Omaggio a Mario Monicelli
Tempo stimato per la lettura: 2,1 minuti
A Parigi, la Cinémathèque française organizza dal 26 aprile al 29 maggio 2023, una grande retrospettiva dedicata a Mario Monicelli, maestro della commedia all’italiana, regista di film diventati cult come Guardie e ladri, I soliti ignoti, La grande guerra, L’armata Brancaleone, I compagni, Il marchese del Grillo e Amici miei. La rassegna è affiancata da una serie d’incontri e conferenze.
Non solo “commedia all’italiana”
Maestro della commedia all’italiana, Mario Monicelli affina il suo senso dell’osservazione e della beffa con Augusto Genina, Pietro Germi e Steno (Stefano Vanzina). Uno sguardo tagliente che posa in I soliti ignoti e La grande guerra, i primi successi di una serie in cui fioriscono diverse generazioni di attori. Rivelando una galleria di personaggi patetici e pittoreschi, che sono tanti specchi rivolti ai suoi concittadini, vigliacchi e accattivanti, una fonte inesauribile di ispirazione.
«Ridurre Mario Monicelli all’etichetta di inventore della commedia “all’italiana” significherebbe correre il rischio di congelare un percorso artistico in nome di un’interpretazione univoca e sovradeterminata della storia del cinema. L’opera di Monicelli si inscrive più spettacolarmente nella storia stessa d’Italia dal 1945, realtà in movimento, organismo vivente di cui il cinema dell’autore de I soliti ignoti, nella sua stessa impurità, ha colto tutte le circonvoluzioni, le pulsazioni e le mutazioni, proponendo molto rapidamente, in derisione o farsa, una lettura critica e talvolta profetica del suo tempo», sostiene Jean-Francois Rauger, direttore della programmazione della Cinémathèque française.
Ridere per sopravvivere
«Un esame scrupoloso della carriera di Mario Monicelli polverizzerebbe la nozione di autore, tanto quanto quella di genere. Tutto accade come se in lui ci fosse stata una preoccupazione quasi eccentrica, quella di non realizzare un’opera in sé ma di girare a pieno regime (ha firmato più di sessanta film) dopo aver ottenuto la libertà di creazione che aveva concesso a qualche major successi commerciali, oltre a una manciata di premi nei maggiori festival internazionali.
Un film di Mario Monicelli è spesso il risultato del lavoro di più: co-registi (Steno) o co-sceneggiatori (l’età indistruttibile e Scarpelli, Suso Cecchi D’Amico, ecc.). Inoltre, l’idea stessa di commedia “all’italiana” come genere non è contraddittoria con il fatto che si tratta di una categoria che funziona su una commistione “innaturale” di situazioni e atmosfere?» aggiunge Jean-Francois Rauger.
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Omaggio a Mario Monicelli
Tempo stimato per la lettura: 6 minuti
A Parigi, la Cinémathèque française organizza dal 26 aprile al 29 maggio 2023, una grande retrospettiva dedicata a Mario Monicelli, maestro della commedia all’italiana, regista di film diventati cult come Guardie e ladri, I soliti ignoti, La grande guerra, L’armata Brancaleone, I compagni, Il marchese del Grillo e Amici miei. La rassegna è affiancata da una serie d’incontri e conferenze.
Non solo “commedia all’italiana”
Maestro della commedia all’italiana, Mario Monicelli affina il suo senso dell’osservazione e della beffa con Augusto Genina, Pietro Germi e Steno (Stefano Vanzina). Uno sguardo tagliente che posa in I soliti ignoti e La grande guerra, i primi successi di una serie in cui fioriscono diverse generazioni di attori. Rivelando una galleria di personaggi patetici e pittoreschi, che sono tanti specchi rivolti ai suoi concittadini, vigliacchi e accattivanti, una fonte inesauribile di ispirazione.
«Ridurre Mario Monicelli all’etichetta di inventore della commedia “all’italiana” significherebbe correre il rischio di congelare un percorso artistico in nome di un’interpretazione univoca e sovradeterminata della storia del cinema. L’opera di Monicelli si inscrive più spettacolarmente nella storia stessa d’Italia dal 1945, realtà in movimento, organismo vivente di cui il cinema dell’autore de I soliti ignoti, nella sua stessa impurità, ha colto tutte le circonvoluzioni, le pulsazioni e le mutazioni, proponendo molto rapidamente, in derisione o farsa, una lettura critica e talvolta profetica del suo tempo», sostiene Jean-Francois Rauger, direttore della programmazione della Cinémathèque française.
Ridere per sopravvivere
«Un esame scrupoloso della carriera di Mario Monicelli polverizzerebbe la nozione di autore, tanto quanto quella di genere. Tutto accade come se in lui ci fosse stata una preoccupazione quasi eccentrica, quella di non realizzare un’opera in sé ma di girare a pieno regime (ha firmato più di sessanta film) dopo aver ottenuto la libertà di creazione che aveva concesso a qualche major successi commerciali, oltre a una manciata di premi nei maggiori festival internazionali.
Un film di Mario Monicelli è spesso il risultato del lavoro di più: co-registi (Steno) o co-sceneggiatori (l’età indistruttibile e Scarpelli, Suso Cecchi D’Amico, ecc.). Inoltre, l’idea stessa di commedia “all’italiana” come genere non è contraddittoria con il fatto che si tratta di una categoria che funziona su una commistione “innaturale” di situazioni e atmosfere?» aggiunge Jean-Francois Rauger.
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