L’Art Brut d’Iran: una finestra sull’invisibile alla Halle Saint Pierre di Parigi
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Tempo stimato per la lettura: 6,5 minuti
La Halle Saint Pierre, noto centro culturale parigino di Montmartre dedicato all’arte contemporanea e all’arte outsider, ospita dal 12 febbraio al 31 luglio 2025 la mostra Art Brut d’Iran. «È la prima volta al mondo che un’esposizione si propone di esplorare il ricco panorama dell’arte brut in Iran, mettendo in luce opere di artisti che operano al di fuori delle convenzioni artistiche tradizionali, spesso ispirati da esperienze personali di vita, isolamento e creatività spontanea», dichiara Martine Lusardy, direttrice della Halle Saint Pierre, e co-commissaria dell’esposizione.
Un viaggio nell’invisibile
L’arte brut, termine coniato dal pittore francese Jean Dubuffet negli anni ’40, si riferisce a opere create da artisti senza formazione accademica, spesso in contesti di esclusione sociale o psichica. La mostra L’Art Brut d’Iran si distingue per la sua capacità di far emergere storie e voci di artisti iraniani, che, attraverso la loro arte, riescono a comunicare emozioni profonde e visioni uniche del mondo.
Ce lo dimostrano i ventiquattro artisti presentati in mostra. Per alcuni, le radici di una cultura vecchia di tremila anni vengono ricomposte, trasformate o dirottate in costruzioni immaginarie. Una sorta di restituzione del patrimonio, attraverso la quale si appropriano di alcuni elementi della storia e della cultura che li circondano per ricostruire, in un linguaggio visivo sorprendente, la loro mitologia personale. Altri, concentrati esclusivamente sulla propria visione interiore, costruiscono enigmatiche cosmogonie autoreferenziali, universi infiniti racchiusi nelle proprie leggi interiori
Opere specchio dell’anima e riflesso di una cultura millenaria
Questi artisti, spesso provenienti da contesti di vita difficili, utilizzano un linguaggio visivo personale per esprimere le loro esperienze. Le opere non solo riflettono la loro individualità, ma anche la cultura e la società iraniana, creando un dialogo tra l’arte e la realtà.
In un paese come l’Iran dove la cultura è plasmata dall’eredità religiosa dello zoroastrismo e del sufismo, dalla sua letteratura ricca di grande epica e poesia mistica, dalla raffinatezza della sua architettura e dei suoi giardini, dalle sue tradizioni artigianali e decorative di tessitura, miniature e calligrafia, la regola dell’art brut non viene violata.
Storie di resilienza
L’Iran, terra dalla ricca storia artistica e culturale, è la culla di molti artisti le cui carriere sono spesso segnate da prove personali e lotte interiori. Art Brut d’Iran presenta alcuni artisti iraniani che, attraverso la loro creatività, hanno trovato il modo di esprimere il loro dolore, gioia e visione del mondo.
Limoo Ahmadi incarna questa ricerca di resilienza. Originaria di una regione dove l’artigianato tessile regna sovrano, ha imparato a tessere fin da piccola. Tuttavia, è stata la tragica perdita di suo figlio, laureato in belle arti, a cambiarle davvero la vita. Per sfuggire al dolore che la assaliva, si è dedicata alla pittura, creando opere vibranti che, nonostante l’apparente preoccupazione, invitano alla gioia.
Storia di affermazione artistica
Tra gli artisti in mostra troviamo figure emergenti e già consolidate, le cui opere spaziano dalla pittura alla scultura, passando per il disegno e l’arte tessile. Tra gli artisti già noti Sarvenaz Farsian, presente al vernissage per la stampa insieme a Morteza Zahedi, altro curatore della mostra-evento.
Espositi i coloratissimi alberi di Farideh, presenti anche alla mostra del 2019, presso la Fondazione Cartier a Parigi una mostra Nous les Arbres. Moglie di Mahmoodkhan, la Halle Saint Pierre espone alcune opere a quattro mani.
Storie di determinazione e di sfide sociali
In pensione Abolfazl Amin Bidokhti, insegnante e contadino, si è scoperto scultore, modellando forme grezze da legno di recupero, metafora della propria forza di fronte alle avversità della vita.
