Regole per un efficace personal branding. Should I post or should I not?
Tempo stimato per la lettura: 2,6 minuti
Con l’era dei social media è iniziata anche l’era del personal branding, in altre parole la capacità di promuovere se stessi al fine di essere gradito da chi ci legge. Ma chi ci legge? Secondo un sondaggio, quasi l’80% dei reclutatori delle più grandi aziende al mondo controllano i social media e, spesso, rifiutano candidature a causa di foto o status, diciamo, compromettenti.
Non ci credete?
Lei è Cella, o almeno questo è il suo nome su Twitter, una ragazza di Mansfield, in Texas, assunta lo scorso 6 febbraio dalla catena americana Jet Pizza. Torna a casa e pubblica un tweet apparentemente innocuo. Evidentemente, lavorare per Jet Pizza non era l’impiego dei suoi sogni dato che ha scritto qualcosa tipo: “Che schifo, domani inizio questo terribile lavoro”, parafrasando una traduzione che, se letterale, risulterebbe leggermente diversa.
Lo sfogo di Cella ha però viaggiato attraverso il mare di internet, fino a sbarcare sullo schermo di un altro impiegato del Jet Pizza che lo ha subito riferito al proprietario, Robert Waple, il quale non ha perso tempo a replicare al tweet di Cella con uno al vetriolo.
Oops! Licenziata in tronco.
Ma lei risponde quasi divertita “sono stata licenziata su Twitter”.
Ma non è la prima volta che l’attività dei singoli utenti su Twitter inficia sul prosieguo dell’attività lavorativa: di recente, in Svizzera, una donna è stata licenziata per aver pubblicato sul social network una foto osé giudicata non conforme al codice di comportamento al quale gli impiegati degli uffici federali si devono attenere. Il 12 dicembre 2014, invece, il comandante di un aereo passeggeri della Magnicharter, compagnia operante in Sudamerica, è stato cacciato via dopo aver postato una foto in cui la cantante messicana Esmeralda Ugalde appariva ai comandi di un aereo con 128 persone a bordo. Dopo aver visto lo scatto, la compagnia non ha avuto dubbi e ha deciso di licenziare il comandante del velivolo per aver messo in pericolo la vita dei passeggeri. Mentre negli USA, lo scorso 22 dicembre, il direttore delle relazioni aziendali della IAC – una grande compagnia statunitense – è stato licenziato a causa di alcune affermazioni scritte sul suo profilo Twitter, giudicate eccessivamente razziste dalla dirigenza della società.
They did it again!
Un’esilarante infografica vi fornisce una lista di cose da controllare quando siete pronti a postare uno status o una foto, onde evitare di finire licenziati o, forse peggio, messi alla gogna in pubblica piazza virtuale!
Stefania Ferraro
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Regole per un efficace personal branding. Should I post or should I not?
Tempo stimato per la lettura: 7 minuti
Con l’era dei social media è iniziata anche l’era del personal branding, in altre parole la capacità di promuovere se stessi al fine di essere gradito da chi ci legge. Ma chi ci legge? Secondo un sondaggio, quasi l’80% dei reclutatori delle più grandi aziende al mondo controllano i social media e, spesso, rifiutano candidature a causa di foto o status, diciamo, compromettenti.
Non ci credete?
Lei è Cella, o almeno questo è il suo nome su Twitter, una ragazza di Mansfield, in Texas, assunta lo scorso 6 febbraio dalla catena americana Jet Pizza. Torna a casa e pubblica un tweet apparentemente innocuo. Evidentemente, lavorare per Jet Pizza non era l’impiego dei suoi sogni dato che ha scritto qualcosa tipo: “Che schifo, domani inizio questo terribile lavoro”, parafrasando una traduzione che, se letterale, risulterebbe leggermente diversa.
Lo sfogo di Cella ha però viaggiato attraverso il mare di internet, fino a sbarcare sullo schermo di un altro impiegato del Jet Pizza che lo ha subito riferito al proprietario, Robert Waple, il quale non ha perso tempo a replicare al tweet di Cella con uno al vetriolo.
Oops! Licenziata in tronco.
Ma lei risponde quasi divertita “sono stata licenziata su Twitter”.
Ma non è la prima volta che l’attività dei singoli utenti su Twitter inficia sul prosieguo dell’attività lavorativa: di recente, in Svizzera, una donna è stata licenziata per aver pubblicato sul social network una foto osé giudicata non conforme al codice di comportamento al quale gli impiegati degli uffici federali si devono attenere. Il 12 dicembre 2014, invece, il comandante di un aereo passeggeri della Magnicharter, compagnia operante in Sudamerica, è stato cacciato via dopo aver postato una foto in cui la cantante messicana Esmeralda Ugalde appariva ai comandi di un aereo con 128 persone a bordo. Dopo aver visto lo scatto, la compagnia non ha avuto dubbi e ha deciso di licenziare il comandante del velivolo per aver messo in pericolo la vita dei passeggeri. Mentre negli USA, lo scorso 22 dicembre, il direttore delle relazioni aziendali della IAC – una grande compagnia statunitense – è stato licenziato a causa di alcune affermazioni scritte sul suo profilo Twitter, giudicate eccessivamente razziste dalla dirigenza della società.
They did it again!
Un’esilarante infografica vi fornisce una lista di cose da controllare quando siete pronti a postare uno status o una foto, onde evitare di finire licenziati o, forse peggio, messi alla gogna in pubblica piazza virtuale!
Stefania Ferraro
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