Lise Haller Baggesen “ChromAmour: una metamorfosi ”

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 9 Febbraio 2025

Tempo stimato per la lettura: 6,4 minuti

Le Bicolore – Maison du Danemark di Parigi presenta fino al 30 marzo 2025 la  mostra personale dell’artista danese Lise Haller Baggesen, ChromAmour: A Metamorphosis , a cura di Kathy Alliou. Lise Haller Baggesen è un’artista danese la cui opera si distingue per la sua capacità di esplorare e reinterpretare temi complessi attraverso l’uso di materiali, forme e tecniche innovative. La sua ricerca artistica si concentra sulla metamorfosi, un concetto che si manifesta in molteplici modi nel suo lavoro, riflettendo l’idea di trasformazione, evoluzione e cambiamento.

L’uso dei materiali è fondamentale nel lavoro di Baggesen. Spesso combina materiali tradizionali con tecniche contemporanee per creare opere che sembrano pulsare di vita. La sua abilità nel manipolare diversi media, tra cui tessuti, ceramica e installazioni multimediali, le consente di esprimere la complessità della metamorfosi in modi visivamente sorprendenti. Ad esempio, le sue sculture possono apparire come creature ibride, evocando la sensazione di un passaggio tra forme e identità, mentre i suoi lavori su carta possono esplorare la fragilità e la bellezza della trasformazione.

Cromofobia collettiva

ChromAmour: una metamorfosi è la seconda mostra personale di Lise Haller Baggesen in Francia dopo Apocalypstick al Confort Moderne di Poitiers nel 2023. Il titolo della mostra “ChromAmour” chiede la fine della cromofobia collettiva, un rifiuto permanente del colore, per immaginare nuovi futuri comuni. L’artista ci invita a cambiare la nostra percezione del mondo per portarci a percepire  “le cose come potrebbero essere” piuttosto che limitarci a ciò che sono. “Siamo stanchi di essere malati, siamo stanchi di essere stanchi, abbiamo sete di contatto umano, del gesto dipinto, del tattile piuttosto che del digitale. Siamo pronti affinché il colore torni sulle nostre guance e nelle nostre strade.”

La metamorfosi

La metamorfosi è un tema ricorrente nell’arte e nella letteratura, simbolo di transizione e rinascita. Per Baggesen, questo concetto si traduce in una pratica artistica che sfida le convenzioni e invita lo spettatore a riflettere sulla propria identità e sulle relazioni con il mondo circostante. Le sue opere, che spaziano dalla scultura alla performance, sono caratterizzate da un approccio multidisciplinare che unisce elementi visivi a narrazioni evocative.

L’artista trae ispirazione dal pensiero del filosofo Emanuele Coccia, il quale sostiene che ogni essere vivente è in sé una pluralità di forme, idea sviluppata nel suo saggio Metamorfosi, pubblicato da Rivages 2020.

Opere tessili come creature ibride

L’uso dei materiali è fondamentale nel lavoro di Baggesen. Spesso combina materiali tradizionali con tecniche contemporanee per creare opere che sembrano pulsare di vita. La sua abilità nel manipolare diversi media, tra cui tessuti, ceramica e installazioni multimediali, le consente di esprimere la complessità della metamorfosi in modi visivamente sorprendenti. Ad esempio, le sue sculture possono apparire come creature ibride, evocando la sensazione di un passaggio tra forme e identità, mentre i suoi lavori su carta possono esplorare la fragilità e la bellezza della trasformazione.

Le opere presentate hanno origine nel 2020, durante la pandemia: Lise Haller Baggesen, confinata nel suo studio di Chicago (dove vive da circa quindici anni), immagina scenari speculativi di nuovi mondi. Utilizza i materiali a sua disposizione: vestiti e tessuti trovati in seguito nei negozi dell’usato e vernice. Questi primi tentativi diedero vita a una serie di opere tessili dai colori vivaci, in cui talvolta si mescolavano pittura e motivi su tessuto. Queste opere sono portatili e performative nel senso che possono essere organizzate in modi diversi e possono evolversi.

