Ornaghi & Prestinari, Carlos Garaicoa, Sislej Xhafa e 15 artisti kosovari inaugurano il 2025 alla Galleria Continua

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 25 Gennaio 2025

Tempo stimato per la lettura: 7,5 minuti

A Parigi, la Galleria Continua del Marais inizia l’anno 2025 con un tris di mostre diverse tra loro ma in qualche modo complementari. Dal 24 gennaio al 19 marzo 2025, si possono ammirare, al pian terreno, le opere di alcuni artisti del Kosovo nella mostra Silent Threads: Resounding Kosova, di Sislej Xhafa & Collectif e Blursday, la nuova mostra personale del duo di artisti Ornaghi & Prestinari. Mentre, il primo piano della galleria è dedicato alla Sezione aurea di Carlos Garaicoa.

Ornaghi & Prestinari, Blursday: alla ricerca del tempo perduto

«Ornaghi & Prestinari hanno una formazione che li vede dei tecnici incredibili», spiega Giusy Ragosa, direttrice delle sedi parigine della Galleria Continua e di Les Moulins. «Coltivano una passione molto forte per l’architettura, per la storia dell’arte e per il design. Sono degli artisti che non hanno paura di mostrare il design nelle loro proposizioni».

Il titolo della mostra fa riferimento al neologismo inglese “blursday”, nato per descrivere la confusione temporale ed emotiva vissuta durante i periodi di confinamento legati alla pandemia di COVID-19, quando i giorni della settimana sembravano fondersi in una sequenza indistinta. Nelle sale riservate al duo itlaino, si è come in un tempo sospeso.

La fragilità e la forza dei legami

Per Valentina Ornaghi e Claudio Prestinari questo neologismo inglese diventa metafora di una condizione astratta, dove il tempo perde il suo ritmo lineare e i confini tra ieri, oggi e domani si dissolvono, dando origine a uno stato emotivo sfumato e indefinito.

Attraverso un linguaggio visivo ironico e accattivante, capace di mantenere la tensione emotiva e preservare l’inafferrabile aura di poesia, Ornaghi & Prestinari esplorano la fragilità e la forza dei legami, la cui intrinseca instabilità crea, paradossalmente, una forma di equilibrio. Unendo mondi apparentemente distanti e facendo coesistere polarità opposte, i due artisti mettono in luce la polisemia della materia e generano l’attrazione necessaria a tenere insieme gli opposti, senza privarli della loro complessità unica.

La tematica del prendersi cura

Ornaghi & Prestinari si concentrano sulle cose quotidiane che, grazie al valore emotivo loro attribuito, trascendono la loro natura di semplici oggetti «Scegliamo degli oggetti del quotidiano che cominciano a parlare per noi, a prendere la parola», afferma Valentina Ornaghi, che aggiunge «In questa mostra il concetto di blursday è declinato in modi differenti».

Nell’opera Ciglio 2025, si ritrova un biberon in marmo, un po’ in bilico sul bordo di una sedia. Il concetto di prendersi cura, o come specifica Giusy Ragosa l’idea anglosassone del “take care”. La perdita della temporalità legata all’idea di occuparsi di qualcosa o di qualcuno.

Un senso di spaesamento e disequilibrio

Tutta l’esposizione si articola nello spazio attraverso opere che evocano uno stato di incertezza. Nella serie Sbilenco le tele si disallineano dalle loro cornici, sbilanciando la precisione dello schema geometrico nell’imperfezione della disposizione diagonale.

Ornaghi & Prestinari esplorano così la fragilità e la forza dei legami, rivelando come la loro instabilità intrinseca generi, paradossalmente, una forma di misterioso equilibrio.

Carlos Garaicoa, La sezione aurea

È uno dei maestri incontestabili dell’arte cubana. La proposizione di Carlos Garaicoa per questa mostra parigina dimostra nuovamente come lo spazio, e la sua interpretazione, giochi un ruolo determinante. Anche in questa mostra il genius loci delle città contemporanee, è alla base del lavoro proposto.

Famoso per le sue intense indagini sugli spazi urbani e sulle forme dell’architettura, Carlos Garaicoa è nato a L’Avana nel 1967: attualmente vive e lavora tra L’Avana e Madrid. La sezione aurea è la sua prima mostra personale alla Galleria Continua di Parigi nel Marais. L’artista interroga temi inerenti alla sua recente produzione attraverso una nuova serie di dipinti e sculture che evidenziano il suo interesse per l’architettura, la matematica, la geometria e la pittura stessa.

L’arte come comprensione della forma

Il suo lavoro si concentra molto su ciò che possono esprimere i materiali che sottopone al vaglio prima di applicarli. «Usa degli oggetti che recupera e che conserva per anni fino a che trovino l’opera in cui possano avere del significato», spiega Giusy Ragosa. Per l’artista il materiale racconta davvero storie e può definire concetti.

