Manuel Rulli e il sogno di diventare attore
Tempo stimato per la lettura: 5,8 minuti
Mariangela Melato una volta ha detto che recitare è un bisogno, come quello di amare o di andare in bagno. Per te cos’è recitare?
Per me recitare è un po’ come giocare una partita di calcio. È puro divertimento e riesce a sprigionare energie, mi libera. Per un attore che riesce a farlo diventare un mestiere fisso , di tutti i giorni , sì è un bisogno assoluto, come bere l’acqua dopo un pasto. Questo non è un mestiere faticoso se lo fai con armonia, serenità e con un pizzico di divertimento. È come quando un bambino viene portato dai propri genitori ad un Parco divertimenti.
Non Essere Cattivo è stato più di un film, è stato un progetto umano. Oggi la Banda continua ad esistere nelle persone che hanno lavorato alla pellicola. Ci racconti la tua esperienza con Claudio Caligari e Valerio Mastandrea?
La mia esperienza è stata fantastica, mi ritengo fortunato soprattutto perché ho conosciuto un Signore di nome Claudio Caligari, un Maestro, un Genio. La mia esperienza è iniziata per caso , o forse era destino. Claudio ed Emanuel Bevilacqua mi venivano a prendere per farmi esercitare sul copione , così è stato per un mese intero. Ma cominciamo dal principio. Un giorno mi arriva una telefonata chiamata, mi dissero che avrei avuto un provino all’agenzia Planet per questo film. Andai e avevo addosso un’ansia tremenda , il primo provino davanti ad una telecamera , quello stesso giorno ho conosciuto Luca Marinelli, Alessandro Borghi e la banda. Dopodiché arrivo anche Valerio Mastandrea, l’ansia e l’agitazione crebbero esponenzialmente , conoscere Valerio, per me idolo e simbolo romano insieme a Totti .. è stato un onore, pensavo di Sognare. Finito il provino mi chiamarono e mi dissero: “Guardi lei è stato scelto per il ruolo “Il CORTO” il contratto sta nell’email, ci faccia sapere se accetta.” Da lì iniziò il mio viaggio.Vivere un’esperienza del genere mi ha fatto maturare tanto e viverla insieme a Claudio e a Valerio e a tutti gli altri è stato ancora più bello. Ancora oggi mi domando come sia potuto succedere tutto questo, a parte il ruolo importante ma piccolo, mi chiedo come ho fatto a far parte di un capolavoro del genere. Dicevo di essere stato fortunato, perché ricevere consigli e direzioni dal Maestro e da Valerio per me è stato di vitale importanza; ribadisco lavorare con Valerio è come giocare affianco a Totti. E Claudio difficile dire qualcosa, era una persona speciale, che viveva per il cinema più della sua stessa vita. Avere avuto due persone così in questo percorso è stato meraviglioso.
La scena della rapina è una delle più divertenti del film, tu hai questo collant troppo largo per nasconderti il volto e nessuno della banda vuole toccare la ragazza per farsi dare i soldi. In quanti take l’avete girata, vi è capitato di improvvisare?
Sì, la ragazza non voleva darci i soldi, avevamo le chiavi, ma per nostra sfortuna, come banda disastrosa la macchina non partì. Non ricordo precisamente in quanti take, però ricordo quanto abbiamo sudato sotto il caldo. Credo, comunque, un bel po’, dico così perché la scena della Rapina era una delle scene a cui il Maestro Claudio Caligari teneva tanto. L’abbiamo provata con le battute del copione, poi alcune le abbiamo cambiate. Il gesto della pistola che punto verso di me quando rispondo “ Ma chi IOO? “ quella è stata un idea di Valerio. Abbiamo improvvisato le battute solamente dentro la macchina , quando non si metteva in moto. Penso che sia la scena che avrei voluto girare per tutto il giorno per le risate che ci siamo fatti ed era anche il giorno del mio compleanno. Ancora a più bello.
Ti definisci un ragazzo di borgata, peraltro sei di Ostia dove il film è stato girato. Questo ti ha aiutato ad entrare nella parte del Corto?
