Ohmyboot Clothing, il marchio di abbigliamento tutto italiano ideato da Gianluca Azzena
Tempo stimato per la lettura: 5,8 minuti
In questa intervista abbiamo incontrato Gianluca Azzena, graphic designer e ideatore del marchio di abbigliamento Ohmyboot Clothing.
Composizioni di scritte, colori e personaggi disegnati a mano e poi vettorializzati, sono gli elementi principali delle collezioni. L’idea nasce su un pezzo di carta e poi, dopo tanto lavoro, finisce stampata, con cura, sul cotone di una T-shirt. Ognuna di esse porta con sé una storia italiana, unica e piena di particolari da indossare.
Quando è nata la tua passione per il disegno?
La passione per il disegno nasce in tenera età. Ricordo abbastanza nitidamente le mie sessioni di disegno pomeridiane al mare d’estate (e non solo, disegnavo sempre e ovunque) quando mi cimentavo nel provare a riprodurre i miei personaggi preferiti. Credo che la mia passione derivi proprio dal fatto che rimanevo profondamente affascinato da tutto quello che vedevo e leggevo. Fumetti, film e cartoon erano e sono il mio pane quotidiano.
Ci racconti l’origine del tuo marchio? Che significato ha per te?
Ohmyboot Clothing è il mio marchio. Ohmyboot significa “oh mio stivale” e in questo caso lo stivale è l’Italia. Produco principalmente T-shirt stampate in serigrafia. Avevo voglia di celebrare l’Italia in quanto paese di artisti, attraverso la rappresentazione illustrata di opere e personaggi che hanno reso la cultura italiana famosa in tutto il mondo.
Ci sono Dante, Collodi, Pirandello e tanto altro. Diciamo che le fonti di ispirazione non mancano. Ogni T-shirt racconta una storia tutta Italiana.
Qual è lo stile su cui lavori?
Ogni grafica è realizzata in vettoriale. Cerco di rappresentare ogni illustrazione con uno stile che fonde il fumetto, i cartoon e il mondo dei graffiti. I disegni sono molto iconografici e pieni di riferimenti all’opera in questione. Cerco di inserire anche molto lettering a supporto delle immagini per rendere tutto più comprensibile.
Quali sono gli obiettivi a medio e a lungo termine in relazione al tuo progetto?
Spero di riuscire a portare avanti il mio progetto, creando nuove grafiche per accrescere la collezione cercando di farlo evolvere e conoscere il più possibile.
Che cos’è per te il talento, come si sviluppa?
Nel mio caso più che di talento parlerei di predisposizione. Ho sempre avuto voglia di esprimermi attraverso il disegno e, nel bene e nel male, l’ho sempre fatto. Ho scelto di dedicare gran parte del mio tempo a questo, frequentando studi artistici che mi hanno permesso di migliorarmi sia tecnicamente che artisticamente. Ad ogni modo, il talento ha bisogno di essere costantemente alimentato giorno per giorno dalla passione e la dedizione, altrimenti si rischia che vada sprecato.
Cos’è per te la creatività e in quali circostanze ti vengono le idee migliori?
Secondo me la creatività è un processo mentale che ci porta a percepire ciò che ci circonda in maniera un po’ più profonda. Rielaborare le sensazioni e le emozioni per consentire la nascita di qualcosa di personale. Se si è molto bravi, anche qualcosa di nuovo.
Cosa volevi fare da bambino?
Non ci crederai ma oltre al benzinaio (negli anni ’80 molti ragazzini volevano fare i benzinai. Forse per quei malloppi di soldi che avevano in tasca. Sto scherzando ovviamente!), volevo fare proprio il mestiere che faccio. Il creativo, il grafico e l’illustratore 🙂
Come ti aggiorni e tieni informato?
Internet è ormai lo strumento di informazione più diffuso ed efficace in circolazione. Di solito cerco di scoprire e di documentarmi su ciò che mi interessa attraverso la rete. In seguito, se necessario partecipo a mostre, eventi e seminari che mi permettono di conoscere anche il punto di vista e le esperienze di altri esseri umani.
“Tu chiamale se vuoi emozioni”…quando ti emozioni?
Mi emoziona tutto ciò che trasuda passione e dedizione, credo che emozionare sia estremamente complicato.
Le “stelle fisse” che hai nell’Arte…
Mi ispiro principalmente agli artisti della neo pop-art, della street art e del fumetto d’autore. Se dovessi farti alcuni nomi mi vengono in mente Keith Hering, Benito Jacovitti, Takashi Murakami, Jeff Smith, Jamie Hewlett…la lista completa forse è un po’ lunga, mi fermo qui.
Come è cambiato il tuo lavoro da quando hai iniziato ad oggi?
