Nino Bertoletti alla Galleria d’Arte Moderna

About the Author: Redazione ViviCreativo

Published On: 9 Aprile 2025

Tempo stimato per la lettura: 6,1 minuti

Pittore e illustratore ma anche collezionista, mercante d’arte e giornalista in dialogo con l’avanguardia e i neoclassici, amico di artisti come Giorgio de Chirico, Cipriano Efisio Oppo e Fausto Pirandello ma anche di letterati come Luigi Pirandello e Massimo Bontempelli e in contatto con critici come Roberto Longhi e Lionello Venturi, Nino Bertoletti (Umberto Natale Bertoletti, Roma, 1889-1971) è stato un artista di straordinaria poliedricità, il cui profilo non può essere ridotto alla sola figura del pittore. A questa figura straordinaria di intellettuale, a più di trent’anni dall’ultima mostra dedicata al suo lavoro, dall’11 aprile al 14 settembre 2025, la Galleria d’Arte Moderna di Roma dedica la retrospettiva Nino Bertoletti. 1889-1971, a cura di Pier Paolo Pancotto, che ne affronta la complessità artistica e intellettuale.

Una retrospettiva attesa

Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzata in collaborazione con l’Archivio Nino e Pasquarosa Bertoletti, la mostra attraversa l’intera produzione di Bertoletti con opere pittoriche, disegni e illustrazioni realizzati tra il 1902 e la fine degli anni Sessanta (oltre ad un raro filmato che, a distanza di quasi un secolo, ne rende visibili le sembianze), in un percorso cronologico che cerca di restituire la ricchezza di una produzione che, per carattere, l’artista tenne nascosta ai più, e di cui in gran parte sono andate perse le tracce. L’atteggiamento riservato, che lo porta in alcuni momenti a scomparire dalle occasioni espositive – come tra la IV Secessione del 1916 e la II Biennale romana del 1923 – e il carattere votato alla sobrietà hanno contribuito a rendere la sua figura sfuggente e, fino a oggi, parzialmente sconosciuta.

Un’operazione che – come furono l’antologica a Palazzo Barberini a Roma nel 1974, nata per volere della moglie Pasquarosa e promossa da Giovanni Sangiorgi col contributo di Jacopo Recupero, Giorgio de Chirico, Libero de Libero, Renato Guttuso, Carlo Levi, e la personale a Palazzo Rondanini alla Rotonda a Roma nel 1990, curata da Valerio Rivosecchi e Maurizio Fagiolo dell’Arco – ha il sapore della riscoperta dopo molti anni di silenzio, e si propone di riportare luce sulla figura dell’artista nella sua città e nel contesto in cui è nato, è morto e ha speso l’intera esperienza individuale e professionale.

Un artista eclettico

La mostra Nino Bertoletti. 1889-1971 presenta opere provenienti principalmente dall’Archivio, da collezioni private e da musei come la Galleria d’Arte Moderna, i Musei di Villa Torlonia e il Museo di Roma Palazzo Braschi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea da cui trapela l’influenza delle continue visite a musei e mostre in tutta Europa, lo studio appassionato dei grandi maestri del passato – da Goya a Courbet, da Velázquez a Géricault, Cézanne e Degas – la vicinanza ad autori coevi come Armando Spadini, e la sua cultura letteraria, testimoniata da una selezionata biblioteca in cui troviamo volumi francesi, tedeschi, inglesi e italiani.

“Dopo un espressionismo iniziale, Bertoletti volge presto a una visione più organica e stabile della composizione pittorica. Una solidità strutturale, la sua, che, introdotta dalla virata ‘neoclassica’ alla Biennale romana del 1923, s’assesta subito dopo su un più cauto realismo a tratti ‘magico’, a tratti alimentato da eco provenienti dalla cultura figurativa antica sotto l’influenza dei fantasmi di un passato che egli stesso coltiva costantemente attraverso preziose letture, visite ai musei internazionali e un contatto diretto con le opere dei grandi maestri, alcune delle quali possedute come collezionista, altre alienate come antiquario. Emblematici, in tal senso, i lunghi itinerari compiuti in Francia e Spagna nel 1925, in Spagna, Portogallo e Svizzera nel 1939, a Genova, Milano, Bellinzona, Zurigo, Winterthur, Baden, Venezia nel 1946, alternati a lunghi e ripetuti soggiorni in varie città d’Italia e d’Europa, Venezia e Parigi in particolare. Senza dimenticare il precocissimo viaggio di ‘formazione’ compiuto in Germania nel 1906: nato per completare il suo apprendistato in campo professionale, in linea con le imprese di famiglia, si trasforma in occasione per conoscere la lingua e la cultura tedesca; e per comprendere, forse, una volta per tutte, la propria vocazione.”  Pier Paolo Pancotto, testo in catalogo.