Mi definisco un ragazzo di borgata perché ci vivo, e sono stato preso dalla strada come tanti altri che hanno avuto questa fortuna. Per fare la scena della rapina mi sono aiutato pensando a me stesso. Come se la svolgessi io, Manuel, in quel momento, nella realtà non farei male nemmeno ad una mosca. Però almeno i soldi li avrei presi. E ovviamente quando dico fortunato intendo anche che ho avuto anche la fortuna che il film venisse girato a Ostia dove vivo.
Quando sei sul set c’è un momento che ami particolarmente, in cui dici “ecco, è proprio qui che devo stare”?
Il momento che mi piace di più sul set è quando si va in scena , come ho già ripetuto mi libero molto e lascio la mia timidezza fuori. Un altro momento che mi piace è quando si va al trucco e parrucco. Ah, e ovviamente quando si mangia … relax totale.
C’è un aspetto di questo mestiere che ti fa più paura?
L’aspetto di questi mestiere che mi mette paura .. è quello di rimanere fermo per mesi senza lavorare, soprattutto se non sei un attore affermato come me. Quella è l’unica pura che provo in questo mestiere.. perché, diciamo, recitare è bello, lo farei ogni giorno.. per un attore non fermarsi è un bisogno. Almeno io sono così da quando ho iniziato con Claudio ed è grazie a lui se oggi mi piace questo mestiere. Questa è la mia paura , rimanere fermo.. ma ci vuole pazienza , tanta pazienza in questo se si vuole fare l’attore.
Domanda di rito, ma inevitabile: a cosa stai lavorando adesso?
Ho lavorato in un altro film, che è il primo lungometraggio di Dario Albertini dal titolo “Manuel”. Il mio è un piccolo ruolo, sono un amico stretto di Manuel, interpretato da Andrea Lattanzi. Si svolge in un riformatorio, chiamato Repubblica dei Ragazzi. La storia è vera ed è stato fantastico lavorare al primo film di Dario Albertini. Un altro lavoro, che ancora deve uscire , è un corto a cui tengo tanto di Ludovico di Martino, ambientato negli anni 90. Anche lì sto in una banda, ma altro non posso dire.
In questo corto ho avuto la fortuna di lavorare con un regista che a me piace particolarmente e con cui sono amico. Lì ho lavorato con un attore che stimo dai tempi di Romanzo Criminale La Serie, Alessandro Marverti.
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Manuel Rulli e il sogno di diventare attore
Tempo stimato per la lettura: 17 minuti
Mariangela Melato una volta ha detto che recitare è un bisogno, come quello di amare o di andare in bagno. Per te cos’è recitare?
Per me recitare è un po’ come giocare una partita di calcio. È puro divertimento e riesce a sprigionare energie, mi libera. Per un attore che riesce a farlo diventare un mestiere fisso , di tutti i giorni , sì è un bisogno assoluto, come bere l’acqua dopo un pasto. Questo non è un mestiere faticoso se lo fai con armonia, serenità e con un pizzico di divertimento. È come quando un bambino viene portato dai propri genitori ad un Parco divertimenti.
Non Essere Cattivo è stato più di un film, è stato un progetto umano. Oggi la Banda continua ad esistere nelle persone che hanno lavorato alla pellicola. Ci racconti la tua esperienza con Claudio Caligari e Valerio Mastandrea?
La mia esperienza è stata fantastica, mi ritengo fortunato soprattutto perché ho conosciuto un Signore di nome Claudio Caligari, un Maestro, un Genio. La mia esperienza è iniziata per caso , o forse era destino. Claudio ed Emanuel Bevilacqua mi venivano a prendere per farmi esercitare sul copione , così è stato per un mese intero. Ma cominciamo dal principio. Un giorno mi arriva una telefonata chiamata, mi dissero che avrei avuto un provino all’agenzia Planet per questo film. Andai e avevo addosso un’ansia tremenda , il primo provino davanti ad una telecamera , quello stesso giorno ho conosciuto Luca Marinelli, Alessandro Borghi e la banda. Dopodiché arrivo anche Valerio Mastandrea, l’ansia e l’agitazione crebbero esponenzialmente , conoscere Valerio, per me idolo e simbolo romano insieme a Totti .. è stato un onore, pensavo di Sognare. Finito il provino mi chiamarono e mi dissero: “Guardi lei è stato scelto per il ruolo “Il CORTO” il contratto sta nell’email, ci faccia sapere se accetta.” Da lì iniziò il mio viaggio.Vivere un’esperienza del genere mi ha fatto maturare tanto e viverla insieme a Claudio e a Valerio e a tutti gli altri è stato ancora più bello. Ancora oggi mi domando come sia potuto succedere tutto questo, a parte il ruolo importante ma piccolo, mi chiedo come ho fatto a far parte di un capolavoro del genere. Dicevo di essere stato fortunato, perché ricevere consigli e direzioni dal Maestro e da Valerio per me è stato di vitale importanza; ribadisco lavorare con Valerio è come giocare affianco a Totti. E Claudio difficile dire qualcosa, era una persona speciale, che viveva per il cinema più della sua stessa vita. Avere avuto due persone così in questo percorso è stato meraviglioso.