Anche Jamshid Aminfar ha vissuto la sua parte di sofferenza. Dopo aver perso il lavoro a causa di una malattia, ha iniziato a dipingere, mantenendo la sua arte nonostante le critiche. Le sue opere, piene di colori vivaci, rivelano un ricco mondo interiore, oscillante tra sogni e incubi.
Altro esempio di determinazione di fronte alle avversità è Alireza Asbahi Sisi, che dopo una pausa dalla sua carriera a causa della pandemia, si è reinventato come artista, creando collage stimolanti da tappeti di recupero, sfidando le aspettative e le etichette sociali.
Spiritualità e tradizione
Viaggiando in bicicletta per lavoro, Kazem Ezi, che ha abbandonato gli studi per le esigenze della famiglia e il suo problema neurologico, epilessia, scopre al-A’tabat e al-Aliyat, due luoghi sacri per i musulmani sciiti, che diventano una grande fonte di ispirazione
Anche Mohsen Asgariyan trova ispirazione nella spiritualità e nella tradizione. I suoi dipinti, che emergono da diversi lavori manuali, incorporano versi e lodi del Corano, dimostrando un profondo legame con le sue radici culturali.
Arte come terapia contro la malattia
L’arte diventa allora non solo una forma di espressione, ma anche uno strumento di guarigione. Artisti come Fatemeh Khodabandeh e Mahmoodkhan, che hanno trovato nella creazione un modo per superare le avversità, mostrano come l’arte possa fornire uno spazio di cura e resilienza.
Mentre, Ali Azizi ha scoperto la pittura come mezzo di fuga dalla sofferenza causata dal cancro. Il suo lavoro altamente espressivo si nutre dei suoi ricordi e delle sue passioni, rivelando una voce unica attraverso opere influenzate dalla cultura popolare.
Arte come ponte per comunicare con il resto del mondo
Per Kiyavash Danesh l’arte è un meccanismo per affrontare i propri disturbi ossessivi. La sua pratica artistica intensa e catartica dà vita a narrazioni complesse, rivelando strati della sua mente e conoscenza tormentate.
Anche altri artisti, come Mohammad Banissi, Farnood Esbati e Nazanin Tayebeh, incarnano questa lotta per la comunicazione e l’espressione in un mondo spesso silenzioso. Ognuno a modo suo, questi artisti trascendono le loro sfide personali per offrire al mondo una visione ricca e ricca di sfumature della loro realtà.
Abbattere le barriere
La mostra affronta temi universali come l’identità, la memoria, l’alienazione e la speranza. Attraverso le opere esposte, i visitatori sono invitati a riflettere su questioni sociali e politiche che attraversano l’Iran contemporaneo, offrendo una prospettiva nuova e spesso trascurata. In un momento in cui l’arte può fungere da ponte tra culture diverse, Art Brut d’Iran si propone di abbattere le barriere e di stimolare una comprensione più profonda delle complessità umane.
Attraverso questi viaggi scopriamo che l’arte iraniana è molto più di una semplice tradizione; è un grido del cuore, un appello alla comprensione e all’umanità. Le opere di questi artisti, piene di emozione e significato, ci ricordano che dietro ogni dipinto c’è una storia, spesso segnata dalla lotta, dalla speranza e dalla bellezza dello spirito umano.
Il potere della creatività
Art Brut d’Iran rappresenta un’importante opportunità per gli appassionati d’arte e per tutti coloro che desiderano esplorare le voci spesso dimenticate del panorama artistico globale.
Funzionando come un’armonia dissonante di singolarità, gli artisti riuniti in questa mostra, ci invitano a credere nel potere rigeneratore della finzione creativa. In un mondo in continua evoluzione, l’arte brut d’Iran emerge come una testimonianza della resilienza umana e della potenza espressiva dell’arte. La Halle Saint Pierre, con questa mostra, non solo celebra la creatività degli artisti iraniani, ma invita tutti a guardare oltre le apparenze e a riconoscere la bellezza nell’autenticità e nella vulnerabilità.