 

Gli esordi pittorici

Le opere che troviamo nelle prime due sale, realizzate tra gli anni Dieci e Trenta del Novecento – dagli esordi pittorici nell’ambito della Secessione fino agli anni Venti, nella prima sala, e poi negli anni Trenta, nella seconda sala – sono quelle del periodo più intenso del suo percorso, quando partecipa ripetutamente alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma e collabora all’organizzazione di eventi istituzionali, progettando anche un intervento architettonico per via della Conciliazione e contribuendo alla decorazione di un cantiere dell’Eur a Roma.

Dopo un espressionismo iniziale, il linguaggio pittorico approda a una visione più organica e stabile della composizione, per poi assestarsi nella direzione di un realismo quasi magico, a tratti alimentato da una cultura figurativa antica che costantemente studia e coltiva, come dimostrano le opere esposte nella terza sala, che concentrano la produzione del secondo dopoguerra.

Uno spazio importante nella mostra è dedicato alla produzione grafica e alle illustrazioni – filone della produzione di Bertoletti fin qui poco indagato – con cui si chiude il percorso espositivo.

Pasquarosa Marcelli

La carriera di Nino Bertoletti si sviluppa in parallelo a quella della moglie Pasquarosa (1896-1973), pittrice di rilievo con cui condivide viaggi ed esperienze culturali, oltre al grande amore per l’esercizio creativo. Pasquarosa – alla quale non solo insegna a dipingere, ma anche a leggere e a scrivere, e con la quale condivide un continuo scambio di segrete e amorevoli collaborazioni – è la sua eterna musa e leitmotiv del suo repertorio. In mostra la ritroviamo nelle sembianze della modella adolescente come in quelle della giovane madre, fino a ritratti in cui è una signora e poi una donna anziana, la cui bellezza viene interpretata ormai solo attraverso il filtro del cuore.

Con la mostra Nino Bertoletti. 1889-1971 la Galleria d’Arte Moderna di Roma restituisce visibilità a un artista la cui poliedricità intellettuale costituisce il tratto distintivo del suo operato. Con un percorso che racconta l’impegno in campo pittorico, grafico, architettonico, giornalistico e pubblico, la mostra fotografa un interprete originale e rappresentativo della stagione precedente il secondo conflitto mondiale, quando multiformità d’ingegno e varietà d’azione erano una nota di merito.

Catalogo

Il catalogo che accompagna la mostra – edito da Dario Cimorelli Editore, con saggi di Pier Paolo Pancotto, Flavia Matitti, Francesca Romana Morelli, Dina Saponaro, Lucia Torsello, Marinella Mascia Galateria, Valerio Rivosecchi – approfondisce il lavoro pittorico di Bertoletti ma anche quello nella grafica, nell’architettura e nella programmazione culturale, sottolineando la sua natura innovativa di attore culturale a 360 gradi.

 

 

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Published On: 9 Aprile 2025

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Tempo stimato per la lettura: 18 minuti

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Una retrospettiva attesa

Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzata in collaborazione con l’Archivio Nino e Pasquarosa Bertoletti, la mostra attraversa l’intera produzione di Bertoletti con opere pittoriche, disegni e illustrazioni realizzati tra il 1902 e la fine degli anni Sessanta (oltre ad un raro filmato che, a distanza di quasi un secolo, ne rende visibili le sembianze), in un percorso cronologico che cerca di restituire la ricchezza di una produzione che, per carattere, l’artista tenne nascosta ai più, e di cui in gran parte sono andate perse le tracce. L’atteggiamento riservato, che lo porta in alcuni momenti a scomparire dalle occasioni espositive – come tra la IV Secessione del 1916 e la II Biennale romana del 1923 – e il carattere votato alla sobrietà hanno contribuito a rendere la sua figura sfuggente e, fino a oggi, parzialmente sconosciuta.

Un’operazione che – come furono l’antologica a Palazzo Barberini a Roma nel 1974, nata per volere della moglie Pasquarosa e promossa da Giovanni Sangiorgi col contributo di Jacopo Recupero, Giorgio de Chirico, Libero de Libero, Renato Guttuso, Carlo Levi, e la personale a Palazzo Rondanini alla Rotonda a Roma nel 1990, curata da Valerio Rivosecchi e Maurizio Fagiolo dell’Arco – ha il sapore della riscoperta dopo molti anni di silenzio, e si propone di riportare luce sulla figura dell’artista nella sua città e nel contesto in cui è nato, è morto e ha speso l’intera esperienza individuale e professionale.