La scena della rapina è una delle più divertenti del film, tu hai questo collant troppo largo per nasconderti il volto e nessuno della banda vuole toccare la ragazza per farsi dare i soldi. In quanti take l’avete girata, vi è capitato di improvvisare?
Sì, la ragazza non voleva darci i soldi, avevamo le chiavi, ma per nostra sfortuna, come banda disastrosa la macchina non partì. Non ricordo precisamente in quanti take, però ricordo quanto abbiamo sudato sotto il caldo. Credo, comunque, un bel po’, dico così perché la scena della Rapina era una delle scene a cui il Maestro Claudio Caligari teneva tanto. L’abbiamo provata con le battute del copione, poi alcune le abbiamo cambiate. Il gesto della pistola che punto verso di me quando rispondo “ Ma chi IOO? “ quella è stata un idea di Valerio. Abbiamo improvvisato le battute solamente dentro la macchina , quando non si metteva in moto. Penso che sia la scena che avrei voluto girare per tutto il giorno per le risate che ci siamo fatti ed era anche il giorno del mio compleanno. Ancora a più bello.
Ti definisci un ragazzo di borgata, peraltro sei di Ostia dove il film è stato girato. Questo ti ha aiutato ad entrare nella parte del Corto?
Mi definisco un ragazzo di borgata perché ci vivo, e sono stato preso dalla strada come tanti altri che hanno avuto questa fortuna. Per fare la scena della rapina mi sono aiutato pensando a me stesso. Come se la svolgessi io, Manuel, in quel momento, nella realtà non farei male nemmeno ad una mosca. Però almeno i soldi li avrei presi. E ovviamente quando dico fortunato intendo anche che ho avuto anche la fortuna che il film venisse girato a Ostia dove vivo.
Quando sei sul set c’è un momento che ami particolarmente, in cui dici “ecco, è proprio qui che devo stare”?
Il momento che mi piace di più sul set è quando si va in scena , come ho già ripetuto mi libero molto e lascio la mia timidezza fuori. Un altro momento che mi piace è quando si va al trucco e parrucco. Ah, e ovviamente quando si mangia … relax totale.
C’è un aspetto di questo mestiere che ti fa più paura?
L’aspetto di questi mestiere che mi mette paura .. è quello di rimanere fermo per mesi senza lavorare, soprattutto se non sei un attore affermato come me. Quella è l’unica pura che provo in questo mestiere.. perché, diciamo, recitare è bello, lo farei ogni giorno.. per un attore non fermarsi è un bisogno. Almeno io sono così da quando ho iniziato con Claudio ed è grazie a lui se oggi mi piace questo mestiere. Questa è la mia paura , rimanere fermo.. ma ci vuole pazienza , tanta pazienza in questo se si vuole fare l’attore.
Domanda di rito, ma inevitabile: a cosa stai lavorando adesso?
Ho lavorato in un altro film, che è il primo lungometraggio di Dario Albertini dal titolo “Manuel”. Il mio è un piccolo ruolo, sono un amico stretto di Manuel, interpretato da Andrea Lattanzi. Si svolge in un riformatorio, chiamato Repubblica dei Ragazzi. La storia è vera ed è stato fantastico lavorare al primo film di Dario Albertini. Un altro lavoro, che ancora deve uscire , è un corto a cui tengo tanto di Ludovico di Martino, ambientato negli anni 90. Anche lì sto in una banda, ma altro non posso dire.
In questo corto ho avuto la fortuna di lavorare con un regista che a me piace particolarmente e con cui sono amico. Lì ho lavorato con un attore che stimo dai tempi di Romanzo Criminale La Serie, Alessandro Marverti.
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