Sakountala. Omaggio a Camille Claudel al museo di Nogent-sur-Seine per il 160° anniversario della nascita della scultrice

About the Author: Cristina Biordi

Published On: 21 Settembre 2024

Tempo stimato per la lettura: 3 minuti

In occasione del 160° anniversario della nascita di Camille Claudel, il museo di Nogent-sur-Seine rende omaggio alla scultrice attraverso una delle sue opere più importanti: Sakountala. Fino al 12 gennaio 2025, la mostra Camille Claudel al lavoro: Sakountala offre uno spaccato della creazione di questo capolavoro dalla storia molto movimentata. Riunendo quasi 100 oggetti, la mostra ripercorre il processo creativo di Sakountala, la storia della sua ricezione ma anche la sua fonte di ispirazione letteraria e le numerose variazioni che Camille Claudel ha proposto alla fine della sua carriera. Beneficiando di prestiti eccezionali del Museo Rodin, della Biblioteca Nazionale di Francia e del Museo d’Orsay, questa mostra ha ricevuto il marchio di “Mostra d’Interesse Nazionale” del Ministero della Cultura.

Sakountala: dalla genesi alle critiche

Nel 1888, Camille Claudel aveva solo 21 anni quando espose Sakountala, una coppia di innamorati ispirata alla letteratura indiana. È quest’opera che l’ha fatta conoscere al pubblico e alla critica e l’unica che le è valsa un premio al Salon nel corso della sua carriera. Non ottenne però dallo Stato l’ordine che le avrebbe permesso di tagliare un marmo monumentale. Camille Claudel donò poi il calco di Sakountala al museo di Châteauroux nel 1895. Al momento della sua installazione, il piede sinistro di Douchanta era rotto. Successivamente, l’opera viene criticata per il suo carattere erotico, le sue dimensioni, la sua imponenza, la sua fragilità o addirittura la sua patina da parte della borghesia locale che fatica ad apprezzare la sua opera. L’opera poi si deteriora gradualmente nelle riserve del museo. Uscì solo negli anni ’80 in seguito alla riscoperta dell’artista.

Dal mito indù alla scultura senza tempo

Il riconoscimento di Sakountala, un dramma scritto dal poeta indù Kâlidâsa, probabilmente nel IV o V secolo, racconta la storia del re Douchanta che incontra Sakountala durante una battuta di caccia. Dopo aver sposato Sakountala, Douchanta cade vittima di una maledizione e la dimentica. Sebbene questo mito sia stato raramente trattato in pittura o scultura, è stato oggetto di numerose traduzioni in francese, di un balletto e di opere teatrali.

Nella mostra, modelli di scenografie, progetti di costumi e persino fotografie offrono una panoramica del decoro adottato per impressionare e disorientare gli spettatori durante queste rappresentazioni. I visitatori sono invitati a confrontare le ambientazioni, molto segnate dall’orientalismo e dall’eccesso decorativo, con il trattamento del tema di Camille Claudel, essenziale, sobrio e senza tempo.

Gli “avatar” di Sakountala

Fu solo alla fine della sua carriera che Camille Claudel riuscì a tradurre Sakountalain una materia nobile. Nel 1905 scolpì una versione ridotta in marmo per la contessa di Maigret, con il titolo Vertumne et Pomone. Prestato dal Museo Rodin per l’evento, testimonia il virtuosismo della scultrice e il grado di perfezione da lei raggiunto. Il bronzo, pubblicato dal suo fedele sostenitore e amico Eugène Blot, fu presentato lo stesso anno al Salon d’Automne con il titolo L’Abandon. Privo di riferimenti mitologici, questo nome conferisce all’opera una dimensione più allegorica, rispondendo al contempo alle esigenze del suo marketing. L’anno successivo, lo Stato incaricò Camille Claudel di creare una statua di una donna derivata da Sakountala. Ora sola e ferita, è rappresentata come la figlia di Niobe che soccombe ad una freccia scagliata da Apollo o Artemide.