Un artista eclettico

La mostra Nino Bertoletti. 1889-1971 presenta opere provenienti principalmente dall’Archivio, da collezioni private e da musei come la Galleria d’Arte Moderna, i Musei di Villa Torlonia e il Museo di Roma Palazzo Braschi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea da cui trapela l’influenza delle continue visite a musei e mostre in tutta Europa, lo studio appassionato dei grandi maestri del passato – da Goya a Courbet, da Velázquez a Géricault, Cézanne e Degas – la vicinanza ad autori coevi come Armando Spadini, e la sua cultura letteraria, testimoniata da una selezionata biblioteca in cui troviamo volumi francesi, tedeschi, inglesi e italiani.

“Dopo un espressionismo iniziale, Bertoletti volge presto a una visione più organica e stabile della composizione pittorica. Una solidità strutturale, la sua, che, introdotta dalla virata ‘neoclassica’ alla Biennale romana del 1923, s’assesta subito dopo su un più cauto realismo a tratti ‘magico’, a tratti alimentato da eco provenienti dalla cultura figurativa antica sotto l’influenza dei fantasmi di un passato che egli stesso coltiva costantemente attraverso preziose letture, visite ai musei internazionali e un contatto diretto con le opere dei grandi maestri, alcune delle quali possedute come collezionista, altre alienate come antiquario. Emblematici, in tal senso, i lunghi itinerari compiuti in Francia e Spagna nel 1925, in Spagna, Portogallo e Svizzera nel 1939, a Genova, Milano, Bellinzona, Zurigo, Winterthur, Baden, Venezia nel 1946, alternati a lunghi e ripetuti soggiorni in varie città d’Italia e d’Europa, Venezia e Parigi in particolare. Senza dimenticare il precocissimo viaggio di ‘formazione’ compiuto in Germania nel 1906: nato per completare il suo apprendistato in campo professionale, in linea con le imprese di famiglia, si trasforma in occasione per conoscere la lingua e la cultura tedesca; e per comprendere, forse, una volta per tutte, la propria vocazione.”  Pier Paolo Pancotto, testo in catalogo.

 

Gli esordi pittorici

Le opere che troviamo nelle prime due sale, realizzate tra gli anni Dieci e Trenta del Novecento – dagli esordi pittorici nell’ambito della Secessione fino agli anni Venti, nella prima sala, e poi negli anni Trenta, nella seconda sala – sono quelle del periodo più intenso del suo percorso, quando partecipa ripetutamente alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma e collabora all’organizzazione di eventi istituzionali, progettando anche un intervento architettonico per via della Conciliazione e contribuendo alla decorazione di un cantiere dell’Eur a Roma.

Dopo un espressionismo iniziale, il linguaggio pittorico approda a una visione più organica e stabile della composizione, per poi assestarsi nella direzione di un realismo quasi magico, a tratti alimentato da una cultura figurativa antica che costantemente studia e coltiva, come dimostrano le opere esposte nella terza sala, che concentrano la produzione del secondo dopoguerra.

Uno spazio importante nella mostra è dedicato alla produzione grafica e alle illustrazioni – filone della produzione di Bertoletti fin qui poco indagato – con cui si chiude il percorso espositivo.

Pasquarosa Marcelli

La carriera di Nino Bertoletti si sviluppa in parallelo a quella della moglie Pasquarosa (1896-1973), pittrice di rilievo con cui condivide viaggi ed esperienze culturali, oltre al grande amore per l’esercizio creativo. Pasquarosa – alla quale non solo insegna a dipingere, ma anche a leggere e a scrivere, e con la quale condivide un continuo scambio di segrete e amorevoli collaborazioni – è la sua eterna musa e leitmotiv del suo repertorio. In mostra la ritroviamo nelle sembianze della modella adolescente come in quelle della giovane madre, fino a ritratti in cui è una signora e poi una donna anziana, la cui bellezza viene interpretata ormai solo attraverso il filtro del cuore.

Con la mostra Nino Bertoletti. 1889-1971 la Galleria d’Arte Moderna di Roma restituisce visibilità a un artista la cui poliedricità intellettuale costituisce il tratto distintivo del suo operato. Con un percorso che racconta l’impegno in campo pittorico, grafico, architettonico, giornalistico e pubblico, la mostra fotografa un interprete originale e rappresentativo della stagione precedente il secondo conflitto mondiale, quando multiformità d’ingegno e varietà d’azione erano una nota di merito.

Catalogo

Il catalogo che accompagna la mostra – edito da Dario Cimorelli Editore, con saggi di Pier Paolo Pancotto, Flavia Matitti, Francesca Romana Morelli, Dina Saponaro, Lucia Torsello, Marinella Mascia Galateria, Valerio Rivosecchi – approfondisce il lavoro pittorico di Bertoletti ma anche quello nella grafica, nell’architettura e nella programmazione culturale, sottolineando la sua natura innovativa di attore culturale a 360 gradi.

 

 

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