Immagini
- Mohammad Banissi
- Kiyavash Danesh
- Nazanin Tayebeh
- Mohsen Asgariyan
- Abbas Mohammadi Arvajeh
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L’Art Brut d’Iran: una finestra sull’invisibile alla Halle Saint Pierre di Parigi
Tempo stimato per la lettura: 20 minuti
La Halle Saint Pierre, noto centro culturale parigino di Montmartre dedicato all’arte contemporanea e all’arte outsider, ospita dal 12 febbraio al 31 luglio 2025 la mostra Art Brut d’Iran. «È la prima volta al mondo che un’esposizione si propone di esplorare il ricco panorama dell’arte brut in Iran, mettendo in luce opere di artisti che operano al di fuori delle convenzioni artistiche tradizionali, spesso ispirati da esperienze personali di vita, isolamento e creatività spontanea», dichiara Martine Lusardy, direttrice della Halle Saint Pierre, e co-commissaria dell’esposizione.
Un viaggio nell’invisibile
L’arte brut, termine coniato dal pittore francese Jean Dubuffet negli anni ’40, si riferisce a opere create da artisti senza formazione accademica, spesso in contesti di esclusione sociale o psichica. La mostra L’Art Brut d’Iran si distingue per la sua capacità di far emergere storie e voci di artisti iraniani, che, attraverso la loro arte, riescono a comunicare emozioni profonde e visioni uniche del mondo.
Ce lo dimostrano i ventiquattro artisti presentati in mostra. Per alcuni, le radici di una cultura vecchia di tremila anni vengono ricomposte, trasformate o dirottate in costruzioni immaginarie. Una sorta di restituzione del patrimonio, attraverso la quale si appropriano di alcuni elementi della storia e della cultura che li circondano per ricostruire, in un linguaggio visivo sorprendente, la loro mitologia personale. Altri, concentrati esclusivamente sulla propria visione interiore, costruiscono enigmatiche cosmogonie autoreferenziali, universi infiniti racchiusi nelle proprie leggi interiori
Opere specchio dell’anima e riflesso di una cultura millenaria
Questi artisti, spesso provenienti da contesti di vita difficili, utilizzano un linguaggio visivo personale per esprimere le loro esperienze. Le opere non solo riflettono la loro individualità, ma anche la cultura e la società iraniana, creando un dialogo tra l’arte e la realtà.
In un paese come l’Iran dove la cultura è plasmata dall’eredità religiosa dello zoroastrismo e del sufismo, dalla sua letteratura ricca di grande epica e poesia mistica, dalla raffinatezza della sua architettura e dei suoi giardini, dalle sue tradizioni artigianali e decorative di tessitura, miniature e calligrafia, la regola dell’art brut non viene violata.
Storie di resilienza
L’Iran, terra dalla ricca storia artistica e culturale, è la culla di molti artisti le cui carriere sono spesso segnate da prove personali e lotte interiori. Art Brut d’Iran presenta alcuni artisti iraniani che, attraverso la loro creatività, hanno trovato il modo di esprimere il loro dolore, gioia e visione del mondo.
Limoo Ahmadi incarna questa ricerca di resilienza. Originaria di una regione dove l’artigianato tessile regna sovrano, ha imparato a tessere fin da piccola. Tuttavia, è stata la tragica perdita di suo figlio, laureato in belle arti, a cambiarle davvero la vita. Per sfuggire al dolore che la assaliva, si è dedicata alla pittura, creando opere vibranti che, nonostante l’apparente preoccupazione, invitano alla gioia.
Storia di affermazione artistica
Tra gli artisti in mostra troviamo figure emergenti e già consolidate, le cui opere spaziano dalla pittura alla scultura, passando per il disegno e l’arte tessile. Tra gli artisti già noti Sarvenaz Farsian, presente al vernissage per la stampa insieme a Morteza Zahedi, altro curatore della mostra-evento.
Espositi i coloratissimi alberi di Farideh, presenti anche alla mostra del 2019, presso la Fondazione Cartier a Parigi una mostra Nous les Arbres. Moglie di Mahmoodkhan, la Halle Saint Pierre espone alcune opere a quattro mani.
Storie di determinazione e di sfide sociali
In pensione Abolfazl Amin Bidokhti, insegnante e contadino, si è scoperto scultore, modellando forme grezze da legno di recupero, metafora della propria forza di fronte alle avversità della vita.
