Ritratto effimero del Giappone, fotografie di Pierre-Elie de Pibrac
Tempo stimato per la lettura: 2,2 minuti
Il museo Guimet presenta, dal 20 settembre 2023 al 15 gennaio 2024, il progetto fotografico Hakanai Sonzai che in giapponese significa “mi sento una creatura effimera” del fotografo Pierre-Elie de Pibrac.
Attraverso una serie di ritratti a colori, paesaggi e nature morte in bianco e nero che sembrano stampe, la mostra Portrait éphémère du Japon (Ritratto effimero del Giappone) di Pierre-Elie de Pibrac racconta la sensazione dell’impermanenza che permea la cultura giapponese, una società che ha forgiato regole collettive esigenti per fronteggiare l’ostilità della natura che impone ovunque la sua legge.
Fotografia antropologica
Proseguendo un lavoro fotografico antropologico e sociale, iniziato nel 2016 a Cuba e che proseguirà nel 2024 in Israele, Pierre-Elie de Pibrac (nato nel 1983) ha attraversato il Giappone tra dicembre 2019 e agosto 2020 per dirigere la serie Hakanai Sonzai. Durante questa indagine immersiva, l’artista è andato a incontrare persone che cercavano di esprimere la singolarità di una storia personale attraverso la loro partecipazione al progetto del fotografo: yakuza, sopravvissuti di Fukushima, hikikomori (persone che vivono tagliate fuori dal mondo e dagli altri, il più delle volte rinchiuse nella loro stanza) o “evaporati” avendo optato per una scomparsa volontaria…
Elogio alla lentezza
Pierre-Elie Pibrac comincia questi scambi intimi inviando quaderni e macchine fotografiche usa e getta, mantenendo una corrispondenza diligente con i suoi modelli prima di lavorare in ambienti e luci naturali. Il tempo umano necessario per creare la relazione corrisponde al tempo lungo dell’esposizione dello scatto.
«In un Paese dove gli abitanti non sono molto aperti, dovevo essere particolarmente metodico e pazienza per rompere il ghiaccio ed entrare pian piano nella vita dei giapponesi di cui volevo raccontare storia» spiega Pierre-Elie de Pibrac.
La natura prende i suoi spazi
Come contrappunto a questi dipinti fotografici di grande formato dove c’è il volto dell’altro onnipresente, un insieme di fotografie in bianco e nero offre, senza traccia della presenza umana, dettagli sontuosi dell’eterno Giappone: cascate, stagni dalle profondità insondabili, tettoie con densità opprimenti, architetture abbandonate, che rendono visibile la violenza nascosta nelle bellezze inquietanti del paesaggio giapponese.
Sensibilità per l’effimero
Ispirati alla tradizione giapponese dell’Ukiyo-e, la sottile arte dell’inchiostro e delle xilografie, queste fotografie in bianco e nero rimandano alla consapevolezza acuta di una precarietà dell’esistenza, presente nella nozione di Mono No Aware, sensibilità per l’effimero onnipresente in Giappone, dove le forze eventi casuali di natura capricciosa e mistica con i suoi ricorrenti terremoti terrestri e marini, pesare sulla vita dei residenti.
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Ritratto effimero del Giappone, fotografie di Pierre-Elie de Pibrac
Tempo stimato per la lettura: 7 minuti
Il museo Guimet presenta, dal 20 settembre 2023 al 15 gennaio 2024, il progetto fotografico Hakanai Sonzai che in giapponese significa “mi sento una creatura effimera” del fotografo Pierre-Elie de Pibrac.
Attraverso una serie di ritratti a colori, paesaggi e nature morte in bianco e nero che sembrano stampe, la mostra Portrait éphémère du Japon (Ritratto effimero del Giappone) di Pierre-Elie de Pibrac racconta la sensazione dell’impermanenza che permea la cultura giapponese, una società che ha forgiato regole collettive esigenti per fronteggiare l’ostilità della natura che impone ovunque la sua legge.
Fotografia antropologica
Proseguendo un lavoro fotografico antropologico e sociale, iniziato nel 2016 a Cuba e che proseguirà nel 2024 in Israele, Pierre-Elie de Pibrac (nato nel 1983) ha attraversato il Giappone tra dicembre 2019 e agosto 2020 per dirigere la serie Hakanai Sonzai. Durante questa indagine immersiva, l’artista è andato a incontrare persone che cercavano di esprimere la singolarità di una storia personale attraverso la loro partecipazione al progetto del fotografo: yakuza, sopravvissuti di Fukushima, hikikomori (persone che vivono tagliate fuori dal mondo e dagli altri, il più delle volte rinchiuse nella loro stanza) o “evaporati” avendo optato per una scomparsa volontaria…
Elogio alla lentezza
Pierre-Elie Pibrac comincia questi scambi intimi inviando quaderni e macchine fotografiche usa e getta, mantenendo una corrispondenza diligente con i suoi modelli prima di lavorare in ambienti e luci naturali. Il tempo umano necessario per creare la relazione corrisponde al tempo lungo dell’esposizione dello scatto.
«In un Paese dove gli abitanti non sono molto aperti, dovevo essere particolarmente metodico e pazienza per rompere il ghiaccio ed entrare pian piano nella vita dei giapponesi di cui volevo raccontare storia» spiega Pierre-Elie de Pibrac.
La natura prende i suoi spazi
Come contrappunto a questi dipinti fotografici di grande formato dove c’è il volto dell’altro onnipresente, un insieme di fotografie in bianco e nero offre, senza traccia della presenza umana, dettagli sontuosi dell’eterno Giappone: cascate, stagni dalle profondità insondabili, tettoie con densità opprimenti, architetture abbandonate, che rendono visibile la violenza nascosta nelle bellezze inquietanti del paesaggio giapponese.
Sensibilità per l’effimero
Ispirati alla tradizione giapponese dell’Ukiyo-e, la sottile arte dell’inchiostro e delle xilografie, queste fotografie in bianco e nero rimandano alla consapevolezza acuta di una precarietà dell’esistenza, presente nella nozione di Mono No Aware, sensibilità per l’effimero onnipresente in Giappone, dove le forze eventi casuali di natura capricciosa e mistica con i suoi ricorrenti terremoti terrestri e marini, pesare sulla vita dei residenti.
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