Accogliere i mondi a venire

Nella mostra “Apocalypstick” (Confort Moderne, 2023), l’artista ha già gettato le basi per nuovi mondi, rivendicando una necessaria frivolezza, anche in tempi di apocalisse. Attraverso diversi media (sculture, installazioni, suoni), ha sviluppato su larga scala un vero e proprio paesaggio quasi abitato, che incarna i possibili modi di accogliere i mondi a venire: abiti da debuttante dai colori e dalle forme variegate, ai quali rispondevano slogan pop racchiusi in dipinti. Propone un nuovo modo di pensare lo spazio politico e sociale, aprendo a tutti gli stereotipi attribuiti al genere femminile in un paesaggio che riunisce forze ed elementi naturali.

La bellezza della metamorfosi

In questa mostra, le “disposizioni di crisalide”, sempre realizzate a partire da abiti da ballo delle debuttanti con superfici dipinte, aprono una forma di speculazione verso la pluralità delle possibili metamorfosi e dei percorsi di vita, individuali o collettivi.

Il colore, come l’amore (e il potere), ha la capacità di sfidare la forma e di inondare l’intero campo visivo. Chiudi gli occhi e gira la testa verso il sole: sei tornata nell’interiorità oceanica dell’utero. Aprite gli occhi e fissate l’infinito abisso blu del cielo che, quando cercate di definirne il colore esatto, il suo “blu”, sembra svanire e apparire solo infinito. Lasciati abbagliare dalla luce stroboscopica della folla sulla pista da ballo; Non sei tu a fare la magia, sei tu la magia. La sua opera invita a un dialogo continuo e a una comprensione più profonda di come le esperienze individuali e collettive possano influenzare la nostra percezione del mondo. In un’epoca di cambiamenti rapidi e incertezze, il lavoro di Baggesen rimane un faro di ispirazione e una celebrazione della bellezza della metamorfosi.

L’arte della sinestesia

È difficile ricreare questi momenti di felicità negli spazi dedicati alle belle arti, tra cui gallerie e musei, dove ci piace esercitare un controllo intellettuale e critico. Il controllo si esprime in modo più efficace nei colori binari bianco e nero. Nel nostro contratto collettivo, il bianco e nero è la rappresentazione cruda dei fatti, delle “cose ​​così come sono”. Al contrario, il colore rappresenta la promessa utopica delle “cose come potrebbero essere”. Negli annali del potere, il colore è come il giuramento in chiesa: basta guardare la combinazione di colori del fascismo, con il suo spettacolare rosso, bianco e nero, o il tricolore patriottico sullo sfondo della bandiera arcobaleno, più indulgente e inclusiva. Mescolando i colori, si apre loro qualcosa di più confuso, ma anche più soggettivo e associativo, come l’odore e la sensualità. La nostra reazione al colore è emotiva; Ci apre alla possibilità del profano, del ridicolo e del sublime. Raramente piangiamo nei musei, ma forse è accettabile piangere o ridere un po’ di più in questi spazi, e forse il colore può condurci lì? Una volta ho scritto in un libro che “Quando mescoli rosso, bianco e blu, ottieni il lavanda”. Se questo può sembrare ingenuamente e deliberatamente utopico, è perché probabilmente lo è.

Bicolore alla Casa di Danimarca

La Casa di Danimarca fu inaugurata nel 1955 con la missione di promuovere la cultura danese in Francia. Le Bicolore, un istituto culturale situato al secondo della Maison du Danemark, situata sugli Champs-Élysées, riunisce la scena artistica danese, francese e internazionale. La sua programmazione è arricchita da numerosi eventi: concerti, serate letterarie, proiezioni cinematografiche, performance artistiche, convegni e dibattiti. Le Bicolore si propone di catalizzare e riflettere le dinamiche creative della Danimarca e del mondo contemporaneo. Anticonformista, plurale e malizioso, questo istituto culturale mette in luce temi di attualità e libertà di pensiero.

Le Bicolore ha anche una piattaforma digitale che offre podcast, articoli, video e tour virtuali.