Quando ho iniziato non esistevano molti degli strumenti che oggi ho a disposizione. Alcuni di quelli che utilizzavo invece, si sono evoluti moltissimo. Ci sono migliaia di approcci per sviluppare un progetto, l’importante è mantenere uno stile personale e cercare di conoscere e sfruttare le nuove tecnologie a proprio vantaggio.
La tua prima volta in un Museo…
Anche questo evento lo posso legare alla mia infanzia. Vivendo a Roma, c’era l’imbarazzo della scelta e spesso nei fine settimana andavo a visitare musei a monumenti insieme a mio padre. Questa cosa è continuata anche negli anni delle scuole, grazie a insegnanti molto appassionati. Non ho un ricordo nitido della mia prima volta ma credo che questo percorso abbia contribuito allo sviluppo del mio lato artistico e alla passione per l’arte in senso generale.
Quanto pensi che la creatività e l’arte possano essere importanti per le imprese e il business in generale?
La creatività è molto importante perché può rappresentare quel valore aggiunto rispetto alla miriade di proposte che il mercato propone. Chiaramente, l’idea creativa di per sé non è sufficiente affinché un business possa decollare…oggi è necessario anche riuscire ad imporsi auto-promuovendo il proprio lavoro attraverso i canali di comunicazione più diffusi.
Far nascere una idea…come avviene per te il processo creativo?
In qualche maniera, anche un’idea ha un tempo di gestazione. L’idea vincente e folgorante non esiste o perlomeno è difficile che capiti. Di solito una buona idea passa sempre attraverso un processo che forse non dura nove mesi ma di più o di meno a seconda dei casi.
Ti capita di cambiare idea all’improvviso quando realizzi un lavoro e di stravolgere ciò che hai fatto fino a quel momento o tutto è pianificato e organizzato con cura?
Mi capita spesso di cambiare idea e mi capita altrettanto spesso di non essere soddisfatto di quello che realizzo. In linea di massima cerco di fissare prima l’idea di base con dei bozzetti così da poter limitare al massimo i ripensamenti.
“Art can change world” avverte qualcuno. Che ne pensi?
La bellezza da sola non basta…servirebbe un po’ di buon senso, una maggiore consapevolezza di ciò che ci circonda e dei tempi in cui viviamo.
FB: Ohmyboot Clothing
Instagram: OhmyBoot
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Ohmyboot Clothing, il marchio di abbigliamento tutto italiano ideato da Gianluca Azzena
Tempo stimato per la lettura: 17 minuti
In questa intervista abbiamo incontrato Gianluca Azzena, graphic designer e ideatore del marchio di abbigliamento Ohmyboot Clothing.
Composizioni di scritte, colori e personaggi disegnati a mano e poi vettorializzati, sono gli elementi principali delle collezioni. L’idea nasce su un pezzo di carta e poi, dopo tanto lavoro, finisce stampata, con cura, sul cotone di una T-shirt. Ognuna di esse porta con sé una storia italiana, unica e piena di particolari da indossare.
Quando è nata la tua passione per il disegno?
La passione per il disegno nasce in tenera età. Ricordo abbastanza nitidamente le mie sessioni di disegno pomeridiane al mare d’estate (e non solo, disegnavo sempre e ovunque) quando mi cimentavo nel provare a riprodurre i miei personaggi preferiti. Credo che la mia passione derivi proprio dal fatto che rimanevo profondamente affascinato da tutto quello che vedevo e leggevo. Fumetti, film e cartoon erano e sono il mio pane quotidiano.
Ci racconti l’origine del tuo marchio? Che significato ha per te?
Ohmyboot Clothing è il mio marchio. Ohmyboot significa “oh mio stivale” e in questo caso lo stivale è l’Italia. Produco principalmente T-shirt stampate in serigrafia. Avevo voglia di celebrare l’Italia in quanto paese di artisti, attraverso la rappresentazione illustrata di opere e personaggi che hanno reso la cultura italiana famosa in tutto il mondo.
Ci sono Dante, Collodi, Pirandello e tanto altro. Diciamo che le fonti di ispirazione non mancano. Ogni T-shirt racconta una storia tutta Italiana.
Qual è lo stile su cui lavori?
Ogni grafica è realizzata in vettoriale. Cerco di rappresentare ogni illustrazione con uno stile che fonde il fumetto, i cartoon e il mondo dei graffiti. I disegni sono molto iconografici e pieni di riferimenti all’opera in questione. Cerco di inserire anche molto lettering a supporto delle immagini per rendere tutto più comprensibile.
Quali sono gli obiettivi a medio e a lungo termine in relazione al tuo progetto?
