Valentina Musiu, artigiana: “Uno dei miei riferimenti? Fortunato Depero”

About the Author: Alessia

Published On: 9 Febbraio 2020

Tempo stimato per la lettura: 3,8 minuti

“Questo lavoro e la passione per il legno sono nate mentre facevo quello che ho sempre sperato di fare, e cioè la restauratrice. Ero convinta di essere destinata a sistemare le cose, non a crearne di nuove”.

Eccoci alla prima delle nostre interviste, in collaborazione con MArteLive, alla vincitrice della Sezione Artigianato, Valentina Musiu.

Valentina Musiu è artigiana e artista del legno, nonché fondatrice di VALEgnameria.
Studia restauro edile a Padova, ma per un caso naturale si specializza come restauratrice lignea con una tesi sul restauro dei portoni. Si avvicina al legno, infatti, dopo il terremoto in Emilia che la porterà in bottega per due anni, ad imparare il mestiere del falegname.
Nel 2014 diventa operatrice per l’arredo a Bologna presso la regione Emilia Romagna. Rientrata in Sardegna, terra di ispirazione e origine, diventa tecnico di laboratorio didattico, e lavora nel museo di Muravera, sua città d’origine. Dopo un corso sull’avvio di impresa a Cagliari, fonda Valegnameria nel 2016 mettendo insieme tutte le conoscenze acquisite e la voglia di creare e non solo di restaurare. Con il progetto Valegnameria, Valentina utilizza scarti di falegnameria e sintetizza immagini in forme geometriche, su diversi livelli, dando vita a oggetti tridimensionali che arrivano diretti al committente. Nelle sue prime produzioni artistiche vi è un chiaro richiamo alla sua isola: mare, fari e marinai.
Omini e donnine con i vestiti tradizionali della Sardegna daranno vita alla prima linea firmata Valegnameria chiamata “Gentixedda”.
Attualmente risiede e collabora con una falegnameria di Roma. Ha il suo laboratorio artigianale in Sardegna e tiene workshop formativi sulla forma e la sintesi in tutta Italia. Crea personaggi della letteratura, del cinema, della musica e ritratti su commissione, sempre alla ricerca di identità e sperimentazione.

Ci racconti l’esperienza con MArteLive? Perché hai deciso di partecipare e cosa significa per te aver vinto la finale?
Il motivo è un po’ complesso, non è sempre semplice classificare la categoria d’appartenenza del mio progetto, c’è chi la chiama arte, chi scultura, chi, come me, artigianato. Ogni pezzo che produco è pensato, composto e concluso da me. Io mi sento un’artigiana, quello che più mi piace del mio lavoro è la struttura del progetto, oltre al significato.
Quando ho visto la categoria artigianato in MArteLive ho deciso di partecipare, non pensavo neanche di essere selezionata per la finale, figuriamoci di vincere. È stato molto bello, ed ha alzato l’asticella della mia autostima; è stato come avere un vero riconoscimento, in questioni di definizione del mio lavoro.

Come si sta sviluppando la tua attività artistica? Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Da circa due mesi mi sono trasferita a Roma, ho trovato un laboratorio nuovo e un nuovo punto vendita qui nella capitale, ma nello stesso tempo non ho perso i contatti con i 6 shop con cui collaboro in Sardegna e continuo a vendere online, soprattutto grazie a Instagram.
I nuovi obiettivi sono creare una nuovo circuito, collaborare con i miei colleghi di laboratorio per sviluppare nuove idee e fare nuove esperienze.

La parola creatività, secondo te…
Per me è cercare di descrivere o riprodurre in modo diverso quello che vediamo e sentiamo.

Se non avessi fatto questo lavoro, cosa ti sarebbe piaciuto sviluppare ?
Paradossalmente questo lavoro e la passione per il legno sono nate mentre facevo quello che ho sempre sperato di fare, e cioè la restauratrice, ero convinta di essere destinata a sistemare le cose, non a crearne di nuove.

Qual è il “consiglio” che ti dai più spesso?
Quando penso di avere troppe cose da fare, tra progettare, sentire i clienti, gestire i social, prendere il legno, tagliare, consegnare… insomma quando penso a tutte le varie fasi del mio lavoro e penso di non farcela, mi ricordo di una frase che mi disse una mia amica mentre mi lamentavo della mole di responsabilità, “E meno male che ci sono io che sono una moltitudine” di Andrea Pazienza e provo a sentirmi così.

Quale artista, non del tuo campo, del passato o del presente, è stato per te fonte di ammirazione e ispirazione?
Indicare un solo nome per me è molto difficile, sicuramente molti artisti sardi, tra cui uno su tutti Eugenio Tavolara, mentre uscendo dall’isola Fortunato Depero.