Nella “cappella” della galleria, si trova l’opera che dà il nome alla mostra. Se nella storia dell’arte la sezione aurea ha rappresentato la prova di un legame invisibile tra Dio e l’uomo, tra il pensiero razionale e la Natura che ci circonda, nell’opera di Garaicoa questo legame persiste.

Le opere esposte mostrano un ritorno al colore come espressione centrale, con l’artista che rivisita i suoi inizi come pittore, esplorando le ossessioni e le ricerche che hanno permeato il suo lavoro nel corso degli anni.

Le città come una terza pelle

Carlos Garaicoa adotta un approccio multidisciplinare per affrontare questioni politiche e culturali, in particolare cubane, attraverso lo studio dell’architettura, dell’urbanistica e della storia. Il suo soggetto principale è la città dell’Avana. Giocando con sculture, disegni, video e fotografie incentrati sull’ironia e sulla disperazione, Garaicoa ha trovato nelle sue installazioni un modo per criticare l’architettura utopica modernista e il crollo delle ideologie del XX° secolo, approfondendo il concetto di città come spazio simbolico.

Il suo interesse per le città, per «la fragilità della città che corrisponde a quella dell’essere umano». Per l’artista cubano «stiamo vivendo un momento molto critico». Crede in un’arte con un forte legame con la società, perché «creare oggetti “belli” è anche un atto di responsabilità».

Silent Threads: Resounding Kosova

Silent Threads: Resounding Kosova è una mostra collettiva che evidenzia per la prima volta una diversità di prospettive della giovane scena artistica kosovara, sotto la curatela artistica dell’artista Sislej Xhafa che invita quindici artisti emergenti a unirsi a lui.

Il protagonista del padiglione del Kosovo alla 57a Biennale di Venezia con l’opera Lost and Found ha invitato a esporre insieme a lui Luan Bajraktari, Arianit Beqiri, Burim Berisha, Agron Blakçori, Jeton Gusia, Artan Hajrullahu, Blerta Hashani, Hatixhe Ibrahimi, Lumturie Krasniqi, Mimoza Liza, Petrit Maliqi, Brilant Milazimi, Valdrin Thaqi, Dardan Zhegrova ed Ermir Zhinipotoku.

Il potere trasformativo dell’arte contemporanea in Kosovo

Una polifonia di voci, per rappresentare la trasformazione e forza incrollabile di questo paese. Per alcuni di questi artisti è la prima mostra in assoluto. I “fili silenziosi” intrecciati in questo progetto simboleggiano le storie inespresse, la profondità della memoria e le radici culturali di ogni artista.

Gli artisti presenti in questa mostra offrono una riflessione accattivante sulla più ampia popolazione del Kosovo, collegando la generazione pionieristica di Sislej Xhafa con le generazioni più giovani. Sebbene le loro voci e i contesti storico-sociali siano distinti, convergono su un terreno comune favorevole al dialogo, in particolare all’intersezione delle traiettorie locali e internazionali – un tema centrale e ricorrente per gli artisti kosovari.

L’essenza di una cultura dinamica

Il percorso è diviso in due momenti, come il movimento di un’onda, uno più forte, quando si frange sulla spiaggia e l’altro della risacca. «Silent Threads, Resounding Kosova è una celebrazione della creatività, una vibrante testimonianza del potere dell’arte di illuminare la storia e ispirare possibilità», afferma Sislej Xhafa. «I fili che attraversano questa mostra si esprimono con una forza silenziosa e profonda. Portano storie intrise di profondità e significato, che riecheggiano l’essenza di una cultura dinamica e di un’umanità comune. Questi fili attraversano confini e ostacoli, invitando a testimoniare, sentire e connettersi all’esperienza mentre si trasforma in memoria.»

La resilienza della comunità artistica kosovara

La mostra riflette l’impegno costante di Sislej Xhafa nel promuovere l’arte del suo paese natale, un impegno che persegue attivamente attraverso l’ARKIV Institute of Contemporary Art, uno spazio da lui fondato nel 2018.

Attraverso la pittura, la scultura e l’installazione, questi artisti affrontano sia la bellezza che le cicatrici del loro patrimonio, collegando le esperienze individuali ai battiti del cuore collettivo della loro terra. Le loro opere non invitano solo all’osservazione; sfidano e risuonano, testimoniando la resilienza della comunità artistica kosovara e il suo impegno nel rompere il silenzio, riconquistare lo spazio e reimmaginare il futuro.

 

 

Blursday, Galleria Continua, Paris Marais. Foto: Hafid Lhachmi © ADAGP Paris, 2025.

La Sección áurea Carlos Garaicoa, Galleria Continua, Paris Marais. Foto: Allison Borgo

Silent Threads, Resounding Kosova, Galleria Continua, Paris Marais. Foto: Hafid Lhachmi © ADAGP Paris, 2025.

