle SAS (Sections Administratives Spécialisées).

La genesi del progetto

Nel 2018, quasi sessant’anni dopo, nasce progetto del libro. Raymond Depardon riesamina tutte queste fotografie, avendo in mente l’avvicinarsi della data dell’anniversario dell’indipendenza dell’Algeria. Il suo desiderio: metterle in prospettiva e associarle a un punto di vista algerino, quello di uno scrittore con il quale avrebbe lavorato in binomio.

Su consiglio della sua compagna di vita Claudine Nougaret, incontra lo scrittore Kamel Daoud. Il progetto di un volume prende forma a quattro mani, portata avanti da due case editrici, una algerina, quella dello scrittore, Barzakh, e l’altra francese di Marsiglia Images Plurielles. In questo bellissimo progetto, c’è anche un po’ d’Italia. Infatti, il libro è stato impaginato a Verona.

Raymond Depardon, Algeri, 2019
Periodi e culture dialogano

Agli scatti del passato, si aggiungono quelli dell’Algeria di oggi. Per questo motivo, Raimond Depardon vi torna, nel 2019, per realizzare una nuova serie di foto. Va ad Algeri poi ad Orano dove incontra lo scrittore Kamel Daoud.

Le due case edizioni propongono all’Istituto del mondo arabo di allestire una mostra tratta dal libro. Il suo presidente Jack Lang ne viene subito sedotto. L’uscita del volume è infatti accompagnata da un’omonima mostra, con immagini rare e testi inediti che si riecheggiano pur potendo essere visti o letti separatamente: due mondi, due visioni indipendenti eppure complementari che si arricchiscono a vicenda.

L’immagine nutre la parola e viceversa

Collocata in due spazi del sottosuolo dell’Istituto del mondo arabo, la mostra presenta 80 fotografie di Raymond Depardon e cinque testi inediti di Kamel Daoud, e di un video girato da Claudine Nougaret dal titolo intimista Kamel et Raymond. La scenografia apre diversi orizzonti, il colore delle pareti evoca quello del Mediterraneo e, come su delle vele in mezzo al mare, appaiono in grandi lettre i testi. Il visitatore naviga, toccando varie sponde, rappresentate dalle tre sezioni: Algeri 1961; Evian-Bois d’Avault 1961 / Oranie 1961; Algeri e Orano 2019.

Testi e fotografie sono incorniciati in modo identico per sottolineare la loro uguale importanza. “Comete”, bagliori ispirati a Kamel Daoud dalle fotografie, sono trattati come tante piccole opere, formando una linea dell’orizzonte verso cui tende lo sguardo. Infine, un “testo di esfiltrazione” guida il visitatore verso l’uscita della mostra.

Raymond Depardon. La vita moderna a Milano

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Gli scatti presentati testimoniano come la ricerca di Depardon esplori mondi e contesti molto diversi: dalle comunità rurali francesi alle periferie urbane di Glasgow, dalla vita nella New York degli anni Ottanta agli ospedali psichiatrici in alcune città italiane negli anni Settanta. Per l’occasione, Simon Depardon ha realizzato una video intervista in cui il padre si racconta, svelando le serie presentate nell’esposizione con particolare attenzione ai documenti d’archivio e alle fotografie inedite.

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