Credits foto: © Federico Lopez

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Published On: 21 Settembre 2024

About the Author: Cristina Biordi

Tempo stimato per la lettura: 9 minuti

In occasione del 160° anniversario della nascita di Camille Claudel, il museo di Nogent-sur-Seine rende omaggio alla scultrice attraverso una delle sue opere più importanti: Sakountala. Fino al 12 gennaio 2025, la mostra Camille Claudel al lavoro: Sakountala offre uno spaccato della creazione di questo capolavoro dalla storia molto movimentata. Riunendo quasi 100 oggetti, la mostra ripercorre il processo creativo di Sakountala, la storia della sua ricezione ma anche la sua fonte di ispirazione letteraria e le numerose variazioni che Camille Claudel ha proposto alla fine della sua carriera. Beneficiando di prestiti eccezionali del Museo Rodin, della Biblioteca Nazionale di Francia e del Museo d’Orsay, questa mostra ha ricevuto il marchio di “Mostra d’Interesse Nazionale” del Ministero della Cultura.

Sakountala: dalla genesi alle critiche

Nel 1888, Camille Claudel aveva solo 21 anni quando espose Sakountala, una coppia di innamorati ispirata alla letteratura indiana. È quest’opera che l’ha fatta conoscere al pubblico e alla critica e l’unica che le è valsa un premio al Salon nel corso della sua carriera. Non ottenne però dallo Stato l’ordine che le avrebbe permesso di tagliare un marmo monumentale. Camille Claudel donò poi il calco di Sakountala al museo di Châteauroux nel 1895. Al momento della sua installazione, il piede sinistro di Douchanta era rotto. Successivamente, l’opera viene criticata per il suo carattere erotico, le sue dimensioni, la sua imponenza, la sua fragilità o addirittura la sua patina da parte della borghesia locale che fatica ad apprezzare la sua opera. L’opera poi si deteriora gradualmente nelle riserve del museo. Uscì solo negli anni ’80 in seguito alla riscoperta dell’artista.

Dal mito indù alla scultura senza tempo

Il riconoscimento di Sakountala, un dramma scritto dal poeta indù Kâlidâsa, probabilmente nel IV o V secolo, racconta la storia del re Douchanta che incontra Sakountala durante una battuta di caccia. Dopo aver sposato Sakountala, Douchanta cade vittima di una maledizione e la dimentica. Sebbene questo mito sia stato raramente trattato in pittura o scultura, è stato oggetto di numerose traduzioni in francese, di un balletto e di opere teatrali.

Nella mostra, modelli di scenografie, progetti di costumi e persino fotografie offrono una panoramica del decoro adottato per impressionare e disorientare gli spettatori durante queste rappresentazioni. I visitatori sono invitati a confrontare le ambientazioni, molto segnate dall’orientalismo e dall’eccesso decorativo, con il trattamento del tema di Camille Claudel, essenziale, sobrio e senza tempo.

Gli “avatar” di Sakountala

Fu solo alla fine della sua carriera che Camille Claudel riuscì a tradurre Sakountalain una materia nobile. Nel 1905 scolpì una versione ridotta in marmo per la contessa di Maigret, con il titolo Vertumne et Pomone. Prestato dal Museo Rodin per l’evento, testimonia il virtuosismo della scultrice e il grado di perfezione da lei raggiunto. Il bronzo, pubblicato dal suo fedele sostenitore e amico Eugène Blot, fu presentato lo stesso anno al Salon d’Automne con il titolo L’Abandon. Privo di riferimenti mitologici, questo nome conferisce all’opera una dimensione più allegorica, rispondendo al contempo alle esigenze del suo marketing. L’anno successivo, lo Stato incaricò Camille Claudel di creare una statua di una donna derivata da Sakountala. Ora sola e ferita, è rappresentata come la figlia di Niobe che soccombe ad una freccia scagliata da Apollo o Artemide.

Credits foto: © Federico Lopez

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