Crediti: © Le Bicolore, foto : Pierre Antoine

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Published On: 9 Febbraio 2025

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 19 minuti

Le Bicolore – Maison du Danemark di Parigi presenta fino al 30 marzo 2025 la  mostra personale dell’artista danese Lise Haller Baggesen, ChromAmour: A Metamorphosis , a cura di Kathy Alliou. Lise Haller Baggesen è un’artista danese la cui opera si distingue per la sua capacità di esplorare e reinterpretare temi complessi attraverso l’uso di materiali, forme e tecniche innovative. La sua ricerca artistica si concentra sulla metamorfosi, un concetto che si manifesta in molteplici modi nel suo lavoro, riflettendo l’idea di trasformazione, evoluzione e cambiamento.

L’uso dei materiali è fondamentale nel lavoro di Baggesen. Spesso combina materiali tradizionali con tecniche contemporanee per creare opere che sembrano pulsare di vita. La sua abilità nel manipolare diversi media, tra cui tessuti, ceramica e installazioni multimediali, le consente di esprimere la complessità della metamorfosi in modi visivamente sorprendenti. Ad esempio, le sue sculture possono apparire come creature ibride, evocando la sensazione di un passaggio tra forme e identità, mentre i suoi lavori su carta possono esplorare la fragilità e la bellezza della trasformazione.

Cromofobia collettiva

ChromAmour: una metamorfosi è la seconda mostra personale di Lise Haller Baggesen in Francia dopo Apocalypstick al Confort Moderne di Poitiers nel 2023. Il titolo della mostra “ChromAmour” chiede la fine della cromofobia collettiva, un rifiuto permanente del colore, per immaginare nuovi futuri comuni. L’artista ci invita a cambiare la nostra percezione del mondo per portarci a percepire  “le cose come potrebbero essere” piuttosto che limitarci a ciò che sono. “Siamo stanchi di essere malati, siamo stanchi di essere stanchi, abbiamo sete di contatto umano, del gesto dipinto, del tattile piuttosto che del digitale. Siamo pronti affinché il colore torni sulle nostre guance e nelle nostre strade.”

La metamorfosi

La metamorfosi è un tema ricorrente nell’arte e nella letteratura, simbolo di transizione e rinascita. Per Baggesen, questo concetto si traduce in una pratica artistica che sfida le convenzioni e invita lo spettatore a riflettere sulla propria identità e sulle relazioni con il mondo circostante. Le sue opere, che spaziano dalla scultura alla performance, sono caratterizzate da un approccio multidisciplinare che unisce elementi visivi a narrazioni evocative.

L’artista trae ispirazione dal pensiero del filosofo Emanuele Coccia, il quale sostiene che ogni essere vivente è in sé una pluralità di forme, idea sviluppata nel suo saggio Metamorfosi, pubblicato da Rivages 2020.

Opere tessili come creature ibride

L’uso dei materiali è fondamentale nel lavoro di Baggesen. Spesso combina materiali tradizionali con tecniche contemporanee per creare opere che sembrano pulsare di vita. La sua abilità nel manipolare diversi media, tra cui tessuti, ceramica e installazioni multimediali, le consente di esprimere la complessità della metamorfosi in modi visivamente sorprendenti. Ad esempio, le sue sculture possono apparire come creature ibride, evocando la sensazione di un passaggio tra forme e identità, mentre i suoi lavori su carta possono esplorare la fragilità e la bellezza della trasformazione.

Le opere presentate hanno origine nel 2020, durante la pandemia: Lise Haller Baggesen, confinata nel suo studio di Chicago (dove vive da circa quindici anni), immagina scenari speculativi di nuovi mondi. Utilizza i materiali a sua disposizione: vestiti e tessuti trovati in seguito nei negozi dell’usato e vernice. Questi primi tentativi diedero vita a una serie di opere tessili dai colori vivaci, in cui talvolta si mescolavano pittura e motivi su tessuto. Queste opere sono portatili e performative nel senso che possono essere organizzate in modi diversi e possono evolversi.