Spero di riuscire a portare avanti il mio progetto, creando nuove grafiche per accrescere la collezione cercando di farlo evolvere e conoscere il più possibile.
Che cos’è per te il talento, come si sviluppa?
Nel mio caso più che di talento parlerei di predisposizione. Ho sempre avuto voglia di esprimermi attraverso il disegno e, nel bene e nel male, l’ho sempre fatto. Ho scelto di dedicare gran parte del mio tempo a questo, frequentando studi artistici che mi hanno permesso di migliorarmi sia tecnicamente che artisticamente. Ad ogni modo, il talento ha bisogno di essere costantemente alimentato giorno per giorno dalla passione e la dedizione, altrimenti si rischia che vada sprecato.
Cos’è per te la creatività e in quali circostanze ti vengono le idee migliori?
Secondo me la creatività è un processo mentale che ci porta a percepire ciò che ci circonda in maniera un po’ più profonda. Rielaborare le sensazioni e le emozioni per consentire la nascita di qualcosa di personale. Se si è molto bravi, anche qualcosa di nuovo.
Cosa volevi fare da bambino?
Non ci crederai ma oltre al benzinaio (negli anni ’80 molti ragazzini volevano fare i benzinai. Forse per quei malloppi di soldi che avevano in tasca. Sto scherzando ovviamente!), volevo fare proprio il mestiere che faccio. Il creativo, il grafico e l’illustratore 🙂
Come ti aggiorni e tieni informato?
Internet è ormai lo strumento di informazione più diffuso ed efficace in circolazione. Di solito cerco di scoprire e di documentarmi su ciò che mi interessa attraverso la rete. In seguito, se necessario partecipo a mostre, eventi e seminari che mi permettono di conoscere anche il punto di vista e le esperienze di altri esseri umani.
“Tu chiamale se vuoi emozioni”…quando ti emozioni?
Mi emoziona tutto ciò che trasuda passione e dedizione, credo che emozionare sia estremamente complicato.
Le “stelle fisse” che hai nell’Arte…
Mi ispiro principalmente agli artisti della neo pop-art, della street art e del fumetto d’autore. Se dovessi farti alcuni nomi mi vengono in mente Keith Hering, Benito Jacovitti, Takashi Murakami, Jeff Smith, Jamie Hewlett…la lista completa forse è un po’ lunga, mi fermo qui.
Come è cambiato il tuo lavoro da quando hai iniziato ad oggi?
Quando ho iniziato non esistevano molti degli strumenti che oggi ho a disposizione. Alcuni di quelli che utilizzavo invece, si sono evoluti moltissimo. Ci sono migliaia di approcci per sviluppare un progetto, l’importante è mantenere uno stile personale e cercare di conoscere e sfruttare le nuove tecnologie a proprio vantaggio.
La tua prima volta in un Museo…
Anche questo evento lo posso legare alla mia infanzia. Vivendo a Roma, c’era l’imbarazzo della scelta e spesso nei fine settimana andavo a visitare musei a monumenti insieme a mio padre. Questa cosa è continuata anche negli anni delle scuole, grazie a insegnanti molto appassionati. Non ho un ricordo nitido della mia prima volta ma credo che questo percorso abbia contribuito allo sviluppo del mio lato artistico e alla passione per l’arte in senso generale.
Quanto pensi che la creatività e l’arte possano essere importanti per le imprese e il business in generale?
La creatività è molto importante perché può rappresentare quel valore aggiunto rispetto alla miriade di proposte che il mercato propone. Chiaramente, l’idea creativa di per sé non è sufficiente affinché un business possa decollare…oggi è necessario anche riuscire ad imporsi auto-promuovendo il proprio lavoro attraverso i canali di comunicazione più diffusi.
Far nascere una idea…come avviene per te il processo creativo?
In qualche maniera, anche un’idea ha un tempo di gestazione. L’idea vincente e folgorante non esiste o perlomeno è difficile che capiti. Di solito una buona idea passa sempre attraverso un processo che forse non dura nove mesi ma di più o di meno a seconda dei casi.
Ti capita di cambiare idea all’improvviso quando realizzi un lavoro e di stravolgere ciò che hai fatto fino a quel momento o tutto è pianificato e organizzato con cura?
Mi capita spesso di cambiare idea e mi capita altrettanto spesso di non essere soddisfatto di quello che realizzo. In linea di massima cerco di fissare prima l’idea di base con dei bozzetti così da poter limitare al massimo i ripensamenti.
“Art can change world” avverte qualcuno. Che ne pensi?
La bellezza da sola non basta…servirebbe un po’ di buon senso, una maggiore consapevolezza di ciò che ci circonda e dei tempi in cui viviamo.
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