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Published On: 25 Gennaio 2025

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 22 minuti

A Parigi, la Galleria Continua del Marais inizia l’anno 2025 con un tris di mostre diverse tra loro ma in qualche modo complementari. Dal 24 gennaio al 19 marzo 2025, si possono ammirare, al pian terreno, le opere di alcuni artisti del Kosovo nella mostra Silent Threads: Resounding Kosova, di Sislej Xhafa & Collectif e Blursday, la nuova mostra personale del duo di artisti Ornaghi & Prestinari. Mentre, il primo piano della galleria è dedicato alla Sezione aurea di Carlos Garaicoa.

Ornaghi & Prestinari, Blursday: alla ricerca del tempo perduto

«Ornaghi & Prestinari hanno una formazione che li vede dei tecnici incredibili», spiega Giusy Ragosa, direttrice delle sedi parigine della Galleria Continua e di Les Moulins. «Coltivano una passione molto forte per l’architettura, per la storia dell’arte e per il design. Sono degli artisti che non hanno paura di mostrare il design nelle loro proposizioni».

Il titolo della mostra fa riferimento al neologismo inglese “blursday”, nato per descrivere la confusione temporale ed emotiva vissuta durante i periodi di confinamento legati alla pandemia di COVID-19, quando i giorni della settimana sembravano fondersi in una sequenza indistinta. Nelle sale riservate al duo itlaino, si è come in un tempo sospeso.

La fragilità e la forza dei legami

Per Valentina Ornaghi e Claudio Prestinari questo neologismo inglese diventa metafora di una condizione astratta, dove il tempo perde il suo ritmo lineare e i confini tra ieri, oggi e domani si dissolvono, dando origine a uno stato emotivo sfumato e indefinito.

Attraverso un linguaggio visivo ironico e accattivante, capace di mantenere la tensione emotiva e preservare l’inafferrabile aura di poesia, Ornaghi & Prestinari esplorano la fragilità e la forza dei legami, la cui intrinseca instabilità crea, paradossalmente, una forma di equilibrio. Unendo mondi apparentemente distanti e facendo coesistere polarità opposte, i due artisti mettono in luce la polisemia della materia e generano l’attrazione necessaria a tenere insieme gli opposti, senza privarli della loro complessità unica.

La tematica del prendersi cura

Ornaghi & Prestinari si concentrano sulle cose quotidiane che, grazie al valore emotivo loro attribuito, trascendono la loro natura di semplici oggetti «Scegliamo degli oggetti del quotidiano che cominciano a parlare per noi, a prendere la parola», afferma Valentina Ornaghi, che aggiunge «In questa mostra il concetto di blursday è declinato in modi differenti».

Nell’opera Ciglio 2025, si ritrova un biberon in marmo, un po’ in bilico sul bordo di una sedia. Il concetto di prendersi cura, o come specifica Giusy Ragosa l’idea anglosassone del “take care”. La perdita della temporalità legata all’idea di occuparsi di qualcosa o di qualcuno.

Un senso di spaesamento e disequilibrio

Tutta l’esposizione si articola nello spazio attraverso opere che evocano uno stato di incertezza. Nella serie Sbilenco le tele si disallineano dalle loro cornici, sbilanciando la precisione dello schema geometrico nell’imperfezione della disposizione diagonale.

Ornaghi & Prestinari esplorano così la fragilità e la forza dei legami, rivelando come la loro instabilità intrinseca generi, paradossalmente, una forma di misterioso equilibrio.

Carlos Garaicoa, La sezione aurea

È uno dei maestri incontestabili dell’arte cubana. La proposizione di Carlos Garaicoa per questa mostra parigina dimostra nuovamente come lo spazio, e la sua interpretazione, giochi un ruolo determinante. Anche in questa mostra il genius loci delle città contemporanee, è alla base del lavoro proposto.

Famoso per le sue intense indagini sugli spazi urbani e sulle forme dell’architettura, Carlos Garaicoa è nato a L’Avana nel 1967: attualmente vive e lavora tra L’Avana e Madrid. La sezione aurea è la sua prima mostra personale alla Galleria Continua di Parigi nel Marais. L’artista interroga temi inerenti alla sua recente produzione attraverso una nuova serie di dipinti e sculture che evidenziano il suo interesse per l’architettura, la matematica, la geometria e la pittura stessa.

L’arte come comprensione della forma

Il suo lavoro si concentra molto su ciò che possono esprimere i materiali che sottopone al vaglio prima di applicarli. «Usa degli oggetti che recupera e che conserva per anni fino a che trovino l’opera in cui possano avere del significato», spiega Giusy Ragosa. Per l’artista il materiale racconta davvero storie e può definire concetti.