Accogliere i mondi a venire

Nella mostra “Apocalypstick” (Confort Moderne, 2023), l’artista ha già gettato le basi per nuovi mondi, rivendicando una necessaria frivolezza, anche in tempi di apocalisse. Attraverso diversi media (sculture, installazioni, suoni), ha sviluppato su larga scala un vero e proprio paesaggio quasi abitato, che incarna i possibili modi di accogliere i mondi a venire: abiti da debuttante dai colori e dalle forme variegate, ai quali rispondevano slogan pop racchiusi in dipinti. Propone un nuovo modo di pensare lo spazio politico e sociale, aprendo a tutti gli stereotipi attribuiti al genere femminile in un paesaggio che riunisce forze ed elementi naturali.

La bellezza della metamorfosi

In questa mostra, le “disposizioni di crisalide”, sempre realizzate a partire da abiti da ballo delle debuttanti con superfici dipinte, aprono una forma di speculazione verso la pluralità delle possibili metamorfosi e dei percorsi di vita, individuali o collettivi.

Il colore, come l’amore (e il potere), ha la capacità di sfidare la forma e di inondare l’intero campo visivo. Chiudi gli occhi e gira la testa verso il sole: sei tornata nell’interiorità oceanica dell’utero. Aprite gli occhi e fissate l’infinito abisso blu del cielo che, quando cercate di definirne il colore esatto, il suo “blu”, sembra svanire e apparire solo infinito. Lasciati abbagliare dalla luce stroboscopica della folla sulla pista da ballo; Non sei tu a fare la magia, sei tu la magia. La sua opera invita a un dialogo continuo e a una comprensione più profonda di come le esperienze individuali e collettive possano influenzare la nostra percezione del mondo. In un’epoca di cambiamenti rapidi e incertezze, il lavoro di Baggesen rimane un faro di ispirazione e una celebrazione della bellezza della metamorfosi.

L’arte della sinestesia

È difficile ricreare questi momenti di felicità negli spazi dedicati alle belle arti, tra cui gallerie e musei, dove ci piace esercitare un controllo intellettuale e critico. Il controllo si esprime in modo più efficace nei colori binari bianco e nero. Nel nostro contratto collettivo, il bianco e nero è la rappresentazione cruda dei fatti, delle “cose ​​così come sono”. Al contrario, il colore rappresenta la promessa utopica delle “cose come potrebbero essere”. Negli annali del potere, il colore è come il giuramento in chiesa: basta guardare la combinazione di colori del fascismo, con il suo spettacolare rosso, bianco e nero, o il tricolore patriottico sullo sfondo della bandiera arcobaleno, più indulgente e inclusiva. Mescolando i colori, si apre loro qualcosa di più confuso, ma anche più soggettivo e associativo, come l’odore e la sensualità. La nostra reazione al colore è emotiva; Ci apre alla possibilità del profano, del ridicolo e del sublime. Raramente piangiamo nei musei, ma forse è accettabile piangere o ridere un po’ di più in questi spazi, e forse il colore può condurci lì? Una volta ho scritto in un libro che “Quando mescoli rosso, bianco e blu, ottieni il lavanda”. Se questo può sembrare ingenuamente e deliberatamente utopico, è perché probabilmente lo è.

Bicolore alla Casa di Danimarca

La Casa di Danimarca fu inaugurata nel 1955 con la missione di promuovere la cultura danese in Francia. Le Bicolore, un istituto culturale situato al secondo della Maison du Danemark, situata sugli Champs-Élysées, riunisce la scena artistica danese, francese e internazionale. La sua programmazione è arricchita da numerosi eventi: concerti, serate letterarie, proiezioni cinematografiche, performance artistiche, convegni e dibattiti. Le Bicolore si propone di catalizzare e riflettere le dinamiche creative della Danimarca e del mondo contemporaneo. Anticonformista, plurale e malizioso, questo istituto culturale mette in luce temi di attualità e libertà di pensiero.

Le Bicolore ha anche una piattaforma digitale che offre podcast, articoli, video e tour virtuali.

Crediti: © Le Bicolore, foto : Pierre Antoine

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