Articoli recenti

condividi su

Gold: l’oro in bianco e nero di Sebastião Salgado
Gli interventi degli street artist Ravo Mattoni, Seacreative e Lucamaleonte per il Progetto RAME, con l'ideazione di Andrea Koes
SEOCHECKER TOOL ANALISI SEO

Related Posts

Valentina Musiu, artigiana: “Uno dei miei riferimenti? Fortunato Depero”

Published On: 9 Febbraio 2020

About the Author: Alessia

Tempo stimato per la lettura: 11 minuti

“Questo lavoro e la passione per il legno sono nate mentre facevo quello che ho sempre sperato di fare, e cioè la restauratrice. Ero convinta di essere destinata a sistemare le cose, non a crearne di nuove”.

Eccoci alla prima delle nostre interviste, in collaborazione con MArteLive, alla vincitrice della Sezione Artigianato, Valentina Musiu.

Valentina Musiu è artigiana e artista del legno, nonché fondatrice di VALEgnameria.
Studia restauro edile a Padova, ma per un caso naturale si specializza come restauratrice lignea con una tesi sul restauro dei portoni. Si avvicina al legno, infatti, dopo il terremoto in Emilia che la porterà in bottega per due anni, ad imparare il mestiere del falegname.
Nel 2014 diventa operatrice per l’arredo a Bologna presso la regione Emilia Romagna. Rientrata in Sardegna, terra di ispirazione e origine, diventa tecnico di laboratorio didattico, e lavora nel museo di Muravera, sua città d’origine. Dopo un corso sull’avvio di impresa a Cagliari, fonda Valegnameria nel 2016 mettendo insieme tutte le conoscenze acquisite e la voglia di creare e non solo di restaurare. Con il progetto Valegnameria, Valentina utilizza scarti di falegnameria e sintetizza immagini in forme geometriche, su diversi livelli, dando vita a oggetti tridimensionali che arrivano diretti al committente. Nelle sue prime produzioni artistiche vi è un chiaro richiamo alla sua isola: mare, fari e marinai.
Omini e donnine con i vestiti tradizionali della Sardegna daranno vita alla prima linea firmata Valegnameria chiamata “Gentixedda”.
Attualmente risiede e collabora con una falegnameria di Roma. Ha il suo laboratorio artigianale in Sardegna e tiene workshop formativi sulla forma e la sintesi in tutta Italia. Crea personaggi della letteratura, del cinema, della musica e ritratti su commissione, sempre alla ricerca di identità e sperimentazione.

Ci racconti l’esperienza con MArteLive? Perché hai deciso di partecipare e cosa significa per te aver vinto la finale?
Il motivo è un po’ complesso, non è sempre semplice classificare la categoria d’appartenenza del mio progetto, c’è chi la chiama arte, chi scultura, chi, come me, artigianato. Ogni pezzo che produco è pensato, composto e concluso da me. Io mi sento un’artigiana, quello che più mi piace del mio lavoro è la struttura del progetto, oltre al significato.
Quando ho visto la categoria artigianato in MArteLive ho deciso di partecipare, non pensavo neanche di essere selezionata per la finale, figuriamoci di vincere. È stato molto bello, ed ha alzato l’asticella della mia autostima; è stato come avere un vero riconoscimento, in questioni di definizione del mio lavoro.

Come si sta sviluppando la tua attività artistica? Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Da circa due mesi mi sono trasferita a Roma, ho trovato un laboratorio nuovo e un nuovo punto vendita qui nella capitale, ma nello stesso tempo non ho perso i contatti con i 6 shop con cui collaboro in Sardegna e continuo a vendere online, soprattutto grazie a Instagram.
I nuovi obiettivi sono creare una nuovo circuito, collaborare con i miei colleghi di laboratorio per sviluppare nuove idee e fare nuove esperienze.

La parola creatività, secondo te…
Per me è cercare di descrivere o riprodurre in modo diverso quello che vediamo e sentiamo.

Se non avessi fatto questo lavoro, cosa ti sarebbe piaciuto sviluppare ?
Paradossalmente questo lavoro e la passione per il legno sono nate mentre facevo quello che ho sempre sperato di fare, e cioè la restauratrice, ero convinta di essere destinata a sistemare le cose, non a crearne di nuove.

Qual è il “consiglio” che ti dai più spesso?
Quando penso di avere troppe cose da fare, tra progettare, sentire i clienti, gestire i social, prendere il legno, tagliare, consegnare… insomma quando penso a tutte le varie fasi del mio lavoro e penso di non farcela, mi ricordo di una frase che mi disse una mia amica mentre mi lamentavo della mole di responsabilità, “E meno male che ci sono io che sono una moltitudine” di Andrea Pazienza e provo a sentirmi così.

Quale artista, non del tuo campo, del passato o del presente, è stato per te fonte di ammirazione e ispirazione?
Indicare un solo nome per me è molto difficile, sicuramente molti artisti sardi, tra cui uno su tutti Eugenio Tavolara, mentre uscendo dall’isola Fortunato Depero.

SEOCHECKER TOOL ANALISI SEO