Anche Jamshid Aminfar ha vissuto la sua parte di sofferenza. Dopo aver perso il lavoro a causa di una malattia, ha iniziato a dipingere, mantenendo la sua arte nonostante le critiche. Le sue opere, piene di colori vivaci, rivelano un ricco mondo interiore, oscillante tra sogni e incubi.
Altro esempio di determinazione di fronte alle avversità è Alireza Asbahi Sisi, che dopo una pausa dalla sua carriera a causa della pandemia, si è reinventato come artista, creando collage stimolanti da tappeti di recupero, sfidando le aspettative e le etichette sociali.
Spiritualità e tradizione
Viaggiando in bicicletta per lavoro, Kazem Ezi, che ha abbandonato gli studi per le esigenze della famiglia e il suo problema neurologico, epilessia, scopre al-A’tabat e al-Aliyat, due luoghi sacri per i musulmani sciiti, che diventano una grande fonte di ispirazione
Anche Mohsen Asgariyan trova ispirazione nella spiritualità e nella tradizione. I suoi dipinti, che emergono da diversi lavori manuali, incorporano versi e lodi del Corano, dimostrando un profondo legame con le sue radici culturali.
Arte come terapia contro la malattia
L’arte diventa allora non solo una forma di espressione, ma anche uno strumento di guarigione. Artisti come Fatemeh Khodabandeh e Mahmoodkhan, che hanno trovato nella creazione un modo per superare le avversità, mostrano come l’arte possa fornire uno spazio di cura e resilienza.
Mentre, Ali Azizi ha scoperto la pittura come mezzo di fuga dalla sofferenza causata dal cancro. Il suo lavoro altamente espressivo si nutre dei suoi ricordi e delle sue passioni, rivelando una voce unica attraverso opere influenzate dalla cultura popolare.
Arte come ponte per comunicare con il resto del mondo
Per Kiyavash Danesh l’arte è un meccanismo per affrontare i propri disturbi ossessivi. La sua pratica artistica intensa e catartica dà vita a narrazioni complesse, rivelando strati della sua mente e conoscenza tormentate.
Anche altri artisti, come Mohammad Banissi, Farnood Esbati e Nazanin Tayebeh, incarnano questa lotta per la comunicazione e l’espressione in un mondo spesso silenzioso. Ognuno a modo suo, questi artisti trascendono le loro sfide personali per offrire al mondo una visione ricca e ricca di sfumature della loro realtà.
Abbattere le barriere
La mostra affronta temi universali come l’identità, la memoria, l’alienazione e la speranza. Attraverso le opere esposte, i visitatori sono invitati a riflettere su questioni sociali e politiche che attraversano l’Iran contemporaneo, offrendo una prospettiva nuova e spesso trascurata. In un momento in cui l’arte può fungere da ponte tra culture diverse, Art Brut d’Iran si propone di abbattere le barriere e di stimolare una comprensione più profonda delle complessità umane.
Attraverso questi viaggi scopriamo che l’arte iraniana è molto più di una semplice tradizione; è un grido del cuore, un appello alla comprensione e all’umanità. Le opere di questi artisti, piene di emozione e significato, ci ricordano che dietro ogni dipinto c’è una storia, spesso segnata dalla lotta, dalla speranza e dalla bellezza dello spirito umano.
Il potere della creatività
Art Brut d’Iran rappresenta un’importante opportunità per gli appassionati d’arte e per tutti coloro che desiderano esplorare le voci spesso dimenticate del panorama artistico globale.
Funzionando come un’armonia dissonante di singolarità, gli artisti riuniti in questa mostra, ci invitano a credere nel potere rigeneratore della finzione creativa. In un mondo in continua evoluzione, l’arte brut d’Iran emerge come una testimonianza della resilienza umana e della potenza espressiva dell’arte. La Halle Saint Pierre, con questa mostra, non solo celebra la creatività degli artisti iraniani, ma invita tutti a guardare oltre le apparenze e a riconoscere la bellezza nell’autenticità e nella vulnerabilità.
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- Mohammad Banissi
- Kiyavash Danesh
- Nazanin Tayebeh
- Mohsen Asgariyan
- Abbas Mohammadi Arvajeh
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