Nella “cappella” della galleria, si trova l’opera che dà il nome alla mostra. Se nella storia dell’arte la sezione aurea ha rappresentato la prova di un legame invisibile tra Dio e l’uomo, tra il pensiero razionale e la Natura che ci circonda, nell’opera di Garaicoa questo legame persiste.

Le opere esposte mostrano un ritorno al colore come espressione centrale, con l’artista che rivisita i suoi inizi come pittore, esplorando le ossessioni e le ricerche che hanno permeato il suo lavoro nel corso degli anni.

Le città come una terza pelle

Carlos Garaicoa adotta un approccio multidisciplinare per affrontare questioni politiche e culturali, in particolare cubane, attraverso lo studio dell’architettura, dell’urbanistica e della storia. Il suo soggetto principale è la città dell’Avana. Giocando con sculture, disegni, video e fotografie incentrati sull’ironia e sulla disperazione, Garaicoa ha trovato nelle sue installazioni un modo per criticare l’architettura utopica modernista e il crollo delle ideologie del XX° secolo, approfondendo il concetto di città come spazio simbolico.

Il suo interesse per le città, per «la fragilità della città che corrisponde a quella dell’essere umano». Per l’artista cubano «stiamo vivendo un momento molto critico». Crede in un’arte con un forte legame con la società, perché «creare oggetti “belli” è anche un atto di responsabilità».

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Silent Threads: Resounding Kosova è una mostra collettiva che evidenzia per la prima volta una diversità di prospettive della giovane scena artistica kosovara, sotto la curatela artistica dell’artista Sislej Xhafa che invita quindici artisti emergenti a unirsi a lui.

Il protagonista del padiglione del Kosovo alla 57a Biennale di Venezia con l’opera Lost and Found ha invitato a esporre insieme a lui Luan Bajraktari, Arianit Beqiri, Burim Berisha, Agron Blakçori, Jeton Gusia, Artan Hajrullahu, Blerta Hashani, Hatixhe Ibrahimi, Lumturie Krasniqi, Mimoza Liza, Petrit Maliqi, Brilant Milazimi, Valdrin Thaqi, Dardan Zhegrova ed Ermir Zhinipotoku.

Il potere trasformativo dell’arte contemporanea in Kosovo

Una polifonia di voci, per rappresentare la trasformazione e forza incrollabile di questo paese. Per alcuni di questi artisti è la prima mostra in assoluto. I “fili silenziosi” intrecciati in questo progetto simboleggiano le storie inespresse, la profondità della memoria e le radici culturali di ogni artista.

Gli artisti presenti in questa mostra offrono una riflessione accattivante sulla più ampia popolazione del Kosovo, collegando la generazione pionieristica di Sislej Xhafa con le generazioni più giovani. Sebbene le loro voci e i contesti storico-sociali siano distinti, convergono su un terreno comune favorevole al dialogo, in particolare all’intersezione delle traiettorie locali e internazionali – un tema centrale e ricorrente per gli artisti kosovari.

L’essenza di una cultura dinamica

Il percorso è diviso in due momenti, come il movimento di un’onda, uno più forte, quando si frange sulla spiaggia e l’altro della risacca. «Silent Threads, Resounding Kosova è una celebrazione della creatività, una vibrante testimonianza del potere dell’arte di illuminare la storia e ispirare possibilità», afferma Sislej Xhafa. «I fili che attraversano questa mostra si esprimono con una forza silenziosa e profonda. Portano storie intrise di profondità e significato, che riecheggiano l’essenza di una cultura dinamica e di un’umanità comune. Questi fili attraversano confini e ostacoli, invitando a testimoniare, sentire e connettersi all’esperienza mentre si trasforma in memoria.»

La resilienza della comunità artistica kosovara

La mostra riflette l’impegno costante di Sislej Xhafa nel promuovere l’arte del suo paese natale, un impegno che persegue attivamente attraverso l’ARKIV Institute of Contemporary Art, uno spazio da lui fondato nel 2018.

Attraverso la pittura, la scultura e l’installazione, questi artisti affrontano sia la bellezza che le cicatrici del loro patrimonio, collegando le esperienze individuali ai battiti del cuore collettivo della loro terra. Le loro opere non invitano solo all’osservazione; sfidano e risuonano, testimoniando la resilienza della comunità artistica kosovara e il suo impegno nel rompere il silenzio, riconquistare lo spazio e reimmaginare il futuro.

 

 

Blursday, Galleria Continua, Paris Marais. Foto: Hafid Lhachmi © ADAGP Paris, 2025.

La Sección áurea Carlos Garaicoa, Galleria Continua, Paris Marais. Foto: Allison Borgo

Silent Threads, Resounding Kosova, Galleria Continua, Paris Marais. Foto: Hafid Lhachmi © ADAGP Paris, 2025.

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